David Ware per noqreport
È con il cuore pesante che scrivo queste parole. Normalmente, una volta che ho fissato un argomento i pensieri fluiscono facilmente.
In questo momento c’è veramente tanto nella mia mente e nel mio cuore, ma voglio concentrarmi su ciò che è più importante.
Stiamo assistendo alla disintegrazione del nostro Paese e ci sentiamo impotenti a fare qualcosa per fermarla.
Tutte le potenze dell’oscurità si sono schierate contro di noi per spegnere la luce. Potrei citare alcune Scritture, ma non lo farò.
Voglio fare appello a tutti, religiosi o laici che siate.
Non m’interessa cosa pensate di me. Alcune persone considerano i miei articoli come la cosa più buona dopo il pane. Altre si chiedono da quale roccia siano strisciati fuori.
Ma questa storia riguarda il nostro Paese. Non riguarda me, non riguarda te e nemmeno il Presidente Donald Trump.
Le parole “Non per sé, ma per il Paese” sono incise sopra la porta della Cappella dell’Accademia Navale degli Stati Uniti ad Annapolis, Maryland.
Purtroppo, non hanno fatto alcuna presa nella capitale della nostra nazione sulle rive del Potomac.
Tutti quelli che si trovano dentro la Beltway cercano solo la propria fortuna e di mettere le mani sul potere. Il bene maggiore non è nemmeno preso in considerazione.
Ma stasera voglio essere conciso.
Donald Trump ha rinunciato a una vita di lusso (dona il suo stipendio presidenziale in beneficienza) per servire gli Stati Uniti d’America.
La metafora “sono venuto a prosciugare la palude” è piuttosto azzeccata. Washington DC è abitata dalle creature squamose della palude.
Alcuni sono democratici e altri repubblicani, ma ognuno di loro è un rettile. Un alligatore non prova alcun rimorso quando consuma la preda: è la sua natura.
Questo spiega perché, ora, si trova praticamente da solo, abbandonato dal suo Partito politico, dal suo Vicepresidente, dai membri del suo Gabinetto e da molti di coloro che negli anni hanno beneficiato del suo sostegno.
Stanno semplicemente agendo nella loro natura di rettili amorali, divorando la preda per soddisfare l’insaziabile appetito.
Ma la mancanza di lealtà verso il Presidente Trump non è la loro caratteristica distintiva.
Quando hanno prestato giuramento di “sostenere e difendere la Costituzione degli Stati Uniti” con una mano sulla Bibbia (o su un altro testo religioso), questo era per loro un semplice requisito per occupare la posizione e non un impegno sincero.
Cercherò di non essere troppo filosofico.
Sì, avevo anticipato che il Vicepresidente Mike Pence, nel suo ruolo di Presidente del Senato, ci avrebbe traditi tutti. Ed è proprio quello che ha fatto.
Ho anche capito che i Senatori e i Deputati hanno semplicemente cercato di mettersi in mostra, più che di prendere una posizione di principio.
Anche Ted Cruz ha detto che non intendeva davvero ribaltare i risultati delle elezioni, ma che stava solo cercando di soddisfare le preoccupazioni dell’opinione pubblica.
Non dovevi farci questo favore, Ted. Se non lo pensavi davvero, era meglio se non facevi niente.
E così, il Congresso ha certificato l’elezione di Joe Biden come 46° Presidente degli Stati Uniti.
A nessuno importa dell’enorme quantità di prove sui brogli elettorali, del fatto che i voti siano stati trasferiti elettronicamente da Trump a Biden e che c’era un controllo straniero, proveniente principalmente dal Partito Comunista Cinese.
Né il Congresso né la Corte Suprema hanno considerato il merito delle questioni.
Il motivo, mi addolora dirlo, è che il nostro “processo costituzionale” è andato in frantumi perché chi è tenuto ad attuarlo ha troppo da perdere, come conseguenza della sua corruzione esposta al pubblico.
Non voglio inveire contro John Roberts o Mitch McConnell. Gli insulti li avrete già sentiti dire da qualche altra parte.
