Franco per mittdolcino.com
Lo spunto è l’articolo che abbiamo proposto alcuni giorni fa: https://www.mittdolcino.com/2020/08/10/da-spadaro-ai-gesuiti-perche-bergoglio-tifa-draghi/.
L’autore illustra le ragioni per cui il Papa e il suo entourage nutrano una così grande stima per Mario Draghi.
Ma la storia parte da lontano e merita di essere raccontata.
I fatti e le opinioni che andrò a esprimere sono tratte dal libro di David A. Wemhoff: “John Courtney Murray, Time/Life, and the American Proposition: How the C.I.A.’s Doctrinal Warfare Program Changed the Catholic Church”.
Innanzitutto è necessario contestualizzare la vicenda. L’America che descriviamo è quella del 1953.
Siamo in piena Guerra Fredda e il Liberalismo non è solo uno strumento economico, ma la bandiera del mondo Occidentale contrapposta a quella del mondo Comunista.
C’entra quello che abbiamo imparato a chiamare “Deep State”, ovvero il potere delle grandi corporation finanziarie e industriali che si esprime riducendo la politica a mera esecutrice della sua volontà.
Dopo aver praticamente distrutto il mondo occidentale, il Liberalismo sta oggi mostrando la corda. Ma allora era il 1953.
L’élite socio-economico-culturale della società americana coordinò i suoi sforzi con il Governo degli Stati Uniti per dar vita al “Doctrinal Warfare Program”, volto a cambiare il pensiero della leadership cattolica e a farle accettare l’”America” come idea di organizzazione sociale.
Una sorta di guerra psicologica, parte di un più ampio tentativo volto a cooptare i leader di tutte le Religioni.
Il piano consisteva nell’utilizzo della Chiesa Cattolica e delle altre Religioni per diffondere l’ideologia americana come risposta al comunismo sovietico — ma anche per “riordinare” quelle stesse comunità ed aprirle agli interessi privati.
Il “Doctrinal Warfare Program” ebbe inizio nel 1953 con un documento intitolato ‘D33 PSB’, indirizzato agli intellettuali, agli imprenditori e agli ecclesiastici appartenenti a diverse comunità, con l’obbiettivo di ottenere la loro approvazione ai principi dell’ideologia americana.
In sintesi estrema, gli aspetti-chiave che s’intendevano supportare erano questi:
1) Separazione fra Stato e Chiesa.
2) Libertà religiosa. In altre parole, non era necessaria una specifica ‘Chiesa di Stato’.
3) Libertà di stampa, necessaria per porre la cultura e l’informazione nelle mani delle imprese private.
L’accettazione e la modellazione della società in conformità a questi principi sono servite, nel corso degli anni, ad attuare una politica che pone tutte le Religioni sullo stesso piano.
Queste, in altre parole, devono essere al servizio dei principi economici e della politica del regime (che ricambia fornendo loro benefici materiali), minimizzando possibili fonti di tensione all’interno della società.
Nessuno dev’essere costretto a convertirsi. E almeno su questo credo che si possa essere d’accordo.
Tuttavia, per un cattolico le politiche pubbliche devono basarsi sulla “fede cattolica” e non sulla “legge naturale”, come sostenuto dai teologi promotori dell’ideologia liberista.
Il concetto di “legge naturale” è equivoco e portatore di significati o definizioni differenti … forse del rigetto stesso della figura di Gesù Cristo.
Viene definita, in effetti, come norma di condotta fondata sulla natura umana, senza l’apporto di una rivelazione soprannaturale.
E’ soggetta, in ogni caso, alle manipolazioni di coloro che hanno la volontà e i mezzi per poterlo fare.
Se da un lato la difesa della Dottrina Cattolica fu guidata da Francis Connel (un prete dell’”Ordine dei Redentoristi”), dall’altro la progressione dell’ideologia americana fu guidata da un prete dell’”Ordine dei Gesuiti”, John Courtney Murray.
Tutto questo diede inizio a una guerra psicologica, o guerra politica che dir si voglia, consistente nella manipolazione di parole, immagini e idee per dar forma a opinioni, percezioni e credenze legate a un determinato obbiettivo.
In generale, gli americani la svilupparono in occasione della 2a Guerra Mondiale e della Guerra Fredda.
