Redazione: la nostra opinione sull’impeachment di Trump l’abbiamo già espressa.
Certo, si tratta di una vendetta, ma soprattutto del tentativo di estromettere il Presidente (non ci piace il termine ex) dalle prossime competizioni elettorali.
Con quest’articolo apprendiamo che, nell’ultimo tentativo d’impeachment contro un ex Funzionario, intervenne a testimoniare addirittura il Generale George Armstrong Custer che, nell’occasione, abbandonò la caccia ai Sioux — ignorando che avrebbe presto incontrato il capo indiano “Crazy Horse” in un luogo chiamato “Little Big Horn” che, per gli ignari, non si trova a Parigi.
Scherziamo, ovviamente, ma lo facciamo con un ghigno di vile soddisfazione quando apprendiamo che, ricevere un regalino “a propria insaputa”, non sia stata una primizia del Senatore Scajola ma che, ben prima di lui, un suo collega, un tale Belknap, vi aveva fatto ricorso, sostenendo che la colpa delle tangenti era della 2a e 3a moglie … e che tutto fosse avvenuto “a sua insaputa”.
Gesussanto, con tutte quelle mogli, mi sembra anche abbastanza giusto!
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Fred Lucas per The National Interest
Pensate che oggi ci sia troppa retorica politica?
Immaginate se la Camera avesse votato un articolo d’impeachment come questo: “Prostituzione della sua alta carica alla brama di guadagno”.
A parte la formulazione un po’ azzardata, William Belknap (nel 1876 “Segretario alla Guerra”), è stato il solo “ex Membro del Gabinetto”, nella storia degli Stati Uniti, a dover affrontare un impeachment.
Più rilevante per il contesto attuale, fu il primo Funzionario ad essere messo sotto impeachment dalla Camera e processato in Senato dopo che aveva lasciato l’incarico.
Ovvie le similitudini con il processo al Senato per Donald Trump, nel frattempo decaduto dalla carica, che avrà inizio l’8 febbraio.
Il mio libro, “Abuse of Power: Inside the Three-Year Campaign to Impeach Donald Trump”, sostiene che il primo impeachment di Trump somigliasse a quello per spodestare il Presidente Andrew Johnson, per aver licenziato il “Segretario alla Guerra”, Edwin Stanton, nel 1868.
Strano che, solo otto anni dopo, il successore di Johnson — Ulysses S. Grant — abbia visto il suo “Segretario alla Guerra”, che lui stesso aveva scelto, sottoposto a impeachment.
Fra i casi di Trump e Belknap, ovviamente, c’è una differenza lampante.
La Camera ha votato per l’impeachment di Trump sette giorni prima della scadenza del suo mandato.
Belknap, invece, si dimise dall’incarico per evitare l’onta ma, la Camera, votò comunque l’impeachment.
Grant scelse Belknap (1869), Generale dell’Unione nella Guerra Civile, per dirigere il “Dipartimento della Guerra”, quello che oggi corrisponde al “Dipartimento della Difesa”.
Nel giro di un anno, l’uomo d’affari Caleb Marsh strappò un lucroso contratto per un suo socio, che diventò l’unico fornitore della “stazione commerciale militare” di Fort Sill, posto in territorio indiano (nell’attuale Oklahoma).
Secondo lo U.S. Senate Historical Office, furono le tangenti promesse da Marsh che indussero Belknap alla concessione.
Nei cinque anni successivi, il socio di Marsh guadagnò migliaia di dollari che, a sua volta usò per effettuare regolari versamenti a Belknap, che mise assieme più di 20.000 dollari [dell’epoca] in un periodo di cinque anni.
L’alibi di Belknap, durante il calvario, fu quello d’incolpare la sua 2a e 3a moglie per quella corruzione, sostenendo che “non era a conoscenza del fatto” — una cosa non proprio cavalleresca.
Auspicando un altro scandalo a danno di Grant, il New York Herald, di orientamento Democratico, riferì di “vaghe voci di corruzione” che coinvolgevano il “Segretario alla Guerra”. Poi, altri giornali di New York saltarono su quella storia.
Ma lo scandalo cresceva e attrasse l’attenzione dei media internazionali.
Il London Standard così ebbe a scrivere: “Fortunatamente, sono pochi i Paesi in cui sarebbe possibile un abuso di fiducia così grossolano, come quello che è stato appena confessato dal ‘Segretario alla Guerra’ degli Stati Uniti”.
Il Deputato Hiester Clymer (D-Pa — compagno di camera di Belknap al college), Presidente della “Commissione Camerale per le spese del Dipartimento della Guerra”, guidò l’indagine su quella corruzione, che ebbe inizio alla fine di febbraio del 1876.
Non ci volle molto tempo prima che la vicenda fosse pienamente svelata.
Marsh dichiarò all’apposita “Commissione Camerale” che il denaro veniva inviato sulla base delle istruzioni del Segretario e che, a volte, aveva pagato Belknap di persona.
