Abbiamo intervistato Pietro Ratto. Autore di saggi di storia e filosofia, è anche docente e musicista.
Il suo sguardo va oltre la narrazione forzosa e superficiale che domina il mondo dei media tradizionali.
Attraverso un’accurata ricostruzione fattuale, è riuscito a scorgere dei meccanismi storico-culturali che ai più sfuggono.
È tutto casuale quello che accade? Sono i politici che decidono i nostri destini? O c’è qualcos’altro?
Quest’intervista aiuta a orientarsi nella giungla informativa in cui siamo dispersi.
Come una bussola, le parole di Pietro Ratto ci indicano un percorso da seguire, originale e poco scontato. Siamo pronti a seguire il Bianconiglio?
*****
Lei ha messo in luce aspetti della storia moderna che spesso vengono tralasciati o archiviati come “roba da complottisti”. Parlo dello studio delle grandi famiglie (Rothschild, Warburg, Rockefeller, Morgan) che gestiscono il complesso industrial-finanziario europeo e statunitense. Secondo lei, ci sono dei legami fra queste famiglie e l’attuale pandemia?
Sono abituato a fondare le mie affermazioni su dati documentati e provati. Non posso quindi affermare che grandi dinastie finanziarie come quelle che lei ricorda siano ricollegabili alla situazione di emergenza sanitaria che stiamo vivendo.
Tanto più in considerazione della totale incertezza che, a proposito delle origini della pandemia, della sua effettiva fenomenologia e della correttezza delle misure intraprese per contrastarla, regna da più di un anno.
Credo, semmai, di aver dimostrato in un libro uscito proprio all’inizio dell’epidemia — nel febbraio 2020, intitolato “L’Industria della Vaccinazione. Storia e contro-Storia” — quanti e quali siano gli interessi in gioco e gli scheletri nell’armadio delle grandi multinazionali del farmaco, più o meno direttamente riconducibili a queste grandi élite che, in questo momento, incassano giganteschi proventi grazie al commercio dei vaccini e degli antivirali contro il Covid-19.
Da quanto dura questo dominio nascosto? Perché i veri dominatori non si mostrano?
Come ho scritto nelle conclusioni del mio “I Rothschild e gli Altri”, in un mondo dove ognuno fa di tutto per apparire e collezionare sui social il maggior numero possibile di condivisioni e apprezzamenti, chi davvero conta e stabilisce le regole del gioco rimane dietro le quinte.
Nei libri di Storia adottati a scuola non esiste un solo riferimento a una famiglia come quella dei Rothschild, ad esempio, che pure risulta assolutamente determinante per tutte le vicende storiche degli ultimi due secoli e mezzo.
E’ evidente come questo mantenersi nell’anonimato sia funzionale, ad esempio, a non esplicitare i nomi di chi controlla i grandi colossi finanziari che amministrano tutte le multinazionali, molte banche centrali, o le più influenti società di lobbying (di cui parlo nel libro appena uscito: Lobbying), tramite le quali le stesse élite condizionano massicciamente il potere politico, a livello locale e internazionale.
L’unico caso in cui si parla dei Rothschild è sempre e solo quello legato alla famosa Dichiarazione Balfour — guardandosi bene, però, da sottolinearne i presupposti maturati nel corso della Prima Guerra Mondiale, o le conseguenze prodotte sulla Seconda.
Una questione particolarmente urticante, questa, che ho approfondito nel mio libro “Rockefeller e Warburg”.
Come pensa che reagiranno queste famiglie autocratiche davanti al “blocco Eurasiatico”, che si pone in netto contrasto con la UE e gli Stati Uniti?
Non credo che si facciano trovare impreparate. Non credo nemmeno che questi nuovi modelli siano effettivamente come si presentano.
Da tempo i grandi uomini d’affari asiatici sono entrati in relazione con queste importanti dinastie.
Vale sempre il principio che si tramandano i Rockefeller di padre in figlio: è la concorrenza il vero peccato.
Lei ha detto che tra la Commissione Europea e AstraZeneca c’è un contratto capestro e che AstraZeneca sia nelle mani dei Wallenberg, una potentissima famiglia svedese. Ci può dare qualche delucidazione al riguardo?
