Johanna Geron, Francois Lenoir per RT.com
L’Unione Europea è piombata in una spirale drammatica … i paesi-membri ignorano volutamente le direttive contro il Coronavirus … una figura di rilievo (Guy Verhofstadt) accusa Ursula von der Leyen di rovinare i rapporti con la Gran Bretagna … e infine un gruppo di Europarlamentari chiede le dimissioni del Capo della Diplomazia UE (Josep Borell).
L’ex Primo Ministro belga, Guy Verhofstadt, adattandosi perfettamente alla nuova veste di “indefesso federalista”, ha rivelato più volte il suo disappunto verso i colleghi Britannici e il loro “modo di navigare nelle acque burrascose della Brexit”.
Ma ora, insieme ad altre figure di spicco europee, Verhofstadt chiede la testa addirittura della Presidente della Commissione Europea, Ursula von der Leyen, per i grossolani errori commessi nelle ultime settimane.
L’Europarlamentare liberale ha accusato la von der Leyen di “disastro diplomatico”.
Il politico sostiene che il Presidente della Commissione stia distruggendo la rete di relazioni fra UE e Regno Unito, bloccando sul confine irlandese i vaccini destinati alla Gran Bretagna.
Questa mossa, ha detto l’ex negoziatore della Brexit, “ha distrutto in pochi istanti il lavoro di negoziazione che Michael Barnier ha condotto per tre anni”.
Molti di voi potrebbero sorprendersi per quest’affermazione perché i media britannici non hanno una grande opinione dell’ex Primo Ministro belga.
Ricorderete quanto duramente il Sun lo attaccò, dopo aver dichiarato che la Gran Bretagna, senza l’UE, sarebbe diventata “un nano” nello scacchiere internazionale: “Non c’è mai stata una figura tanto ripugnante nei corridoi di Bruxelles come quella del bavoso Guy Verhofstadt. Anche provandoci, quell’ubriacone di Juncker o quel pavone di Barnier non sarebbero in grado di reggere il paragone con quel cialtrone indegno di essere un belga”.
E ora eccolo qui, a prendere le difese del Regno Unito.
Dev’essere molto grave la situazione, a Bruxelles, se Verhofstadt si relaziona in questo modo con la von der Leyen e con la Commissione.
Per la Presidente della Commissione non è l’unica gatta da pelare perché altri paesi-membri, insoddisfatti per la gestione del vaccino del Coronavirus, stanno sfruttando questa crisi per abbandonare l’idea di una comune politica Europea.
È la Germania stessa, paese-fondatore dell’Unione, a puntare i piedi.
Nonostante il Parlamento Europeo abbia chiesto ai tedeschi di non completare il gasdotto Nord Stream 2 perché sotto minaccia (americana) di sanzioni, la Cancelliera Angela Merkel, ignorando l’ordine, ha detto che i lavori del progetto Gazprom ricominceranno questa settimana.
Un’altra mossa che ha fatto irritare Bruxelles è stata quella di chiudere i confini con l’Austria e la Repubblica Ceca per limitare la diffusione delle varianti di Coronavirus, senza scomodarsi di avvisare la Commissione.
Questa decisione ha generato un allarme immediato fra gli oltre 20.000 lavoratori Cechi che, tutti i giorni, attraversano il confine con la Germania e, al contempo, ha messo in dubbio uno dei principi-cardine dell’Unione Europea: la libertà di movimento.
Nonostante la Commissione si aspettasse che Berlino seguisse gli accordi comuni già presi sulla limitazione dei viaggi, sulla chiusura dei confini e sul divieto agli spostamenti, si è sentita dire senza mezzi termini di abbassare il capo.
Il Ministro dell’Interno tedesco ha replicato: “La Commissione dovrebbe stare dalla nostra parte e non metterci il bastone tra le ruote con dei consigli idioti”.
Questa volta non si tratta dei soliti sospetti, Ungheria o Polonia, che ignorano ostentatamente Bruxelles su questioni “insignificanti” come i “valori Europei”.
No, questa volta è la Germania che non ascolta nessuno e fa di testa sua. E allora, forse è tempo di porsi qualche domanda.
Le azioni di Berlino stanno contagiando altri politici.
L’Europarlamentare Estone, Riho Terras, ha inviato una lettera alla von der Leyen (firmata da altri 50 Europarlamentari) per chiedere la testa del Capo della Diplomazia della UE, Josep Borrell, per l’umiliazione subita a Mosca, dove la sua controparte gli ha messo i piedi in testa, definendo l’UE un “partner inaffidabile”.
Il sottomesso Parlamento Europeo generalmente non fa caso a queste proteste.
Ma questa reazione è una chiara indicazione che le divisioni, in quest’Unione che si vorrebbe sempre più stretta, stanno aumentando.
Non solo per la gestione del Coronavirus, ma anche su questioni molto più importanti.
A meno che l’inadeguata von der Leyen non riesca rapidamente a volgere la situazione in suo favore (cosa che va oltre le sue capacità), è molto difficile che possa resistere ancora un altro anno.
L’ex Ministro della Difesa tedesco non è stata una scelta felice per un ruolo così complesso.
Di conseguenza, la sua uscita di scena, se del caso, non sarà un grande trauma.
Ma il danno ormai è fatto ed è tempo di voltar pagina.
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Link Originale: https://www.rt.com/op-ed/515706-crisis-eu-covid-brexit-border/
Scelto e tradotto da l’Alessandrino
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