Torniamo ad occuparci dell’Obamagate: negli USA si nota un ritmo sempre più serrato riguardo a notizie, declassificazioni di materiali sensibili, atti ufficiali. Per coloro che ci leggessero solo ora sull’argomento, in coda all’articolo si riportano alcuni di quelli scritti in precedenza.
Prima di trattare brevemente le dichiarazioni a dir poco sconcertanti rese pochi giorni fa al Senato USA da Rod Rosentein, ex vice Procuratore Generale presso il Department of Justice del governo USA, facciamo un passo indietro che le renderà più chiare.
Parleremo poi dei subpoena (mandati di comparizione) appena approvati per l’inchiesta che il Senato USA sta svolgendo.
La Corte FISA accusa l’amministrazione Obama
Il 5 marzo 2020, il nuovo giudice a capo della Foreign Intelligence Surveillance Court, James A. Boasberg, ha di fatto offerto scuse pubbliche per le autorizzazioni FISA (ai sensi del Foreign Intelligence Surveillance Act) illegittime.
Esse furono concesse illegalmente dalla Corte all’FBI per lo spionaggio della campagna di Trump, sulla base di false prove, poi sono state dichiarate illegali dal Dipartimento di Giustizia (Minitero della Giustizia) in gennaio.
Ma Boasberg non si è limitato a questo: nella review sulle autorizzazioni FISA concesse, che si conclude emmettendo ordini cui FBI e DOJ dovranno conformarsi per prevenire il ripetersi di quanto accaduto, il giudice ha scritto 21 parole letteralmente raggelanti.
«There is thus little doubt that the government breached its duty of candor to the Court with respect to those applications». «Vi sono quindi pochi dubbi sul fatto che il governo abbia violato il proprio dovere di “specchiata correttezza” nei confronti di tali tribunali».
Ha affermato, in pratica, che l’amministrazione Obama ha fornito prove false alla Corte FISA, ignorato le prove a discarico e fatto spiare illegalmente Trump: in pratica il giudice Boasberg lo ha scritto nero su bianco in testa al documento ed in altri punti.

Capite dunque perché i dem, da qui a novembre, si inventeranno di tutto, per distogliere la narrazione pubblica dei media dall’informazione giudiziaria su quello che somiglia particolarmente ad un tentato golpe contro Trump nel 2016-2017
(Nb: per quanto riguarda le attività svolte in Italia la pianificazione è iniziata prima, probabilmente nel 2015: quando potremo …un giorno…ne parleremo).
Inizia lo “scaricabarile”
Torniamo a Rosenstein: il 2 giugno, prima di testimoniare presso il Judiciary Committee del Senato retto da Lindsay Graham – il senatore del South Carolina che ormai è il terrore dei dem – al Congresso dichiara che «se avesse saputo che le autorizzazioni FISA erano basate su false prove, non le avrebbe firmate.»
Poiché Rosenstein era il vice ministro della giustizia di Obama che aveva approvato lo spionaggio illegale della campagna Trump nel 2016 (attività illegittime come confermato direttamente dalla Corte FISA, v. sopra), tutto ciò significa che il livello politico ha iniziato il più classico degli “scaricabarile” sui livelli inferiori.
Infatti, nell’audizione al Senato, puntuale Rosenstein dichiara che l’ex vicedirettore dell’FBI, Mc Cabe, non fu corretto nei suoi confronti [es. fornendo informazioni false, omettendo prove a discolpa, mancando di evidenziare tutte le falsità del dossier Steele, ecc. ecc., NdT]

