J. Robert Smith per The American Thincker
Immersi negli sforzi del Presidente Trump volti a strappare la vittoria a un sinistro gruppo di truffatori, stiamo dedicando poco tempo a quello che accadrebbe se l’entourage di Joe Biden riuscisse a rubare le elezioni.
Gli hacker democratici, i malvagi sinistrorsi, i rivoltosi BLM e Antifa, gli ergastolani di Washington, i traditori RINO, i plutocrati delle Big Tech e i propagandisti dei media, tutti accecati dalla presunzione, sono convinti che farebbero il colpo più grande delle loro miserabili vite.
Ma per i pirati di Biden, la peggior truffa elettorale della storia americana potrebbe rivelarsi una vittoria di Pirro, comunque rovinosa per la Repubblica.
La frode elettorale potrebbe avvelenare il pozzo dell’America … e forse per sempre.
La nemesi insegue sempre l’arroganza ed è questa la nostra preoccupazione.
Non ce ne frega niente se il fragile e corrotto Joe Biden, assieme alle sue legioni, precipitasse sugli scogli come conseguenza del suo ego ipertrofico, della sua avidità e dei suoi grossolani errori di calcolo … ma se, nel farlo, potrebbe trascinarci nel baratro assieme lui.
Se i manipolatori di Biden s’impadronissero delle leve del potere, le mal assortite “creature della palude” potrebbero contare su 48 mesi di tempo per cementare la loro presa sul Governo Federale e dare inizio al Grande Reset.
Se necessario, governerebbero per mezzo di ordini esecutivi, sfidando le Corti Federali e il Senato.
Se i Democratici rubassero sfacciatamente la presidenza, sarebbero incoraggiati a rubare tutto il resto.
Una presidenza Biden/Harris potrebbe essere il quadriennio più conflittuale e distruttivo nella storia della nazione, a parte la guerra civile.
Questa volta, però, non avremmo il nostro Lincoln alla Casa Bianca. Sarebbe come se gli Stati schiavisti simpatizzanti dei Democratici, nel 1860, avessero vinto loro (per fortuna della Repubblica, Dominion e Smartmatic allora non esistevano).
Questa triste storia, comunque, comincerebbe il 14 dicembre, con il furto dei 270 voti elettorali.
Immaginate i democratici e i media che tirano sospiri di sollievo, o i Governatori Repubblicani Brian Kemp (GA) e Doug Ducey (AZ) accolti sul “Morning Joe” per aver coraggiosamente certificato il furto elettorale.
Immaginate, poi, il 20 gennaio, quando un Joe Biden confuso e irascibile, macchiato dalla corruzione ma con la mascherina sul volto, zoppicherebbe sul podio per giurare nelle mani del “Giudice Capo” della “Corte Suprema degli Stati Uniti”, John Roberts [https://www.mittdolcino.com/2020/11/10/la-storia-del-giudice-thomas-fa-tremare-biden-e-il-suo-mondo/].
Gli scommettitori di Las Vegas, nel frattempo, si gratterebbero la testa chiedendosi se il mandato di Biden durerà più a lungo di quello dello sfortunato William Henry Harrison.
Il piede del vecchio Joe, comunque, non è guarito del tutto. Ma lasciamo perdere le speculazioni sulla salute di Biden.
Le teste parlanti che coprono la finta inaugurazione loderebbero Joe Biden per la sua attaccatura dei capelli, così naturale. Il deterioramento della salute di Joe, così come la sua squallida etica, sono off-limits a tutti gli effetti.
Fox News lancerebbe lo slogan “equo ed equilibrato”. Tutti assieme a manipolare la vittima per renderla psicologicamente insicura.
Le voci girano. Joe giurerebbe sulla Bibbia o sul Libro Rosso di Mao?
I giuramenti sono solo occasione per foto-ritratto, cosicché nessuno potrebbe dirlo. Ma Hunter e Joe sono in debito con Xi Jinping, che apprezza i piccoli gesti di obbedienza.
Uno degli amici di Xi ha reso Hunter multimilionario. Per Tony Bobulinski (che non è più alla Fox News), “Big Guy” [Joe Biden, come viene indicato dai corruttori ucraini] otterrebbe un bel 10% di provvigione.
Anche se è uno smemorato, Joe ricorda benissimo che Xi è molto accurato nel tenere i registri.
Dopo il giuramento, il viscido Joe firmerebbe un “ordine esecutivo” per porre fine alla “guerra commerciale” con la Cina.
