Cynthia Chung per Strategic Culture Foundation
Ormai è evidente che gli Stati Uniti stiano attraversando una crisi che potrebbe trasformarsi in una vera e propria seconda Guerra Civile.
Qualcuno potrebbe anche obiettare che una possibile distruzione degli Stati Uniti non sia una cosa così negativa.
Dopo tutto, non si stanno comportando come il peggiore degli imperi? Non stanno forse seminando il caos in ogni angolo del mondo?
E se finalmente crollassero, non potremmo finalmente evitare al mondo nuove guerre e tirannie?
Forse sì, ma qualunque presunto beneficio durerebbe molto poco: gli Stati Uniti non sono la fonte di tali mostruosità, ne sono semplicemente lo strumento.
Spiegheremo il perché andando ad analizzare la relazione storica fra la Russia e gli Stati Uniti.
I grandi liberatori
Nel 1861 fu approvato dallo Zar Alessandro II l'”Editto di Emancipazione”. Avrebbe portato alla liberazione di oltre 23 milioni di schiavi.
Non fu un compito facile e lo Zar incontrò molta resistenza, riuscendo nello scopo solo grazie alla sua incredibile abilità politica.
In un discorso tenuto nel 1856 di fronte agli allora Governatori locali, lo Zar disse: “Potete capire da soli che l’attuale ordine basato sul possesso delle anime non potrà durare. È meglio abolire la schiavitù dall’alto che aspettare il tempo in cui inizierà ad abolirsi da sola, dal basso. Vi chiedo di pensare al modo migliore per farlo.”
Il successo di questo editto sarebbe passato alla storia come uno dei più grandi successi per la libertà e lo Zar Alessandro II, amato in tutto il mondo, fu chiamato il “Grande Liberatore”.
Poco dopo, nel 1863, il Presidente Lincoln approvò la “Dichiarazione di Emancipazione” che proclamava: “tutte le persone tenute come schiave” all’interno degli stati ribelli “da ora in poi saranno libere“.
Oggi c’è sorprendentemente molto cinismo attorno a questa dichiarazione.
Alcuni pensano che, siccome Lincoln non fece l’annuncio all’inizio della guerra, l’atto sia da considerarsi pretestuoso.
Ma Lincoln era sempre stato favorevole all’abolizione della schiavitù e il ritardo fu dovuto al fatto che — essendo molto divisivo — l’annuncio avrebbe frantumato il paese, cosa che Lincoln voleva evitare a tutti i costi.
Anche l’ex schiavo e alleato di Lincoln, Frederick Douglass, nonostante fosse frustrato dal ritardo nel riconoscimento della parità di diritti, dopo aver discusso con Lincoln capì che la conservazione dell’unità del Paese veniva prima di tutto.
In seguito affermò:
“Fu una grande cosa raggiungere l’indipendenza quando eravamo in tre milioni [di schiavi], ma è stata una cosa ancor più grande salvare questo Paese dallo smembramento e dalla rovina quando eravamo diventati trenta milioni.
Lui solo, tra tutti i nostri Presidenti, aveva l’opportunità di distruggere la schiavitù e di riportare al rango di esseri umani milioni di suoi connazionali fino a quel momento tenuti come schiavi e numerati come le bestie nei campi” [https://www.strategic-culture.org/news/2020/07/05/a-historical-reminder-of-what-defines-united-states-told-by-former-slave/].
Durante la Guerra Civile lord Robert Cecil (nominato più avanti marchese di Salisbury e tre volte Primo Ministro della Gran Bretagna) espresse al Parlamento Britannico il suo punto di vista:
“Gli Stati Americani del Nord non potranno mai essere nostri amici fidati perché siamo rivali politicamente e commercialmente …
Con gli Stati del Sud, invece, la situazione è completamente opposta. Le popolazioni sono essenzialmente agricole. Forniscono la materia prima alla nostra industria e consumano i prodotti che ne traiamo.
Con loro, il nostro interesse è coltivare relazioni amichevoli e infatti, quando è iniziata la guerra, si sono subito rivolti all’Inghilterra come loro alleato naturale”.
Nel 1840, il cotone costituiva più della metà delle esportazioni americane.