I Wallenberg — il cui principale esponente, Peter Wallenberg (membro influentissimo del Round Table of Industrialists di cui fanno parte anche De Benedetti, gli Agnelli e l’attuale Ministro del Governo Draghi Vittorio Colao) ha fondato AstraZeneca nel 1999 — sono una grande famiglia di imprenditori e banchieri svedesi che, a metà Ottocento, diedero vita alla Stockholms Enskilda Bank e che controllano Ericsson, Electrolux, ABB, ma anche il Gruppo Nasdaq, che gestisce l’omonimo mercato borsistico elettronico.
Fecero anche proficui affari con la Germania nazista.
Durante la Seconda Guerra Mondiale la loro SKF forniva i cuscinetti a sfera sia agli inglesi che ai tedeschi.
Un po’ come le bombe sganciate da Hitler su Londra, che contenevano componenti forniti dalla società americana ITT.
Il nipote di Peter Wallenberg (figlio del fratello Marc), Marcus Wallenberg (ex CityBank, Deutsche Bank, e S.G. Warburg & Co.) è nel direttivo del Bilderberg, così come lo stesso figlio di Peter, Jakob Wallenberg.
I Wallenberg controllano anche SEB, enorme gruppo finanziario svedese.
Come spiego nel mio “Lobbying”, anche il contratto stipulato dall’Unione Europea con AstraZeneca contiene davvero pochissime condizioni alle quali la casa farmaceutica debba sottostare.
Non a caso, il testo dell’accordo è stato a lungo secretato e pubblicato solo recentemente, con innumerevoli omissis.
Ci parli del suo ultimo libro: “Lobbying”. Le scelte delle multinazionali che impatto hanno sulle nostre vite? Perché c’è questa tendenza a privatizzare tutto, almeno in UE e in Nord America?
Questo mio nuovo libro attacca proprio il progressivo e colpevole assottigliamento tra “pubblico” e “privato” che, concettualmente e materialmente, si sta realizzando nel nostro tempo.
Un azzeramento che tende a lasciare un ampio spazio di manovra ai conflitti d’interessi e alle pressioni dell’imprenditoria privata sull’attività legislativa degli organi politici, senza che la gran parte dell’opinione pubblica se ne preoccupi.
Per anni mi sono occupato delle grandi famiglie di banchieri e industriali e della loro influenza sulle decisioni delle Amministrazioni Pubbliche.
Questo lavoro sposta l’attenzione sui meccanismi e sulle società tramite le quali questo fenomeno si verifica.
McKinsey è proprio uno di questi giganteschi colossi specializzati in quelle che definisce “consulenze” esercitate sulla politica — ma altro non sono che vere e proprie pressioni, sapientemente gestite attraverso una rete di contatti efficientissima e capillare — per conto dei maggiori gruppi di potere determinati a incassar la maggior dose possibile di vantaggi, attraverso leggi spesso confezionate ad hoc.
Nel libro — che ad esempio approfondisce il cosiddetto trucco del “revolving door” atto a consentire un continuo e fluido passaggio di uomini dalle Amministrazioni statali a quelle aziendali, con conseguente utilizzo e riutilizzo di tutte quelle conoscenze indispensabili per fare lobbying — si affrontano questioni relative alla regolamentazione (spesso più di facciata che effettiva) di questo fenomeno.
Regolamentazione che varia da Stato a Stato e che serve, spesso, solo a “imbiancare il sepolcro” delle collusioni, delle molteplici forme di corruzione e delle connivenze tra imprenditoria e politica.
Al centro del saggio, la storia delle ripetute e ignorate sollecitazioni e sentenze formulate da enti e organi ufficiali, appositamente istituiti dall’UE, nei confronti di certe inquietanti appartenenze del nostro attuale Premier a gruppi internazionali di potere e di lobbying particolarmente influenti, pur nelle sue funzioni di Presidente della BCE, prima, e di Presidente del Consiglio, adesso.
*****
l’Alessandrino
*****
Le immagini, i tweet e i filmati pubblicati nel sito sono tratti da Internet per cui riteniamo, in buona fede, che siano di pubblico dominio e quindi immediatamente utilizzabili. In caso contrario, sarà sufficiente contattarci all’indirizzo info@mittdolcino.com perché vengano immediatamente rimossi. Le opinioni espresse negli articoli rappresentano la volontà e il pensiero degli autori, non necessariamente quelle del sito.