Ho cercato di analizzare la situazione della moneta unica e dell’ineluttabilità dell’ITALEXIT in vari modi. Ritengo che sia stato trascurato un metro di valutazione, chiaro, in grado di cd. “nettizzare” gli effetti del debito pubblico rispetto all’entrata nella moneta unica. In breve, il concetto base è che un paese, se non riesce a sostenere una propria nuova moneta, prima di tutto aumenta il proprio debito pubblico per cercare di sostenere l’economia, cosa che va di pari passi – se tale trend di crescita del debito resta sostenuto, in assenza di correttivi strutturali al modello economico adottato – ad una crescita del PIL asfittica. Partendo da questo assunto, facilmente verificabile anche nell’Italia dell’euro, molti non hanno considerato gli effetti dell’euro su Germania e Francia, fino al 2010.
Evoluzione del Debito pubblico/PIL, 1999-2000-2010: ITA, ESP, GER, FRA
– Italia, circa il 105% nel 2000 (nel 2010, alla conflagrazione della crisi subprime nell’economia reale: 115.4%, +10.4%, ma se si prendeva quello del 1999 era del 109.7%, +5.7% vs 2010),
– Spagna il 58% nel 2000 (nel 2010: 60.1%, +2.1%; al 1999 60.9%, –0,8% vs 2010),
– Germania del 59.1% nel 2000 (nel 2010: 82.4%+23.3%; al 1999 60.1%, +22.3% vs 2010),
– Francia 58.9% nel 2000 (nel 2010: 85.3%, +25.6%; al 1999 60.5%, +24.8% vs 2010)
Voi direte, nel 2008 c’è stata la crisi subprime. Appunto, in tale crisi subprime l’Italia fu l’unico paese occidentale a non dovere salvare nessuna banca sistemica nazionale. Mentre ad esempio Francia e Germania dovettero correre ai ripari, o in modo esplicito con sussidi di Stato (Berlino) o con modi occulti (Francia); ossia facendo ad es. esplodere ammanchi incredibili per colpa di supposti “errori di trading“, vedasi il caso Kerviel che ai più è da subito apparso una montatura; basti sapere che il capo del trader colpevole di SocGen era proprio quel Mustier prima diffidato dalle autorità di controllo del suo paese e poi incredibilmente approdato ad Unicredit con il fine di svendere tutti gli assets di pregio della banca italiana…. soprattutto ai francesi (ad es. Pioneer; speriamo per altro che nessuno scandalo stile Kerviel accada anche nella Banca che fu di Piazza Cordusio, segnatevelo).
Sta di fatto che per rendere giustizia del metro empirico ipotizzato per verificare la sostenibilità della permanenza nella moneta unica di un Paese, bisogna analizzare il “punto zero”, ossia con quanto debito un Paese è entrato nella moneta unica.
Prima considerazione: l’Italia entrò nell’euro con un debito elevato, attorno al 105% nel 1999 ma in moneta debole e lo trasformò in moneta “straniera” forte.
Germania e Francia fecero l’opposto, ossia entrarono nella moneta unica con un debito relativamente ridotto in moneta forte e lo trasformarono in uno in moneta “straniera” relativamente più debole. Questo penso basti per capire chi fece il vero affare all’entrata nella moneta unica.
Ma l’aspetto interessante non è questo. Infatti va valutato come il debito sia cresciuto nei successivi 11 anni. Ebbene, il debito italiano crebbe solo marginalmente, circa del 5%, quello spagnolo addirittura scese (ma a pena di un enorme indebitamento del settore privato, infatti ai tempi la bilancia commerciale spagnola era più in deficit sul PIL di quella USA, ossia esplosero i consumi interni, ndr), mentre il debito tedesco e francese salirono circa del 25% in 11 anni.
Se si considera anche, come correttamente indicava ieri il prof. Bagnai sul suo sito, che l’Italia nello stesso periodo 1999-2010 accumulò incredibilmente circa 240 mld € di saldo primario, che è se positivo l’avanzo di bilancio statale prima del pagamento degli interessi sul debito, capiamo che alla fine l’Italia – al contrario di Francia e Germania – stava in piedi nell’euro PRE AUSTERITA’.
https://scenarieconomici.it/diciamola-tutta-mario-monti-ha-fatto-un-disastro-ecco-perche/
Fu solo dopo, con l’arrivo voluto dall’EU del liquidatore Mario Monti, che venne distrutta la domanda interna italiana, ossia i consumi nazionali, mai ripresisi; da lì le cose iniziarono a cambiare, anche a fronte di una spesa per costruzioni – che ha un enorme moltiplicatore – che venne letteralmente annichilita, considerando che i prezzi delle case in Italia non erano saliti così spudoratamente durante il periodo dell’euro come invece successe al resto dell’EU (…).
Come vedete, la realtà tutto sommato è abbastanza semplice da capire: da quando partì la folle austerità, dal 2011, l’Italia iniziò a declinare. Lasciamo perdere che dalla stessa data, ossia dal 2012, anche i meccanismi del Target 2 siano stati guarda caso cambiati; e lì infatti esplose il famoso Target 2 che prima era sotto controllo (…).
Sostanzialmente questo dimostra plasticamente come alternative all’ITALEXIT non ce ne siano.
Alternative esoteriche, come pseudopatacones come voleva Borghi – contraddicendo per altro se stesso per altro solo alcuni giorni fa, ossia riportando nei fatti gl stessi concetti d Mario Draghi – NON ce ne sono: o si esce dall’euro o non si esce, essendo l’austerità, ossia i parametri di Maastricht applicati dopo i risolini di Merkel e Sarkozy, soprattutto a danno dell’Italia, la vera causa dell’implosione italica che continua tutt’oggi.
Dico questo con estrema pacatezza, confortato dagli eventi in arrivo: ad ottobre circa l’Italia scoprirà di essere AL DEFAULT.
E dunque in tal momento, se Conte sarà sufficientemente forte da resistere agli attacchi degli europeisti sotto mentite spoglie – che puntano al Monti II, ossia a far arrivare ad es. Mario Draghi al governo – si potrà pensare post elezione di Trump di uscire dall’euro, passando per l’emissione massiva di BTP in dollari poi comprati dalla Fed, ossia ad es. passando dal dollaro – una moneta in rappresentanza di un paese altamente indebitato, proprio come l’Italia – per uscire dall’euro. Viceversa, se riusciranno a far cadere Conte si passerà ad un governo pro-€uro che avrà come compito tenere in piedi l’euro – con il giubilo di renziani, PD e Lega, quest’ultima in rappresentanza degli interessi degli imprenditori del nord -; ossia nel caso on specie partiranno le confische di massa a danno di chi ha qualcosa ma non nulla, in primis le famiglie italiane. In tale secondo scenario temo che soprattutto i nordisti abbiano sbagliato le ipotesi, ma si accorgeranno da soli dei loro errori, nel caso, certamente non sarò io a spiegargli le conseguenze, ritenendo di saperle bene per altro. Conseguenze che però pagheranno tutti (…).
Dunque avanti così, speriamo, con un Conte che NON firma il MES ossia che non dà argomenti all’EU ed alla Germania, la principale beneficiaria dell’euro, spendibili con la corte costituzionale di Karlsruhe. Dunque costringendo ad una implosione controllata dell’euro. Fatta salvo la caduta dal governo attuale dell’Italia anti-MES, ossia quello di Giuseppe Conte (che, in barba di quanto asserito da mesi dai leghisti, il MES non lo ha mai firmato).
In bocca al lupo a tutti
MD
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