https://davidharrisjr.com/steven/rosenstein-throws-andrew-mccabe-under-the-bus/
Immancabilmente, Mc Cabe ha subito accusato Rosenstein di mentire riguardo ad alcuni memos riguardanti conversazioni tenute dall’ex Direttore dell’FBI Comey con Trump. Dopo il licenziamento, Comey ne avrebbe tenute copie private violando le policy interne all’FBI.
https://www.foxnews.com/politics/mccabe-accuses-rosenstein-of-giving-false-testimony-on-comey-memos
«Rosenstein approvò e suggerì modi per migliorare la nostra indagine sul Presidente. Inoltre, ho informato personalmente il Sig. Rosenstein sui memo di Jim Comey che descrivevano le sue interazioni con il Presidente pochi giorni dopo che il Sig. Rosenstein aveva scritto il memo [una lettera] licenziando Jim Comey.»
McCabe aggiunge: «La testimonianza di Rosenstein è completamente in contrasto con la documentazione fattuale. Sembra essere l’ennesimo triste tentativo del Presidente e dei suoi uomini di riscrivere la storia delle loro azioni nel 2017. Hanno trovato nel signor Rosenstein – allora e ora – un accessorio disponibile in questo sforzo. »
Non assistiamo solo ad uno scontro tra alti funzionari che tentano di salvare loro stessi scaricando su altri le loro responsabilità, ma anche allo sfaldamento irreversibile di un sistema di potere.
Rosenstein, peraltro, in questo goffo tentativo non manca di scadere nel ridicolo: egli dichiara di non ricordare se ha letto completamente o meno le autorizzazioni FISA poi sottoscritte (tali autorizzazioni sono sottoposte a più controlli interni prima dell’approvazione, esattamente per evitare gli abusi compiuti…).
Il Senato USA autorizza l’emissione massiva di mandati di comparizione
I subpoena ci interessano particolarmente: durante le audizioni, i convocati potrebbero parlare del ruolo dell’Italia e potremmo averne notizia direttamente.
Il 6 giugno, l’Homeland Security Committee del Senato USA, ha autorizzato il chairman Ron Johnson, ad emettere circa 35 mandati di comparizione per altrettanti funzionari dell’amministrazione Obama, convolti nell’operazione FBI Crossfire Hurricane con cui la campagna Trump e Trump stesso furono spiati, così come nella accettazione per le autorizzazioni FISA, del falso Dossier Steele, come se fosse stato degno di nota. Questo Committee si occupa più specificamente della parte dello scandalo che riguarda la sicurezza interna, per esempio il coinvolgimento del Dipartimento di Giustizia.
Mentre questo articolo viene scritto non risulta reperibile la lista ufficiale dei mandati di comparizione dell’Homeland Security Committee, comunque vi sono anticipazioni comparse su twitter, ottenute con metodi “non ortodossi” (foto di documenti ancora non pubblici ed ufficializzati).

L’11 giugno, il Judiciary Committee del Senato USA, ha autorizzato il chairman Lindsay Graham ad emettere oltre 50 mandati di comparizione che daranno luogo a richieste di documenti e testimonianze, incentrati in particolare sulle autorizzazioni FISA e sull’operazione FBI Crossfire Hurricane, che era stata organizzata quale attività di controspionaggio.

Combinando le liste dei convocati per interrogatori dei sue Committee, si realizza rapidamente che tutte le posizioni chiave dell’organigramma dell’operazione FBI Crossfire Hurricane contro Trump, sono coinvolte nei mandati di comparizione.
I nomi che potrebbero fornire dichiarazioni su quanto accaduto in Italia
Nel caso della mozione approvata al Judiciary Committee del Senato, per noi è di particolare interesse il punto 2), che riguarda esecutivi e funzionari coinvolti in operazioni anche collaterali a Crossfire Hurricane.
In questo caso, occorre ricordare che sempre Linsay Graham, in febbraio ha inviato al Procuratore Generale Barr una lista di funzionari che saranno oggetto di audizioni: tra loro spicca il nome di Kiearan Ramsey, che era l’attaché legale dell’FBI presso l’ambasciata di Roma, al momento dei misfatti.
Ramsey – il tutto sempre in termini del tutto ipotetici ovviamente – potrebbe aver agito da collegamento operativo e da collettore di ordini ed informazioni tra FBI e risorse operative dei servizi italiani impegnate nella complessa operazione.
Cogliamo l’occasione per ricordare sempre i licenziamenti dei vertici di servizi italiani di Conte a Giugno 2019….che si è sempre tenuto stretta la delega…inoltre…qualcuno forse ha sentito rimostranze dagli USA contro Conte per mancanza di collaborazione sull’Obamagate?…
Un’altra convocazione di particolare interesse è quella di Kelly Degnan, allora vice capo missione diplomatica all’Ambasciata di Roma, che compare assieme all’ambasciatore Phillips (considerato molto vicino a Renzi), tra i funzionari che ricevettero il c.d. ’“unmasking” del generale Mike Flynn.

