2016: l’FBI chiede alla Corte FISA l’autorizzazione a spiare Trump
Il 31 luglio 2016, durante gli ultimi mesi della presidenza Obama, l’FBI avvia un’operazione denominata “Crossfire Hurricane” ed istruisce 4 casi contro membri della campagna di Trump: George Papadopoulos, Carter Page, Paul Manafort e Michael Flynn.
Il nome di Papadopoulos è da tenere bene a mente, perché ricorrerà in uno dei due filoni investigativi del FISAgate che riguardano l’Italia.
Le indagini relative a questi casi, si svolgono dietro autorizzazione della citata corte FISA.
2016: i messaggi venuti alla luce sulle attività dell’FBI per l’autorizzazione FISA
Ad agosto 2016 gli agenti FBI Lisa Page e Pete Strozk, amanti, parlano dell’indagine FBI come di una “polizza assicurativa” nel caso in cui Trump fosse stato eletto:
https://www.foxnews.com/media/lisa-page-insurance-policy-trump-rachel-maddow
In uno scambio di messaggi in settembre 2016, ancora Lisa Page e Pete Strozk, parlano di “talking points” per McCabe. Page ad un certo punto scrive “POTUS [Obama] vuole sapere tutto ciò che stiamo facendo”. Ciò implicherebbe il diretto coinvolgimento dell’ex presidente Obama: dunque gli effetti potrebbero essere dirompenti.
I messaggi di testo dell’ex vicedirettore dell’FBI Andrew McCabe e dell’avvocato Lisa Page, rivelano che varie settimane prima dell’inaugurazione della presidenza Trump – ma, si noti bene, dopo le elezioni del 4 novembre 2016 – si tenne un incontro di alto livello tra alti funzionari dell’intelligence.
Ecco un testo pubblicato il 12 dicembre 2016 da Fox News. Page scrive a McCabe: “Comunque [il direttore dell’intelligence nazionale James] Clapper ha detto a Pete [Strzok] che si sarebbe incontrato stasera con [il direttore della CIA John] Brennan e Cohen. [per opportuna conoscenza su] FYSA.“
Entro un minuto, McCabe rispose “OK”.
Da queste trascrizioni si deduce che le indagini attualmente in corso, di cui parleremo più avanti, riguardano attività che si sono rivolte contro Trump sia prima del 4 novembre 2016, sia successivamente, quando Trump era il Presidente eletto: ciò configurerebbe gravissime ipotesi di reato.
https://www.foxnews.com/politics/fbi-clashed-doj-biased-fisa-source-texts-mccabe-page
Pesanti sospetti sull’operato dell’FBI
Le indagini attualmente in corso presso il Department of Justice dell’amministrazione Trump vertono sull’ipotesi che l’FBI, giocando di sponda con personaggi legati alla Campagna Clinton, si sia prestata a fabbricare od avvalorare prove di contatti tra la campagna di Trump ed i russi, attirando tra gli altri George Papadopoulos (dei consiglieri della campagna elettorale di Trump) con il materiale “compromettente” sulla Clinton, apparentemente hackerato dai server del Comitato nazionale democratico (ipotesi poi smentita da Papadopoulos). Tutto ciò doveva servire sia a screditare Trump prima dell’8 novembre, sia ad abbatterlo nel caso fosse stato eletto (la “polizza di assicurazione” di cui abbiamo detto sopra).
Una figura centrale è quella del professore maltese Joseph Mifsud, perché è sulla base dei suoi incontri con Papadopoulos, che il 31 luglio 2016 l’FBI apre formalmente l’indagine “Crossfire Hurricane”.
Il falso dossier Steele (https://www.hoover.org/research/why-was-steele-dossier-not-dismissed-fake) è l’elemento decisivo usato dall’FBI per ottenere, il 21 ottobre 2016, l’autorizzazione a sorvegliare in base alle norme FISA un altro consigliere della campagna Trump: Carter Page; tramite lui di fatto tutta la tutta Campagna fu sottoposta a sorveglianza. Come vedremo più avanti, sia Mifsud che il falso dossier Steele sono passati per Roma.