Getterebbe tutto a mare come gesto di buona volontà verso il suo amico Xi. Tornerebbe in auge la distensione.
Ron Klain, il capo dello staff di Biden, spiegherebbe ai cagnolini da salotto, ops, ai giornalisti, che gli smart e i computer portatili a basso costo vanno a beneficio di tutti gli americani — e, per quanto riguarda i lavoratori americani, la produzione in fin dei conti è così demodè!
Molto meglio maneggiare scatole da imballaggio nei centri di Amazon che lavorare in fabbrica.
Nei giorni successivi, le cose andrebbero in discesa negli Stati Uniti di Bidenville.
La fastidiosa e irritante Kamala Harris (per i Servizi Segreti Crudelia De Mon) riceverebbe in dono diversi cappelli da indossare.
Le Commissioni Nazionali per la “verità e la riconciliazione” sarebbero co-presiedute da Kamala e dal suo piccolo Mini-Me, il vendicativo Robert Reich.
Un numero incalcolabile di sostenitori di Trump e di amanti della libertà sarebbero trascinati davanti alle Commissioni per pentirsi o per essere cancellati.
Sarebbe Kamala stessa a gestire l’eradicazione dei privilegi dei bianchi.
L'”Eradication of White Racism and Privilege Now” mirerebbe non solo a rieducare i bianchi (e i neri recalcitranti, come Candace Owens e Larry Elder), ma a farli inginocchiare e sedere nei posti di fondo di qualsiasi autobus che arrivi.
Per i neri, i risarcimenti sarebbero pronti sul tavolo, dopo sei generazioni dalla fine della schiavitù, che i democratici avevano difeso con le leggi di Jim Crow.
Un Joe borbottante, con le mani tremanti, firmerebbe un “ordine esecutivo” per ripristinare l’indottrinamento della “Critical Race Theory” in tutto il governo nazionale.
Joe, facendo una battuta sui “Corn Pop”, legherebbe i “Fondi Federali per l’Istruzione” all’inserimento della “Critical Race Theory” nei programmi di studio, oltre a rendere obbligatorio l’insegnamento dello psicotropo “Progetto 1619 del NYT”.
Per rilanciare l’economia in stallo, Kamala De Mon, accanto a un Biden che non si regge più in piedi, annuncerebbe nuove tasse e una montagna di regolamenti.
Con a fianco la raggiante barista Alexandria Ocasio-Cortez, Kamala proclamerebbe il “Green New Deal”, anche se sarebbe introdotto gradualmente, ma non oltre i 90 giorni, per aiutare a ridurre al minimo le interruzioni dell’energia elettrica.
Poi, per dare un’altra spinta all’economia, Kamala (stavolta affiancata da Anthony Fauci, un esperto di salute pubblica) ordinerebbe il lockdown nazionale e le mascherine obbligatorie, anche se il Covid si è notevolmente ridotto.
Un “programma di recupero multimiliardario” avrebbe inizio non appena Fauci darà il via libera, il che potrebbe richiedere alcuni anni.
Come parte dello stravagante programma “Giù le Mani dal Confine Sud” del vecchio Joe, ingegneri volontari venezuelani e cubani, insieme a battaglioni di clandestini, “de-costruirebbero” il Muro, miglio per miglio.
La parola “illegale”, usata in qualsiasi contesto, diventerebbe fuorilegge e considerata un “crimine d’odio”.
Sei mesi dopo il giorno del giuramento, una brillante Nancy Pelosi invocherebbe il 25° emendamento.
Lo scricchiolante Joe Biden verrebbe deposto e cacciato dalla Casa Bianca.
Una trionfante Kamala, con negli occhi il luccichio del pistolero, s’impossesserebbe del 1600 di Pennsylvania Avenue.
Scoppierebbero dei tumulti celebrativi. Gli Stati Uniti di Bidenville diventerebbero gli Stati Uniti di Kamalaville.
Andrebbe di male in peggio, ma … qui finisce il nostro racconto, almeno per ora.
Se “Clarence The Angel” stesse guardando, per favore che interceda.
Ma andrebbero bene anche Clarence Thomas e altri quattro Giudici [la Corte Suprema].
Non abbiamo mai voluto smettere di vivere negli Stati Uniti d’America.
Gli elettori non hanno mai voluto nessun altro alla Casa Bianca per i prossimi quattro anni se non Donald J. Trump.
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Link Originale: https://www.americanthinker.com/articles/2020/12/if_the_elections_are_stolen_the_biden_nightmare_begins_.html
Scelto e tradotto da Franco
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