Redazione di Renovatio 21
Tempi duri per chi spera in una distensione tra le superpotenze atomiche.
Insulti gravissimi sono volati da Washington a Mosca grazie all’avvedutezza e alla innegabile lucidità dell’attuale inquilino che occupa la Casa Bianca.
In un’intervista bomba con George Stephanopoulos di ABC News, Joe Biden ha dichiarato di essere d’accordo sul fatto che Vladimir Putin sia un «assassino» e che ne pagherà il prezzo.
«Il prezzo che sta per pagare lo vedrai a breve», ha detto l’anziano mentitore del Delaware.
La CNN riferisce, quindi, che sono probabilmente in arrivo nuove sanzioni, specificamente rivolte a «… persone vicine al presidente russo Vladimir Putin già la prossima settimana».
Biden ha inoltre ricordato di aver avuto un incontro con Putin durante il quale il presidente della Federazione Russa gli avrebbe detto di «non avere un’anima».
Tale riferimento fa eco ad un famoso incontro faccia a faccia del 2001 tra George W. Bush e Putin.
Bush giunse alla conclusione opposta: «Ho guardato l’uomo negli occhi … sono stato in grado di avere percezione della sua anima».
Per questa frase, Dubya Bush fu sfottuto notevolmente, non da ultimo da Hillary Clinton, che disse in pubblico che Putin non aveva un’anima, perché è un agente del KGB i quali, per definizione, sono privi di anima.
È noto che i rapporti tra la Clinton e Putin non sono mai stati troppo buoni.
Le parole sconsiderate di Biden arrivano in un momento preciso: martedì è stato declassificato un rapporto congiunto delle agenzie di spionaggio di Washington, tra cui la CIA e il Dipartimento per la Sicurezza Interna.
Il nuovo documento dichiara (o, meglio, ripete) che la Russia ha tentato d’influenzare il voto del 2020 con l’obiettivo di «denigrare la candidatura del Presidente Biden e il Partito Democratico, sostenere l’ex Presidente Trump, minare la fiducia del pubblico nel processo elettorale ed esacerbare le divisioni sociopolitiche negli Stati Uniti».
La campagna, ha insistito, è stata condotta da delegati tra cui «individui collegati all’Ucraina con legami con l’intelligence russa e le loro reti», che hanno cercato di diffamare il candidato democratico per presunti collegamenti corrotti con Kiev.
Si tratta del caso, non occultabile in alcun modo, di Hunter Biden, il figlio drogato e dissoluto di Joe che fu messo nel board di Burisma, una mega-azienda energetica ucraina.
Chi, durante la campagna elettorale, ha cercato di parlare di questa storia — ammessa con boria dallo stesso Biden che, in una conferenza al CFR, disse di aver personalmente dato un ultimatum al Presidente ucraino affinché licenziasse il Giudice che stava indagando sugli affari del figlio — è stato pesantemente censurato dalla stampa e dai media.
E’ il caso del New York Post, il più antico giornale americano, bannato da Twitter per aver provato a raccontare al pubblico il sistema corrotto di quella che Rudy Giuliani chiama la «Biden Crime Family».
Si tratta di una volontaria riesumazione, davvero fuori tempo massimo, del Russiagate. Trump deve fare ancora tanto paura.
E la sinistra americana (non solo quella) è davvero ridotta ad azioni pavloviane, ripetizioni, demenza conclamata. In questo, bisogna dire che è ben rappresentata
Come rileva RT, non è immediatamente chiaro come questa presunta “rete d’influenza ucraina” riconduca a Mosca.
Tuttavia, il rapporto afferma che la Russia «quasi certamente vede l’ingerenza nelle elezioni statunitensi come una risposta equa alle azioni percepite da Washington e un’opportunità sia per minare la posizione globale e il processo decisionale degli Stati Uniti».
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Scelto e pubblicato da Franco