Redazione: Grazie al nostro Bart, siamo in grado di presentare la nuova Guerra Fredda vista anche dall’altra parte della barricata (rispetto alle nostre posizioni), ovvero con gli occhi dei tedeschi e quelli dell’UE.
Riservandoci ulteriori approfondimenti e con tutto il rispetto per Germania e UE, a noi sembra che stiano giocando alla “mosca nocchiera”.
Ci sarebbe l’unanimità, in Europa, per contro-sanzionare gli Stati Uniti? E quali le conseguenze, visto il fallimento dell’INSTEX? E che dire della Difesa Europea, salvo che si vogliano seguire i pipe-dreams di Macron?
Quest’articolo, per qualche verso, fa da pendant a quello che abbiamo presentato un paio di giorni fa, “Trump, Biden e i fottuti tedeschi”.
Dopo la Brexit, le sanzioni statunitensi porranno fine ai sogni egemonici franco-tedeschi.
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Redazione di German Foreign Policy
Con la pubblicazione di un dettagliato documento strategico, Berlino e Bruxelles stanno preparando un’ampia gamma di strumenti utili per condurre una “guerra economica”.
La ragione di tutto questo sono essenzialmente le sanzioni statunitensi che colpiscono direttamente o indirettamente la Germania e l’UE, causando danni considerevoli alle aziende europee.
L´obiettivo è di difendersi con tutte le proprie forze da eventuali future sanzioni.
“Dobbiamo mettere sul tavolo tutti gli strumenti di tortura“, ha detto il “portavoce per la politica estera” del Gruppo Parlamentare SPD, Nils Schmid.
Il documento strategico, redatto dall’European Council on Foreign Relations (ECFR, un think-tank politico con sede a Berlino) con la partecipazione del Ministero degli Esteri tedesco, suggerisce, tra le altre cose, la nomina di un Rappresentante Speciale dell’UE per attuare misure economiche coercitive e contro-sanzioni contro persone o industrie straniere.
Il documento è stato pubblicato nel momento esatto in cui le sanzioni per il Nord Stream 2 stanno per entrare in una fase successiva, che comporterà un loro inasprimento.
IL PROSSIMO ROUND
Martedì, il Dipartimento di Stato americano ha diffuso una nuova linea guida che estende le sanzioni entrate in vigore nel 2019 (attraverso il PEESA, “Protecting Europe’s Energy Security Act”) contro il completamento del gasdotto.
Come conseguenza, saranno imposte misure coercitive a chi in futuro dovesse contribuire, anche in modo indiretto, all’equipaggiamento delle navi posa-tubi e persino a chi partecipasse al finanziamento dell´opera.
Secondo gli addetti ai lavori, il fattore scatenante per l’inasprimento delle sanzioni è che la più importante nave posa-tubi russa, l’Akademik Tscherski, ha lasciato il porto di Mukran-auf-Rügen all’inizio del mese ed ora si trova al largo di Kaliningrad.
Non è molto chiaro cosa ci stia facendo.
Se alcuni ipotizzano l’esecuzione di un qualche test, altri ritengono che la nave possa aver lasciato Mukran per proteggere le aziende locali e le agenzie statali dalla minaccia delle sanzioni statunitensi.
DECIDIAMO PER CONTO NOSTRO
Il Governo Federale, che ha sempre sostenuto la costruzione del gasdotto, ma evitando di esporsi troppo, ha recentemente preso una posizione molto chiara.
“Le decisioni sulla nostra politica energetica vengono prese qui in Europa“, ha affermato il Ministro degli Esteri Heiko Maas lo scorso fine settimana, chiedendosi “non se, ma quando il Nord Stream 2 sarà completato“.
Berlino aveva cercato di far cambiare idea a Washington con un accordo particolare.
Secondo quanto riferito, il Ministro delle Finanze Olaf Scholz aveva offerto al suo omologo statunitense Steven Mnuchin un “sostanzioso” incremento dell´investimento, fino a 1 miliardo di euro, per la costruzione di 2 terminal GPL a Brunsbüttel e Wilhelmshaven, dai quali poter importare il gas liquefatto prodotto dagli Stati Uniti, ma anche da altri Paesi come il Qatar e la stessa Russia.
Come parte dell´accordo, l´investimento da 1 miliardo pianificato da tempo sarebbe stato anticipato rispetto al previsto, imprimendo una decisa accelerazione ai tempi di realizzazione dell´opera.
