Redazione: Stiamo seguendo il caso della Corte Suprema degli Stati Uniti da diversi punti di vista.
Ieri abbiamo pubblicato la posizione a tinte rosa del bravissimo Dott. La Bella [ https://www.mittdolcino.com/2020/12/13/no-della-corte-suprema-la-strategia-che-salvera-il-mondo-ancora-molti-non-lhanno-capita/ ].
Oggi pubblichiamo quella assai più allarmante di Andrea Widburg e Hal Turner.
Nella riunione della Corte Suprema sarebbero stati usati toni a dir poco inconsueti — e determinante sarebbe stato il Presidente John Roberts, megafono delle posizioni Liberal.
Pilatesca la posizione dei Giudici nominati da Trump e palesi le minacce portate dai Democratici all’esistenza stessa di una Corte Suprema negli Stati Uniti d’America.
L’impressione è che non solo l’Esercito, ma lo stesso popolo americano, debbano farsi sentire con una forza maggiore.
In gioco il futuro … non solo dell’America.
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Andrea Widburg per The American Thinker
Venerdì sera la Corte Suprema ha respinto il caso presentato dal Texas contro i quattro Stati i cui risultati elettorali sono contestati, per “mancanza di legittimità”.
Al riguardo, sono state espresse molte teorie, ma Dick Morris ha osato dire l’indicibile: “La Corte Suprema è stata intimidita dalla minaccia dei Democratici di renderla un organismo insignificante”.
La causa del Texas è stata sottoposta direttamente alla Corte Suprema perché è l’unico Tribunale che ha giurisdizione per dirimere le controversie fra Stati.
Il Texas ha sostenuto che gli Stati convenuti, violando i “mandati costituzionali” relativi allo svolgimento delle loro elezioni, abbiano danneggiato il Texas — che a differenza loro ha usato mezzi legali — consegnando fraudolentemente la vittoria a Biden.
La Corte Suprema, con un margine di 7-2, ha rapidamente respinto il caso:
“”La mozione dello Stato del Texas volta a ottenere il permesso di presentare una denuncia è negata per mancanza di legittimità ai sensi dell’articolo III della Costituzione. Il Texas non ha dimostrato un interesse giuridicamente riconoscibile sul modo in cui un altro Stato conduce le proprie elezioni””.
Questa facile affermazione è un insulto ai sostenitori di Trump. La “legittimità di una causa” non è un concetto complicato.
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In Whitmore contro Arkansas (1990) 495 U.S.A. 149, 155, la stessa Corte Suprema lo aveva spiegato bene:
Per invocare l’articolo III in un caso o in una controversia, il contendente deve prima dimostrare chiaramente di aver subito un ‘danno di fatto’.
Tale lesione, come abbiamo sottolineato più volte, dev’essere concreta sia in senso qualitativo che temporale.
Il querelante deve sostenere di aver subito un danno ‘distinto e palpabile’ … non solo ‘astratto’ … e che il danno presunto debba essere reale o incombente, e quindi non ‘congetturale’ o ‘ipotetico’.
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Inoltre, il caso deve soddisfare i principi di ‘causalità’ e di ‘risarcibilità’ previsti dall’articolo III, come minimo dimostrando che il danno ‘è equamente riconducibile all’azione contestata’ e ‘suscettibile di essere sanato con una decisione favorevole‘.
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Il caso portato dal Texas soddisfaceva tali requisiti, mostrando una “lesione reale” che era allo stesso tempo “distinta e palpabile”, che “poteva essere ricondotta all’azione contestata” e poi “sanata con una decisione favorevole”.
Il Texas non si lamentava soltanto del come “un altro Stato stava conducendo le sue elezioni”.
Non si trattava di dichiarazioni insignificanti tipo “avrebbero dovuto usare carta rosa e non carta blu“, o “i seggi dovevano restare aperti per altre due ore”.
Quello che il Texas sosteneva era decisamente più profondo: “… gli Stati imputati si sono impegnati in una condotta incostituzionale per creare le circostanze necessarie affinché gli attivisti democratici (e, forse, agenti stranieri) potessero commettere numerose frodi volte a consegnare l’elezione a Biden”.
E quindi non è solo il Texas (in cui Trump ha vinto) ad avere voce in capitolo, ma anche tutti gli elettori di Trump in America.
