Redazione: Non c’era sfuggita la presa di distanza dello staff di Donald Trump da Sidney Powell e dalla sua nomina a Procuratore Speciale.
Non c’era nemmeno sfuggito il tentativo di far mancare il terreno sotto ai piedi del Presidente, attraverso il tradimento di alcuni Senatori Repubblicani, tali solo di nome.
Anche lo stesso Vice Presidente Pence non è stato esente da forti critiche.
Non ne abbiamo mai parlato perché pensavamo quasi a un gioco delle parti (“facite ammuina”, per dirla con il nostro vernacolare), visto che il Presidente non ha mai fatto mancare il suo appoggio, almeno formale, ai due personaggi.
Ma adesso il pensiero non può più essere accantonato.
Vista la forza del potere economico che sostiene Biden, in grado di corrompere tutto e tutti (da un Senatore a un Giudice), visto che il timore viene espresso da un quotidiano fra i più tenaci sostenitori di Trump, abbiamo deciso di pubblicarlo.
Sia chiaro, ci sono molte ragioni che ci portano a essere tutt’ora ottimisti e le esprimiamo quotidianamente.
Ma questa volta pubblichiamo senza sponsorizzarla anche la voce seppur minoritaria di un opinionista più timoroso di noi.
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Eric Georgatos per American Thinker
Gli storici potrebbero dover tornare indietro fino a Galileo per trovare una classe dirigente determinata a cancellare qualcuno, tanto quanto lo sia quella di oggi a cancellare Sidney Powell, come risposta al suo progetto di svelare la verità sui brogli elettorali del 2020.
Galileo fece la scoperta che la Terra non era il “centro dell’universo” ma che, in realtà, ruotava intorno al Sole e che, semplicemente, non si comportava secondo quello che la classe dirigente dell’epoca, comprese le Autorità Ecclesiastiche, era preparata o disposta ad accettare.
Galileo scosse quel mondo perché minacciava profondamente la sua autorità, svelando quanto sbagliati fossero i princìpi su cui si basava.
La soluzione, quindi, non fu quella di affrontare la verità, ma di mettere Galileo agli arresti domiciliari e di chiedergli di abiurare la sua scoperta.
La classe dirigente americana del 2020 si oppone in modo bizzarro a ciò che Sidney Powell ha scoperto sui sistemi di voto della Dominion e, in generale, sulla manipolazione del voto in tutto il paese [https://www.thegatewaypundit.com/2020/12/rudy-giuliani-voting-machines-programmed-give-biden-somewhere-2-5-advantage-audio/].
Anche Rudy Giuliani (l’Avvocato del Presidente) e Mark Meadows (Capo dello Staff del Presidente) sembrano determinati a mantenere le distanze dalla Powell e a evitare che il Presidente Trump le si avvicini troppo.
Altri elementi della classe dirigente — dalla SCOTUS a gran parte della Magistratura Federale — non hanno nemmeno guardato le prove che la Powell ha raccolto.
Semplicemente, “non vogliono andare a vedere” e così hanno inventano una serie di scuse — ad esempio, la mancanza di prestigio della Powell.
Ma perché si comportano in questo modo?
Il buon senso dice che l’integrità elettorale sia fondamentale per la sopravvivenza della democrazia.
Quindi, se ci sono ragionevoli motivi di sospetto, perché non dovrebbero rivoltare ogni pietra per determinare la verità?
Se la classe dirigente è così ansiosa di dichiarare Sidney Powell una folle “teorica della cospirazione”, perché non vuole che le “macchine per il voto” della Dominion siano sottoposte a una verifica completa per dimostrare una volta per tutte che la Powell sia effettivamente una povera pazza?
Andando avanti, molte persone nella zona di Dallas (Texas) sono alle prese con domande su che cosa stia succedendo.
Domande che risalgono al 2018, quando i risultati delle “elezioni di metà mandato” diedero la sensazione che fossero stati truccati.
Eppure la Polizia del Texas — nonostante una reputazione tutta “legge & ordine” — si rifiutò d’indagare [https://www.americanthinker.com/articles/2019/11/election_fraud_on_a_national_scale.html].
Sembrano esserci tre possibili spiegazioni per questo comportamento e nessuna di queste è buona.
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La prima e probabilmente la peggiore è che molti, da entrambi i lati, potrebbero essere coinvolti nella frode.
Le elezioni truccate sono un richiamo per molti politici e quindi non è c’è alcun desiderio di svelare la truffa e quindi d’incoraggiare qualsiasi indagine.
Allineata a questa spiegazione è la speculazione–Internet sulle vittorie elettorali dei RINO e dei quasi Never-Trumpers, Mitch McConnell, Lindsey Graham e Susan Collins (e dell’insignificante John Cornyn, i cui voti hanno incredibilmente superato, in Texas, quelli di Trump).