Più del 75% del cotone prodotto dagli schiavi era esportato in Gran Bretagna.
Quel “cotone schiavo” americano era il fulcro del sistema di lavoro a basso costo dell’Impero britannico.
L’autunno del 1862 segnerà la prima fase critica della guerra civile: Lincoln inviò una lettera urgente al Ministro degli Esteri russo Gorchakov, informandolo che la Francia era pronta a intervenire militarmente e stava solo aspettando le mosse dell’Inghilterra.
La salvezza dell’Unione dipendeva dunque dalla decisione della Russia di agire o meno.
Il Ministro degli Esteri Gorchakov così rispose alla richiesta di Lincoln:
“Sarà a conoscenza che il Governo degli Stati Uniti ha pochi amici tra le potenze mondiali.
L’Inghilterra si rallegra di ciò che vi sta accadendo e confida in un vostro rovesciamento. La Francia, pur essendo meno ostile, anche perché i suoi interessi sono meno influenzati dall’esito della guerra, non rimane certo a guardare. Non è vostra amica.
La vostra situazione sta peggiorando sempre di più e le possibilità di preservare l’Unione stanno diventando sempre più disperate.
Non c’è proprio niente da fare per fermare questa spaventosa guerra?
La speranza di una ricomposizione [pacifica] è sempre più flebile e desidero comunicare al vostro Governo che la separazione, che temo sia prossima, sarà considerata dalla Russia come una delle più grandi disgrazie.
Solo la Russia vi è stata accanto sin dall’inizio e continuerà a farlo. Siamo molto, molto ansiosi che venga adottata ogni misura, che si tentino tutte le strade, per impedire una divisione che ora sembra inevitabile.
Una separazione sarà seguita da un’altra e infine vi ridurrete in frantumi.”
Il proclamato sostegno della Russia sarebbe stato messo alla prova nell’estate del 1863.
In quel periodo, l’invasione del Nord da parte del Sud era stata bloccata a Gettysburg e le violente sommosse “pacifiste” sobillate a New York avevano fallito.
L’Inghilterra, di conseguenza, stava pensando a un intervento militare diretto con l’appoggio della Francia.
Ciò che seguì segnerà una delle più grandi dimostrazioni di sostegno alla sovranità di un altro paese che si sia mai verificata nella storia moderna.
La marina russa arrivò sia sulla costa orientale che su quella occidentale degli Stati Uniti tra la fine di settembre e l’inizio di ottobre 1863 [https://www.history.navy.mil/research/library/online-reading-room/title-list-alphabetically/r/the-russian-navy-visits-theunited-states.html].
Le tempistiche furono perfettamente sincronizzate grazie ai rapporti dell’intelligence che avevano indicato quando la Gran Bretagna e la Francia intendessero portare la loro azione militare.
La marina russa sarebbe rimasta lungo le coste degli Stati Uniti, a sostegno dell’Unione, per 7 mesi!
Mai intervenne nella Guerra Civile americana ma, per volere di Lincoln, rimase in acque americane nel caso ci fosse stata l’interferenza di una potenza straniera.
Se la Russia non l’avesse fatto, la Gran Bretagna e la Francia sarebbero sicuramente intervenute a nome degli Stati Confederati (come d’altronde promesso) e gli Stati Uniti, a quel punto, si sarebbero certamente spezzati in due.
Fu il sostegno navale della Russia che permise agli Stati Uniti di restare integri
Lo Zar Alessandro II così rispose in un’intervista al banchiere americano Wharton Barker il 17 agosto 1879 (pubblicato su The Independent il 24 marzo 1904):
“Nell’autunno del 1862 i Governi di Francia e Gran Bretagna proposero alla Russia, in modo formale ma non ufficiale, il riconoscimento congiunto da parte delle potenze europee dell’indipendenza degli Stati Confederati d’America.
La mia risposta immediata fu: “Non collaborerò a quest’azione e non acconsentirò mai. Al contrario, accetterò il riconoscimento dell’indipendenza degli Stati Confederati da parte di Francia e Gran Bretagna come un casus belli per la Russia.
E, affinché i Governi di Francia e Gran Bretagna possano capire che questa non è un’inutile minaccia, invierò una flotta a San Francisco e una a New York.”
