Redazione di Storia Segreta
Un preciso dovere, per chi si definisce cittadino italiano, è acquistare il libro cartaceo di Alessandro Sallusti, ‘Il Sistema, Potere, Politica e Affari: Storia Segreta della magistratura italiana’. Rizzoli, Milano, 2021.
Perché cartaceo? Perché fra poco le edizioni on-line verranno fatte scomparire e non ne resterà memoria.
Solo se vi saranno milioni di copie nascoste ogni dove ci sarà la possibilità che i posteri sappiano cos’è successo veramente in Italia in questi ultimi decenni.
Per cui acquistatelo, leggetelo e poi nascondetelo con cura per regalarlo ai vostri nipoti al raggiungimento della maggiore età (prima è meglio di no, per il rispetto del comune senso del pudore dovuto alle giovani generazioni).
Onore al patriota Alessandro Sallusti che ha probabilmente sacrificato la sua carriera e la sua vita privata pubblicando un testo del genere.
Cosa contiene il libro per essere così eversivo?
Il loro peggior nemico: la Verità, nient’altro che la Verità sotto forma di una confessione, quella di Luca Palamara.
Molti sanno chi è Luca Palamara, l’ormai mitica ‘faccia di tonno’, come fu definito dall’inarrivabile Presidente Cossiga in un video di molti anni fa (https://storiasegreta.com/2020/06/15/il-testamento-politico-di-francesco-cossiga/)
All’epoca (2008) la cosa sembrò eccessiva ma, con il senno del poi, Cossiga, come spesso accadeva, sapeva già tutto.
La definizione dell’Associazione Nazionale Magistrati come «associazione a delinquere di stampo mafioso» (così come «Palamara farà molta carriera»), fa rimpiangere che l’ultimo Grande Democristiano non sia più tra di noi.
Nel 2008 Palamara, a soli 39 anni, diventò Presidente dell’Associazione Nazionale Magistrati (non è un organo pubblico ma una specie di sindacato dei magistrati) dove rimase fino al 2012.
Nel 2014 diventò membro del Consiglio Superiore della Magistratura.
Nel 2019 fu indagato per corruzione concernente compravendite di sentenze (il che, per inciso, comporterebbe il reato di cui all’art. 319 ter cp, da 6 a 12 anni di galera) e per fuga d’informazioni all’interno del CSM (il che comporterebbe il reato di cui all’art. 326 cp, da 6 mesi a 3 anni di galera).
Allo stato dell’arte non si sa che fine abbia fatto l’inchiesta penale né se sia ancora in corso.
Nel giugno 2020, l’ANM decise la sua espulsione dall’organismo associativo.
Nell’ottobre 2020, per decisione del CSM, gli fu inflitta la pena più severa prevista dalla giustizia disciplinare: la rimozione dalla magistratura.
Palamara non ha gradito questo trattamento — come se fosse lui il solo ‘mariuolo’ della compagnia, l’unico responsabile di tutte le nefandezze del paese — e ha cominciato a parlare, ben sapendo cosa sta rischiando.
La storia segreta che Palamara rivela nel libro era già nota a tutti nei suoi tratti essenziali, ma non se ne poteva parlare perché si finiva inquisiti in men che non si dica.
Adesso, invece, se ne può parlare perché basta riferire, con la dovuta presunzione d’innocenza degli accusati, le sole cose dette da Palamara.
Il testo tra virgolette riporta le parole esatte che lui ha usato nell’intervista.
Egli rivela l’esistenza di un ‘Sistema’ che decideva tutto su tutto, dalle nomine all’interno della Magistratura a chi dovesse essere al Governo del paese.
In termini tecnici, il ‘Sistema’ altro non è che la suddetta cossighiana ‘Associazione a delinquere di stampo mafioso’, che non è proprio un reato da ridere visto che prevede dai 12 ai 18 anni di galera (art. 416 bis del Codice Penale).
Palamara non si limita a parlare in generale ma fa anche nomi, cognomi e date. Indica fatti, confessa le sue colpe …
Insomma, potrebbe essere considerato quasi come un “collaboratore di giustizia” nei processi di mafia.
Riteniamo anche che debba essere protetto da una scorta armata d’ora in poi e speriamo che lo sia.
Visto che il libro potrebbe risultare un po’ ostico per i non addetti ai lavori (ma dovete comprarlo lo stesso per lasciarlo ai nipoti) ne riportiamo a seguire alcune perle:
«Magistratura Democratica nacque a Bologna (!) nel 1964, quando un insieme di magistrati ideologizzati si costituisce come gruppo organizzato all’interno della magistratura, in stretta relazione con il Partito Comunista. Magistratura Democratica è l’embrione del “Sistema’’».
