Redazione: Tempi duri per i Governi Europei. Quello britannico non fa eccezione e viene duramente attaccato dalla stampa conservatrice per le sue incertezze in Medio Oriente.
Quante volte abbiamo scritto che non è più tempo di posizioni terze!
Il nostro non è un pensiero isolato. Questi son giorni in cui ci si schiera … a cominciare dal Regno Unito.
Come al solito profondamente ambigua la posizione francese.
Da un lato paladina dell’Occidente (e quindi d’Israele) con l’invio di navi militari nel Mediterraneo Orientale, dall’altro fra i principali sostenitori dell’Iran, che della Turchia è alleato.
Crediamo che quest’ambiguità di fondo non sia molto apprezzata dalle parti di Foggy Bottom e questo lascerebbe spazio a un intervento italiano.
Sappiamo che qualcosa sta muovendosi, soprattutto fra Italia ed Egitto. Staremo a vedere.
Intanto godiamoci la rampogna di Douglas Murray al Governo Britannico. Mal comune, come suol dirsi …
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Douglas Murray per The Spectator UK
Venerdì scorso il “Consiglio di Sicurezza” dell’Onu ha respinto qualsiasi estensione dell’embargo sulle forniture di armi all’Iran.
Imposto nel 2007, ha cominciato a essere gradualmente abolito dopo l’accordo del 2015.
Ma è restata in vigore una disposizione “snapback”, che consente il ripristino di tutte le sanzioni in caso di violazione dell’accordo.
L’Iran da tempo non ne osserva i termini ma venerdì, quando gli Stati Uniti hanno sperato che gli alleati si unissero a loro, solo la Repubblica Dominicana ha votato a favore della loro risoluzione.
Il Regno Unito, assieme a Francia e Germania, ha preferito astenersi.
Sul fatto che la Russia e la Cina possano ricominciare a vendere armi all’Iran il nostro Paese non ha apparentemente alcuna opinione.
Sarebbe bello poter dire che si è trattato di un fatto isolato. Ma non lo è.
In quella stessa settimana gli Stati Uniti hanno mediato un accordo storico nel Medio Oriente.
Sotto la loro supervisione, gli Emirati Arabi Uniti e Israele hanno firmato un accordo per normalizzare le relazioni.
Il Presidente israeliano, Reuven Rivlin, ha invitato il Principe Ereditario Mohammed bin Zayed a visitare Gerusalemme.
Quando i vantaggi economici e diplomatici della normalizzazione diventeranno evidenti, ci si aspetta che altri Paesi del Medio Oriente seguano l’esempio.
L’accordo EAU-Israele fa parte del più ampio tentativo di coalizzazione degli Stati che vogliono evitare il dominio iraniano.
Da qui la condanna degli EAU, da parte del Presidente Rouhani, per le sue azioni “infide”.
Si dice che il Bahrein e persino l’Arabia Saudita a un certo punto si siano uniti all’accettare la realtà dell’accordo.
Ma è nel “Ministero degli Esteri” britannico che questa realtà sembra essere lontana.
Rispondendo all’iniziativa guidata dagli Stati Uniti, il “Foreign & Commonwealth Office” (FCO) ha rilasciato una dichiarazione in due punti:
a — il primo accoglie con favore la normalizzazione;
b — il secondo consiste nella sempiterna riaffermazione che: “”In definitiva, non c’è alternativa ai colloqui diretti tra palestinesi e israeliani, che sono l’unico modo per raggiungere una soluzione a due Stati e a una pace duratura””.
Lo FCO considera questa posizione come una nave di prima classe che naviga sul mare di saggezza che si è formato dopo decenni di magistrale circumnavigazione.
Ma i recenti avvenimenti suggeriscono il contrario.
Prendete la dichiarazione della settimana scorsa.
Lo FCO ha insistito sul fatto che l’unica via per la pace, in Medio Oriente, sia quella dei “colloqui diretti tra palestinesi e israeliani”, proprio quando l’accordo siglato dimostra quanto siano inutili i “colloqui diretti”!
La natura storica dell’accordo tra EAU e Israele consiste non solo nella normalizzazione in sé, ma nel fatto che dimostri come gli Stati della regione possano far pace con Israele senza dover passare necessariamente attraverso la corrotta Autorità Palestinese.
Per decenni l’EAU ha sostenuto che una “soluzione a due Stati” (israeliano e palestinese) potesse “sbloccare e risolvere” tutti i problemi del Medio Oriente.
Ed è a questa impresa fallita che la diplomazia britannica resta essenzialmente legata.
Ma, se gli EAU possono far pace senza passare attraverso il cartello palestinese, perché non può farlo anche il “Ministero degli Esteri” britannico?
Prendiamo ad esempio la situazione delle “Alture del Golan”.
Occupate da Israele alla fine della “Guerra del ‘67”, il Golan è un punto strategico che potrebbe essere usato contro Israele se fosse nelle mani dei suoi avversari.
Per più di mezzo secolo sono state parte de-facto d’Israele. Non esiste uno scenario in cui possano essere riconsegnate.
Il Governo Americano l’anno scorso ha riconosciuto questa realtà. Ma, tornando a Londra, lo FCO continua a pensarla diversamente.
Le “alture del Golan occupate” è il modo con cui definisce ancora quell’area.
Immutata la posizione secondo cui Israele debba restituire il Golan. A chi, poi, ci chiediamo … al regime siriano?
L’illusione dev’essere davvero forte per immaginare un simile scenario.
La qual cosa è davvero strana perché, su altri temi, non ultimo Hong Kong, il Regno Unito ha dimostrato di essere molto impegnato, sia per questioni di principio che di praticità.
Invece, nel pantano del Medio Oriente si è bloccato, senza trovare una posizione adeguata alla mutevole scena regionale.
Per quanto riguarda il voto del “Consiglio di Sicurezza” sull’Iran, la Gran Bretagna disponeva di due opzioni:
a — quella americana, che vuol isolare l’Iran fino a quando non rinuncia alle sue ambizioni nucleari;
b — quella europea, che cerca di “aprire l’Iran” e godere di conseguenza del suo mercato — nonostante il regime sia il più grande sponsor del terrorismo regionale.
E allora, perché la Gran Bretagna ha rinunciato a esprimere il suo voto, sanzionando le colpe dell’Iran?
Un motivo è che ci sono elementi, all’interno dello FCO e del Governo, che son sempre stati solidali con il Governo Iraniano.
Sei anni fa, in questa sede, identificai il Deputato Ben Wallace come parte della “lobby iraniana” attiva all’interno di Westminster.
Forse, Wallace e gli altri, ritengono utile che la Gran Bretagna si ritagli una nicchia di “neutralità” sulla questione del riarmo iraniano.
Ma questa posizione, se anche fosse moralmente difendibile, diplomaticamente e strategicamente non ha alcun senso.
La Gran Bretagna, in effetti, è molto indietro rispetto alla Francia e alla Germania.
Al contempo, non affiancando l’America al “Consiglio di Sicurezza”, si è isolata dal suo più importante partner internazionale.
Per quanto riguarda la regione più volatile del mondo, il Medio Oriente, la politica estera britannica sta mostrandosi antiquata, lasciando il Paese solo e in alto mare.
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Link Originale: https://www.spectator.co.uk/article/the-foreign-office-has-lost-the-plot-in-the-middle-east
Scelto e tradotto da Franco
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