Ambrose Evans-Pritchard per The Telegraph
Nel secondo trimestre il Pil spagnolo è crollato del 18.5pc, il peggior dato di sempre nella storia del paese.
Per Francia e Spagna è stato un autentico massacro. Il Pil italiano, a sua volta, è tornato ai livelli d’inizio anni ‘90.
Il quadro che emerge da entrambe le sponde dell’Atlantico è a dir poco traumatico ma anche, per qualche verso, un miraggio statistico.
Un coma economico indotto, lungo tre mesi, potrebbe essere simile a una vacanza prolungata.
Non è la fine del mondo se il tessuto dell’economia venisse mantenuto integro, tamponando la perdita della produzione con trasferimenti fiscali — e, ovviamente, se il sostegno continuasse fino a quando ci sarà una ripresa a “V”, che possa ridurre il carico del debito supplementare.
Ma non è quello che sta succedendo.
La pandemia continua a creare scompiglio e gli stimoli stanno esaurendosi senza che il rimbalzo abbia raggiunto una “velocità di fuga” tale da autosostenersi.
Il bordo della scogliera si sta avvicinando.
Il sostegno economico ai lavoratori sta per essere tagliato e le garanzie sui prestiti alle imprese stanno andando a scadenza, così come le moratorie sui licenziamenti aziendali.
“A settembre e ottobre andremo in crisi” — ha detto David Owen della Jefferies — “Le piccole imprese stanno rapidamente bruciando il capitale circolante e temo che le banche possano tagliare le linee di credito. Potrebbe esserci una doppia recessione”.
Bernard Connolly, un vecchio ed esperto consulente, pensa che i Governi occidentali stiano rischiando di commettere “l’errore di politica economica più catastrofico dai primi anni ’30”.
A suo parere, il ritiro degli stimoli prima di un’acclarata ripresa indurrebbe una recessione da “manuale keynesiano”, “che potrebbe facilmente diventare una depressione in grado di distruggere l’ordine sociale, politico e finanziario”.
Il Pil dell’Eurozona si è ridotto del 12,1pc nel secondo trimestre, portando la perdita annuale al 15pc.
Questa cifra nasconde una pericolosa asimmetria che probabilmente peggiorerà nel corso dei prossimi tre anni, man mano che il Sud sarà lasciato più indietro.
A luglio, sono già visibili nell’Eurozona i primi segnali di ricaduta.
Lo “€-coin gauge” si è ulteriormente deteriorato, a giugno, da -0,35 a -0,50.
L’indice è stato progettato per “filtrare i rumors e catturare i movimenti di base del Pil”.
L’economia spagnola ha subito una contrazione di 18,5pc dopo aver attuato il blocco più draconiano d’Europa.
Ma, poche settimane dopo, sta combattendo di nuovo con la pandemia.
I nuovi contagi in Catalogna, nella Regione Basca e a Saragozza hanno portato a quarantene parziali che hanno fatto svanire le speranze per un rimbalzo a tutto gas.
La corsa per salvare la stagione turistica potrebbe essersi ritorta contro.
Nel Paese, il programma di sostegno al lavoro e il divieto di licenziamento scadranno alla fine di settembre. La disoccupazione, da latente che era, diventerà reale.
Citigroup prevede che il tasso di disoccupazione raggiungerà il 19pc all’inizio del prossimo anno.
La disoccupazione giovanile è già al 41pc e potrebbe raggiungere nuovamente i livelli di devastazione sociale già visti nella crisi del debito.
Madrid sta valutando i piani per un aumento dell’IVA su prodotti di base come frutta, pane e latte.
Ma questo equivarrebbe a un inasprimento fiscale pro-ciclico.
Davvero notevole la svolta politica per una coalizione che comprende Podemos, Movimento nato dalla lotta contro l’austerità.
La Francia è entrata in recessione alla fine del 2019 e, da allora, la produzione è diminuita di un quinto.
All’inizio dell’estate sembrava che l’economia stesse riprendendosi, ma l’indice “Jefferies’ activity radar” mostra che il traffico web sta di nuovo riducendosi per gli hotel, i concessionari di auto, gli immobili e lo e-commerce.
Il Regno Unito sta riducendo gradualmente il sostegno economico ai licenziati.
Il Governo è stato prontamente avvertito dall’”Istituto Nazionale di Ricerca Economica e Sociale” che in questo modo la disoccupazione potrebbe toccare i tre milioni di persone entro la fine dell’anno.
Nel Regno Unito ci sono 9,7 milioni di lavoratori in aspettativa e altri 2,7 milioni fra i lavoratori autonomi.
