Siamo tutti qui ad osservare da una parte il debito in perenne ascesa dell’Italia nell’EUro, incapace di ridurlo a partire dall’adesione alla moneta unica. Dall’altra Zaia e la Lega voler restare nell’euro a tutti i costi, con l’intervista di questo fine settimana a tradire su tutta la linea i votanti dell’ITALEXIT. Ma c’è anche di più: lombardi e veneti, dimentichi di Cattaneo, incapaci di gestire la creatura da cui hanno tratto enormi benefici in termini di manodopera a basso costo sud italiana, ora, pensando di non essere in grado di “gestire” Roma, il collettore “di tutto”, soldi pagati dal nord, favori, Palamara vari ecc., sognano anche la secessione del nord ed il ritorno al lombardo-veneto sotto la protezione tedesca! Ben ricordando come da Roma esce solo una frazione dei soldi pagati dal nord per il sud, per decenni…
In tale contesto si innescano i vari casi Palamara, quasi una fogna a cielo aperto, per cui nessuno a Roma si muove per dirimere la questione forse/evidentemente per paura di pestare un cd. “merdone“, magari qualche ricatto, che è in tali coordinate geografiche sempre pronto a saltare fuori. Roma si potrebbe dire che è la Capitale del ricatto, forse da ben più di 150 anni…
Eppure è così facile: Roma va modificata nel suo assetto costituzionale, Corte di Cassazione e Corte Costituzionale vanno separate dal centro del Paese. Parimenti molti ministeri vanno decentralizzati nei capoluoghi ci regione. Insomma, bisogna fare quello che fecero gli Alleati con Berlino, per evitare che l troppo potere concentrato ri-innescasse tendenze revansciste tedesche, cosa che è poi puntualmente avvenuta dopo la riunificazione tedesca.
Qui la situazione è diversa: bisogna depotenziare Roma per evitare che gli scandali come Palamara inquinino i pozzi ed affondino il Paese, come stanno facendo. Parimenti non è ammissibile che un giudice, per dolo o colpa grave, non sia punibile civilmente per i reati commessi: ricordando il caso del giudice Diego Curtò, che dietro pagamento di una tangente fece fallire indebitamente il primo gruppo industriale italiano poi passato “casualmente” ai francesi senza che il giudice condannato pagasse per il danno civile fatto sia alla collettività che ai privati coinvolti in termini di meri danni materiali, ossia civilmente. Sarebbe infatti necessario introdurre in Italia compensazioni dei giudici che si sono macchiati di reati simili. Appunto, dolo o colpa grave o gravissima, o sbaglio?
Si, perchè dire che si vuole un paese Unito evitando la secessione, non è possibile non pensare a dei correttivi NECESSARI allo stato attuale: se l’Italia salva l’unità del Paese, certamente oggi a rischio, molto dovrà cambiare.
Parimenti esiste un enorme vulnus democratico nella Costituzione italiana ed è il mancato accesso diretto alla Corte Costituzionale da parte dei cittadini, vulnus di giustizia che si riverbera ovunque a livello giuridico in termini di asimmetria.
Mi stupisco che giuristi del calibro di Barra Caracciolo, sempre attenti ai dettagli, non ne parlino: un cittadino che ritiene lesi i suoi diritti costituzionali in Italia NON può accedere al giudizio della Suprema Corte. Sono gli apparati statali che lo devono fare al suo posto. E vedendo il caso Palamara dubitiamo che questo possa succedere nell’interesse del singolo… (ossia il tutto resterebbe opportunamente incanalato in quella serie di ricatti e contro-ricatti utili a far fare carriera a qualcuno e NON nell’interesse del Paese…).
In tale contesto bisognerebbe assolutamente introdurre un accesso controllato alla Corte da parte dei cittadini, come capita in tutti gli Stati di diritto: ad esempio prendendo come riferimento il caso spagnolo post-franchista, con il “Defensor del Pueblo“, un organo di grado costituzionale che ha il compito appunto di difendere i diritti dei cittadini di fronte alla macchina dello Stato. In realtà la sua funzione è molto più complessa che non sto qui a disquisire (…).
Quello che voglio dire è però altra cosa: il paese va corretto e partire dalla basi di giustizia è FONDAMENTALE. Uno Stato di diritto deve necessariamente provvedere ad introdurre una consultazione dei cittadini anche mediata al massimo organo Costituzionale, altrimenti si resta in un ambito semi-dittatoriale!
A livelli economico l’Italia se non fa nulla è letteralmente fregata: l’EU, anche giustamente, visto il debito in esplosione a ca. il 180% come rapporto debito/PIL senza economia sommersa (ragionamento corretto, visto che i tempi di crisi anche l’economia sommersa sparisce o quasi in termini di pagare tasse con soldi che i cittadini non hanno, ndr), non vuole dare altri soldi all’Italia. Non riconoscendo dunque i vantaggi che l’EU franco-tedesca ha avuto in termini di deindustrializzazione italica a vantaggio del nord EU, dal 1999.
Formalmente l’EU dice a Roma: “se vuoi restare nell’euro, visto che condividiamo la valuta, o rientri dal debito o non prendi soldi e muori di fame“, dovendo quindi attingere ai risparmi privati italiani per pagare i costi dello Stato, ossia alla patrimoniale “monstre“. Discorso ineccepibile, per paesi che ancora ragionano da colonizzatori. Dunque l’Italia ha solo una scelta: l’Italexit, facendo leva su Trump che ha tutto l’interesse a regolare un esportatore seriale come Berlino a letto con l’arci-nemico cinese, anch’esso esportatore seriale ma di grado molto minore rispetto al ns, vicino EUropeo, come export pro-capite intendo. Lì arriveremo. Comunque.
E lasciamo perdere che in tale contesto francesi e tedeschi, per evitare che la svolta trumpiana capiti “obbligando” l’Italia ad uscire dall’euro, come da manuale corrompano con lauti compensi politici nazionali per evitare che si intraprenda tale virtuosa strada. Alla fine – mi direte – si tratterà di una sfida anche calda all’occorrenza, almeno minacciata tale; ma la Germania, primo tassello per regolare l’affaire cinese lato Washington, va messa in riga. Ossia la Penisola deve accodarsi alle esigenze USA, che poi sono anche le esigenze italiane fatte di debito elevatissimo per non diventare una colonia francese e tedesca. In ogni caso, ripeto, il paese va riformato.
Bisognerà trovare per tempo competenze ossia persone sufficientemente visionarie ma allo stesso tempo pragmatiche che riescano ad interloquire per cultura con gli USA, nostri sponsor di riferimento anche “domani”, per modificare l’assetto del Paese a vantaggio di tutti, Stato e cittadini oltre che imprese ed Alleati.
Questa sarà la vera sfida dei prossimi 5 anni.
MD
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