…..
Tutto questo l’ho fatto per amore della mia cara Russia, più che per amore della Repubblica Americana.
Ho agito così perché ho capito che la Russia avrebbe avuto un compito più duro se la Repubblica americana, con uno sviluppo industriale così avanzato, fosse stata smembrata e la Gran Bretagna fosse stata lasciata da sola a controllare la maggior parte dello sviluppo industriale moderno”.
A cosa si riferiva esattamente lo Zar Alessandro II quando menzionava l’avanzato sviluppo industriale della Repubblica Americana?
In breve, si riferiva al sistema economico Hamiltoniano e in particolare al suo rapporto del 1791 sull’utilità della manifattura in relazione al commercio e all’agricoltura (pubblicato a San Pietroburgo nel 1807, sponsorizzato dal Ministro delle Finanze russo D.A. Guryev [https://risingtidefoundation.net/alexander-hamilton/].
Fu Hamilton ad aprire la strada a un nuovo sistema di economia politica dopo la Guerra d’Indipendenza che vide l’America uscirne in bancarotta, sottosviluppata ed essenzialmente agricola.
Hamilton risolse il problema federando i debiti statali e convertendoli in credito produttivo, incanalato dalle banche nazionali verso la crescita della produzione.
Chi volesse saperne di più dovrebbe leggere il recente libro di Anton Chaitkin, “Who We Are: America’s Fight for Universal Progress”.
Nell’introduzione della versione tradotta del pamphlet di Hamilton, il russo V. Malinovsky scrisse:
“La somiglianza delle Province Unite americane con la Russia è notevole — nell’estensione del territorio, nelle condizioni naturali e nella dimensione della popolazione rispetto allo spazio occupato — anche in riferimento alla generale giovinezza delle varie Istituzioni.
Quindi, tutte le regole, le osservazioni e i mezzi qui proposti si adattano perfettamente anche al nostro Paese”.
Il “sistema americano” era ciò che lo Zar Alessandro II considerava come il solo sistema economico che costituiva una valida alternativa al modello dell’Impero, che deve la sua esistenza essenzialmente alla schiavitù.
Il lavoro manuale degli schiavi, scarsamente qualificato ed efficiente (oltre che costoso, in ultima analisi), non poteva competere con un’industria evoluta che usava macchine utensili, come attestato da Frederick Douglass: https://www.strategic-culture.org/news/2020/07/05/a-historical-reminder-of-what-defines-united-states-told-by-former-slave/.
La posa dei binari, resa possibile dallo sviluppo dell’industria di macchine utensili, è ciò che liberò i paesi dalla supremazia marittima britannica.
Il “sistema americano”
Nel 1842 lo Zar Nicola I assunse l’ingegnere americano George Washington Whistler per sovrintendere alla costruzione della ferrovia San Pietroburgo-Mosca, la prima su larga scala della Russia.
Nel 1860, i dettami economici di Henry C. Carey sarebbero stati promossi nell’istruzione universitaria a San Pietroburgo, organizzati dall’Ambasciatore degli Stati Uniti in Russia, Cassius Clay.
Carey era uno dei principali consiglieri economici di Lincoln e uno dei principali Hamiltoniani della sua epoca.
Il russo Sergei Witte, che aveva lavorato come Ministro delle Finanze e Primo Ministro, pubblicherà nel 1889 un documento decisivo intitolato “National Savings and Friedrich List”, che nel 1891 portò a una nuova “legge doganale” che determinò una crescita esponenziale dell’economia russa.
Friedrich List ammise pubblicamente di aver ispirato la sua dottrina economica ad Alexander Hamilton.
Il sovrintendente della Pacific Railroad di Lincoln, il generale Grenville Dodge, fornì consulenza alla Russia sulla Transiberiana, costruita con l’acciaio e le locomotive della Pennsylvania dal 1890 al 1905 [http://www.catskillarchive.com/rrextra/stsib.Html].
Nel suo rapporto sul budget del 1890, Sergei Witte, anticipando l’odierna “Belt and Road Initiative”, scrisse: “La ferrovia è come un lievito. Crea fermentazione culturale tra la popolazione. Anche se nel suo percorso passasse attraverso un popolo assolutamente selvaggio, lo porterebbe in breve tempo al livello richiesto per il suo funzionamento”.
