Giuseppe Germinaro per Italia e il Mondo
Il Maresciallo Haftar non è riuscito a prendere Tripoli, nonostante gli annunci di vittoria e il massiccio aiuto ricevuto dall’Egitto e dagli Emirati Arabi Uniti.
Nelle ultime settimane ha subito gravi battute d’arresto, perdendo la posizione strategica di Gharyan e la base aerea di Watiya in Tripolitania.
Quattro i motivi dello scacco:
1) Il Maresciallo Haftar non ha fanteria. I suoi unici e veri combattenti sono i mercenari, principalmente sudanesi, supportati da Contractor russi di basso valore militare.
Questi ultimi si sono appena ritirati dal “fronte di Tripoli”, dopo aver subito delle gravi perdite al cospetto delle “forze speciali” turche.
2) Le milizie di Zintan, di cui sperava il supporto, si sono schierate con i turchi-tripolitani.
3) L’intervento militare della Turchia ha rovesciato l’equilibrio di potere a favore del GNA di Tripoli.
4) La Russia, che non ha mai impegnato direttamente il suo esercito, ritiene che Haftar non sia più l’uomo giusto nella situazione attuale.
Di conseguenza, sorgono quattro domande:
– Qual è la linea rossa tracciata dalla Russia alla Turchia?
– Chi succederà a Bengasi al Maresciallo Haftar?
– Qual’è la possibile soluzione politica?
– Quali conseguenze per il Presidente Déby (Ciad), i cui oppositori sono accampati nel Fezzan?
1) Dov’è la linea rossa tracciata dalla Russia?
Dopo aver sostenuto il maresciallo Haftar, Mosca si è resa conto che costui non è in grado di conquistare Tripoli.
I russi sanno anche che il Maresciallo è odiato in Tripolitania. E’ anche questo il motivo per cui sembrano averlo abbandonato, seppur fissando una linea rossa alla Turchia. Dov’è stata tracciata? La questione è tutta qui.
Per Mosca, la priorità è congelare la situazione sul terreno, in attesa di trovare un successore al Maresciallo Haftar.
Il che implica un’evoluzione nelle posizioni dell’Egitto e in particolare degli Emirati Arabi Uniti, i quali ancora lo sostengono.
Militarmente, da quello che è possibile sapere, Mosca avrebbe deciso di santuarizzare il fronte a ovest di Sirte.
In questo contesto, l’annuncio americano dell’invio di aerei russi ultra moderni al Generale Haftar è pura disinformazione perché, per quanto ne sappiamo, questi “aerei moderni” sono mezzi di seconda mano che, in ogni caso, non modificheranno l’equilibrio delle forze sul terreno.
2) Chi succederà al Maresciallo Haftar?
Diversi i nomi in predicato. Fra questi, i “candidati” più autorevoli sembrano essere:
– Il Generale Abderrazak Nadhouri, l’attuale capo dello staff, la cui stella è però offuscata dalle sconfitte subite in Tripolitania contro le forze turco-misuratine.
– Il Generale Ahmed Aoun, membro della tribù Ferjan della regione di Sirte. Se questo ex Generale di Muammar Gheddafi, popolare nell’esercito del Maresciallo Haftar, fosse in grado di radunare i kadhafisti della Tripolitania, quale sarebbe la reazione di coloro che rovesciarono il vecchio regime, in particolare quella del potente Zintani?
– Si dice che Aguila Salah, il Presidente della Camera dei Rappresentanti di Tobrouk, sia il cavallo dell’Egitto. L’uomo si oppone al Maresciallo Haftar da quando, consapevole del punto morto militare in cui si era cacciato, aveva proposto un piano per porre fine alla crisi, che girava attorno alla formazione di un Consiglio Presidenziale tripartito su base regionale (Tripolitania, Cirenaica e Fezzan).
3) Soluzioni politiche
La questione è semplice:
– Con la Turchia impegnata militarmente a fianco del GNA, il Generale Haftar mai prenderà Tripoli.