Nessuno è pronto a punire nessuno dei due. Francamente, la questione sembra che non interessi nessuno.
Chi è corrotto si sente abbastanza a suo agio in compagnia delle persone che hanno compromesso sé stessi e tradito la sacra fiducia che abbiamo riposto in loro.
Ciò che mi disturba di più è che stiamo per avere un Presidente che non è stato legittimamente eletto.
Se Joe Biden prestasse giuramento, il 20 gennaio, non potrà mai affermare di essere il 46° legittimo Presidente degli Stati Uniti perché non ha ottenuto legalmente più di 270 voti elettorali.
Ma la questione non è solo questa. Quello che è inspiegabile, ancora una volta, è che il fatto non sembri interessare nessuno.
Ci sono prove sempre più evidenti che Barack Obama abbia cospirato per aiutare Joe Biden a rubare queste elezioni.
Non riesco a immaginare nulla di più serio di un ex Presidente che compie un tale tradimento.
Ma non aspettatevi di sentire, domani, che Obama sia stato arrestato o che Joe Biden abbia avuto una crisi di coscienza ammettendo di averlo fatto.
Sappiamo che il mondo non funziona così.
Quando ero un ragazzino, pensavo ingenuamente che i cattivi vengono sempre presi e che il male viene sempre punito.
Ma, quando sono cresciuto, ho scoperto che tale giustizia è assoluta solo quando ci troveremo, un giorno, davanti a Dio Onnipotente per rendere conto dei nostri peccati.
A volte, in questa vita, a soffrire sono le persone buone e a prosperare sono i malvagi. Non va bene. Non è giusto. Ma è così che stanno le cose.
Il mio vero obiettivo, oggi, è di valutare se restino ancora delle opzioni per il “legittimo vincitore delle elezioni presidenziali del 2020”.
Abbiamo esaurito tutti i nostri rimedi costituzionali. Il Congresso e la Corte Suprema si rifiutano di agire.
Ho detto con fermezza di non essere favorevole al ricorso all’Insurrection Act o alla Legge Marziale.
Non abbiamo bisogno di sospendere l’”habeas corpus e l’Esercito degli Stati Uniti non sosterrebbe comunque l’iniziativa.
Ero nelle Filippine quando il Presidente Marcos dichiarò la Legge Marziale nel 1972 a seguito di un attacco “false flag” contro uno dei suoi alti Funzionari di Gabinetto. Subito dopo sospese la Costituzione e abolì il Congresso.
Ma questo non accadrà qui in America. Né dovrebbe mai accadere.
Ma c’è un’altra cosa ancor più difficile da accettare sia per me che per la maggior parte degli americani.
E’ la prospettiva di un’interferenza straniera nel nostro processo elettorale.
Ho scritto in precedenza su questi argomenti e potete leggere tutti i miei articoli a questo link.
Sinceramente, non mi son fatto coinvolgere molto nei dibattiti dei Democratici durante la campagna per la nomination.
Ho persino pensato, a un certo punto, che Joe Biden potesse essere l’ultimo dei tanti mali tra tutti quei potenziali candidati.
Da allora questa mia opinione è cambiata, perché vedo non solo la sua incompetenza, ma anche la sua incredibile corruzione e la mancanza dei valori fondamentali.
Una caratteristica che condivide con il suo Vicepresidente, Kamala Harris, che presto in un modo o nell’altro lo sostituirà nello scenario premeditato dai Democratici.
Ma anche la preoccupazione che il PCC stia “tirando i fili” del burattino che siede nello Studio Ovale è meno pressante, in questo particolare momento, rispetto a un’altra azione che potrebbe precipitare il Paese nella disobbedienza civile a in una vera e propria guerra civile.
Non so esattamente cosa abbia scatenato gli eventi al Campidoglio degli Stati Uniti durante la Sessione Congiunta del Congresso.
Forse è stata un’operazione “false flag” di BLM e Antifa.
