Redazione: crediamo che l’opinione pubblica stia sottovalutando i “venti di guerra” che attraversano il mondo.
Dopo aver presentato la “Conferenza di Anchorage” fra Stati Uniti e Cina e un’analisi sulla “risposta russa”, oggi parliamo del tentativo di creare una nuova “Cortina di Ferro”: l’India partner della NATO per stringere d’assedio la Russia e la Cina.
Inutili e inascoltate le tante voci di coloro che non vorrebbero spingere i russi fra le braccia dei cinesi. Ma tant’è, sembrerebbe che i giochi siano fatti e tante saranno le ripercussioni, anche in Europa.
Soprattutto, non sembrerebbe esserci più spazio per posizioni “terze”. O si sta da una parte o si sta dall’altra (non accettate scommesse sulla Germania).
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Rick Rozoff per original.antiwar.com
In un articolo apparso sull’Hindustan Times del 22 marzo, un ex Funzionario del Dipartimento di Stato, A. Wess Mitchell, ha chiesto che il Vertice della NATO di quest’anno inviti l’India (una delle due nazioni più popolose del mondo) a diventare un suo partner, unendosi ad altri 40 Paesi in tutto il mondo.
Mitchell è stato ”Assistente Segretario di Stato per gli Affari Europei ed Eurasiatici” sotto l’Amministrazione di Donald Trump e, attualmente, è il co-presidente del gruppo “NATO 2030 Reflection Process”, che prepara il prossimo Vertice dell’Alleanza e la nuova Strategia che sarà approvata in quella sede.
Dall’alto della sua carica, la raccomandazione di Mitchell non è oziosa o meramente accademica.
In una testimonianza davanti al “Comitato del Senato degli Stati Uniti” sulle Relazioni Estere” tenuto nel 2018, prefigurò quello che ora è diventato il principale obiettivo strategico internazionale dell’Amministrazione Statunitense: consolidare attorno alla NATO una coalizione globale per isolare e affrontare Russia e Cina contemporaneamente:
“”La Russia e la Cina sono seri competitori impegnati a costruire i mezzi materiali e ideologici per contestare il primato e la leadership degli Stati Uniti nel 21° secolo. Continua ad essere tra i principali interessi della Sicurezza Nazionale degli Stati Uniti prevenire il dominio sulla regione eurasiatica di potenze ostili””.
Per poi continuare: “”La nostra politica verso la Russia parte dal riconoscimento che, per essere efficace, dev’essere sostenuta da ‘un potere militare secondo a nessuno e pienamente integrato con i nostri alleati e con i nostri strumenti di potere'””.
Sul meccanismo da impiegare per raggiungere questo scopo, gli Stati Uniti “”… hanno lavorato con gli alleati della NATO per il più grande aumento della spesa europea per la difesa dai tempi della Guerra Fredda — un totale di oltre 40 miliardi di dollari fino a oggi””.
Per poi ulteriormente elaborare: “”Oltre agli impegni presi da metà dell’Alleanza, volti a raggiungere il 2% di ‘spesa per la difesa’ entro il 2024, al Vertice della NATO gli Stati Uniti hanno raggiunto praticamente tutti gli obiettivi politici, compresa la creazione di due nuovi Comandi NATO (fra i quali uno qui negli Stati Uniti), l’istituzione di nuovi team di risposta alle minacce ibride e, infine, importanti iniziative pluriennali per rafforzare la mobilità, la prontezza e la capacità dell’Alleanza””.
Anche se l’articolo dell’Hindustan Times si sofferma in gran parte sulle minacce poste dalla Cina, quanto sopra riportato dimostra che Mitchell ha sempre sostenuto quella che ora è la strategia standard dell’Amministrazione Biden e della NATO: identificare la Cina e la Russia come i due principali avversari del cosiddetto “ordine internazionale basato sulle regole”.
Sarà “mondo contro Russia e Cina” se Mitchell, la Casa Bianca e la NATO proseguissero lungo la loro strada.
Il titolo dell’articolo è: “NATO: India’s next geopolitical destination”.
La prima frase recita: “”Quando i leader della NATO s’incontreranno, in primavera, discuteranno le raccomandazioni del ‘gruppo di esperti’ (che ho co-presieduto), favorevoli a un’offerta formale di partenariato rivolta all’India””.
