Hannah Roberts e Giorgio Leali per politico.eu
La morte di un’utente di dieci anni della popolare app di video-sharing TikTok ha portato l’”Autorità di Regolamentazione della Privacy” a intervenire.
Mentre i Pubblici Ministeri indagano sulla possibilità che Antonella Sicomero stesse prendendo parte alla virale “blackout challenge”, quando è morta asfissiata, l’”Autorità di Regolamentazione della Privacy” italiana ha imposto a TikTok di vietare il trattamento dei dati personali degli utenti la cui età non sia stata verificata.
In pratica, ha ordinato a TikTok di proibire a tutti gli utenti italiani di caricare e di commentare i video.
Il caso ha messo in evidenza il vigoroso approccio dell’Italia nei confronti delle società digitali e la volontà del Paese di difendere la privacy dei suoi cittadini, specialmente quando né queste società digitali né i Paesi che le ospitano stanno facendo abbastanza.
Secondo la regolamentazione della privacy dell’Unione Europea, è compito dell’Irlanda monitorare TikTok perché è lì che si trova il Quartier Generale della compagnia.
Ma il “Garante della Privacy” italiano ha sfruttato la situazione d’emergenza — usata per la seconda volta nell’Unione Europea dal 2018, anno in cui le regole di protezione dei dati sono entrate in vigore — per trattare direttamente con TikTok.
TikTok è stata presa di mira dall’”Autorità di Regolamentazione” italiana da gennaio 2020, quando fu invocata per la prima volta una task force per trovare una soluzione ai rischi che corrono i bambini sulle piattaforme digitali.
A dicembre, il Garante ha presentato un provvedimento formale contro quell’app per “violazione delle regole sulla protezione dei dati”.
Il sistema di registrazione di TikTok non tutela i minori, ha asserito l’Agenzia, perché i bambini sono in grado di registrarsi facilmente, perché non c’è trasparenza nell’uso dei dati e infine perché le impostazioni del profilo vengono rese pubbliche automaticamente.
Per la Legge Italiana, i bambini sotto i 14 anni devono avere il consenso dei genitori per aprire un account su qualsiasi social media — mentre le regole di TikTok dicono che l’app è disponibile dai 13 anni in su.
La morte della Sicomero, avvenuta il 21 gennaio, ha dato al Garante la possibilità di agire.
Limiti d’età
Guido Scorza, il Funzionario preposto dal Garante alla “protezione dei dati”, preso atto che la morte della Sicomero è avvenuta in circostanze ancora da chiarire, ha insistito perché le indagini continuassero: “Sentivamo che i pericoli di cui ci eravamo preoccupati il mese precedente la tragedia si sarebbero concretizzati”.
Ha aggiunto che TikTok non ha ancora ottemperato all’ordine di bloccare il trattamento dei dati: “Non ci aspettavamo una risposta immediata, considerando le sfide tecniche di dover bloccare milioni di utenti in un Paese e la natura globale della piattaforma”.
Ha poi fatto notare che il periodo di tolleranza sta per scadere.
TikTok ha fatto sapere di aver già sospeso gli account di molti bambini sotto i 13 anni, quando ne ha avuto consapevolezza, e che i moderatori controllano i contenuti per identificare i minorenni.
Un portavoce della società ha detto: “Ci siamo accostati al Garante con azioni davvero efficaci per affrontare le loro preoccupazioni, che abbiamo preso molto seriamente”.
La società ha anche detto che i controlli sulla sicurezza sono “affidabili”.
Secondo Scorza, TikTok non è necessariamente peggiore di altre piattaforme social nel controllo dell’età degli utenti, “… ma il suo focus e le sue strategie di marketing, rivolti a un pubblico di adolescenti e preadolescenti, fanno sì che la mancata verifica dell’età possa avere conseguenze ben più gravi”.
Verificare l’età non è facile. Il Garante non si aspetta che TikTok chieda agli utenti i loro documenti per verificarne l’identità.
Scorza ha infatti affermato che “… si rischierebbe di creare un database di milioni di persone, compresi i bambini, i cui indirizzi vengono forniti dagli stessi documenti. Non vogliamo che la cura sia peggiore della malattia”.
Scorza ha suggerito che TikTok debba valutare l’età dei suoi utenti analizzandone i contenuti, i gruppi di amici e le interazioni: “Potrebbe essere impossibile distinguere tra un utente di 9 anni e un utente di 10 anni, ma dovrebbe essere possibile distinguerne uno di 9 da uno di 13”.
La società ha ribadito di aver introdotto, a gennaio, nuove restrizioni per i bambini, rendendo i profili dei ragazzi dai 13 ai 15 anni automaticamente privati, autorizzando solo i loro amici a commentare i video.
