di Carloalberto Rossi e Giorgio Saibene
Gualtiero “Walter” Ricciardi non è uno scienziato, e nemmeno un medico che cura i malati, è un laureato in medicina che non ha mai seguito un paziente, ma invece ha curato molto pazientemente le relazioni pubbliche, e come spesso succede in Italia ha sempre insegnato all’Università cose che non ha mai provato a fare, o che più semplicemente non gli hanno mai dato la possibilità di fare.
Lui è uno in gamba che già da bambino comincia a fare l’attore in alcuni sceneggiati televisivi, e a meno di venti anni ha già girato film con le star più sexy del momento come Stefania Sandrelli e Maria Schneider (che già era famosissima per la scena del burro di Ultimo tango a Parigi), e questo ti da sicurezza e aumenta la tua capacità di relazione.
Si laurea in Medicina a Napoli nel 1986, prende anche un master a Londra, qualche esperienza in giro per il mondo con varie organizzazioni internazionali e qualche docenza a corsi per infermieri e assistenti sociali alla facoltà di Magistero a Cassino dove copre vari incarichi dal 1990 al 2000, arrotondando con vari altri brevi incarichi pubblici, sempre legati alla Sanità Pubblica, cioè all’organizzazione dei servizi, non alla scienza medica.
Ma il sistema è quello italiano, bloccato e con poche opportunità, e allora non resta che arrabattarsi con associazioni e incarichi improbabili come la Società Italiana Medici Manager o l’Osservatorio sulla Salute delle Regioni Italiane, tutto quanto fa’ curriculum e visibilità in attesa del concorso buono.
Nel 2001 finalmente Ricciardi riesce a fare il salto e diventa professore ordinario di Igene al Gemelli di Roma, e da li si apre il mondo delle relazioni importanti, ma a Roma e in Italia la politica è l’unico virus che penetra le difese degli organismi pubblici, e così il nostro professore di organizzazione aziendale sanitaria si avvicina a Italia Futura, un think tank catto-global-confindustriale con Montezemolo, Andrea Riccardi e Carlo Calenda e altri. Montezemolo nel 2014 molla tutti, ma il gancio è stato sufficiente ad entrare nel giro buono e il nostro nel 2010 diventa vicepreside della Facoltà di Medicina dell’Università Cattolica di Roma, da li poi è facile continuare la scalata, grazie alle sue consumate doti di pubbliche relazioni.
Nel 2015 il governo Renzi lo nomina prima commissario poi presidente dell’Istituto Superiore della Sanità, e grazie a quella nomina, nel 2017 il governo Gentiloni lo sceglie come rappresentante italiano nell’Executive Board del Organizzazione Mondiale della Sanità.
Ma nel gioco alto i pericoli crescono e nel dicembre 2018 il nostro eroe inciampa in una brutta storia, denunciata da “Le iene” e dal Codacons, di conflitti di interesse non adeguatamente dichiarati (collaborazioni pagate da aziende farmaceutiche che vendono vaccini) e con la classe di cui è capace negozia con il ministro Giulia Grillo le sue dimissioni (anticipando di solo qualche mese la naturale scadenza dell’incarico) in cambio della permanenza come rappresentante italiano all’Organizzazione Mondiale della Sanità. Tra i motivi addotti per le dimissioni Ricciardi tira in ballo Salvini, attaccandone le posizioni contrarie a troppi vaccini obbligatori, quando lo stesso Ricciardi, e le case farmaceutiche sue clienti, si sono adoperati per inserire l’obbligatorietà di una lista di 13 vaccini, fra cui alcuni aspramente contestati anche dai dirigenti dell’Istituto Superiore della Sanità. Per non farsi mancare niente nel suo ruolo di passionario antisalviniano, Ricciardi cita anche le dichiarazioni di Salvini sugli immigrati che porterebbero malattie, bollandole come teorie antiscientifiche. Mica sempre si può vincere, a volte anche un pareggio è una vittoria, e restare all’OMS, avendo anche precostituito una medaglia politica al merito antisalviniano, significa mantenere le opportunità per rientrare nel gioco politico, cosa che al nostro professore non dispiace affatto.