Tutti vinsero alla grande nonostante l’enorme spesa per la campagna elettorale dell’opposizione, battendo le aspettative e i sondaggi con un margine considerevole.
Nella stessa elezione in cui il Presidente Trump avrebbe perso contro un labile vecchietto che non riusciva ad attirare 200 persone a nessun evento della sua campagna elettorale (e nemmeno adesso dall'”ufficio del “Presidente Eletto”).
Questi risultati al Senato possono non far gridare alla frode elettorale nella stessa misura in cui non lo fa il risultato della sfida Trump/Biden.
Diciamolo, emanano un certo cattivo odore.
La vicenda si spiegherebbe abbastanza rapidamente — seppur del tutto ipoteticamente — se, in cambio di uno sforzo post-elettorale per respingere i brogli elettorali e contribuire a far uscire Trump dalla Casa Bianca, fosse stata loro promessa la rielezione con margini tali da spaventare i più credibili futuri sfidanti.
(Indignati dall’ipotesi? Allora controlliamo le macchine e poi mettiamola da parte).
La seconda spiegazione è la paura e l’intimidazione.
La frode elettorale su scala nazionale negli Stati Uniti d’America è l’ultima grande posta in gioco nel “gioco del potere globale”.
Com’è stato ripetutamente notato dal Conservatore Three House, “sono in gioco migliaia di miliardi” [https://theconservativetreehouse.com/?s=there+are+trillions+at+stake].
Per le persone coinvolte nulla è eccessivo per acquisire o mantenere il potere globale.
In questo scenario, basterebbero poche minacce fatte al momento giusto a un debole “titolare di carica” o a un Giudice (o ai suoi famigliari) per evitare che ci siano revisioni delle “macchine per il voto” e che si archivino le “cause legali” per motivi procedurali che permettono d’ignorare le prove.
La terza spiegazione è una variante dell’esperienza di Galileo: la conclusione che deriva dalle prove che Sidney Powell ha messo insieme è così devastante (per l’opinione che gli americani hanno sul governo del loro Paese) che, semplicemente, non si può darle voce o visibilità [https://defendingtherepublic.org/wp-content/uploads/2020/11/Michigan-Complaint.pdf].
La verità sconvolgerebbe gli americani e porterebbe a una completa perdita di fede e di fiducia nel loro governo.
La verità sconvolgerebbe così tanto il nostro mondo che cesseremmo di accettare qualsiasi cosa che assomigli alla legge e all’ordine.
In tali circostanze, la classe dirigente avrebbe stabilito che gli americani “non possono gestire la verità” … e quindi non devono conoscerla.
È facile capire come questa spiegazione possa reggere anche a fronte di prove schiaccianti di frode elettorale: gli “esperti” alzerebbero la barra probatoria così in alto che la “prova” non potrebbe mai essere accettata.
Anche se Sidney Powell potesse produrre il “codice sorgente” della Dominion/Smartmatic scritto non nel “codice di programmazione”, ma in un inglese che tutti possano capire (dove ci sia scritto in grassetto “Gira i voti da Trump a Biden qui”), gli esperti annuncerebbero solennemente che tale prova sia semplicemente indiziaria e quindi insufficiente a giustificare un’azione correttiva.
Il popolo americano lo sa già cos’è successo alle elezioni del 2020 perché ha già visto in azione gli “odiatori di Trump” negli ultimi 4 anni.
Hanno visto la bufala della collusione russa; hanno visto il finto impeachment; vedono sempre più protocolli pandemici del tutto slegati dalla scienza, ma ben legati alla costrizione del popolo americano, avviato verso il Grande Reset globalista imposto da un’élite che nessuno ha mai eletto.
L’elezione rubata nel 2020 non sarebbe quindi una scioccante aberrazione, ma l’ovvia continuazione, il culmine, del tentativo della classe dirigente di sbarazzarsi di un outsider che minacciava di “riportare” l’America al suo disegno originale — una nazione governata non dalle élite al potere ma da “noi il popolo”.
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Tutte e tre le spiegazioni sono plausibili e non si escludono a vicenda.
Tutte e tre indicano la sfida dei nostri tempi: “Il popolo americano ha il coraggio di chiedere la verità”?
Sidney Powell ha il coraggio necessario.
I prossimi giorni, settimane, mesi (anni?) vedremo se ci sarà un numero sufficiente di americani all’altezza della sfida.
Se ci fossero, crediamo che possano costringere il loro governo a vivere secondo la verità.
Come direbbe il Presidente Trump: “Vedremo cosa succederà”.
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Link originale: https://www.americanthinker.com/blog/2020/12/why_sidney_powell_gets_the_galileo_treatment.html
Scelto e tradotto da Franco
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