I fessi soccombono per primi nelle guerre, è risaputo. Trasponendo la regola al contesto attuale, anche non valutare correttamente i rischi degli algoritmi, ossia dell’App Immuni, può essere assai pericoloso. Fate una pensata su cosa potrebbe comportare un uso distorto di tale tecnologia…
Nel caso specifico una signora barese è stata rilevata potenzialmente positiva da Immuni. La malcapitata è stata segnalata, dunque poteva essere stata contagiata. Lei ritiene sia impossibile, ma non c’è possibilità di sapere in quale contingenza tale contagio sia eventualmente avvenuto.
Voi direte, vabbè, si fa una verifica diagnostica con un tampone o un’analisi sierologica per verificare se il contagio è effettivo e la cosa si risolve. Nein, nessuna verifica, non si può fare: ossia, segnalato il potenziale contagio da Immuni devi farti 15 giorni di quarantena, senza fallo.
La signora ritiene che non sia stato corso nessun rischio ed anzi ci sia stato un errore viste le cautele prese. Certo, appoggiarsi ad una tecnologia come il Bluetooth espone a dei rischi (…), anche di funzionamento fallace; ben sapendo che è possibile che coesista con la verifica dei contagi anche la geolocalizzazione sullo stesso telefono, ossia oltre la vicinanza ai contagiati l’App sa anche dove si è stati e dove si era durante il contagio. Senza contare la possibilità che Immuni possa accedere al microfono ed alla telecamera del cellullare, ossia che Immuni si possa comportare come un vero e proprio trojan. Ad esempio come quello fatto finire dalla Procura sul cellulare di Palamara, che poi registrò mezzo mondo mentre parlava, anche a casa; solo che qui sarebbe nel caso stato autorizzato dall’utente…
(Occhio alle implicazioni!)
Vero o non vero il contagio – e certi i rischi di privacy ed eventuali errori nell’utilizzo dell’App – la signora resterà comunque ai domiciliari per 15 giorni
Chiaramente la stessa signora sconsiglia oggi, caldamente, di utilizzare Immuni. Troppo tardi.
Meditate gente, meditate…
MD
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