Non è ancora accertato se ci siano stati sostenitori di Trump coinvolti nell’occupazione del Campidoglio. Comunque, qualche vita è andata inutilmente perduta.
Ma certo è che il GOP, con Mike Pence e Mitch McConnell, erano pronti ad alzare bandiera bianca e a consegnare il nostro Paese all’intruso.
Invece di prestare attenzione al fatto che l’America non era contenta della loro tattica, hanno usato i fatti di ieri come scusa per darne la colpa al Presidente Trump, accusandolo d’”istigazione alla violenza”.
Il che mi porta al punto finale.
Se i Repubblicani, incluso Mike Pence e i membri del Gabinetto, cercassero di utilizzare il 25° emendamento per rimuovere Donald Trump dal suo incarico prima del 20 gennaio, non hanno davvero idea di cosa istigherebbero.
C’è una rabbia e una frustrazione fra “Noi, il Popolo” a un livello che non ho mai percepito in tutta la mia vita — e dire che sono in giro da un bel po’ di tempo.
Ora ci rendiamo davvero conto che non possiamo fidarci di nessuno.
Nessuno ci rappresenta sul serio e si batte per i nostri valori. Se non lo facciamo per noi stessi, nessun altro lo farà. Siamo stanchi di bugie e false promesse.
Ogni politico di Washington DC in questo momento dovrebbe starsene zitto.
Tutto quello che si dice o si scrive non fa altro che aumentare la tensione e aggravare la situazione, che si sta già avvicinando al punto di rottura.
Non vogliamo altre cretinate. Lasciateci in pace a vivere la nostra vita.
Ci avete già negato le libertà civili con il piano pan-demoniaco, ma ora basta.
Non crediamo più a niente di quello che ci dite.
Siete tutti a caccia del potere e state imponendo restrizioni incostituzionali solo perché ne avete il potere.
Sappiamo che non avete a cuore i nostri interessi e che noi siamo solo delle mere pedine del vostro gioco politico.
Non ho nessuna formula magica per salvare queste elezioni. Vorrei tanto averne una.
Ma non sarà una magia, sarà piuttosto un Miracolo di Dio se Donald Trump restasse Presidente.
Ma non dovrebbe essere così. Ha vinto le elezioni.
E’ stato derubato, ma quest’atroce atto criminale potrebbe benissimo avere successo.
Ma se si cerca di farla finita dichiarando il Presidente Trump incompetente ai sensi del 25° emendamento e togliendolo fisicamente dallo Studio Ovale, allora si sta andando a caccia di guai.
Come ho già detto, non si tratta di Donald Trump.
Si tratta di salvare la nostra Repubblica Costituzionale che è sopravvissuta per oltre 244 anni, ma che ora è sul letto di morte.
Non ci sarebbe nient’altro che la vendetta a motivare un’altra “caccia alle streghe” come l’impeachment, o a usare il 25° Emendamento.
Anche il più mite tra di noi reagirebbe … e ora siete sul punto di farlo.
Mi piace sempre concludere con una nota positiva, ma l’umore oggi è molto cupo.
Sono abbastanza grande da ricordare che durante la guerra del Vietnam continuavano a dirci che “c’è la luce alla fine del tunnel”.
Ma l’ultima persona che è uscita da Saigon, il 30 aprile del 1975, quella luce l’ha spenta.
Non so chi spegnerà le luci nello Studio Ovale a mezzogiorno del 20 gennaio 2021. Ma se dev’essere fatto, dovrebbe essere Donald Trump e non Mike Pence.
Nel migliore dei casi, quella luce continuerà a brillare per altri quattro anni, durante il secondo mandato del Presidente Donald Trump.
Spero di poter scrivere il 21 gennaio un altro articolo per ringraziare Dio di averci fatto quel miracolo.
Ma, se non lo facesse, chiederò la Sua Divina Misericordia davanti agli Stati Uniti d’America che entrano nel periodo più buio dalla Prima Guerra Civile.
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Link Originale: https://noqreport.com/2021/01/07/this-is-americas-last-chance/
Scelto e tradotto da Franco