Un terzo di loro sostiene di non aspettarsi di riavere il proprio lavoro.
I lavoratori da sostenere sono 10,6 milioni in Germania, 12 milioni in Francia e 8,1 milioni in Italia, dove il divieto di licenziare terminerà a metà agosto, a meno che non venga prorogato.
Il rubinetto degli aiuti viene chiuso a velocità diverse, a seconda dei Paesi, ma l’effetto complessivo è quello di uno tsunami di persone che colpisce un mercato del lavoro ancora troppo debole per poterlo riassorbire.
Renault ha annunciato il taglio di 15.000 posti di lavoro, la BMW ne taglierà 6.000, la VW 7.000 e la Daimler 10.000.
Inoltre, ca. 15.000 posti di lavoro saranno tagliati sia dall’Airbus che dalla Siemens.
Queste notizie sono la quotidianità nei media europei.
Potrebbe indurre le famiglie a trattenere i risparmi come “cuscino di sicurezza”, piuttosto che andare a spenderli.
Le piccole imprese, che non hanno accesso ai mercati dei capitali, sono quelle più in pericolo.
Sono fortemente concentrate nel turismo e nel blocco del Club Med.
La “Banca Europea per gli Investimenti” stima che le entrate delle imprese UE siano crollate di 3,4 trilioni di euro negli ultimi tre mesi.
Le piccole imprese sopravvivono grazie alle linee di finanziamento, ma nel prossimo trimestre il 23pc delle banche dichiara di voler inasprire le condizioni.
“L’improvviso irrigidimento ha già superato il livello della ‘crisi del debito sovrano’ del 2007. Palese il rischio di una stretta creditizia”, ha detto Katharina Koenz di Oxford Economics.
Le inadempienze si erano quasi arrestate durante la pandemia, ma solo perché le garanzie statali sui prestiti avevano rinviato il “giorno della resa dei conti”.
Ma queste scadranno in autunno, aggravando drammaticamente la situazione.
Lo “EU’s Solvency Support Instrument” avrebbe potuto ammortizzare lo shock, disponendo di 300 miliardi di euro per aiutare a ricapitalizzare le aziende che affogano nei debiti (la Commissione stima un fabbisogno di capitale fino a 1,2 trilioni di euro).
Ma quel fondo è stato smantellato nel bizzarro mercanteggiamento dell’ultimo vertice UE dove, per trovare i soldi necessari al Recovery Fund (l’imperativo politico del momento), sono stati tagliati anche gli investimenti per la scienza e la tecnologia.
Ma il Recovery Fund non sarà pronto prima della metà del 2021 e quindi non affronta il pericolo immediato, le metastasi economiche e la conseguente reazione a catena.
Un dramma parallelo è in corso negli Stati Uniti.
Nel secondo trimestre, il Pil si è contratto del 9,5pc e la ripresa si è arrestata, sullo sfondo della “zona rossa” pandemica che inghiotte 21 Stati.
Due terzi dei perduti posti di lavoro non sono ancora tornati e lo “Household Pulse Survey” suggerisce che il mercato del lavoro stia cedendo per la seconda volta.
Sono scaduti gli aiuti da 600 dollari/settimana per 30 milioni di disoccupati, ma Repubblicani e Democratici non sono ancora riusciti a trovare un accordo per un nuovo pacchetto di stimoli.
Gli Stati e le città hanno bisogno di un’iniezione da un trilione di dollari di denaro federale per evitare licenziamenti e austerità.
Il piano finale sarà probabilmente insufficiente a compensare la contrazione dovuta al declino dell’impulso fiscale.
Il boom dei mercati azionari ha cullato i leader sia in Europa che in America, dando loro un falso senso di sicurezza.
E’ già successo nei rally borsistici del 1930, del 1937 e, di nuovo, nel 1981.
Ogni volta le Autorità avevano tolto il tappeto troppo presto.
La liquidità non è la stessa cosa della solvibilità.
*****
Link Originale: https://www.telegraph.co.uk/business/2020/07/31/cutting-stimulus-soon-risks-credit-crunch-social-devastation/
Scelto e tradotto da Franco
*****
Le immagini, i tweet, e i filmati pubblicati (i contenuti) nel sito sono tratti da Internet per cui riteniamo, in buona fede, che siano di pubblico dominio e quindi immediatamente utilizzabili. In caso contrario, sarà sufficiente contattarci all’indirizzo info@mittdolcino.com perché vengano immediatamente rimossi. Le opinioni espresse negli articoli rappresentano la volontà e il pensiero degli autori, non necessariamente quelle del sito.