Riteniamo di poter dare credito alle dichiarazioni di Papadopoulos: egli è uscito quasi indenne dall’inchiesta del Procuratore Speciale Robert Mueller che, nominato all’inizio della Presidenza Trump, ha svolto una prima indagine sulle presunte collusioni Trump-Russia (P. ha scontato solo 14 giorni di carcere per una falsa dichiarazione resa all’FBI); nel libro “Deep State Target” Papadopoulos racconta il suo coinvolgimento e definisce l’Italia come “l’epicentro della cospirazione”. In un’intervista alla Stampa dichiara: “Il Russiagate è un complotto ordito per rovesciare il presidente Trump, e l’Italia ha contribuito ad organizzarlo. Io sospetto che i servizi di intelligence di Roma abbiano avuto un ruolo, a partire dal loro rapporto con Joseph Mifsud, che si nasconde nel vostro Paese”.
Mifsud e Papadopoulos si incontrano quattro volte in tutto, tra il marzo e l’aprile 2016, a Roma ed a Londra. Mifsud vanta frequentazioni di alto rango in Russia, così Papadopoulos, sapendo dell’intenzione di Trump di ricucire con Putin, si convince che i contatti del Prof. possano aiutarlo ad organizzare un incontro tra i due leader. In realtà, viene indotto a crederci: dopo aver “agganciato” Papadopoulos a Roma, Mifsud arriva al secondo incontro, tenuto il 24 marzo a Londra, accompagnato da una attraente ragazza russa, Olga Polonskaya, che viene presentata come nipote di Putin (in realtà non lo è!). Papadopoulos è sempre più convinto di aver trovato “l’uomo giusto”. Il 26 aprile, sempre a Londra, Mifsud gli confida di aver incontrato a Mosca “esponenti di alto livello del governo russo” che gli hanno fatto sapere di avere “roba sporca” sulla Clinton: migliaia delle sue email hackerate.
Lo stesso Papadopoulos dichiarerà poi al Congresso Usa:
– che fu invitato alla conferenza del 14 marzo 2016 alla Link Campus a Roma, dalla London Centre for International Law Practice, per la quale lavorava ed alla quale aveva appena comunicato che di lì a poco sarebbe partito per gli USA, al fine di unirsi alla Campagna Trump;
– che a Londra fu “una donna legata all’FBI nel Regno Unito”, ad incoraggiarlo ad incontrare Mifsud a Roma a marzo 2016.
Papadopoulos viene avvicinato a Londra anche il 5 maggio 2016, dal diplomatico australiano Alexander Downer, a cui imprudentemente confida delle email compromettenti di Hillary, di cui gli aveva parlato Mifsud. Downer, noto per i buoni rapporti con i Clinton, informa l’intelligence del suo Paese. A giugno WikiLeaks diffonde le email (si supponeva) hackerate del Comitato Nazionale Democratico; verso fine luglio l’ambasciatore australiano negli Usa Joe Hockey ritiene di inoltrare l’informazione di Downer all’FBI, che fa scattare l’indagine denominata “Crossfire Hurricane”.
Per sintetizzare: attraverso il lavoro congiunto di servizi USA ed alleati, diplomazia ed FBI, l’incauto Papadopoulos viene incastrato, Trump viene brutalmente spiato.
Per chi lavorava (davvero) Mifsud?
Premettiamo che Mifsud è scomparso da quasi 3 anni.
Il deputato repubblicano Davin Nunes, in una lettera datata 3 maggio 2019 ed inviata a FBI, CIA, al Segretario di Stato Mike Pompeo ed al Direttore dell’NSA, pronuncia parole durissime: “Se Mifsud ha contatti estesi e sospetti tra i funzionari russi, come illustrato nella relazione del procuratore Speciale Robert Mueller, allora un ventaglio incredibilmente ampio di istituzioni e funzionari occidentali potrebbe essere stato compromesso, incluso il nostro Dipartimento di Stato”.
Secondo la testata The Hill “Mifsud era un collaboratore di vecchia data dei servizi di intelligence occidentali cui venne richiesto specificatamente dai suoi contatti alla Link University di Roma e London Center of International Law Practice (Lcilp) – due gruppi accademici legati alle diplomazie e servizi di intelligence occidentali – di incontrare Papadopoulos a pranzo a Roma a metà marzo 2016”. The Hill riferisce di aver ottenuto queste informazioni direttamente dall’avvocato del professor Mifsud, Stephan Roh. L’avvocato starebbe cercando di dimostrare al procuratore John Durham che il suo assistito è un collaboratore dell’intelligence occidentale, a cui fu chiesto di presentare Papadopoulos ai russi.
