Redazione: In attesa dello svolgimento del processo contro Donald Trump presso il Senato degli Stati Uniti, è scoppiato il caso del Giudice Capo della Corte Suprema, che si è rifiutato di presiederlo.
Il fatto non è banale, perché comporterebbe il riconoscimento di fatto dell’incostituzionalità del processo a un ex Presidente, fatto che i Democratici hanno cercato di “parare”, sostenendo la discrezionalità del gesto — come se ottemperare a un dovere costituzionale fosse una questione di “scelta”.
Abbiamo parlato tante volte di questo Giudice, “disinvolto” quanto basta per salire sul “Lolita Express” di Epstein e raggiungere la sua isola.
Per non dimenticare, pubblichiamo in coda l’estratto di un nostro articolo, “L’Indicibile Verità”, con le parole che furono pronunciate dalla Corte Suprema quando si rifiutò di valutare nel merito le accuse di brogli elettorali.
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William Levin per The American Thinker
Nel secondo processo d’impeachment contro Donald Trump che inizia oggi, non è stata prestata sufficiente attenzione al fatto che non sarà presieduto dal Presidente della Corte Suprema, John G. Roberts.
Il Senatore Democratico Richard Blumenthal, avvocato, ex Procuratore Federale e membro della Commissione Giudiziaria, crede che un “Presidente della Corte Suprema debba costituzionalmente presiedere”.
Elizabeth Warren ha adottato una posizione molto più aggressiva. Il fatto che il Presidente debba presiedere a un processo d’impeachment fa parte del “suo dovere costituzionale”.
Per buona misura, aggiunge: “Non riesco a immaginare perché un Giudice della Corte Suprema non debba fare il suo dovere”.
Tuttavia, quell’uomo non c’è.
Il Leader della maggioranza al Senato, Chuck Schumer, ha presentato un terzo argomento costituzionale.
Egli sostiene che la Costituzione affidi la decisione di presiedere “alla scelta” del Presidente della Corte Suprema:
“La Costituzione sostiene che il Giudice Capo presiede il processo per un Presidente in carica. Quindi, dipende da John Roberts il presiedere o meno al processo contro un Presidente che non è più in carica … e lui non vuole farlo”.
Il Senatore Patrick Leahy, designato in sua vece, è d’accordo sul fatto che un Presidente della Corte Suprema debba essere “la prima scelta”.
Tutte queste affermazioni sono palesemente sbagliate e per ragioni di notevole rilevanza ai fini del procedimento giudiziario.
Procedendo con ordine, Blumenthal non finge argomentazioni di tipo giuridico.
Avrebbe voluto che il Presidente della Corte Suprema presiedesse il processo per il suo benefico impatto sulle pubbliche relazioni.
Il più grande “organo deliberativo del mondo” avrebbe meritato qualcosa di meglio, considerando in particolare lo status di Blumental presso il Judiciary Committee del Senato.
La pretesa della Warren, invece, non è condivisa da nessuno.
Per ottenere un vantaggio di parte, sostiene incautamente che la Costituzione ponga l’onere di presiedere il processo a un ex Presidente (e quindi a un privato cittadino) sul “Presidente della Corte Suprema”.
Sembra quasi grossolano doverle chiedere dove, nel testo o finanche nella struttura della Costituzione, sia nascosto un tale dovere.
Crede veramente a quest’affermazione così stravagante o, al giorno d’oggi, fare dichiarazioni volutamente false sulla Costituzione fa parte del privilegio senatoriale?
Quella di Schumer è una storia diversa.
La sua dichiarazione è il motivo per cui la gente disprezza l’oleosità dei politici.
Ha detto qualcosa di appena sufficiente per dar l’impressione di essere ragionevole, ma con un fine palesemente ingiustificato.
Schumer lascia intendere di aver contattato direttamente Roberts e che il Presidente gli abbia detto che non avrebbe presieduto.
L’ufficio di Schumer, ipocritamente, non nega e non conferma.
Manco a farlo apposta, i titoli dei giornali hanno scritto: “Schumer: Roberts non vuole presiedere il secondo processo d’impeachment contro Trump”.
In materia di Costituzione, “non voler presiedere” è un mondo a parte rispetto al “non presiedere”.
La costruzione di Schumer è notevolmente autoreferenziale.
Sostiene che il Presidente della Corte Suprema “creda” di poter presiedere (“quindi, dipendeva da John Roberts se presiedere o meno”) ma che, per ragioni sconosciute, “scelga” di non farlo (“non vuole farlo”).
In questo modo pone l’”onere di non presiedere” sul Presidente della Corte Suprema e, non a caso, aggiunge una patina di costituzionalità al procedimento.
Scegliere di “non presiedere” implica direttamente che “potrebbe presiedere”, se volesse.
Queste sono falsità seriali.
La posizione della Corte Suprema è stata chiarissima. Non ha espresso alcun commento sull’assenza del Giudice Roberts dal secondo processo d’impeachment.
“No comment” significa molto più di quanto sembri.
Preclude qualsiasi asserzione sul fatto che Roberts sia mai stato formalmente richiesto di presiedere.
Senza questa richiesta, non si può affermare che il Giudice Roberts abbia scelto di non farlo, come pretenderebbe la dichiarazione strategicamente fuorviante di Schumer.
Ma questo è niente in confronto alla violenza costituzionale in atto.