E la possibilità si presenta con il coronavirus, che essendo un fenomeno che non conosce confini mette al centro proprio l’OMS, e cosi il nostro comincia l’avvicinamento al bersaglio, e il 25 gennaio sul Messaggero dichiara che il vaccino è in arrivo, ma l’Italia è una bomba microbiologica.
Il 4 febbraio, sempre sul Messaggero, comincia ad attaccare, ma con garbo, il governo per la storia della mancata quarantena dei cinesi che rientrano dal Capodanno Cinese, ma lo stesso giorno su Radio Cusano Campus comincia a mandare segnali più accattivanti, e infatti dichiara che il governo non si è mosso male, ma solo ha fatto errori di comunicazione, come quello del blocco dei voli che sarebbe contraddittorio con il messaggio governativo tranquillizzante . . . e che ci sono tre epidemie: il virus, le fake-news e il razzismo. Insomma il primo problema della sua scienza è ancora Salvini, una vera dimostrazione di affidabilità politica al governo in carica.
Questo basta per arrivare in TV, e così il “virologo Walter Ricciardi” il 6 febbraio debutta da Myrta Merlino su La7 dando pacatamente ragione ai governatori del nord che chiedono la quarantena di quelli che rientrano dalla Cina, e ribadisce che il blocco dei voli dalla Cina è stato un errore del governo Conte.
Il martellamento continua fino al 22 febbraio, quando per l’ultima volta, in una intervista a La Stampa, il “virologo Ricciardi” definisce un grave errore del governo il mancato isolamento dei rientrati dalla Cina e annuncia che sta per scoppiare l’epidemia vera.
Il governo corre ai ripari e il 24 febbraio il nostro Walter Ricciardi, ormai pubblicamente riconosciuto come “virologo”, viene reclutato, cioè diventa ufficialmente consigliere del Ministro della Sanità Speranza per le relazioni con le organizzazioni sanitarie internazionali, incarico curioso considerando che lui è esattamente il rappresentante del governo italiano presso il Comitato Esecutivo dell’OMS. Insomma un secondo lavoro, e probabilmente un secondo compenso dallo stesso datore di lavoro.
E subito, nell’accettare l’incarico, di nuovo grato alla mano che lo nutre, dichiara: “È importante tenere una unica linea di comando sotto il Ministero alla Sanità, che dia indicazioni chiare a tutto il territorio nazionale” salvo poi, per giustificare il repentino cambio di posizione aggiungere che “Le disposizioni sull’isolamento prese successivamente dal ministero sono giustissime”.
Ovviamente non basta, e così il 27 febbraio la sua falsa modestia dilaga su tutti i giornali, e su Repubblica dichiara da vero patriota: “Perché mi hanno chiesto di collaborare non lo so, va domandato a loro. Io ho detto sì perché ritengo che ora ci si debba mettere al servizio del Paese, che è in un momento difficilissimo. Io sono un medico di sanità pubblica e questo è il mio mestiere. Riguardo alle mie dichiarazioni dei giorni scorsi, gli scienziati hanno il dovere di dire sempre la verità, anche quando è scomoda”; e ancora “chi ha dato l’indicazione di fare i tamponi anche alle persone senza sintomi, gli asintomatici, ha sbagliato”, e che la strategia della Regione Veneto “non è stata corretta perché ha derogato all’evidenza scientifica” cioè, secondo la logica del nostro professore, l’evidenza scientifica sarebbero le linee guida dell’Organizzazione Mondiale della Sanità, riprese dall’ordinanza del Ministro della Sanità del 21 febbraio.
Il concetto lo spiega chiaramente il 1 marzo su Formiche.net che gli chiede spiegazioni sul numero di contagiati così elevato in Italia rispetto agli altri paesi europei: “Ne abbiamo fatti troppi noi (di tamponi, nda) e, soprattutto in alcune regioni, li abbiamo fatti in maniera inappropriata. Non abbiamo seguito le linee guida internazionali che dicevano che i tamponi andavano fatti solo ai soggetti sintomatici e con un fattore di rischio di contatto o di provenienza geografica. Avendone fatti tanti, questo ha generato un numero di positivi al test superiore agli altri Paesi, che invece li hanno fatti in maniera più corretta.”