L’articolo rievoca gli scontri militari degli ultimi anni fra le forze cinesi e indiane e il fatto che la Cina spenda per il suo Esercito tre volte di più rispetto all’India.
Sostiene, inoltre, che questi fatti potrebbero indurre il Paese a rispondere positivamente a una proposta di partenariato NATO.
Non inaspettatamente, Mitchell sottolinea il ruolo di quello che viene chiamato il “gruppo dei quattro” nella regione Asia-Pacifico: Australia, Giappone, Corea del Sud e India.
Non menziona che i primi tre siano membri fondatori del programma “Partnership Across the Globe” della NATO, lanciato prima del vertice NATO di Chicago del 2012.
Non menziona nemmeno che ci sono non meno di venti partner della NATO nella regione Asia-Pacifico, fra i quali sei confinano con la Cina (e due con la Cina e la Russia insieme: Kazakistan e Mongolia).
La Russia dev’essere espulsa dall’equazione, anche se è stata il principale alleato e fornitore d’armi dell’India da quando il Paese è diventato una nazione indipendente, nel 1947.
La vendita all’India di armi interoperabili della NATO sarebbe, forse, la più grande bonanza di hardware militare della storia.
L’India dev’essere invogliata ad affiliarsi all’“alleanza più potente del mondo” offrendo, se non la piena e reciproca assistenza militare (di cui all’articolo 5) in qualsiasi futuro conflitto con la Cina, un impegno effettivo da parte della NATO.
Usando uno schietto linguaggio geopolitico, Mitchell ha detto che la NATO può offrire “”… pianificazione militare ed esercitazioni congiunte per migliorare la prontezza, l’interoperabilità e la prevedibilità” e inoltre, “in caso di conflitto, l’India trarrebbe vantaggio dall’avere accordi strategici con la NATO e con i suoi partner mediterranei (compreso Israele, con cui l’India ha una stretta relazione strategica), per garantire il suo fianco occidentale e un approccio al Mar Rosso””.
Ad esempio, se non possono esserci dubbi sul fatto che la NATO reagirebbe se Israele fosse attaccata, secondo la logica di Mitchell la Cina dovrebbe sapere, analogamente, che cosa aspettarsi in un qualsiasi futuro conflitto con un’India che fosse partner NATO.
In termini di “bastone e carota”, Mitchell ha aggiunto che: “”Con lo status di partner NATO l’India beneficerebbe di possibili futuri programmi volti ad abbassare le barriere per la ‘cooperazione nelle tecnologie emergenti’ fra la NATO e i suoi partner dell’Asia-Pacifico. Potrebbe aiutare a compensare anche le crescenti preoccupazioni del Congresso sulla sproporzionata dipendenza dell’India dalle attrezzature militari russe””.
La Russia “fuori” come partner strategico e fornitore di armi; la NATO, gli Stati Uniti e Israele “dentro”. E’ questa la semplice equazione.
L’articolo mette da parte la questione dell’acerrimo avversario dell’India, il Pakistan, e non menziona il fatto che quel Paese sia stato un partner della NATO per nove anni.
Mitchell sostiene (come co-presidente del “NATO 2030 Reflection Process team” è in una posizione tale da poterlo dire con cognizione di causa) che “la NATO dovrebbe proporre all’India l’apertura di colloqui di partenariato e valutare tutti gli strumenti di cui dispone, comprese le partnership, per affrontare questa nuova era di concorrenza tra grandi potenze, in cui grandi Stati come la Cina e la Russia rappresentano, di gran lunga, la più grande minaccia alla sua sicurezza”.
La politica che Mitchell sta promuovendo riecheggia fedelmente i piani strategici globali di Washington e Bruxelles: porre fine a 74 anni di cooperazione militare russo-indiana, soppiantando l’influenza di Mosca con quella della NATO, dichiarando apertamente che la Russia è il suo principale avversario, reclutando l’India in una “crociata internazionale” contro la Cina e la Russia.
Niente di meno.
Se questa politica dovesse essere attuata, il mondo sarebbe testimone del più drammatico e pericoloso cambiamento geopolitico della storia.
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Scelto e tradotto da Franco