In molti si sono chiesti perché Renzi pochi giorni fa, minacciando la crisi di governo, abbia chiesto la delega ai servizi per Rosato, un fedelissimo. Perché proprio ora, perché proprio la delega ai servizi, ma che stranezza… neanche vi fossero inchieste giudiziarie in corso negli USA
Indagini magari sul coinvolgimento dell’intelligence italiana, nel tentativo perpetrato nel 2016-17 dai dem USA, di abbattere Trump come candidato presidente e di destituirlo attraverso quello che somiglia sempre più ad un colpo di stato, qualora fosse stato eletto?…
LA RIVOLTA RENZIANA FINISCE IN NULLA
Nel giorno in cui Renzi minaccia di far cadere il governo, improvvisamente l’allarme rosso scattato sulla mozione di sfiducia a Bonafede rientra: tutto finisce in nulla, Conte offre vaghe dichiarazioni di intenti circa alcune richieste del partito di Renzi su politiche per la famiglia, sblocco di opere pubbliche e, si dice, per un incarico di sottogoverno per M.E.B. (Maria “Etruria”….ops chiedo scusa per l’involontario errore di battitura… “Elena” Boschi).
Nel frattempo Giulio Occhionero, già coinvolto in varie vicende giudiziarie italiane attinenti con l’Obamagate, twitta così.
Chiosa lapidaria sempre su twitter M.Antonietta Calabrò, collaboratrice di huffingtonpost.it, già collaboratrice di lungo corso del Corriere della Sera: Conte non cederà alcuna delega sui servizi ai renziani, tanto meno mentre la tempesta atlantica è in arrivo.
Si deve sottolineare un dettaglio: che Conte ha mostrato di avere anche la forza ed il sostegno necessari per rispedire al mittente le richieste di Renzi, restando in piedi. Forse Renzi è stato convinto da argomenti cui è sensibile? Ah, saperlo….
OBAMAGATE ED AGENZIE DI SICUREZZA ITALIANE
Lo stato di panico che serpeggia a Roma è ormai palese, del resto l’amministrazione Trump ha fatto trapelare vari documenti esplosivi sull’Italia…per primo l’unmasking del generale Flynn il 13 maggio (seguendo le vie ordinarie, il documento avrebbe dovuto essere declassificato il 1 maggio 2045…).
Ricordiamolo, Il Direttore dell’Intelligence Interna degli USA Grenell, pochi giorni fa ha inviato al Congresso la lista degli alti funzionari dell’amministrazione Obama che, tra l’8 novembre 2016 e il 31 gennaio 2017, ricevettero il c.d. ’“unmasking” del generale Mike Flynn;
in pratica, ricevettero memo di intelligence ed intercettazioni della NSA, con l’identità “in chiaro” del cittadino americano Flynn, che interagiva con l’agente straniero sorvegliato (nel caso specifico si trattava dell’ambasciatore russo a Washington, Kislyak).
Nella lista figurano due nomi che paiono a dir poco fuori posto: l’ambasciatore Usa in Italia e San Marino John R. Phillips, e la diplomatica Kelly C. Degnan, che all’epoca era vice capo missione in Italia ed a San Marino.
Cosa c’entrava l’ambasciata italiana degli USA con Flynn? Si deduce che in ambasciata doveva essere necessariamente attivo personale che aveva la necessità di conoscere a fondo ogni dettaglio dell’operazione contro Flynn (leggi contro Trump).
Il 21 maggio juicialwatch.org, dietro richiesta nell’ambito del Freedom Of Information Act, ottiene un documento in cui si legge, nonostante sia in forma redatta, la lettera con cui è stata avviata Crossfire Hurricane, l’operazione FBI con cui la campagna Trump fu spiata. Si parla proprio di Roma e dell’attaché legale dell’FBI presso l’ambasciata, Kieran Ramsey. E’ la conferma ufficiale che l’Obamagate è partito dall’Italia…
Il testo:
On Wednesday, July 27, 2016, Legal Attaché (Legat) [Redacted] was summoned to the Office of the Deputy Chief of Mission (DCM) for the [Redacted] who will be leaving [Redacted] post Saturday July 30, 2016 and set to soon thereafter retire from government service, advised [Redacted] was called by [Redacted] about an urgent matter requiring an in person meeting with the U.S. Ambassador. [Note: [Redacted]. The [Redacted] was scheduled to be away from post until mid-August, therefore [Redacted] attended the meeting.
Parlando dell’FBI presso l’Ambasciata USA a Roma, dobbiamo comprendere che ovviamente l’FBI non ha mano libera per investigazioni ed operazioni sul suolo italiano, in caso di necessità si agisce in stretta cooperazione con le agenzie ed autorità italiane.