Che il Partito Comunista sia alla radice di gran parte del marcio che c’è in Italia è un’idea che era già venuta a molti ma, adesso, possiamo finalmente dirlo: alcuni magistrati avevano precorso il nome del Partito: da Magistratura Comunista a Magistratura Democratica.
«Si chiama collateralismo?» chiede Sallusti, fintamente ingenuo.
«Esatto. Solo che se sei collaterale al PCI-PDS-PD sei un sincero democratico e un magistrato libero e indipendente. Se sei collaterale a Renzi (via Lotti) o a Berlusconi (via Nitto Palma) o a Salvini, allora sei un traditore dell’autonomia e dell’indipendenza della magistratura e devi essere cacciato come un infame».
Anche qui qualche dubbio a noi poveri mortali era venuto, ma non potevamo esprimerlo, pena essere subitamente inquisiti a vita.
«Se sfidi il ‘Sistema’ sei fuori, indipendentemente dal fatto che tu abbia ragione o torto, com’è accaduto a persone diverse fra loro, come Luigi de Magistris, Clementina Forleo, Antonio Ingroia, Alfonso Sabella e Antonio Sangermano. E io lo so bene perché c’ero: in quel momento il sistema ero io».
Il “sistema” era lui.
Quindi, non stiamo parlando con uno che passa per strada e riferisce solo fatti per sentito dire.
Nel 2007 l’allora sconosciuto Sostituto Procuratore di Catanzaro, Luigi De Magistris (oggi sindaco di Napoli), varò l’inchiesta ‘Why not’ sulla gestione di fondi pubblici europei che coinvolse Prodi, Mastella (allora ministro della Giustizia), Rovati, Bisignani e altri.
Ma «De Magistris è un cane sciolto», non fa parte del sistema e, infatti, venne immediatamente sostituito dal Procuratore Generale di Catanzaro, Dolcino Favi, che fece scassinare la cassaforte di De Magistris nottetempo rubando tutti gli atti dell’inchiesta (che sia ‘furto con scasso’, art 624 bis, dai 4 ai 7 anni di galera?).
«De Magistris non era allineato. Il governo Prodi era già debole di suo ma comunque era un argine contro le destre … e non poteva essere attaccato in quel modo».
A questo punto vengono confessati reati molto gravi fatti in associazione, tipo“Usurpazione del potere politico” (art. 287 cp, dai 6 a i 15 anni di galera) … ma anche ‘Cospirazione politica’ (art. 304, da 1 a 6 anni) … o “Cospirazione politica tramite associazione” (art. 305 cp, da 5 ai 12 anni).
Ma De Magistris insiste.
Nel 2008 la Procura di Santa Maria Capua Vetere arresta la moglie di Mastella, allora Presidente del Consiglio Regionale.
Palamara commenta così: «Imparabile, nessuno di noi se lo aspettava … Avevamo sottovalutato che De Magistris, figlio e nipote di magistrati, in Campania era molto amato e conosciuto … Un disastro che culmina con Mastella che annuncia le dimissioni da Ministro della Giustizia. Fine dei giochi, fine del Governo di sinistra».
Quasi contemporaneamente Clementina Forleo, Gip alla Procura di Milano, vara l’inchiesta ‘Bancopoli’ in cui D’Alema, Fassino tramano con Consorte di Unipol per “avere una banca”: «La Procura di Milano non la prende bene. Non abbiamo scelta, Clementina Forleo va rimossa, è un pericolo».
E infatti viene immediatamente trasferita a Cremona.
I reati qui confessati sono quelli di cui sopra, ma viene adombrato anche un bell’art. 319 ter cp ‘Corruzione in atti giudiziari’, da 6 a 12 anni: «I problemi nascono se un magistrato si mette contro la sinistra. Perché il nemico è ‘la non sinistra’. E di questo vorrei parlare».
Infatti, nel 2008 ritorna il governo Berlusconi e in magistratura c’è un grosso fermento, una vera ristrutturazione.
Perché? Perché in realtà «era un processo obbligato … La magistratura deve farsi trovare pronta, ai blocchi di partenza della nuova sfida a Berlusconi. Non tollereremo un’opposizione blanda al berlusconismo».
Nonostante siamo ormai assuefatti a simili comportamenti da parte dei magistrati, non possiamo non rilevare che qui siamo di fronte a un puro processo eversivo, una sorta di “colpo di stato”.