Va da sé che Washington ha ignorato la proposta di Berlino.
LOTTA ALLE SANZIONI STATUNITENSI
Mentre divampa il contenzioso sulle sanzioni per il Nord Stream 2, Berlino e Bruxelles stanno preparando, dietro le quinte, una serie di strumenti da usare per le future guerre economiche.
Il punto di partenza è l’affermazione che la disputa sul gasdotto non sia un caso isolato, ma solo un episodio della complessa strategia di attacchi economici che gli Americani stanno portando non solo alla Cina, ma anche all’UE.
Le misure statunitensi cui è esposta l’UE includono non solo dazi punitivi e minacce di oneri ulteriori, ad esempio sull’esportazione di veicoli dall’Europa agli Stati Uniti, ma anche sanzioni extraterritoriali contro paesi terzi come l’Iran, che renderebbero impossibile qualsiasi attività commerciale da parte delle aziende tedesche, o degli altri Stati UE, con quel Paese.
In effetti, il tentativo di creare il circuito finanziario INSTEX (“Instrument in Support of Trade Exchanges”) alternativo allo SWIFT, che avrebbe dovuto consentire alle aziende europee di aggirare le sanzioni statunitensi, è di fatto fallito.
E’ un fattore decisivo: il timore degli ambienti economici europei è che Washington possa silurare gli affari e le partnership, insostituibili, tra le società europee e quelle cinesi, attraverso l´imposizione di misure coercitive extraterritoriali contro Pechino.
CON IL SUPPORTO DEL MINISTERO DEGLI ESTERI FEDERALE
Per pianificare lo sviluppo di strumenti efficaci atti a combattere le guerre economiche del futuro, una task force dell´ECFR ha prodotto un ampio documento contenente diverse e concrete soluzioni, intitolato “Difendere la sovranità economica dell’Europa“.
La task force è sostenuta dai Governi di Germania e Francia.
Da parte tedesca è stato coinvolto il Ministero degli Esteri il cui Ministro, Miguel Berger, si dice abbia presieduto la riunione di apertura della task force.
Hanno partecipato anche altri funzionari, membri del Bundestag e dell’Assemblea Nazionale Francese, nonché esperti di associazioni imprenditoriali.
La maggior parte di loro non vuole essere menzionato per timore di ritorsioni tranne, per il momento, tre membri del Bundestag — Stefan Rouenhoff (CDU), Andreas Nick (CDU) e Nils Schmid (SPD) — e due dell’Assemblea Nazionale Francese, Caroline Janvier e Raphaël Gauvain (La République en Marche/LREM, il Partito del Presidente Emmanuel Macron).
CONTROSANZIONI
Nel suo documento strategico la task-force ECFR propone, tra le altre cose, l’istituzione di una “Banca Europea per le Esportazioni”, perché le società europee possano effettuare operazioni di pagamento, indipendentemente dalle sanzioni imposte da altre Potenze — confidando in un maggior successo rispetto a INSTEX.
Sostiene, inoltre, la creazione di un’Autorità Europea che si occupi specificamente delle misure coercitive sul commercio estero, guidata da un “rappresentante speciale” dell’UE espressamente nominato.
Propone, inoltre, di creare un “euro digitale” per contrastare il dominio globale del dollaro USA e rafforzare sistematicamente la “sovranità dell’Europa”.
Per finire, insieme ad altre misure, la Task Force ECFR raccomanda d’imporre, se necessario, le proprie contro-sanzioni.
Dovrebbero essere dirette sia contro le persone che contro le industrie.
STRUMENTI DI TORTURA
“Dobbiamo mettere sul tavolo tutti gli strumenti di tortura“, ha detto il portavoce per la politica estera del gruppo parlamentare SPD, Nils Schmid.
Il Deputato della CDU Andreas Nick ha dichiarato che: “L’UE non è una grande potenza militare, proprio per questo dovrebbe usare il suo peso economico“.
Il documento strategico ECFR deve ora essere discusso dai Parlamenti Nazionali degli Stati membri così come dagli organi dell’UE.
A Bruxelles, si dice che probabilmente verrà approvato, perché fanno considerazioni analoghe a quelle dell’ECFR.
Valdis Dombrovskis, Commissario per il Commercio, ha affermato: “Stiamo attualmente lavorando per rafforzare la nostra resilienza economica ed esaminare le varie opzioni sul tavolo”.
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Link Originale: https://www.german-foreign-policy.com/news/detail/8418/
Scelto e tradotto da Bart
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