J. Hawk per SouthFront
In un batter d’occhio
L’Amministrazione Biden è entrata alla Casa Bianca accompagnata dalla speranza di tornare a una sorta di normalità nelle relazioni con l’Unione Europea.
Biden, a differenza di Obama, mai avrebbe potuto ottenere il “premio Nobel per la Pace” solo per il fatto di esistere … ma la sua vittoria è stata comunque accolta calorosamente nelle Capitali di tutt’Europa come un segno che il liberalismo avrebbe vinto sul populismo, inaugurando una nuova era di “business as usual”, nella forma in cui è stato praticato durante l’Amministrazione Obama.
Una volta in carica, tuttavia, l’Amministrazione Biden ha fatto gli straordinari per dissipare qualsiasi nozione di “rispetto reciproco” tra alleati più o meno uguali, USA e UE.
I Funzionari di Biden hanno agito come se USA e UE fossero una versione contemporanea dell’Impero austro-ungarico: due Paesi con sistemi politici apparentemente separati, tenuti insieme da un Imperatore (Biden) e da un esercito comune (NATO), il cui compito principale era di prevenire qualsiasi separatismo dell'”Ungheria” (l’UE) — e la cui politica estera era fatta interamente in “Austria” (Stati Uniti).
Eventi come la Brexit significano semplicemente che una parte dell’Impero si è spostata dall’“Ungheria” all’“Austria” per una serie di ragioni culturali e razziali.
In pratica, Blinken ha lanciato un brusco avvertimento alle aziende europee che lavorano al Nord Stream 2, sul fatto che potrebbero essere soggette a sanzioni statunitensi se non si ritirassero immediatamente dal progetto (questo si aggiunge al fatto che Biden abbia risposto affermativamente alla domanda di un “giornalista di corte” se Vladimir fosse per caso un “assassino”, e al fatto che Blinken abbia provocato una grande lite con una delegazione cinese, informandola che gli Stati Uniti intendevano trattare con la Cina da una “posizione di forza”).
Per peggiorare le cose, al Vertice con l‘UE Blinken ha sottolineato che le minacce rivolte al Nord Stream 2 siano un riflesso delle Leggi del Congresso degli Stati Uniti, che chiedono di sanzionare tutte le imprese che partecipano alla sua costruzione (omettendo di dire che il “ramo esecutivo” ha una notevole libertà d’azione nell’attuazione di quella parte della legislazione che impatta sulle prerogative di politica estera del Presidente).
Non sembra che lo “shock and awe” di Blinken, sui tre Continenti, abbia avuto i risultati sperati.
Il Ministro degli Esteri tedesco ha rifiutato di appoggiare la caratterizzazione di Vladimir Putin fatta da Biden (un “assassino”), in contrasto con molti altri Paesi europei che, tradizionalmente, aderiscono a posizioni anti-russe.
Inoltre, non ci sono prove che le aziende tedesche stiano per abbandonare il loro lavoro sul Nord Stream 2.
Farlo, sarebbe un colpo fatale alla posizione della Germania come stato-leader dell’UE — e introdurrebbe un maggior grado di caos nelle lotte di potere all’interno dell’Unione.
Il fattore che mette un certo grado di acciaio nella spina dorsale della Germania è la consapevolezza che, incoraggiato dall’efficacia di una semplice “minaccia di sanzioni”, il Dipartimento di Stato degli Stati Uniti possa abituarsi a usare questo strumento su base routinaria, contro la Germania e gli altri membri dell’UE.
L’apparente desiderio degli Stati Uniti di denigrare lo status internazionale della Germania ha portato a un altro affronto, quello del mancato invito a una “riunione ad alto livello” sull’Afghanistan, a cui parteciperanno Russia, Cina e anche Turchia.
L’”inferno verde” della Germania
Se gli Stati Uniti hanno un asso nella manica che potrebbe ancora invertire il declino delle loro fortune, questo è la graduale ascesa del Partito Verde tedesco.
L’opinione pubblica tedesca e internazionale hanno fatto molta strada dai giorni inebrianti della primavera del 2020, quando Angela Merkel era acclamata come la “scienziata” la cui combinazione di astuzia empirica e sagacia politica avrebbe messo in ginocchio il Covid-19, in netto contrasto con gli sciocchi ignoranti come Boris Johnson e Donald Trump.
A maggio o giugno 2020 sembrava che niente potesse minacciare le fortune politiche della Merkel. Eppure è la Cancelliera che sta ora affrontando le richieste di un “voto di fiducia” al Bundestag.
Il pasticcio della risposta alla pandemia, lo sconcertante avanti e indietro di chiusure e allentamenti giunte a una serie di scandali per corruzione che hanno coinvolto alcuni Deputati del CDU/CSU, hanno minato la fiducia nel Partito al potere e nella sua leadership.
