Pochi giorni fa abbiamo saputo di una importante pronuncia della Corte Suprema degli Stati Uniti, relatore Brett Kavanaugh, giudice nominato da Donald Trump, presso la Corte da ottobre 2018. Probabilmente tale pronuncia determinerà a catena effetti molto duri sulle ONG che fanno capo ad Open Society Foundation e dunque a George Soros, segnando l’inizio di un brutale cambio di clima negli USA, per il multimiliardario da decenni schierato a favore della globalizzazione economica e finanziaria che schiaccia la democrazia e gli Stati-nazione. https://www.supremecourt.gov/opinions/19pdf/19-177_b97c.pdf Open Society ha intentato una causa al governo USA: le articolazioni della Open Society F. che hanno sede fuori dagli USA, sostenevano di poter beneficiare di finanziamenti governativi americani, senza impegnarsi nel rispetto delle policy di opposizione alla prostituzione ed al traffico di esseri umani, come richiesto invece alle organizzazioni estere. Al di là dello specifico caso, è interessante rilevare che la Corte Suprema ha stabilito, con più chiarezza rispetto a precedenti pronunce, che le organizzazioni straniere non godono dei diritti – tra cui le libertà di espressione ed opinione – previsti dal primo emendamento della Costituzione degli USA. Cosa significa, lo ha precisato un profilo twitter repubblicano: «Kavanaugh ha appena lanciato una bomba atomica tattica su George Soros. SCOTUS [ la corte suprema, NdA] ha stabilito che le organizzazioni affiliate alla “Open Society” perdono la protezione del Primo Emendamento e possono essere trattate come minacce internazionali, ciò determinerà effetti anche sui loro sostenitori negli Stati Uniti e all’estero». Il ribadire tale principio, dovrebbe implicare un cambio di clima nel prossimo futuro per le attività delle ONG che fanno capo a Soros negli USA, che da anni si occupano di propaganda ed organizzazione di sommosse apertamente anti-americane. La Open Society Foundation, per esempio, recentemente ha programmato di spendere ben 220 mln di dollari a favore delle organizzazioni e dei leader che si dedicano alle rivolte violente black lives matter. http://archive.is/QcU8p Ad Indianapolis i rivoltosi sono arrivati ad uccidere per strada una donna – madre di un bambino di 3 anni – perché aveva gridato malamente ai manifestanti. Alcune città, per esempio Portland, sono state devastate con interi quartieri distrutti e dati alle fiamme. Di episodi come quello descritto, ovviamente, leggerete solo su questo sito e poco più, mentre sui media italiani quasi certamente avrete visto l’intero circus della Formula 1 e la Sig.ra Boldrini inginocchiati (…a proposito…per l’occasione la Sig.ra era senza mascherina…avrà ottenuto una deroga dal Covid-19? Ah, saperlo…). E magari, La7 passerà qualche video in cui Obama accusa Trump di reprimere con la Guardia Nazionale “manifestazioni pacifiche”. Da documenti che circolano in rete, è ormai chiaro che le ONG di Soros finanziano le rivolte black lives matter (BLM) dal lontano 2014. https://www.weaselzippers.us/224034-more-proof-of-paid-protesters-ad-asking-for-protesters-to-travel-to-protest-list-of-payouts-to-ferguson-protest-organizers/ I disordini a cui abbiamo assistito nelle ultime settimane negli Stati Uniti, utilizzati dai media filo dem per accusare Trump di essere razzista e xenofobo, quasi certamente sono stati organizzati secondo il modello utilizzato a Ferguson – St. Louis nel 2014, su cui sono trapelati molti dettagli.
