Brian C. Joondeph per American Thinker
In vista della prossima Campagna Elettorale la CNN è di nuovo in “assetto di guerra”, dopo aver cercato inutilmente di ribaltare il risultato elettorale del 2016.
Analogamente all’ultima “corsa” per la Casa Bianca, i sondaggi saranno un ingrediente imprescindibile della Campagna Elettorale del Partito Democratico.
I sondaggi non vengono usati per fornire un’immagine dell’opinione pubblica. Servono piuttosto ad influenzarla, diventando uno strumento di propaganda politica.
Proprio la scorsa settimana sono stati resi noti i risultati dell’ultimo sondaggio commissionato dalla CNN alla SSRS, Società di Ricerca indipendente.
Badate bene, un sondaggio della CNN non significa che Brian Stelter e Jim Acosta, soprannominati “scemo più scemo”, si siano messi all’angolo di una strada per chiedere ai passanti quanto odiassero l’Uomo Arancione.
Quando ha rivelato i risultati, la CNN ha titolato: “Biden batte Trump su base nazionale, ma gli Stati in bilico propendono per Trump”.
Di conseguenza, si è scatenato uno tsunami d’incertezza e preoccupazione.
Townhall ha presentato lo stesso sondaggio in modo più aderente alla realtà e ha titolato: “Trump annienta Biden negli Stati in bilico”
E’ significativo che un identico sondaggio sia stato presentato in modo così diverso. Townhall usa il termine “annientare”, la CNN “propendere”.
Viste le sgradevoli implicazioni, la CNN ha reso quasi introvabile il sondaggio sulla sua homepage. Non si può biasimarla, visto che smentisce la sua narrativa.
In generale, i sondaggi sono concepiti per rispecchiare le opinioni degli intervistati in un determinato momento.
Ad un campione rappresentativo dell’insieme della popolazione viene chiesto un parere su una particolare questione.
Se manca la rappresentatività, i dati raccolti dai sondaggisti sono spazzatura. Il campione è in effetti fondamentale.
Se fra gli intervistati viene sovracampionata, ad esempio, la componente Democratica, i risultati del sondaggio saranno distorti a favore del candidato Democratico.
Nel sondaggio descritto, “il 34pc era Democratico ed il 26pc Repubblicano” [gli altri presumibilmente indipendenti], con uno scarto di 8pp. Immaginate cosa sarebbe successo a percentuali invertite.
Oltretutto, le persone intervistate erano “registrate per votare”, ma senza alcuna garanzia che poi lo avrebbero fatto.
Visto che solo la metà dei “registrati” ha poi effettivamente votato nel 2016, quel campione non può essere definito pienamente rappresentativo.
In quel sondaggio, inoltre, il 51pc voterebbe per Biden e il 46pc per Trump, con una differenza di soli 5pp. Tale scarto è inferiore agli 8pp di cui sopra (differenza nel campione fra elettori Democratici e Repubblicani).
Teoricamente, se il campione fosse stato equilibrato Trump sarebbe in vantaggio di 3pp. E questo spiega il perché della sua composizione.
Comunque, vista l’esistenza dei “collegi elettorali”, un sondaggio su base nazionale ha ben poco senso.
Non esiste un’unica “corsa elettorale”. Con gran rammarico del mondo Liberal, ci saranno cinquanta elezioni in cinquanta Stati diversi.
Le Elezioni Presidenziali, comunque, sono tipicamente decise da un pugno di “Stati in bilico” nei quali il risultato non è scontato.
Un sondaggio a New York o in California sarebbe irrilevante vista la predominanza Democratica — e non lo sarebbe nemmeno la differenza dei voti perché il numero dei Grandi Elettori non è in proporzione.
Rilevanti, invece, i risultati negli “Stati in bilico”, nei quali Trump è al 52pc mentre Biden è al 45pc. Ben 7pp di differenza. Se torniamo agli 8pp di differenza nella composizione del campione, il vantaggio di Trump sarebbe, in realtà, del 15pc.
C’è da meravigliarsi se la CNN non stia pubblicizzando la notizia?