Si tratta di una confessione di reati gravissimi come, ad esempio, ‘Associazione sovversiva’ (art, 270 cp, dai 5 ai 10 anni di galera) … ‘Eversione dell’ordine democratico” (art. 270 bis, dai 7 ai 15 anni) … ‘Attentato contro la Costituzione dello Stato’ (art. 283 cp, più di 5 anni) … ‘Usurpazione del potere politico’ (art. 287 cp, dai 6 ai 15 anni) … ‘Cospirazione politica mediante associazione’ (art. 305, dai 5 ai 12 anni) … ma anche, ovviamente, dal cossighiano ‘Associazione politica di stampo mafioso’ (art. 416 bis, dai 12 ai 18 anni).
Complessivamente, per Palamara e altri, si prospetterebbero centinaia di anni di galera.
Ma cosa volete che sia tanto, le vere accuse, nascono in un altro modo: «Molte inchieste partono dalla cosiddetta ‘velina’, cioè una soffiata, una segnalazione anonima più o meno verosimile, spesso confezionata dai Servizi Segreti».
Ah, però, bello.
Le vicende, da qui in poi, si fanno così lunghe e penose che, chi vuole conoscerle, dovrà necessariamente comprarsi il libro.
Ma una chicca la riportiamo lo stesso. Processo Ruby, secondo grado.
Il Presidente della Corte di Appello di Milano, Enrico Tranfa, vorrebbe confermare i 7 anni di galera inflitti a Berlusconi in primo grado (per aver avuto rapporti sessuali con una prostituta minorenne consenziente di 17 anni e 10 mesi) ma viene messo in minoranza dagli altri giudici del collegio.
E allora cosa pensa bene di fare, Tranfa?
Legge la Sentenza di Assoluzione, quella che dovrebbe essere la ‘sua’ sentenza e immediatamente si dimette dalla magistratura.
«Siamo alla giustizia che nega la giustizia. Berlusconi non può né deve essere assolto da un legittimo e libero tribunale» commenta Palamara in un sussulto di sincerità.
Chi leggerà il libro vi troverà anche il patto del 2010 tra Fini e la magistratura (per evitare l’inchiesta sul cognato e Montecarlo che poi lo avrebbe travolto), la trattativa Stato-mafia di Napolitano e Mancino (gestita da Antonio Ingroia e Nino Di Matteo, che finirà nel nulla) e l’epopea di Woodcock, che osò indagare Matteo Renzi e famiglia.
Con malcelato orgoglio Palamara commenta: «Poteva un ‘Sistema’ che aveva combattuto e vinto la guerra contro Berlusconi e le sue armate, farsi mettere i piedi in testa da Matteo Renzi? Woodcock va salvato».
Chi mai poteva dubitarne?
Naturalmente ce n’è anche per Salvini che difendeva l’Italia dalla tratta degli schiavi di George Soros, ma veniva colpito alle spalle dal “fuoco amico” per l’ineffabile reato di ‘sequestro di persona’.
«Ma le leggi, com’è noto, non si applicano, s’interpretano in base alla preparazione e alla sensibilità culturale, ideologica e politica dei magistrati e a volte, purtroppo, anche dalla loro appartenenza».
Esatto, è così che si amministra la giustizia.
Nonostante l’importanza del libro e lo sconcerto che ne deriva, nessuno ne sta parlando.
Il silenzio della stampa di regime è calato su tutta la faccenda e, horribile dictu, nessun magistrato ha la minima intenzione d’indagare sulla faccenda nonostante la confessione di Palamara comporti possibili pene per centinaia di anni di galera, per sé e per altri.
Alla faccia dell’obbligatorietà dell’azione penale.
Perché tutti siamo uguali di fronte alla legge ma alcuni sono più uguali degli altri.
Unica voce nel deserto, a nostra conoscenza, è questa intervista di Vox Italia a Carlo Taormina:
«Ci vuole un organismo inquirente e giudicante che non sia di appartenenza della magistratura, e quindi fatto da un altro ordine giudicante non composto da magistrati, che giudichi i magistrati. I magistrati non si possono giudicare tra di loro».
Nel caso l’Italia dovesse mai avere un governo eletto dal popolo, Taormina dovrà esserne il Ministro della Giustizia per fare questo e solo questo. Si guadagnerebbe imperitura memoria.
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Link originale: https://storiasegreta.com/2021/02/14/la-storia-segreta-della-magistratura-italiana-secondo-palamara/
Scelto e tradotto da Franco
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