John Hayward per Breitbart
Al-Sisi sostiene che l’Egitto abbia il diritto ad intervenire in Libia, se le forze turche e le milizie libiche attraversassero la “linea rossa” posta fra le città di Sirte e Jufra.
Ha parlato dell’intervento militare egiziano come se fosse inevitabile, avvertendo che “chi ha interpretato la nostra pazienza come debolezza si è sbagliato” — ma promettendo che le Forze Egiziane si sarebbero ritirate “pacificamente” dopo aver garantito “la stabilità e la sicurezza” della Libia.
Sirte è la roccaforte dell’Esercito Nazionale Libico (LNA), la fazione guidata dal Gen. Khalifa Haftar sostenuta dall’Egitto, mentre Jufra è la sede di un’importante base aerea.
Per mesi l’LNA ha assediato Tripoli — sede del Governo di Accordo Nazionale (GNA) riconosciuto a livello internazionale — fino a quando l’intervento turco ha contribuito a respingere le sue truppe.
I sostenitori del GNA, considerando il riconoscimento delle Nazioni Unite, ritengono che sia questo il legittimo Governo della Libia — mentre il Gen. Haftar viene visto come un brutale “signore della guerra”.
I sostenitori di Haftar, invece, dicono che il GNA sia preda della corruzione, troppo debole per unificare la Libia e contrastare le bande terroristiche jihadiste.
Gli analisti militari egiziani dicono che se la Turchia e il GNA si spingessero oltre la linea rossa Sirte-Jufra, potrebbero controllare la “mezzaluna petrolifera” dove risiede gran parte della ricchezza petrolifera della Libia.
Gli egiziani temono che la Turchia possa saccheggiare le ricchezze petrolifere libiche se prendesse il controllo di quella regione, per poi passare gran parte del denaro ai gruppi estremisti che minacciano la sicurezza egiziana.
Alcuni funzionari cairoti sostengono che la Turchia stia già saccheggiando la Libia, caricando il GNA di costi esorbitanti per il sostegno militare contro lo LNA — e che abbia già compromesso la “sicurezza nazionale egiziana” importando terroristi dalla Siria.
Gli egiziani vedono il territorio a est della linea Sirte-Jufra come un indispensabile cuscinetto di sicurezza.
Al-Sisi e altri funzionari egiziani, comunque, hanno adottato un tono un po’ più morbido nel corso della settimana.
Mercoledì, in una riunione di Gabinetto, Al-Sisi ha detto che l’Egitto vuole la pace e la stabilità per tutta la Libia, pur ribadendo di essere pronto ad agire per “proteggere la sicurezza nazionale egiziana al confine occidentale”.
La Lega Araba ha espresso martedì il suo sostegno ai “piani di pace” dell’Egitto, chiedendo la fine di “tutti gli illegittimi interventi stranieri nei territori e nelle acque libiche”.
Il GNA ha risposto affermando di aver bisogno del sostegno straniero per difendersi dall’aggressione dello LNA.
Visto che le forze di Haftar godono da sempre dell’assistenza militare straniera (in particolare di quella russa), gli egiziani hanno ragione a pensare che la fine del coinvolgimento straniero ostacolerebbe le ambizioni della Turchia e metterebbe il GNA in una posizione di forte svantaggio.
The National, un quotidiano degli United Arab Emirates (UAE), ha scritto giovedì della profonda rivalità fra Egitto e Turchia, con la Lega Araba che, ovviamente, ha scommesso sul giocatore arabo.
Anche il Qatar ha molte fiches sul tavolo, il che significa che sono coinvolte anche le ambizioni regionali dell’Iran.
“Il ruolo turco in Libia è andato oltre i confini della tolleranza. Si è trasformato in un intervento militare diretto. L’Egitto non può ignorare che le azioni militari della Turchia rappresentino una minaccia per il suo ruolo nella regione e per la sua stabilità”, ha affermato il caporedattore Ghassan Sharbel del saudita Asharq Al Awsat.
The National sostiene di aver visto l’Egitto giocare in difesa dopo l’intervento della Turchia, il che ha fatto pendere la bilancia a favore del GNA.
Ma, in generale, ha elogiato Al-Sisi per aver esposto chiaramente quali siano gli interessi dell’Egitto e i realistici obiettivi militari che vuol raggiungere.
Gli analisti citati nell’articolo hanno previsto un intervento egiziano che potrebbe consistere, inizialmente, nello spostamento di pochi soldati oltre il confine, dimostrando di poter colpire qualsiasi obbiettivo, anche con attacchi aerei mirati — per poi aspettare la risposta della Turchia e dei suoi alleati.
Tuttavia, se anche riuscisse a far ritirare le forze turche di terra, l’Egitto sarebbe comunque insoddisfatto dell’”accordo marittimo per la ricerca di petrolio e gas naturale offshore”, che minaccia il costituendo Consorzio Energetico con Grecia, Cipro e Israele.
Alcuni analisti statunitensi ritengono che il pericolo di un confronto fra Turchia, Egitto e Grecia potrebbe costringere Washington ad abbandonare la posizione generalmente neutrale in Libia — la qual cosa significherebbe mettere l’America dalla stessa parte della Russia (nel sostenere l’Egitto e Haftar).
“Le vittorie turche in Siria e Libia sono state rese possibili dalla riluttanza di Washington e dell’Europa a tener testa a Erdoğan, che ne ha approfittato per alimentare il suo senso d’invincibilità”, ha avvertito Henry J. Barkey (Prof. alla LeHigh University e membro del “Council on Foreign Relations) in una op-ed pubblicata martedì dai media greci.
Barkey è particolarmente preoccupato perché, se la Turchia consolidasse la sua posizione in Libia, il suo aggressivo “sovrano”, Recep Tayyip Erdogan, potrebbe decidere che sia questo il momento migliore per “testare la sorte contro i greci, in un confronto militare su quella che Erodgan considera la parte marittima del suo ricostituito Impero Ottomano”.
I politici turchi hanno dato persino un nome al tratto di mare che bramano: “Mavi Vatan”, che significa “Patria Blu”.
Se l’Egitto volesse mantenere la “Patria Blu” di Ankara saldamente nel regno dei sogni, potrebbe non avere altra scelta che respingere Erdogan dai territori libici.
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Link Originale: https://www.breitbart.com/national-security/2020/06/25/egypt-threatens-invasion-libya-stop-turkey/
Scelto e tradotto da Franco
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