Sergei Witte fu esplicito nel seguire il modello americano di economia politica, quando descrisse la riorganizzazione delle ferrovie russe dicendo: “Per far fronte a una grave carenza di locomotive, ho applicato il sistema di gestione del traffico degli Stati Uniti”.
Nel 1906, lo Zar Nicola II di Russia sostenne il piano per il tunnel russo-americano nello stretto di Bering, incaricando ufficialmente un team di ingegneri americani per condurre uno studio di fattibilità.
La Russia avrebbe completato la ferrovia transiberiana nel 1905 sotto la guida del Conte Sergei Witte.
Nel suo viaggio inaugurale, la ferrovia Transiberiana vide vagoni ferroviari prodotti a Filadelfia attraversare il cuore della Russia.
Non è un caso che tutti i personaggi-chiave coinvolti nell’acquisto dell’Alaska erano stati coinvolti anche nel programma ferroviario continentale russo su entrambi i lati dell’oceano.
L’”unione doganale” di Bismarck.
Nel 1876 Henry C. Carey organizzò la “mostra del centenario”, in cui 10 milioni di persone provenienti da 37 paesi vennero a Filadelfia per ammirare i risultati degli Stati Uniti e i suoi progressi nell’industria delle macchine utensili, che ne spinsero l’economia fino al primo posto nel mondo.
Appena tre anni dopo, Otto von Bismarck ruppe il sistema di libero scambio tedesco allora vigente implementando per la sua nazione una politica tariffaria in stile americano.
L’affinità tra la Germania e gli Stati Uniti era così forte in quel momento che il discorso di Otto von Bismarck in Parlamento (1879) fu espressamente citato da McKinley sul palco del Congresso degli Stati Uniti:
“Il successo degli Stati Uniti nello sviluppo materiale è il più illustre dei tempi moderni.
La nazione americana è nata con successo al termine della guerra più gigantesca e costosa di tutta la storia.
Subito dopo ha sciolto il suo esercito, ha trovato lavoro per tutti i suoi soldati e ha saldato la maggior parte del suo debito, ha dato immediatamente lavoro e case a tutti i disoccupati in arrivo dall’Europa e ha offerto un sistema di tassazione così indiretto da non essere nemmeno percepito.
(…) poiché è mio deliberato giudizio che la prosperità dell’America sia principalmente dovuta alle sue leggi protezionistiche, esorto a considerare che la Germania abbia ora raggiunto il punto in cui sia necessario imitare il sistema doganale degli Stati Uniti”.
Otto von Bismarck stava massicciamente organizzando la costruzione della ferrovia da Berlino a Baghdad che, dopo molte resistenze e ritardi, sarebbe stata completata solo nel 1940.
L’avessero completata prima, con Otto von Bismarck ancora in vita il Medio Oriente si sarebbe risparmiato la spartizione degli accordi Sykes-Picot [https://www.strategic-culture.org/news/2020/05/18/clean-break-doctrine-modern-day-sykes-picot-waging-war-and-havoc-in-middle-east/].
Nel 1869, i giapponesi che gestirono la “Ristrutturazione Meiji”, che modernizzò e industrializzò il Giappone, lavorarono direttamente con gli strateghi Lincoln-Carey.
Nel decennio 1880-1890 gli industriali della Lincoln-Carey Philadelphia furono incaricati di pianificare enormi progetti infrastrutturali in Cina.
Il missionario cristiano hawaiano Frank Damon, avendo partecipato ad alto livello alle strategie del gruppo Carey, contribuì a istigare, plasmare e costruire l’organizzazione Sun Yat-sen che diede i natali alla Cina moderna [https://www.yumpu.com/en/document/view/10210537/sun-yat-sens-legacy-and-the-american-revolution].
Sun Yat-sen fece riferimento agli Stati Uniti di Lincoln come base per un nuovo sistema multipolare dicendo:
“Il mondo ha tratto grandi vantaggi dallo sviluppo dell’America come nazione industriale e commerciale. Quindi, una Cina sviluppata, con i suoi quattrocento milioni di abitanti sarà un altro Nuovo Mondo in senso economico.