L’allora direttore dell’Intelligence Interna degli USA Grenell, il 13 maggio ha inviato al Congresso la lista degli alti funzionari dell’amministrazione Obama che, tra l’8 novembre 2016 e il 31 gennaio 2017, ricevettero memo di intelligence ed intercettazioni NSA, con l’identità “in chiaro” del cittadino americano Flynn, che interagiva con l’agente straniero sorvegliato (nel caso specifico l’ambasciatore russo a Washington, Kislyak).
La presenza dei vertici dell’Ambasciata di Roma – ipoteticamente – potrebbe indicare proprio attività operative dell’FBI contro Trump a Roma, essendo Flynn il consigliere per la sicurezza nazionale allora designato.
Un altro nome di estremo interesse per l’Italia è quello di Bill Priestap, responsabile per la controingelligence dell’FBI al momento del lancio di Crossfire Hurricane, che si è svolta proprio come operazione di controspionaggio: infatti, è stata avviata dopo i contatti tra Papadopoulos e Mifsud (considerato dall’FBI un agente russo) proprio in Italia.
Nel 2016 Mifsud incontra Papadopoulos a Roma iniziando presso la Link Campus University (considerata la fucina per il personale dell’Intelligence italiana), poi a Londra, il tutto almeno tre volte a cavallo di marzo ed aprile.
Il 26 aprile, sempre a Londra, Mifsud confida a Papadopoulos di aver incontrato a Mosca “esponenti di alto livello del governo russo” che gli hanno fatto sapere di avere “roba sporca” sulla Clinton: migliaia delle sue email hackerate.
Papadopoulos, sarebbe dunque finito in una rete di intelligence (anche italiana, nel caso secondo disposizioni governative di altissimo livello…) che agiva a favore dei Clinton/Obama: il 5 maggio 2016 viene avvicinato a Londra dal diplomatico australiano Alexander Downer, a cui imprudentemente confida delle email compromettenti di Hillary, di cui gli aveva parlato Mifsud.
Downer, (un altro soggetto in buoni rapporti con i Clinton), informa l’intelligence australiana. Verso fine luglio l’ambasciatore australiano negli Usa Joe Hockey inoltrerà l’informazione di Downer all’FBI, che farà scattare l’indagine denominata “Crossfire Hurricane”.
C’è anche Bruce Ohr, che risulta avere ricevuto – trovandosi ai vertici del Dipartimento di Giustizia – le richieste di rogatoria del PM di Roma Albamonte, colui che ha inquisito Giulio Occhionero e Francesca Maria Occhionero. Ricordiamo brevemente (ne abbiamo parlato in precedenza): gli Occhionero sostengono di essersi ritrovati in un ulteriore ramo dell’operazione contro Trump.
Secondo quanto da loro ipotizzato sulla base del comportamento degli inquirenti e di varie altre circostanze, l’operazione che li ha riguardati avrebbe dovuto portare al rinvenimento delle celeberrime email della Clinton sui loro server in territorio USA (tramite violazioni del cyberspace USA da parte – si suppone – della Polizia Postale o di soggetti terzi, nel caso con autorizzazioni governative di altissimo livello).
I grandi media continueranno con silenzi e reticenze: vediamo perché
Probabilmente il tema viene ignorato perché la sua irruzione nella narrazione mediatica non è “gestibile”: l’impatto sulla percezione pubblica dei personaggi coinvolti, sarà devastante e demolirà l’immagine positiva che si sono costruiti e che da sempre li ha legittimati nella UE.
Addirittura il dominus tedesco della UE, Merkel, ha ricevuto direttamente da Obama il testimone del globalismo, con la consegna di proseguire pedissequamente, al costo della distruzione delle classi medie occidentali, l’applicazione della dottrina in ambito politico, finanziario, economico.
E’ comprensibile: da saggi risolutori “su scala globale” di “problemi globali” – così sono stati identificati per almeno 3 decenni – i dem potrebbero finire per apparire come qualcosa di molto simile a dei golpisti. Assieme a tutti coloro che hanno collaborato col loro disegno in UK, Australia, Italia.
Poco male: quando arriverà il momento in cui non sarà più possibile per i media ignorare la questione, l’immagine presso la pubblica opinione diverrà irrecuperabile anche per loro.
Pepito Sbazzeguti
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