Certamente, non ha aiutato il fatto che il Funzionario dell’UE più strettamente associato al pasticciato appalto dei vaccini sia la Presidente della Commissione Europea, Ursula van der Leyen, che in precedenza aveva occupato diversi posti ministeriali, tra cui quello della Difesa, nei vari Governi Merkel.
Non è quindi sorprendente che la Germania stia potenzialmente affrontando un grande sconvolgimento elettorale che minaccia di cambiare significativamente il panorama politico del paese.
Un sondaggio d’opinione (27 marzo) di Kantar sulle elezioni generali di quest’anno, ha mostrato il CDU/CSU ancora in testa con il 25% dei voti, con i Verdi al secondo posto con il 23%.
Gli altri Partiti politici hanno registrato percentuali notevolmente più basse.
Lo SPD, un tempo dominante, ha ottenuto solo il 17%, l’AfD e lo FDP il 10% ciascuno, Die Linke il 9%, con il restante 6% distribuito fra gli altri Partiti.
Altri sondaggi d’opinione tedeschi hanno dato risultati più o meno simili, variando solo di un paio di punti percentuali.
L’ascesa dei Verdi è guidata da diversi fattori, tra cui l’esaurimento della coalizione CDU/CSU al potere, lo SPD che soffre per l’abbandono dei suoi “principi di sinistra” in favore delle politiche neoliberali della “terza via” (alla Blair/Clinton), Die Linke che ancora soffre per le sue origini nella Repubblica Democratica Tedesca e, naturalmente, l’AfD (Alternativa per la Germania) che attira l’attenzione malevola dello “stato profondo tedesco” che, come le sue controparti statunitensi e britanniche, sta giocando un ruolo sempre più attivo nella politica del paese.
Gruen Nach Osten
Che l’arrivo al potere dei Verdi sia destinato a far diventare la Germania più militarista e interventista sulla scena mondiale, è suggerito anche dal curioso caso di Tareq Alaows, siriano nato a Damasco arrivato in Germania nel 2015 che, dopo solo sei anni, è stato candidato al Bundestag come cittadino tedesco dal Partito Verde.
Visto che il resto del milione e mezzo di rifugiati arrivati in Germania più o meno nello stesso periodo non lo sono ancora e, probabilmente, non lo diventeranno mai, la rapida elevazione di Alaows suggerisce che i Verdi abbiano amici all’interno dello “stato profondo” della Germania e che siano interessati a seguire la guida statunitense e britannica nel brandire le questioni sociali (come i diritti di genere, l’ambientalismo e altre questioni similari) per giustificare l’aggressione contro Paesi ritenuti non sufficientemente dediti a quelli che l’Occidente sostiene siano “valori universali”.
Non sarebbe il primo Partito Verde d’Europa a diventare neo-conservatore.
Inoltre, dal momento che il Partito Verde tedesco è un’invenzione relativamente recente, ovvero non associato alle precedenti aggressioni militari della Germania (a questo punto si dovrebbe notare che anche lo SPD era fermamente a sostegno dell’aggressione tedesca in occasione della prima Guerra Mondiale e che, probabilmente, lo sarebbe stato anche nella seconda se non fosse stato bandito dai nazisti), esso è diventato automaticamente il fronte più logico per i neo-conservatori tedeschi.
Si può facilmente immaginare i Verdi dichiarare che la Germania abbia la sacra missione di liberare il mondo dal carbone, dal petrolio e dal gas naturale come fonti di energia — il che comporta, naturalmente, un confronto con la Cina e con la Russia perché vengano installati in quei paesi Governi che condividono le loro priorità e che, incidentalmente, attuino politiche altamente favorevoli agli interessi commerciali tedeschi.
Nonostante il Partito Verde abbia iniziato la sua esistenza come un Partito della Sinistra radicale, alla fine della Guerra Fredda ha cominciato a reinventarsi secondo linee neo-conservatrici (ovvero neo-liberali).
Il suo sostegno alle guerre della NATO contro la Jugoslavia (ma non solo), il suo particolare interesse per Aleksey Navalny (che non è esattamente un ambientalista) combinato con una stridente opposizione al Nord Stream 2, lo rendono molto attraente per i Biden e i Blinken di tutto il mondo, interessati a fare della Germania uno stato-cliente degli Stati Uniti.
Quello che resta da vedere è se gli “stati profondi” tedesco e statunitense siano in grado di spianare il cammino dei Verdi verso il potere … e se il popolo tedesco accetterà il “regime verde” preparato per loro.
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Link: https://southfront.org/germanys-political-crisis-and-the-future-of-nord-stream-2/
Scelto e tradotto da Franco
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