Le nazioni che prenderanno parte a questo sviluppo raccoglieranno immensi vantaggi. Inoltre, una cooperazione internazionale di questo tipo non può che aiutare a rafforzare la Fratellanza tra gli Uomini”.
Come siamo finiti a questo punto?
Dopo un tale sforzo di cooperazione e con i tanti interessi comuni e condivisi in tutto il mondo — tutti uniti contro il modello economico imperiale [basato sullo schiavismo] — si pone l’ovvia domanda: “Cosa è andato storto? Come siamo finiti dove siamo oggi?”
Diamo un’occhiata, a questo punto, ad alcuni dei principali omicidi e “colpi di stato soft” avvenuti tra la fine del XIX secolo e l’inizio del XX secolo a danno dei sostenitori del sistema americano:
- Presidente Abraham Lincoln, assassinato, 15 Aprile 1865 (4 settimane dopo l’inaugurazione del secondo mandato)
- Zar Alessandro II, assassinato, 13 Marzo 1881
- Presidente Garfield, assassinato, 19 Settembre 1881
- Otto von Bismarck, deposto, 18 Marzo 1890
- Presidente di Francia Sadi Carnot, assassinato, 25 Giugno 1894
- Zar Alessandro III, presumibilmente avvelenato, 1 Novembre 1894
- Presidente McKinley, assassinato, 14 Settembre 1901
- Ministro degli Interni di Russia Vyacheslav von Plehve, assassinato, 15 Luglio 1904
- Granduca di Russia Sergei Alexandrovich, assassinato, 17 Febbraio, 1905
- Ministro degli Interni di Russia Pyotr Stolypin (Primo Ministro 1906-1911), assassinato, 17 Settembre 1911
- Zar Nicola II, assassinato, 17 Luglio 1918
- Presidente di Cina Sun Yat-Sen, forzato alle dimissioni in pochi mesi, 1 gennaio – 10 Marzo 1912
Henry C. Carey descrisse magistralmente questa situatione nel suo “Harmony of Interests” (1851):
“Due sistemi sono davanti al mondo. L’uno cerca di aumentare la porzione di persone e di capitali impegnati nel commercio e nei trasporti, diminuendo il personale impegnato nella produzione delle merci (diminuendo necessariamente il ritorno al lavoro di tutti), mentre l’altro cerca di aumentare la porzione impegnata nel lavoro di produzione e di diminuire quella impegnata nel commercio e nei trasporti, con un aumentato ritorno per tutti, dando al lavoratore un buon salario e al proprietario del capitale un buon profitto …
Uno genera pauperismo, ignoranza, depopolamento e barbarie, l’altro tende ad aumentare ricchezza e benessere in una combinazione di azione e civiltà.
Uno guarda alla guerra universale, l’altro alla pace universale.
Uno è il “sistema inglese”, l’altro possiamo essere orgogliosi di chiamarlo “sistema americano”, perché è l’unico mai concepito la cui tendenza è quella di elevare la condizione dell’uomo in tutto il mondo”.
Dobbiamo ancora vedere chi vincerà tra questi due sistemi, la lotta non è ancora finita e sarebbe stupido fermarci proprio ora che siamo vicini al traguardo.
Quello che facciamo oggi deciderà il corso delle cose in futuro.
Se vivremo in prosperità e libertà o se saremo dominati, con le nostre libertà ridotte a “privilegio” rilasciato a discrezione di una casta dirigente, resta ancora da vedere.
Riascoltiamo quindi le parole di Lincoln che, in un dibattito con il campione del potere schiavista Stephen Douglas, disse:
“La questione di cui stiamo parlando continuerà in questo paese anche quando queste povere lingue — la mia e quella del Giudice Douglas — resteranno in silenzio.
È l’eterna lotta tra questi due principi, giusto e sbagliato, in tutto il mondo. Sono i due principi che si confrontano fin dall’inizio dei tempi e che continueranno a lottare fra loro.
Uno è il diritto comune dell’umanità e l’altro il diritto divino dei Re”.
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Link Originale: https://www.strategic-culture.org/news/2020/12/25/why-russia-saved-the-united-states/
Scelto e tradotto da Bart
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