Tom Luongo per Strategic Culture
Chi poteva mai sapere che agli europei mancavano così tanto i playoff della Stanley Cup?
Per chi non ama l’hockey, nei playoff le partite vanno avanti fino a quando qualcuno non vince. E non importa quanto tempo ci voglia.
La cosa può essere estenuante.
Le partite possono andare in triplo e quadruplo tempo supplementare, con i giocatori impegnati per l’equivalente anche di due partite consecutive.
Allo stesso modo il recente Vertice Europeo, con il “pacchetto di salvataggio” che è andato in triplo tempo supplementare.
L’accordo è stato raggiunto dopo cinque giorni di trattative invece dei due previsti.
Perché, in mancanza d’un accordo, il futuro dell’Unione Europea sarebbe stato davvero in dubbio.
Ma, detto questo, la differenza principale fra quel Vertice e una partita di playoff della Stanley Cup è che nel primo caso l’esito era già noto in anticipo.
Si è trattato semplicemente di un esercizio di resistenza per garantire il “giusto” risultato.
Perché la struttura fondamentale del pacchetto, ovvero le sovvenzioni e i prestiti agli Stati-membri emessi attraverso la Commissione Europea, in linea di principio erano già stati concordati.
Per i cinque giorni successivi non hanno fatto altro che mercanteggiare sul prezzo.
Le sovvenzioni e i prestiti creeranno il presupposto su cui si costruirà l’”integrazione fiscale” dell’Europa.
La versione finale del “pacchetto”, in un paio di punti, è variata rispetto alla proposta originale promossa da Angela Merkel ed Emmanuel Macron.
Ma quei cambiamenti non erano altro che dei risparmi concessi ai cosiddetti “Frugal Four” — Austria, Paesi Bassi, Svezia e Danimarca — per permettere ai loro leader di tornare a casa e poter dire: “Abbiamo resistito e abbiamo ottenuto alcune importanti concessioni”.
Omettendo di dire, però, tutte le volte in cui hanno mancato di proposito la rete, per così dire.
In altre parole, la solita politica.
Via Zerohedge, Erik-Jan van Harn of Rabobank ci ha offerto il miglior resoconto.
Se il diavolo normalmente è nei dettagli, questa volta no. Il diavolo è proprio davanti a noi.
Sovvenzioni e prestiti per un totale di 750 miliardi di euro. Ma solo 390 di sovvenzioni invece dei 500 originali.
Ovviamente, non è che l’Europa abbia tutti quei soldi.
Questo significa che la Commissione Europea — guidata da burattini globalisti come Ursula Von der Leyen e Charles Michel — potrà tassare e ridistribuire la ricchezza come un vero e proprio organo di governo.
Allo stesso tempo i Paesi di Visegrad, guidati dalla Polonia e dall’Ungheria, avendo bisogno di un po’ di tranquillità in materia di sovranità nazionale, hanno permesso alcune restrizioni su come saranno gestiti e ratificati gli esborsi.
Le questioni relative allo “Stato di Diritto” sono state separate da tutto il resto.
Con loro grande soddisfazione saranno ora di competenza del Consiglio Europeo, composto dai Capi di Stato dell’UE-27, che richiede l’unanimità.
Ma anche in questo caso si tratta di posizioni di retroguardia, quasi delle vittorie di Pirro.
Tutto questo ci dice quanto sia stata debole la mano negoziale dell’opposizione.
Merkel e Macron hanno ottenuto quasi tutto quello che volevano.
Perché l’Unione Europea e l’euro, nella forma attuale, non possono sopravvivere.
Devono essere strutturati correttamente altrimenti il caos continuerebbe in perpetuo fino a quando la Brexit non verrà replicata in altri Paesi: in prima fila l’Italia e la Danimarca.
L’accettazione delle sovvenzioni e dei prestiti amministrati dalla Commissione Europea è il primo grande passo verso l’integrazione fiscale.
Alla fine, è stato questo il ricatto verso i Quattro Frugali e i Paesi di Visegrad.
L’Ungheria è troppo piccola per resistere all’Europa Occidentale e i polacchi sono troppo russofobici per spostare la politica verso est.
Ora la Commissione ha l’”autorità fiscale” per emettere debito ed erogare i fondi.
Ecco perché l’euro ha fatto notizia e perché i mercati stanno reagendo come se i problemi dell’Europa fossero risolti — mentre quelli degli Stati Uniti fossero appena agli inizi.
Questa, ovviamente, è un’assoluta sciocchezza.
Neanche un euro di quei fondi raggiungerà i paesi più colpiti dal Covid-19 fino a quasi il 2022.
Per allora le persone che i fondi dovrebbero aiutare non si sa bene che fine avranno fatto.
Questo Vertice, quindi, non è stato concepito per aiutare i cittadini europei a riprendersi.
Molto può succedere — e senz’altro succederà — da qui ad allora (2022).
Stiamo parlando di un provvedimento di lungo termine in grado di creare un precedente per riformare completamente le finanze dell’Unione Europea, erodendo ulteriormente la sovranità nazionale con il pretesto di aiutare i popoli impoveriti dalle loro politiche rovinose.
Ricordate che solo pochi mesi fa la Merkel era politicamente alle ultime battute.
Il Consiglio Europeo di febbraio si concluse con i leader così arrabbiati con lei che fu senz’altro un bene mettersi in quarantena da sola.
Ora è di nuovo la Regina d’Europa grazie a un virus che ha completamente sconvolto la società occidentale e le popolazioni.
Chi più ne ha guadagnato sono stati i politici battaglieri come la Merkel, coloro che hanno sostenuto le misure più draconiane.
Questo mi ricorda il grande Harry Browne, scrittore ed ex candidato libertario alla Presidenza.
Diceva che i Governi sono solo capaci di spezzarti le gambe, per poi darti una stampella dicendoti che senza di essa non saresti in grado di camminare.
Mi ricorda anche un’altra importante differenza fra la politica e i playoff della Stanley Cup.
I giocatori giocano la partita per amore, per orgoglio e per il loro futuro, oltre che per la tradizione.
Tutti sanno che non possono vincere senza aiutarsi l’un l’altro. È uno dei più grandi esempi di lealtà che mi viene in mente.
Quello che la Merkel & C hanno pianificato per il futuro dell’Europa, invece, non sarà fatto perché la gente lo voleva, ma perché lei lo esigeva.
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Link Originale: https://www.strategic-culture.org/news/2020/07/25/europe-gets-its-fiscal-integration-package/
Scelto e tradotto da Franco
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