Soffermiamoci per qualche istante su questo plot, su cui vale la pena riflettere: l’Italia può finire tranquillamente a ferro e fuoco come Portland, in un futuro prossimo. Nessuno può razionalmente credere che le ONG vicine alla Germania e – di nuovo – a Soros, negli anni abbiano traghettato qui dalla Libia centinaia di migliaia di immigrati clandestini per chissà quali ragioni “buoniste”… Il plot è assolutamente razionale e finemente orientato verso l’ottenimento di precisi obiettivi politici. Le proteste (apparentemente spontanee, in realtà meticolosamente organizzate), servono alla manipolazione della maggioranza dei cittadini, i quali vengono indotti a pensare che la minoranza nera abbia delle ragioni per inscenare la protesta violenta. Su Trump e sui Repubblicani, viene proiettato dogmaticamente il marchio del fascismo, del razzismo e della xenofobia. Ciò è privo di basi reali e razionali, ma si tratta di un aspetto collaterale perché nella psicologia delle folle, i messaggio dogmatici ed apodittici attecchiscono tranquillamente. I media controllati dai dem tentano infatti di edificare e cementare, partendo dalla legittimazione della violenza di una minoranza che nei fatti è solo sfruttata per fini di potere, una maggioranza politica che diversamente non esisterebbe. Questa maggioranza fittizia è dunque plasmata attraverso una narrazione collettiva fittizia. Naturalmente agli americani oggi, ed alle prossime vittime di questo plot domani (magari noi italiani?), viene offerta l’occasione perfetta per porre fine al siffatto stato di tensione. Basta adeguarsi al politicamente corretto. Basta cacciare il fascista di turno, in questo caso Trump….eleggere il “mite” Joe Biden e Kamala Harris, primo vicepresidente donna e nera della Storia degli USA, già pronta a prendere il posto del vecchio “sleepy” Joe al momento opportuno. Sia chiaro, non penso che andrà cosi (anche se è così che la UE ed il partito comunista cinese sperano che vada).
Indovina un po’ per chi tifano i cinesi…il Global Times è edito a Pechino…direttamente dal PCC !!
Nel complesso, come abbiamo visto l’intero sistema organizzativo delle proteste è stato ed è ampiamente sostenuto dalla Open Society finanziata da George Soros. La narrazione è totalmente fittizia perché i rivoltosi BLM – oggi, verosimilmente come è provato avvenne già nel 2014 – vengono pagati, mentre gli organizzatori ricevono ricchi bonus per l’implementazione dei disordini. La pianificazione è minuziosa, in modo da ottenere il massimo danno alle proprietà pubbliche e private e la massima risonanza mediatica possibili. I democrats USA si sono rapidamente posizionati in scia al movimento in questione, sebbene esso sia terribilmente violento: si è scoperto poi che i finanziamenti destinati a BLM, in larga parte provenienti da grandi corporations globali, in realtà finiscono alla campagna elettorale di Biden.
I vertici democrats inginocchiati per BLM. Le città devastate durante le rivolte sono governate dai democrats da decenni…si inginocchiano – da buoni “lupi vestiti da agnelli ” – al solo fine di esportare lo stesso modello in tutti gli USA. Se votassi là non avrei dubbi sulla necessità di sostenere Trump.
https://theconservativetreehouse.com/2020/06/11/exploited-again-financial-contributions-to-black-lives-matter-are-being-funneled-to-biden-campaign/?fbclid=IwAR3RL0t4aYpFN_9tS5_CV9d_VwW7ivy6A73WM0MC4JQ43bYeR7gh1_cMOo8 Naturalmente, non poteva mancare l’appoggio tedesco – dai massimi livelli – per l’ennesimo “nemico interno” di Donald J. Trump, il presidente anti-globalista ed anti cinese per eccellenza, che lavora a favore dell’economia reale e della classe media [l’architrave di ogni democrazia…]. La Germania globalista a letto con la Cina – per bocca del ministro degli esteri Maas – considera le proteste dei BLM “legittime”, in perfetto accordo col plot che abbiamo descritto sopra.
…si potrebbe parlare anche dei finanziamenti del governo tedesco ad Open Society Foundation, ma questa è un’altra storia…
Tutto torna…assistiamo ora alla reazione americana contro i globalisti che agiscono dall’interno, che come abbiamo visto si manifesta ormai anche presso i massimi livelli dello Stato (a parere di chi scrive, la pronuncia di Kavanaugh solo incidentalmente riguarda questioni attinenti prostituzione e traffico di esser umani…). Pare ovvio ma è bene scriverlo: anche il nostro paese ha bisogno di seguire l’ esempio della Corte Suprema degli USA. Occorre mettere alla guida delle istituzioni persone che amano il proprio paese prima di tutto, anche prima del loro partito, dunque capaci di schierarsi secondo il supremo interesse del paese. Questa, pur richiedendo tempo e pazienza, pare l’unica opzione disponibile per invertire la rotta seguita dalle istituzioni durante 4 decenni di globalismo. Pepito Sbazzeguti
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