Sumantra Maitra per The Federalist
Il più grande ostacolo alle strategie americane in Europa è ancora una volta la Germania.
Due membri della Nato, la Turchia e la Grecia, sono coinvolti in una disputa sulla ricerca d’idrocarburi nel Mediterraneo Orientale.
La Grecia è sostenuta dalla Marina Francese e, dopo l’esercitazione congiunta di giovedì, la Turchia ha avvertito Parigi che deve ritirarsi.
Nel giro di un solo giorno sono successe tre cose in rapida successione.
In primo luogo, il Segretario di Stato americano Mike Pompeo ha firmato un Trattato per il trasferimento delle truppe dalla Germania alla Polonia, diminuendo il ruolo strategico della Germania nell’Euro-sicurezza.
Berlino ha avuto uno scatto d’ira per l'”unilateralismo” francese, che potrebbe anche essere interpretato come un sostegno alla Turchia.
Ma questa reazione è arrivata quando le forze navali francesi stavano già fissando negli occhi la flottiglia turca, mentre questa violava la sovranità marittima greca per effettuare trivellazioni.
Nel frattempo, dopo aver convertito Hagia Sophia in Moschea, il leader turco Recep Tayyip Erdoğan ha fornito asilo politico ai terroristi di Hamas.
E’ anche intervenuto in Libia e in Siria accusando la Francia di neocolonialismo e di indegno bullismo.
A dirla tutta, l’atteggiamento tedesco è sconcertante.
Sia la Grecia che la Francia sono membri dell’Unione Europea mentre la Turchia non lo è.
Come unica potenza nucleare dell’UE, la Francia ha il potere militare per sostenere i suoi propositi.
Ma la Germania non è così fortunata.
Inoltre, la Grecia preferisce la Francia come alleato, non avendo dimenticato ciò che la Germania le ha fatto durante la crisi del debito.
La Grecia, la Francia e l’Egitto sono le “potenze dello status-quo” che cercano di trovare un equilibrio naturale contro l’espansionismo turco, sempre più aggressivo.
La Germania si accontenta apparentemente di dare lezioni a tutti, invocando una maggiore responsabilizzazione dell’UE attraverso i consueti canali diplomatici.
Ma in realtà sta sabotando lo sforzo militare della Francia.
Tuttavia, non è detto che tale tentativo abbia successo.
L’interesse fondamentale anglo-americano nel Continente Europeo è sempre stato quello di mantenere un certo equilibrio, per quanto delicato possa essere, garantendo al contempo che non ci sia una sola potenza dominante nella terraferma continentale.
Questa strategia, nella terminologia delle relazioni internazionali, si chiama “bilanciamento offshore”.
Ogni moderna Amministrazione Americana ha cercato di far sì che gli europei si assumessero oneri maggiori per la sicurezza.
Una posizione insostenibile subito dopo la 2a GM, ma senz’altro possibile nell’attuale clima geopolitico.
Per gli strateghi americani è un dono del cielo che la Francia, uno dei più antichi alleati, si sia offerta di sostenere ulteriori oneri per la sicurezza.
Dopotutto, chi si occupa della politica estera americana ha questioni molto più urgenti da affrontare — ad esempio l’ascesa della Cina.
Tenere in ostaggio gli americani è da sempre la paranoia dei tedeschi, che non vogliono perdere la leadership europea a favore della Francia.
Il fatto che la Germania abbia al suo interno una forte diaspora turca pesa molto nei circoli strategici di Berlino.
In ultima analisi, di questo non dovrebbe importare un granché alla Gran Bretagna e agli Stati Uniti — è un problema interno tedesco e quindi che se lo risolvano!
Attualmente, il Mediterraneo Orientale è uno dei luoghi del pianeta con maggiore tensione, perché alla Turchia è stato permesso di tradire tutti i Paesi della regione.
Tuttavia, per la prima volta dopo tanto tempo, i turchi si trovano ad affrontare, nell’Egeo, una reazione concertata fra Egitto, Grecia e Francia.
A bocce ferme, alla Germania restano due opzioni: o dare alla Turchia il “via libera” per fare quello che vuole nell’Egeo, o costringere Washington e Londra a impantanarsi in una regione che è più nell’interesse di Berlino e Parigi che in quello degli anglo-americani.
Finora, sembra che Emmanuel Macron e Donald Trump stiano agendo di concerto (almeno a livello retorico).
Secondo un portavoce della Casa Bianca, entrambi i leader “hanno espresso preoccupazione per l’aumento della tensione fra i due membri della Nato, Grecia e Turchia”.
Ma questo non basta. È il momento di sostenere diplomaticamente la Francia, che sta assumendosi ulteriori responsabilità militari.
La cosa più importante è che questa mossa bilancia l’espansionismo turco nell’Europa dell’Est.
Da anni Erdoğan gioca sull’insicurezza e sulle divisioni occidentali.
Se però la Turchia si trovasse isolata contro Francia, Grecia ed Egitto, sostenuti diplomaticamente dagli Stati Uniti, si renderebbe conto che le sue scelte hanno delle conseguenze.
Il controllo congiunto egiziano-francese della Libia sigillerebbe, oltretutto, la costa nordafricana con il suo milione di migranti diretti in Europa.
Inoltre, potrebbe costringere gli ufficiali laici dell’esercito turco a realizzare che sono solo a pochi centimetri dal perdere il patrocinio anglo-americano.
Per quanto riguarda il Mar Nero e il sostegno logistico garantito dai turchi, le basi anglo-americane a Cipro e quelle francesi in Grecia garantiscono una capacità di proiezione anche su lunghe distanze.
La Turchia avrà presto bisogno dell’Occidente più di quanto l’Occidente possa avere bisogno del regime di Erdoğan.
Infine, sostenere la Francia servirebbe a dare una lezione alla Germania e all’UE.
Un asse Grecia-Francia-Egitto, per condividere l’onere della sicurezza nel Mediterraneo Orientale e bilanciare l’espansionismo turco, è una rara opportunità strategica che Washington non dovrebbe lasciarsi sfuggire.
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Link Originale: https://thefederalist.com/2020/08/17/why-the-united-states-needs-to-put-its-weight-behind-france-in-the-mediterranean/
Scelto e tradotto da Franco
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