È incontestabile che gli Stati imputati abbiano cambiato le loro “leggi elettorali” in modo incostituzionale attraverso le decisioni di un Tribunale [e non attraverso una legge da sottoporre a referendum] o accordi di transazione.
Ci sono prove voluminose (e per lo più incontestate) che i cambiamenti delle regole abbiano permesso ai Democratici di commettere massicce frodi per spostare i voti da Trump a Biden, negli Stati imputati.
Se questa frode non fosse avvenuta, quegli Stati avrebbero eletto Trump che quindi avrebbe vinto anche a livello nazionale.
Che Biden abbia “vinto” grazie a questa frode è un “danno reale” per ogni elettore di Trump — un danno che può essere corretto con l’intervento della Corte.
Stando così le cose, perché la Corte Suprema ha rigettato la causa?
Una teoria è che la Corte voglia casi “puliti”, che vengano fuori attraverso il sistema dei Tribunali Statali.
Un’altra teoria è che la Corte ritenga che questa sia una questione che il legislatore, e non la Corte, dovrebbe affrontare.
Marco Rubio ha la risposta giusta:
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E poi c’è l’opinione di Dick Morris espressa al “The Count” di sabato:
La Corte Suprema cerca la giustizia, naturalmente, ma soprattutto cerca di assicurare la sua sopravvivenza. Per i Giudici, questa è la “loro Istituzione” e questo è il “loro lavoro”.
Credo che la Corte Suprema abbia ricevuto un messaggio ben preciso da Joe Biden, Kamala Harris e dal Partito Democratico durante le elezioni.
E il messaggio era: “Se ribalterete queste elezioni, vi impacchetteremo e renderemo la vostra Corte sostanzialmente priva di significato”.
[ … ]
E ora chiedete a voi stessi: “Chi ha sollevato la questione dell’impacchettamento della Corte? Non siamo stati noi.
Perché i Democratici avrebbero dovuto sollevarla se avessero la coscienza pulita?
Noi non l’avremmo mai fatto perché la questione non ci tocca. Non abbiamo mai pensato di far fare i bagagli alla Corte. L’hanno fatto loro.
In conclusione: “… è stato uno sforzo sistemico e riuscito per intimidire la Corte Suprema degli Stati Uniti”
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A meno che la Corte Suprema, questa settimana, non mi sorprenda (spero davvero che lo faccia e che queste mie parole siano sbagliate e ingiuste), ci sono tutte le ragioni per credere che i Giudici si stiano preoccupando più del loro status e della loro sicurezza che dell’integrità delle elezioni e dei Principi Costituzionali.
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Da una “fonte interna” alla Corte Suprema degli Stati Uniti, mentre i Giudici discutevano la causa del Texas contro la Pennsylvania et al …
Redazione di Hal Turner Radio Show
Hal, come sai, sono un impiegato di uno dei Giudici della Corte Suprema. Non abbiamo mai visto niente di simile.
I Giudici hanno discusso ad alta voce e a porte chiuse, riuniti in una stanza sigillata, come di consueto.
Di solito sono riunioni molto tranquille, ma oggi si sentivano le grida per tutto il corridoio.
Si sono incontrati di persona perché non si fidavano della sicurezza delle riunioni telefoniche.
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Il Presidente della Corte Suprema, John Roberts, gridava:
“Sarete voi i responsabili della rivolta se accetteremo questo caso”
“Non parlatemi di Bush contro Gore, allora non avevamo a che fare con le rivolte”.
“Dimentichi quale sia il tuo ruolo qui, Neil [Gorsuch], e non voglio più sentire i due Giudici junior. Vi dirò io come voterete”.
Il Giudice Clarence Thomas ha urlato: “Questa è la fine della democrazia, John”.
Quando hanno lasciato la stanza, Roberts, i Lib e Kavanugh erano sorridenti. Alito e Thomas erano visibilmente sconvolti. La Barret e Gorsuch non sembravano affatto turbati.
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Conclusione:
Chiaramente, il Presidente della Corte Suprema, John Roberts, è intimidito dalla rivolta BLM/Antifa e da chi l’ha concepita e organizzata.
Bè, c’è da chiedersi se non possa essere ancor più intimidito da alcune azioni condotte dal popolo di destra.
Ma non mi prenderò la briga di fare questo o quello — e nessuno di voi dovrebbe farlo.
Sto solo chiedendo a me stesso, tutto qui.
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Link primo articolo:
Link secondo articolo:
Scelti e tradotti da Franco
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