Scrive lapidario il New York Post: “Se Mifsud è un agente russo, come ha affermato l’ex direttore dell’Fbi James Comey, i paesi della Nato passeranno anni a valutare il danno. Se non lo è, è la prova che l’Fbi di Comey non stava indagando sulla campagna di Trump – ma stava eseguendo un’operazione di controspionaggio contro di essa”.
2017-2018: rotolano teste
A seguito di varie controversie svoltesi in larga parte dietro le quinte, il vicedirettore dell’FBI durante l’inizio della presidenza Trump, Andrew McCabe, si è dimesso.
Il Direttore dell’FBI sotto la presidenza Obama, James Comey, il 9 maggio 2017 fu rimosso direttamente da Trump.
I due funzionari dell’FBI ed amanti che avevano lavorato nel team del procuratore speciale Robert Mueller sulla presunta collusione di Trump con la Russia, Lisa Page e Peter Strzok, nel 2018 sono stati assegnati ad altri incarichi, anche per i pregiudizi politici contro Trump, emersi negli imbarazzanti messaggi di testo scambiati tra loro e poi pubblicati da tutti i principali giornali statunitensi.
2017-2019: l’indagine del procuratore speciale John Durham
Nel 2017 era stata avviata un’indagine amministrativa interna all’FBI, assegnata al procuratore speciale John Durham, che progressivamente si era allargata ed aveva assunto la natura di indagine penale (nel 2019 Durham, per condurre le indagini, si recherà anche a Roma).
Il 9 dicembre 2019, il procuratore generale William Barr (omologo del nostro Ministro di Grazia e Giustizia, NdA), in occasione della presentazione del rapporto conclusivo dell Ispettore Generale Horowitz sulle autorizzazioni FISA relative all’operazione Crossfire Hurricane [https://www.oversight.gov/sites/default/files/oig-reports/o20012.pdf], dichiara che il procuratore speciale Durham “sta osservando tutta la condotta sia prima che dopo le elezioni“. Barr ha anche dichiarato pubblicamente che l’indagine di Durham “Non sta solo guardando all’FBI, sta prendendo in considerazione anche altre agenzie, dipartimenti ed anche attori privati, quindi è un’indagine molto più ampia“.
Durham ha rilasciato una rara dichiarazione pubblica per affermare che la sua squadra “non è d’accordo” con alcune delle conclusioni dell’ispettore generale DOJ Michael Horowitz sulle origini della pista russa seguita dell’FBI del 2016, secondo le quali, pur in presenza di ben 17 “errori ed omissioni”, l’attività di investigazione sul team di Trump era stata debitamente autorizzata.
https://ctmirror.org/2019/12/09/durham-rejects-some-conclusions-of-horowitz-report/
Poiché le indagini di Durham sono proseguite per oltre 3 anni, dobbiamo dedurre che egli abbia identificato numerosi capi d’accusa, relativi a fatti di elevata gravità e certamente di rilevanza penale.
2019: le dichiarazioni “esplosive” del Procuratore Generale Barr sul FISAgate
In aprile 2019, il Procuratore Generale William P. Barr, in occasione di un’audizione al Congresso, dichiara senza mezzi termini che “Le agenzie di intelligence hanno spiato la campagna di Trump”.
https://www.nytimes.com/2019/04/10/us/politics/barr-trump-campaign-spying.html
Il 9 dicembre 2019, in occasione della pubblicazione del rapporto conclusivo della Procura Generale, redatto dall Ispettore Generale Horowitz, sulle autorizzazioni FISA dell’operazione Crossfire Hurricane, Barr rilascia una durissima dichiarazione ufficiale:
“La relazione dell’ispettore generale ora chiarisce che l’FBI ha avviato un’indagine intrusiva di una campagna presidenziale degli Stati Uniti su sospetti che, a mio avviso, erano insufficienti per giustificare le misure adottate. È anche chiaro che, sin dal suo inizio, le prove prodotte dall’inchiesta erano costantemente a discarico. Tuttavia, le indagini e la sorveglianza sono state portate avanti per la durata della campagna e proseguite durante l’amministrazione del presidente Trump. Nella fretta di ottenere e mantenere la sorveglianza FISA degli associati della campagna Trump, i funzionari dell’FBI hanno fuorviato il tribunale della FISA, omesso i fatti critici a discapito dei loro indiziati e soppresso od ignorato le informazioni negando l’affidabilità della loro fonte principale. L’ispettore generale ha ritenuto insoddisfacenti le spiegazioni fornite per queste azioni.”
Cosa dobbiamo aspettarci dal FISAgate?
