Valérie Toranian per Revue Des Deux Mondes (sintesi)
All’indomani delle elezioni comunali Emmanuel Macron, colpito dall’”onda verde”, ha promesso per il 2021 due referendum ambientalisti.
Il primo per modificare la Costituzione, introducendo i concetti di “biodiversità, ambiente e lotta al riscaldamento globale”.
Il secondo per dar seguito alle 149 proposte elaborate dalla “Convention pour le Climat”, un’iniziativa promossa dal Presidente della Repubblica dopo la crisi dei “gilet gialli”.
Tre le misure prese in considerazione: 1) velocità massima di 110 km/h sulle autostrade, 2) imposta del 4% sui dividendi delle società (solo quelle che elargiscono oltre 10 milioni di euro di dividendi annui) e infine 3) revisione del Preambolo della Costituzione.
Una vittoria per i 150 cittadini facenti parte di un “panel” rappresentativo (forse) dei francesi, che ha lavorato su queste misure aiutato dalle ONG ecologiche.
Il Presidente vorrebbe proporre analoghe Convenzioni su altri argomenti.
La questione è davvero divertente se si pensa alla rappresentatività del Parlamento. I Deputati eletti dal popolo sono ancora utili a qualcosa?
La vittoria delle Liste Civiche Ecologiste ha confermato quanto era stato espresso dai sondaggi. Lione, Bordeaux, Strasburgo, Besançon, Annecy, Poitiers, Tours … sono ora gestite dai Sindaci dell’EELV.
La strategia di unire le sinistre sotto la “bandiera ambientalista” ha dato i suoi frutti.
Uomini e donne a volte quasi sconosciuti sono stati eletti, nonostante la candidatura di qualche “peso massimo” della politica tradizionale.
L’astensionismo, certamente, resta il primo Partito francese. Il disincanto per la vita politica è ormai una costante.
Votiamo poco e, quando lo facciamo, è a favore di ciò che non abbiamo ancora testato.
L’”onda verde”, mescolata con il rosa e con il rosso, ha beneficiato dell’allineamento di qualche pianeta:
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— La consapevolezza globale delle problematiche ambientali e climatiche.
Si sia o meno d’accordo sulla responsabilità dell’uomo nel riscaldamento globale, nessuno più contesta che l’umanità abbia il dovere di conservare, proteggere, preservare il pianeta e la biodiversità.
— La negazione delle Religioni e la necessità di creare un nuovo “senso del sacro”.
Questo “secolo verde”, questo cambiamento di civiltà, come ci ricorda Régis Debray, sta assumendo le familiari forme del Cattolicesimo i cui codici sono stati letteralmente plagiati.
I “Verdi” hanno i loro Sinodi, le loro “professioni di fede”, la loro Giovanna D’Arco (Greta …), i loro eretici (gli scettici), i loro “profeti di sventura” (i collassologi), le loro pratiche ortodosse e i loro rituali vegani … Un vero credo in sostituzione del marxismo.
— Il rifiuto dei Partiti Politici tradizionali.
— La violenta disaffezione per il Presidente della Repubblica e per la sua formazione, la LREM. Il crollo dei suoi candidati è stato davvero spettacolare.
Tuttavia, il voto Municipale è specifico e non anticipa in alcun modo l’esito di un’Elezione Presidenziale.
— La crisi sanitaria che ha riportato in auge, giusto o sbagliato che sia, la nostra colpa verso la natura. La moltiplicazione delle zoonosi sarebbe dovuta alla deforestazione, alla distruzione dell’habitat di alcune specie, etc.
La crisi sanitaria ha rafforzato la sensazione di vulnerabilità, ma ha anche generato nuovi comportamenti, meno consumistici, in piena risonanza con i movimenti ambientalisti.
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Salutando la vittoria della sua parte politica, l’Eurodeputato Yannik Jadot ha celebrato l’”aspirazione popolare” a voler cambiare vita.
Aspirazione sì, popolare resta da vedere.
Sono state le classi medio-alte delle città medie e grandi a votare “Verde”. Non la Francia periferica, non quella dei quartieri operai — o, se l’hanno fatto, è stato solo in modo marginale.
“In una società postmoderna che si allontana sempre più dalla politica, divisa in un arcipelago fatto di appartenenza dove la rivendicazione dell’identità prevale sul progetto politico che la trascende, l’ecologia ha la fluidità necessaria per ottenere i numeri più grandi“.
Quest’affermazione è un riporto delle voci provenienti dal Partito Socialista, dalla LREM e a volte persino dal Centrodestra. Nessuno dei tre brilla per consenso popolare.
E’ vero, i giovani sono tentati dall’ecologia. Ma in modo molto irregolare.
Il voto ambientalista riprende, in parte, la mappa territoriale delle élite urbane francesi.
Non c’è da stupirsi che il Presidente della Repubblica prometta loro uno e persino due referendum per poterli sedurre.
Questo “flusso verde” è destinato a diventare la “riserva di voti” di cui avrà bisogno per battere il Rassemblement National.
Domenica sera Marine Le Pen ha potuto affermare che la vittoria di Louis Aliot a Perpignan sia stata la prova che il Fronte Repubblicano, contro il Rassemblement National, non funzionava più.
Ma è difficile pensare che i Verdi votino Marine Le Pen in un secondo turno contro Emmanuel Macron.
Cosa faranno gli ambientalisti nei Municipi? Ecologia.
E per il resto? Per la sicurezza? Per le questioni sociali? Per le richieste dei migranti?
In alcuni Municipi, come ad esempio Marsiglia, la riapertura delle frontiere ai migranti è all’ordine del giorno.
Speriamo che “Le Printemps Marseillais” sappia conciliare la sua generosità con il pragmatismo e con la buona gestione della città.
Altrimenti il consenso per il Rassemblement National, alle prossime Elezioni Regionali e Presidenziali, rischia di essere spettacolare.
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Fonte: https://www.revuedesdeuxmondes.fr/la-vraie-couleur-des-verts/
Scelto e tradotto da Franco
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