Avete capito bene, secondo il nostro “virologo da salotto”, con buona pace del metodo scientifico, l’evidenza scientifica su un fenomeno che dichiaratamente non si conosce non è altro che il rispetto pedissequo dei suggerimenti di una agenzia burocratica. La stampa non ha ancora scoperto il caso della Corea del Sud e la cronaca non ha ancora evidenziato che le scelte della Regione Veneto, pur da lui esecrate, hanno prodotto un evidente risultato di contenimento del contagio, mentre la Regione Lombardia, come le altre, sta precipitando proprio grazie all’aver seguito le disposizioni dell’OMS e del governo italiano in materia di tamponi.
Ormai l’accesso alle principali televisioni gli consente di massimizzare il ritorno in termini di visibilità e al contempo di sfruttarlo per dare man forte al suo datore di lavoro, ma la platea è affollata di concorrenti e per garantirsi la ribalta bisogna spararle sempre più grosse, e così il 1 aprile su La7, dove continuano a presentarlo come virologo, decide di diventare complice del presidente del Consiglio Superiore della Sanità Franco Locatelli, che almeno uno scienziato lo è, ma anche lui non resiste al fascino dei microfoni e delle telecamere, che ha dato in conferenza stampa l’annuncio che i provvedimenti del governo avrebbero già “salvato” dalla morte almeno 38.000 persone, senza peraltro riuscire a spiegare chi o cosa avrebbe salvato gli altri circa 60 milioni di italiani che alla stessa data morti ancora non erano; e neppure riesce a comprendere, il nostro scienziato pur professore di una università cattolica, che i “salvati”, a rigor di logica, possono essere solo quelli che hanno raggiunto la vita eterna, che tutti gli altri, compresi i suoi fantomatici 38.000 salvati, prima o poi inevitabilmente moriranno, e magari anche domani, e magari di coronavirus.
Insomma, logica e statistica, che pure sono due strumenti imprescindibili per la ricerca e l’analisi scientifica, non sono proprio il pezzo forte di questi nostri scienziati e professori che pure pretendono di essere la guida del paese, e purtroppo nemmeno coerenza e trasparenza, visto che continuano a brandire numeri di fatto palesemente incompleti ma sempre funzionali più ad una loro strategia comunicativa (probabilmente politica) che non a dare al largo pubblico un quadro vero della situazione.
Ma ormai la scelta di campo è fatta, ogni giorno bisogna alzare un poco di più la voce e la tensione per non cadere nell’ombra, nel dimenticatoio, nell’irrilevanza mediatica.
E il 17 aprile, quando tutti i presidenti delle regioni industriali del nord scalpitano per riaprire, e il governo è invece terrorizzato di perdere il controllo politico se cala la tensione nelle istituzioni e nel paese, il nostro ormai incontenibile virologo decide di dare un definitivo contributo scientifico al mondo intero, e finalmente fa la prima scoperta della sua vita di presunto scienziato, e con grande sicumera rivela che, se si riaprirà l’attività economica ai primi di maggio (come sembrava che volesse fare il governo, che infatti ha decretato li lockdown fino al 3 maggio), allora la seconda ondata del virus sarà una certezza, e colpirà duramente ancora prima di ottobre. Grande assist alla propaganda dei filogovernativi contro la Regione Lombardia, ancora una volta rea di aver seguito le indicazioni del governo, e una ulteriore confusione sotto al cielo per tutti quelli che credevano di poter essere liberati a inizio maggio e hanno saputo dal consigliere di pubbliche relazioni del ministro della Salute, riciclato come scienziato, che probabilmente non sarà così.
E questo evidentemente non serve a fare altri 38.000 improbabili salvati, ma forse serve a lui per poter essere ancora un credibile consulente del governo (o almeno di poterlo far credere ai suoi vecchi e generosi clienti) quando per il governo arriverà il momento di comperare (o prenotare) il vaccino.
Dite che dovremmo continuare a credere a questo tipo di scienziati così coinvolti nella lotta politica?
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