Tuttavia, per gli utenti che sono registrati sotto falsa identità non potrà esserci alcun cambiamento.
A complicare le cose è la tempistica: le misure d’emergenza sono temporanee e, se TikTok non si adeguasse per tempo, l’Italia dovrà passare la pratica alle Autorità Irlandesi.
Lo Stato in prima linea
In Italia, il Garante è uno dei membri del triumvirato dei “Regolatori della Privacy”, cui è affidato il compito di affrontare la questione delle Big Tech.
È affiancato dall’AGCM (Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato) e dall’AGCOM (Autorità Garante delle Comunicazioni).
“Le autorità italiane sono state molto intraprendenti e attive nei riguardi dei giganti della tecnologia. Non hanno paura”, ha detto Enzo Marasà, Avvocato specializzato nella “legislazione antimonopolistica” dello “Studio Portolano Cavallo”.
“Questo è particolarmente vero per AGCM” — ha aggiunto — “Sono molto efficienti. Si sono affermati con successo come capofila tra i vigilanti dell’Unione Europea”.
L’anno scorso, AGCM ha multato Apple per 10 milioni di euro perché ingannava i consumatori sull’impermeabilità dei suoi iPhone.
Li aveva già multati, nel 2018, di altri 10 milioni di euro, per aver progettato telefoni il cui funzionamento peggiorava nel tempo — pratica conosciuta come “obsolescenza pianificata”.
In questo momento, ha due indagini in sospeso.
Una con Google per abuso di posizione dominante nel mercato pubblicitario e un’altra, destinata ad Apple e a Dropbox, perché non chiedono agli utenti il “consenso al trattamento dei dati” quando offrono servizi cloud.
L’AGCM è stata la prima a indagare sulle infrazioni dei giganti dell’e-commerce Amazon ed eBay all’inizio della pandemia, quando una bottiglietta di Amuchina — un popolare igienizzante per mani che costa normalmente 7.50 euro — veniva venduto su eBay per 50 euro.
“L’AGCM ha fatto da apripista tanto che, la Commissione Europea, ha copiato le sue indagini scorporandole dal mercato italiano,” ha detto Marasà, riferendosi al caso Amazon (l’AGCM nutre sospetti che possa aver favorito i venditori che usavano i suoi servizi logistici).
Mercoledì, il Garante ha ampliato il suo intervento riguardante la morte della Sicomero, chiedendo a Facebook di spiegare la ragion per cui una bambina di 10 anni avesse un profilo sia sulla sua piattaforma che su Instagram (di cui è proprietaria).
Le norme di entrambe le piattaforme non consentono ai minori di 13 anni di aprire alcun tipo di account.
Il trio dei regolatori, che può essere vagamente associato al mitologico “cane a tre teste” (Cerbero), lo scorso anno aveva chiesto più potere per intervenire sui mercati digitali.
Ma la “Vigilanza sulla Privacy” è ostacolata dai “regolamenti sulla protezione dei dati”, imposta dall’UE.
L’Irlanda è tuttora il “regolatore designato” per molte Big Tech e sembra che non abbia alcuna intenzione d’intervenire.
Nonostante Scorza sia soddisfatto del primato italiano nel far rispettare le regole sulla “protezione dei dati” — “siamo il Paese che ha censurato più di tutti e quello che ha rilasciato più sanzioni” — le multe che l‘Italia ha emanato nei confronti di queste compagnie sono molto basse rispetto ai loro proventi.
Il Regolatore ha multato Facebook di 1 milione di euro per lo scandalo “Cambridge Analytica” mentre, negli Stati Uniti, la stessa società ha ricevuto una multa di 5 miliardi di dollari.
Da quando, nel 2018, il nuovo “corpus di norme” è stato pubblicato online, l’Italia ha comminato sanzioni per un totale di 69 milioni di euro.
I Regolatori potrebbero rivedere il loro approccio e, invece di multare, potrebbero ordinare a queste società di bloccare il “trattamento dei dati”, cosa che le danneggerebbe anche di più.
Comunque, le Autorità Italiane sono riuscite a rendere effettive le cosiddette “disposizioni transitorie”, nell’ambito delle quali possono imporre il blocco dei comportamenti illegali, prima di completare le indagini.
“Nella nostra cultura il diritto alla privacy è fondamentale” — ha detto Scorza, aggiungendo di aspettarsi che gli interventi aumentino d’intensità — “Siamo solo all’inizio”.
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Link Originale: https://www.politico.eu/article/tiktok-latest-target-italy-privacy-regulator-crusade-against-big-tech/
Scelto e tradotto l’Alessandrino
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