Ma ci sono altre “chicche”. Secondo USA Today, è l’osservazione della situazione economica ad offrire la previsione più attendibile su chi sarà il nuovo Presidente (il classico “It’s the economy, stupid” di Bill Clinton nel 1992).
Di questi tempi l’economia è in rianimazione, dopo il blocco del Coronavirus cinese.
Ma, nonostante questo, il Washington Post ha dovuto ammettere che “Gli Americani hanno un’opinione sempre più fosca sull’economia, ma non ne danno la colpa a Trump”.
Commentando un suo sondaggio, You Gov ha concluso che: “Un terzo degli americani dà la colpa all’Amministrazione Trump”.
Ma un titolo onesto sarebbe dovuto essere: “Due terzi degli Americani non danno la colpa a Trump”.
Tornando al sondaggio della CNN, il Presidente ha ottenuto un vantaggio di 12pp (guadagnando 8pp rispetto a quello precedente) in risposta alla domanda: “Di chi vi fidate di più per la gestione dell’economia?”.
Sulla base del sondaggio della CNN Trump prevale su Biden anche per chiarezza mentale e resistenza fisica, 49pc contro 43pc.
A tutt’oggi, comunque, il vantaggio di Trump sarà senz’altro più ampio, considerando che tiene briefing quotidiani con la stampa, nel corso dei quali si confronta anche per più di un’ora con giornalisti ostili.
Al contrario, Biden è sempre in grossa difficoltà, nonostante le sue brevissime interviste siano fatte da giornalisti ossequiosi, ai quali risponde dal seminterrato della sua casa, riuscendo a perdere il filo del discorso e a dire stupidate nonostante legga gli appunti sul “gobbo” che ha davanti.
Ma passiamo al punto di vista della Rasmussen, la Società di sondaggi che indovinò il risultato delle elezioni del 2016.
Il campione della Rasmussen è composto esclusivamente da “elettori registrati” che andranno sicuramente a votare.
Nel “Daily Presidential Tracking Poll” del 15 maggio Trump ha conseguito un tasso d’approvazione del 49pc, rispetto al 47pc ottenuto da Obama otto anni fa.
La Gallup, che non è certamente una fan di Trump, conferma i dati della Rasmussen:
“Malgrado l’ostilità dei media e i fischi di disapprovazione del Partito Democratico, il Presidente Trump si posiziona al suo massimo livello d’approvazione, ma soprattutto al di sopra di quelli che avevano, a questo punto, ben quattro degli ultimi sei Presidenti, compresi Obama e Bush jr.”
Pertanto, due differenti sondaggi rimarcano la scomoda verità che Trump sia più popolare di Barak Obama, detto “The One”.
Ma aspettate che Barr e Durham scatenino l’inferno contro i cospiratori dell’Obamagate e vedrete la popolarità di Obama sprofondare come un’ancora in fondo al mare.
La verità è che Trump sta affrontando la peggiore calamità economica dai tempi della Grande Depressione, mentre il Deep State pensa solo a ribaltare i risultati delle Presidenziali del 2016.
Per non dire dei media, sempre ostili e sprezzanti nei riguardi di Trump.
Ricordate Obama che nel 2012 marciava a spron battuto verso la rielezione contro uno sfortunato Mitt Romney, fra media adoranti e un Partito Repubblicano accondiscendete?
Ebbene, Trump è oggi più popolare di quanto lo fosse Obama a quei tempi.
Non dimenticate mai, comunque, che l’unico sondaggio che conta è quello del giorno delle Elezioni.
Ricordate quelli favorevoli alla Clinton?
Il giorno delle Elezioni, l’8 novembre 2016, Frank Luntz, sondaggista e opinionista politico, twittava: “Nel caso non fossi stato sufficientemente chiaro nei miei precedenti tweet, Hillary Clinton sarà il prossimo Presidente degli Stati Uniti”.
Quindi, date retta ai sondaggi “cum grano salis”. Informatevi su come sono stati formati i campioni e come vengono imbastiti i risultati. La verità emergerà chiara davanti a voi.
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Link originale: https://www.americanthinker.com/articles/2020/05/media_in_panic_mode_over_latest_presidential_polls.html
Scelto e tradotto da Laura
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