La collaborazione tra FBI ed intelligence italiana è ben nota, tanto che il Dott. Gianni De Gennaro, nel 2006 fu premiato dall’allora Direttore dell’FBI Robert Mueller, per la fruttuosa cooperazione durata decenni.
Negli anni dell’Obamagate De Gennaro era presidente di Finmeccanica, quindi in riferimento all’operato dell’intelligence italiana era probabilmente lontano da possibili convolgimenti diretti in queste vicende. Così speriamo.
Ciò che preme rilevare è che se vi sono state attività delle agenzie e delle autorità di sicurezza italiane nell’Obamagate, dovremmo essere ormai prossimi alle conferme del coinvolgimento dei vertici che godevano della fiducia dei governi Renzi e Gentiloni. I vertici che Conte ha obbligato alle dimissioni a giugno 2019?
Si noti come non parliamo di specifici nomi ed identità: questo articolo è in ogni sua parte incentrato sull’analisi del comportamento e delle attività del sistema istituzionale italiano.
OBAMAGATE E MAGISTRATURA
Passiamo al capitolo che riguarda la magistratura. Per questo, è interessante parlare di nuovo di Giulio Occhionero. Ricordiamolo, G. Occhionero è uno dei personaggi coinvolti in uno dei filoni dell’Obamagate in Italia.
Contractor nel settore della sicurezza, gestore di server situati in territorio USA, il 9 gennaio 2017 viene arrestato con l’accusa di cybersionaggio; durante la perquisizione, all’amico Maurizio Mazzella viene posta una stranissima domanda: “Chi è il vostro contatto nella campagna di Trump?”.
Secondo Occhionero, nei procedimenti che lo riguardano accadono varie stranezze, che riportiamo come le abbiamo lette sul web:
• le prove masterizzate dalla Procura della Repubblica di Roma ai fini dell’accusa, sono state masterizzate il 21 gennaio 2016, cioè 5 giorni prima della data della notizia di reato;
• il 5 ottobre 2016, Occhionero subisce una perquisizione. In quella circostanza gli agenti del CNAIPIC tentano di accedere ai suoi server in remote desktop. Lui, osservando, li diffida dal commettere quello che ritiene essere un illecito, ed è la materia per cui poi sporgerà querela;
http://www.atlanticoquotidiano.it/rubriche/speciale-italygate-8-parla-giulio-occhionero-non-solo-mifsud-dallitalia-anche-il-caso-eyepyramid-per-incastrare-trump/
http://www.atlanticoquotidiano.it/quotidiano/speciale-italygate-5-non-solo-mifsud-ora-anche-il-caso-occhionero-evidenzia-il-ruolo-italia-nel-russiagate/
• Infine, una delle più interessanti. Il sospetto di Giulio Occhionero, è che nella rogatoria per ottenere dall’FBI i server su territorio Usa il pm Albamonte abbia usato l’iscrizione “crimine organizzato”, e non “crimine informatico” non per errore, ma per farla arrivare sul tavolo proprio di Bruce Ohr, all’epoca numero 3 del Dipartimento di Giustizia e a capo dell’”Organized Crime”.
Per un’evidente insondabile volontà del destino, ovviamente da ascrivere alla più pura delle casualità, la moglie di Bruce Ohr, Nellie Ohr, ha lavorato per la società di investigazioni Fusion GPS.
Si tratta della società che ha redatto materialmente il falso dossier Steele utilizzato dall’FBI per ottenere una delle autorizzazioni FISA (Foreign Intelligence Surveillance Act) con cui fu messa sotto controllo la campagna di Trump.
https://www.politico.com/story/2019/08/08/fbi-releases-bruce-ohr-interview-reports-1454402
Poiché il 9 gennaio 2017 Trump era il presidente eletto, in linea puramente teorica ed astratta la Procura di Roma potrebbe perfino aver collaborato con un tentativo di destituzione del Presidente USA.
Secondo Occhionero, l’aspettativa era quella di far rinvenire sui server della sua azienda le celebri mail hackerate della Clinton. Dalla magistratura, ad oggi, non risulterebbero particolari reazioni. Nonostante molte lettere ed esposti di Occhionero.
Un aspetto su cui Occhionero da tempo insiste, sono le violazioni del cyberspace USA che sarebbero state effettuate dalle autorità italiane durante i procedimenti che lo riguardano (nello specifico, anche durante le perquisizioni subite, v. link di atlanticoquotidiano.it, sopra). Se fossero confermate, risulterebbe difficile credere che possano essere avvenute senza autorizzazioni di altissimo livello.