Heister inviò un “avviso di comparizione” a Belknap, in cui diceva di voler parlare con il suo ex “compagno di camera” riguardo la testimonianza di Marsh.
Per salvarsi, Belknap non poteva contare sulla sua parte politica, visto che i Repubblicani al Congresso erano aspramente divisi sugli scandali dell’”Amministrazione Grant”.
I Democratici approfittarono di quel cuneo, raccogliendo 90 seggi alla Camera nelle “Elezioni di Midterm” del 1874, riconquistando la maggioranza.
I Repubblicani, nello stesso anno, riuscirono a mantenere la maggioranza al Senato ma, ancora una volta, i Senatori non erano uniti dietro l’Amministrazione.
Belknap — ridotto in lacrime, secondo la maggioranza dei resoconti — il 2 marzo 1876 incontrò il Presidente Grant alla Casa Bianca per dimettersi.
Proprio come in seguito avrebbero fatto il Presidente Richard Nixon e il Giudice della Corte Suprema, Abe Fortas, Belknap si dimise per sfuggire all’impeachment.
Grant non era il tipo che lascia indietro un suo soldato e, quindi, accettò le dimissioni, ma molto a malincuore, puntualizzando che aveva ancora fiducia nel suo “Segretario alla Guerra”, seppur in difficoltà.
La Camera non si fece scoraggiare da una “sciocchezza” come le dimissioni … e non ci andò nemmeno vicino visto che approvò all’unanimità cinque “articoli d’impeachment” appena due ore dopo che Belknap aveva lasciato la carica.
La “Commissione di Clymer” continuò la sua indagine e vi incluse la testimonianza di un furioso George Armstrong Custer.
Egli sostenne che la corruzione del “Dipartimento della Guerra” a Washington avesse lasciato i suoi soldati senza un adeguato addestramento nella guerra contro le tribù dei nativi americani Sioux.
Il “Comitato di Clymer“, essenzialmente, costruì la documentazione per il processo al Senato.
Tuttavia, analogamente alle argomentazioni di oggi, Belknap sostenne che le sue dimissioni significavano che il Senato non avesse più giurisdizione per processarlo.
Anche allora molti Senatori furono d’accordo, indipendentemente da ciò che pensavano dell’innocenza o della colpevolezza.
All’epoca, un “processo d’impeachment” al Senato per qualcuno non più in carica era un territorio inesplorato. Poteva essere incostituzionale — e quindi un’inutile perdita di tempo, se non un atto del tutto gratuito.
Il Senato discusse pesantemente la questione prima che la conta dei voti, 37 a 29, determinasse la sua giurisdizione per processare non solo il “Segretario Belknap”, ma anche il “cittadino Belknap”.
La risoluzione diceva che: “Secondo l’opinione del Senato, William W. Belknap, l’imputato, è passibile di ‘processo per impeachment’ per gli atti compiuti come ‘Segretario alla Guerra’, nonostante le dimissioni da tale ufficio prima di essere imputato”.
Questa settimana, allo stesso modo, 5 Senatori del GOP si sono uniti ai Democratici per respingere la Risoluzione del Senatore Ran Paul, secondo la quale il processo sarebbe incostituzionale. Il processo, quindi, andrà avanti.
Fu così che, nell’aprile del 1876, ebbe inizio il processo di un ex Funzionario che non poteva essere rimosso dalla carica.
Si trascinò per tutta l’estate e furono ascoltati più di 40 testimoni.
Alla fine, il 1° agosto 1876, il Senato votò.
All’epoca, ci sarebbero voluti 40 voti per raggiungere i 2/3 necessari. Ma solo in 35 votarono per la condanna.
La maggior parte dei 25 Senatori che votarono contro lo fecero per la preoccupazione di dover processare un “ex titolare di carica”.
E fu così che Belknap venne assolto.
Fu poi indagato dai Procuratori del “Distretto della Columbia” ma, su richiesta di Grant, questi abbandonarono il caso.
Da allora — nel 1926 e di nuovo nel 2009 — la Camera ha messo sotto accusa due Giudici Federali che si erano dimessi prima del loro processo.
In entrambi i casi il Senato scelse di non trattare la questione.
Il caso Belknap sarebbe, quindi, l’unica volta — almeno fino ad ora — in cui il Senato ha celebrato un processo contro un ex “titolare di carica”.
In ogni caso, nessuno dei casi descritti è esattamente sovrapponibile al processo attuale.
Il mandato di Trump è scaduto per aver perso le elezioni, non perché si sia dimesso.
Tuttavia, essendo solo il secondo processo contro un ex Funzionario, il caso Belknap offre una guida storica su cosa ci si potrebbe aspettare.
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Link originale: https://nationalinterest.org/feature/what-impeachment-william-belknap-tells-us-about-second-trial-donald-trump-177142
Scelto e tradotto da Franco
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