Se gli elementi sin qui emersi dalle poche informazioni disponibili dovessero essere confermati, nel FISAgate sarebbero stati coinvolti direttamente: la presidenza Obama, i vertici di FBI e CIA, la diplomazia e l’intelligence di paesi alleati: UK, Australia, Italia. Dunque si tratterebbe di un network globale di poteri che agiscono ad altissimo livello; l’angosciante interrogativo che resta aperto è se chi ha agito a favore dei poteri del clan Obama/Clinton, nel caso delle nazioni occidentali alleate coinvolte, lo abbia fatto o meno all’insaputa dei governi in carica.
Premesso che la semplice responsabilità politica risulterebbe a dir poco devastante, Renzi e Gentiloni in qualità di ex premier, oltre a molti vertici di istituzioni ed agenzie italiani, potrebbero essere oggetto indagini in merito a responsabilità (dirette o indirette), per i due rami italiani del FISAgate:
-
Il primo, cui abbiamo accennato, riguarda Joseph Mifsud.
-
Il secondo riguarda il presunto hacking dei server dei fratelli Occhionero in territorio USA, che secondo Giulio Occhionero, un ingegnere e massone vicino al Partito Repubblicano, avrebbe comportato una violazione del cyberspace USA; egli sostiene che la violazione sarebbe stata effettuata proprio da soggetti basati in Italia (NdA: si tratterebbe, se dimostrato, di un’azione impossibile senza autorizzazioni o lasciapassare di altissimo livello).
Dei filoni italiani del FISAgate, parlaremo in modo più approfondito in un prossimo pezzo.
Secondo molti commentatori USA, il FISAgate provocherà un terremoto politico nel partito democratico USA. Lo scandalo potrebbe perfino abbattere – nella forma sin qui conosciuta – il partito che è l’alfiere globale del liberismo globalista più estremo, l’ideologia economico-finanziaria che ha impoverito le classi lavoratrici dell’occidente spostando lavoro, produzioni, ricchezza e know how soprattutto in Cina.
In caso, riteniamo che chi ha puntato tutto sulla sconfitta di Trump (già uscito indenne da quell’impeachment che secondo i principali media europei doveva essere la sua tomba politica) e sull’elezione di Joe Biden, probabilmente ha compiuto un azzardo maldestro ed avventato.
Naturalmente, l’indebolimento dei democratici USA provocherebbe pesanti effetti per i loro sodali globalisti europei che, attualmente, guidano i principali governi dell’EU; costoro potrebbero trovarsi per anni privi di appoggi politici significativi negli USA. Per esempio Renzi, nel caso, perderebbe tutti gli appoggi dei politici che sono praticamente parte della medesima cerchia “clintoniana/obamiana”.
Effetti potrebbero sussistere anche per i post-sovranisti “capitanati” da Salvini che, in perfetta continuità con Renzi, per mesi hanno appoggiato l’ascesa a Palazzo Chigi e poi nel 2022 al Quirinale, di un esponente di altissimo grado dell’elite globalista che da 40 anni, con politiche economiche allineate a quelle dei dem USA, infligge povertà e sofferenze al nostro paese: Mario Draghi.
Per alcuni dei dei gravissimi reati ipotizzabili nel FISAgate contro il presidente Trump (es. Treason, Seditious conspiracy, Recruiting for service against United States, ecc.), nei casi più gravi è prevista la pena di morte. Chi avesse appoggiato, direttamente od indirettamente, eventuali atti eversivi tesi a rimuovere il Presidente degli Stati Uniti appena eletto, nel caso anche in Italia, pagherà care le proprie responsabilità.
Restiamo in attesa dei necessari sviluppi di questa incredibile vicenda che i media italiani (secondo chi scrive, in modo interessato) continuano ad ignorare, consci che per la storia delle strutture di potere globale che governano il mondo occidentale, potrebbe esserci un “prima” ed un “dopo” rispetto al momento in cui verranno alla luce ufficialmente i capi di accusa, probabilmente a carico di personaggi di rango molto elevato.
Pepito Sbazzeguti
*****Le immagini, i tweet, e i filmati pubblicati (i contenuti) nel sito sono tratti da Internet per cui riteniamo, in buona fede, che siano di pubblico dominio e quindi immediatamente utilizzabili. In caso contrario, sarà sufficiente contattarci all’indirizzo info@mittdolcino.com perché vengano immediatamente rimossi. Le opinioni espresse negli articoli rappresentano la volontà e il pensiero degli autori, non necessariamente quelle del sito.