Il Giudice Roberts non sta presiedendo il secondo processo d’impeachment di Donald Trump, semplicemente perché non ha l’autorità costituzionale per poterlo fare.
Non è una scelta.
Allo stesso modo, il Presidente della Corte Suprema presiede il processo d’impeachment di un Presidente non per una sua scelta, ma per un preciso mandato costituzionale.
“Deve” presiedere.
Sono le due facce della stessa medaglia. Con la sola eccezione di dover costituzionalmente presiedere al processo contro un Presidente, la Magistratura non deve avere alcun ruolo nel Congresso.
La Costituzione è costruita sull’impalcatura della separazione dei poteri.
Si consideri, in questo contesto, se il Presidente della Corte Suprema, mentre presiede un vero e proprio “processo al Presidente”, possa esprimere il voto decisivo nel caso di uno stallo 50–50.
Al Presidente della Corte Suprema, John Roberts, fu posta questa domanda in occasione del primo processo d’impeachment contro il Presidente Trump.
Laconica la sua risposta: “Penso che sarebbe inappropriato per me, un funzionario non eletto di un altro ramo del governo, assumere il potere di cambiare quel risultato [un pareggio] in modo che la mozione possa avere successo”.
La Professoressa di Diritto Ann Althouse ha ben definito l’essenza del problema costituzionale creato dalla teatralità dei Democratici:
“Se il Presidente della Corte Suprema è autorizzato, vuol dire che è anche implicitamente richiesto. Se il Presidente della Corte Suprema è autorizzato, allora quello che Leahy sta per fare [presiedere il processo come opzione di seconda scelta] non è un dovere. Assumere un ruolo che non è suo, secondo la Costituzione, è un abuso di potere”.
Invocare il potere costituzionale di rimuovere un Presidente dalla carica è l’atto più solenne che possa essere esercitato nella nostra Repubblica Democratica, il che spiega la sua rarità nella storia americana.
Trasformando il ruolo del Presidente della Corte Suprema in una “scelta”, piuttosto che in un “dovere” (quello di dover presiedere “soltanto” al processo di un Presidente in carica), i Democratici del Senato hanno abbandonato il percorso costituzionale.
È ovvio perché si stiano sforzando così tanto.
Far presiedere il Senatore Leahy sembra una cosa di parte perché in effetti lo è.
Nessuno crede che presiederà senza aver predeterminato la colpevolezza di Trump.
Più problematicamente, l’assenza di Roberts sostiene fortemente il fatto che, secondo la Costituzione, il Senato non abbia l’autorità per imputare e processare un privato cittadino, quale è un ex Presidente.
Indiscutibile è che il mezzo che i Democratici hanno scelto per procedere (sostenendo che la partecipazione del Presidente della Corte Suprema al processo di un ex Presidente sia “volontaria”) sia esso stesso un abuso della Costituzione.
Secondo la loro stessa argomentazione, la seconda scelta, quella di Leahy, sta usurpando il ruolo assegnato dalla Costituzione al Presidente della Corte Suprema.
In alternativa, quest’ultimo non avrebbe l’autorità di presiedere perché “il Presidente” non è sotto impeachment e quindi, il Senato, non ha il potere di procedere.
O l’uno o l’altro … e nessuno dei due funziona.
Nel diciottesimo secolo, divenne pratica comune svilire la moneta riducendo la circonferenza delle monete d’oro e d’argento.
Oggi, stiamo assistendo a un paragonabile svilimento della Costituzione dove l’unico intento effettivo è quello d’influenzare le elezioni del 2024, con qualsiasi mezzo necessario.
Anche i rabbiosi odiatori di Trump dovrebbero riconoscere che l’impeachment e il processo di un ex Presidente, in assenza del Presidente della Corte Suprema, sia il modo sbagliato per vincere un’elezione.
Noi, come cittadini, siamo in ogni caso un po’ più poveri.
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Da una “fonte interna” alla Corte Suprema degli Stati Uniti, mentre i Giudici discutevano la causa del Texas contro la Pennsylvania et al …
Hal [Hal Turner Radio Show], come sai, sono un impiegato di uno dei Giudici della Corte Suprema. Non abbiamo mai visto niente di simile.
I Giudici hanno discusso ad alta voce e a porte chiuse, riuniti in una stanza sigillata, come di consueto.
Di solito sono riunioni molto tranquille, ma oggi si sentivano le grida per tutto il corridoio.
Si sono incontrati di persona perché non si fidavano della sicurezza delle riunioni telefoniche.
Il Presidente della Corte Suprema, John Roberts, gridava:
“Sarete voi i responsabili della rivolta( se accetteremo questo caso”
“Non parlatemi di Bush contro Gore, allora non avevamo a che fare con le rivolte”.
“Dimentichi quale sia il tuo ruolo qui, Neil [Gorsuch], e non voglio più sentire i due Giudici junior. Vi dirò io come voterete”.
Il Giudice Clarence Thomas ha urlato: “Questa è la fine della democrazia, John”.
Quando hanno lasciato la stanza, Roberts, i Lib e Kavanugh erano sorridenti. Alito e Thomas erano visibilmente sconvolti. La Barret e Gorsuch non sembravano affatto turbati.
Estratto da https://www.mittdolcino.com/2020/12/14/lindicibile-verita/
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Scelto e tradotto da Franco