A matricedigitale.it , G. Occhionero dichiara:
“Vi sono al momento diversi procedimenti alla Procura di Perugia, nati in seguito ai nostri esposti. Riguardo alla miracolosa richiesta di archiviazione, insolitamente avvenuta in udienza preliminare per opera del GUP Valerio D’Andria, in favore del dott. Albamonte, io trovo imbarazzanti ed irresponsabili le dichiarazioni del giudice D’Andria. La tesi del giudice sarebbe che Albamonte e gli agenti del CNAIPIC hanno agito nel lecito nell’attuare una prolungata attivitá di hackeraggio di sistemi informatici posti sul territorio Americano. Noi sottoporremo le predicazioni del giudice D’Andria all’autorità giudiziaria Americana.”
Qualcos’altro potrebbe andare storto in queste vicende, con riferimento alla magistratura?
Ma certo! Un magistrato talmente vicino a Renzi da prendere parte al suo fianco, con invito ufficiale, alla cena di Stato con Obama alla Casa Bianca di fine 2016, è ormai prossimo alla nomina presso la Procura di Perugia.
Ovviamente, chi scrive non manca di sottolineare l’altissima professionalità, la specchiata affidabilità istituzionale, il limpido profilo della figura, ovvio…
Dopo che i vertici dei servizi all’epoca del governo renzi/gentiloni sono già stati rimossi, nel momento in cui l’ex presidente del consiglio appare in uno stato di “leggera confusione”… il CSM, forse secondo orientamenti definiti all’interno dell’Associazione Nazionale Magistrati, con l’evidenza di forzature procedurali richiamata nientemeno che da Piercamillo Davigo, non trova niente di meglio da fare che nominare ai vertici della Procura di Perugia il magistrato universalmente considerato come il più vicino a Renzi.
Ma davvero qualcuno, in questo sciagurato paese, pretende di raccontarci che si deve considerare normale che il vertice di una procura-chiave venga affidato ad un magistrato fuori ruolo, che non svolge funzioni requirenti dal 2007, che non ha mai coperto incarichi direttivi o semi-direttivi?
In fondo, la Procura di Perugia è solo una procura di provincia; suvvia, quale importanza potrà mai avere il fatto che Perugia per competenza territoriale sarebbe chiamata ad indagare sulla magistratura di Roma, nell’ipotesi – speriamo remota – di un suo coinvolgimento nell’Obamagate…
Chi scrive, inoltre ritiene che solo l’insondabile volontà della Provvidenza, o se preferite l’inafferrabile forza del destino, possa volere che – ripetiamolo, per pura casualità – Cantone abbia dichiarato pubblicamente la sua vicinanza ad Albamonte…il PM di Roma che si è occupato del caso Occhionero e che è stato anche indagato dalla Procura di Perugia, su esposto di quest’ultimo (rapidamente prosciolto all’inizio del 2020).
La magistratura italiana, negli ultimi mesi, ha agito secondo criteri quanto mai lontani dall’ assoluta imparzialità, indipendenza, dalla pedissequa opera di custodia della Costituzione lontano da interessi di parte, che le sarebbe richiesta.
E non abbiamo assistito che ad isolate levate di indignazione, tra i magistrati, a fronte di un esercizio assolutamente parziale e per certi aspetti proprietario, delle funzioni assegnate dalla Costituzione. Preme evidenziare che tale discorso è assolutamente generico e non riferito a specifici casi.
Effettuare con forzature procedurali una nomina a dir poco discutibile, che potrebbbe far arrabiare qualcuno nell’amministrazione che attualmente guida la superpotenza USA, nella migliore delle ipotesi appare fuori luogo. E’ anche possibile che queste maldestre scelte scaturiscano da input politici di soggetti in stato confusionale, ormai in condizioni di panico.
Oppure, la magistratura italiana ritiene di poter trattare gli affari che potrebbero coinvolgere, tra le Pocure di Perugia e Roma, la superpotenza americana a guida Trump, impegnata in un risiko globale con gli avversari strategici EU e Cina – appoggiati internamente dai dem Clintoniani/Obamiani – con lo stesso stile che utilizzerebbe nelle questioni italiane, come se si trovasse di fronte ad un povero Salvini qualunque?
In caso, porgiamo loro i migliori auguri…ne hanno davvero bisogno, specialmente se qualcuno crede che a novembre p.v. avrà appoggi dem, se qualcuno spera che Trump non ci sarà più…
Pepito Sbazzeguti
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