– Con la Russia che santifica la Cirenaica, il GNA mai prevarrà a Bengasi.
Conclusione: i negoziati possono riprendere. Ma su basi diverse, perché irrealistiche, di quelle della “comunità internazionale”.
In tal modo :
a) Alla conferenza di Berlino dello scorso gennaio la divisione del potere era quasi stata stabilita. Il Comando dell’esercito tornava in Cirenaica e la presidenza in Tripolitania.
Tuttavia, i negoziati si erano fermati sul ruolo da assegnare al Generale Haftar che, spinto dagli Emirati, aveva adottato una posizione massimalista che aveva sbalordito la Russia.
b) Fayez el Sarraj, il capo del GNA con sede a Tripoli, potrebbe dimettersi. Chi lo potrebbe sostituire, allora?
Fahti Bachaga, ma c’è chi teme il dominio della città-stato di Misurata sulla Tripolitania.
Un’opzione più consensuale sarebbe quella di Zentani Oussama Jouli. Soprattutto dopo che ha accorpato la fazione di Zintani, prima alleata con il Generale Haftar, che ha permesso alle forze turche-GNA di riprendere la base aerea di Watiya il 12 maggio.
È importante notare che, durante la guerra contro il Colonnello Gheddafi, le forze speciali francesi avevano appoggiato le truppe di Osama Jouli.
Resta da risolvere la questione del petrolio che, tenendo conto delle posizioni geografiche dei depositi, faciliterebbe la ricerca di un equilibrio territoriale.
4) Conseguenze per il Ciad
Considerando che le forze di Misurata-GNA-Turchia hanno acquisito un vantaggio, probabilmente le tribù del Fezzan si uniranno a loro.
Così fosse, le conseguenze regionali sarebbero significative perché la Turchia, che già sostiene i gruppi terroristici armati del BSS, entrerebbe direttamente in contatto con l’area, costringendo Barkane a riposizionarsi.
In realtà, il Generale Haftar non ha mai veramente controllato il Fezzan: aveva solo comprato i capi di alcune tribù arabe.
Per il resto, i Toubou (che odiano gli arabi) si vendono al miglior offerente e, analogamente ai Tuareg, guardano verso Tripoli.
Tuttavia, questo Fezzan (le cui le tribù definiscono le alleanze in base all’equilibrio di potere a Tripoli e Bengasi) è la retrovia degli avversari del presidente Déby (Ciad).
Nel 2019, per la cronaca, la loro offensiva che stava per raggiungere N’Djamena fu bloccata solo dall’intervento dell’aviazione francese.
Fra questi oppositori, quello che sembra essere militarmente il più pericoloso, per il Presidente Déby, è il Toubou-Gorane Mahamat Mahdi Ali, che è a capo del FACT (Fronte per l’Alternanza e la Concordia in Ciad).
Quest’ultimo afferma di avere 4.000 combattenti e sa di poter contare sul bacino etnico che si estende nelle regioni di Borkou, Ennedi e Kanem.
Per il momento le sue forze sono di stanza nella Libia Centrale, a circa sessanta chilometri da Jufra, nella regione di Jebel Sawad.
Il crollo del Generale Haftar aprirebbe a Mahamat Mahdi Ali una “finestra di fuoco” che non mancherà senz’altro di sfruttare.
————
Link Originale: http://italiaeilmondo.com/2020/05/29/libia-fine-del-gioco-per-il-maresciallo-haftar-di-bernard-lugan/
Fonte: http://bernardlugan.blogspot.com/
Scelto e pubblicato da Franco
*****
Le immagini, i tweet e i filmati pubblicati nel sito sono tratti da Internet per cui riteniamo, in buona fede, che siano di pubblico dominio (nessun visibile contrassegno di copyright). In caso contrario, sarà sufficiente contattarci all’indirizzo info@mittdolcino.com perché vengano immediatamente rimossi. Le opinioni espresse negli articoli rappresentano la volontà e il pensiero degli autori, non necessariamente quelle del sito.