L’idea di guerra psicologica, come qualsiasi altra idea presente nella società americana, ebbe origine dapprima nel settore privato per poi essere adottata, sviluppata e ampliata come arma o strumento del Governo degli Stati Uniti.
Tornando al Gesuita Murray, Whemoff così ha scritto:
“”In cambio delle sue idee, i Rockefeller gli diedero accesso al denaro offerto dalle Fondazioni elitarie.
I rapporti di Murray con i Rockefeller permise alla Georgetown University il finanziamento di un programma intitolato ‘An experimental Program in Executive Education to be Undertaken Cooperatively by Georgetown University and The William A. Jump Memorial Foundation’.
Il programma aiutava gli uomini e le donne ad accedere alle posizioni dirigenziali del Governo Federale, per potervi esercitare un’importante influenza in favore della crescita delle istituzioni democratiche””.
E poi:
“”Quando ebbe bisogno di soldi, Murray scrisse una lettera a Dean Rusk, all’epoca Presidente della Fondazione Rockefeller.
Essere aiutato dai Rockefeller lo rese molto popolare nel mondo dei cattolici statunitensi, in ragione del denaro che fluiva dalla Fondazione alle Istituzioni Cattoliche …””.
John Courtney Murray fu un personaggio importante perché fornì ai cattolici la giustificazione teologica dell’ideologia liberista, poi definita “The American Proposition”.
Henry Luce, il magnate dei media, lavorò a stretto contatto con il Governo degli Stati Uniti e con i Rockefeller per farla progredire.
Fu amico, protettore e, in generale, compagno di viaggio di Murray.
Insieme, portarono avanti lo sforzo per convincere la leadership cattolica che quella americana era la forma ideale di organizzazione sociale e il Liberalismo il modello economico migliore.
Murray, tuttavia, non fu l’unico prete cattolico a essere utilizzato per far avanzare il Liberalismo, egli è solo il più conosciuto.
Felix Morlion, ad esempio, il prete che aveva fondato la “Pro Deo University”, promuoveva attivamente quest’ideologia fin da prima che lo stesso Murray fosse coinvolto.
La “Pro Deo University” aveva il suo quartier generale a Roma e insegnava ai suoi studenti che quella americana era la società ideale, mentre li preparava a ruoli di leadership nel mondo sociale e degli affari dei loro paesi d’origine, spesso in America Latina.
Un altro prete cattolico fu Gustave Weigel, anch’egli un gesuita.
Fu un notevole apologeta del ”The American Proposition” in America Latina per gran parte degli anni ‘30 e ‘40.
Una parte dell’”Ordine dei Gesuiti”, in effetti, fu attivamente impegnata nella difesa e nella promozione dell’ideologia liberista, in particolare con la rivista “America”.
La figura di Weigel è notevole perché fu il primo ad articolare l’idea che un cattolico possa credere privatamente in una certa cosa, ma quando occupa un ufficio pubblico possa agire anche in modo diverso, spogliando la Chiesa e la Fede Cattolica del potere d’influenzare le politiche pubbliche.
Questo concetto acquistò notorietà nel 1980, quando il Governatore Mario Cuomo si disse personalmente contrario all’aborto, ma sostenne il diritto delle donne a poter scegliere.
Tutto questo per descrivere il successo del Liberalismo nella scalata alla Chiesa Cattolica, conseguito cooptando la sua leadership.
Un’importante conseguenza fu l’approccio duale della Chiesa Cattolica nell’affrontare le questioni contingenti — da un lato asseconda il ricco e il potente, dall’altro pacifica la gente seduta sui banchi.
Secondo Wemhoff, la Chiesa Cattolica è radicalmente cambiata nel corso degli ultimi cinquant’anni.
Accettando il Liberalismo come il “bene” ha cercato di rimodellare se stessa per potergli essere simile.
Consequenziale la visualizzazione di una certa ”America” come “maestra” della Chiesa e non il contrario.
E Papa Francesco? Può rappresentare il culmine del “Doctrinal Warfare Program”?
I discorsi di Papa Francesco all’“Independence Hall” di Philadelphia e al Congresso degli Stati Uniti suggeriscono che egli abbia accettato il fatto che la società ideale sia quella organizzata sulla falsariga del Liberalismo, del tutto ammissibile (a suo dire) dalla Dottrina Cattolica.
Lo scrivente resta tenacemente dalla parte del Cardinale Viganò e, prima di lui, del “Redentorista” Francis Connel.
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Franco
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