Più che di storia dovremmo parlare di propaganda.
Tuttavia ciò che successe, nell’anno della grande crisi economica USA, può essere di grande interesse.
Era il 1930, quando con una “genialata” propagandistica, i medici dissero che loro sceglievano una certa marca di sigarette preferendole al resto del mercato.
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La mente dell’epoca era Bernays, il doppio nipote di Freud, potete approfondire qui al LINK
In questo mondo dove tutti invocano redditi da divano, facendosi beffa della nostra costituzione, che vorrebbe garantire lavoro e dignità per tutti.
Possiamo ben comprendere che le classi abbienti, facenti parte delle oligarchie, già godevano del famoso ed agognato reddito, si chiamavano e ancor si chiamano dividendi.
Difatti l’angoscia del capitano d’azienda (parlo della società per azioni) è quella di remunerare gli azionisti, pena la perdita di una consistente parte di capitale.
Un dividendo pari a quello dell’anno precedente è un cocente fallimento dell’imprenditore, ed in questo turbine di crescita infinita, l’astuto imprenditore non lascia nulla di intentato.
In passato provò con la propaganda pubblicitaria, incaricando un esperto di una nuova e promettente tecnica.
La teoria di Bernays era frutto di complessi e profondi studi di suo zio sul comportamento delle masse.
Si poteva semplicemente ed efficacemente sintetizzare con una frase, che lui stesso coniò:
“Una folla non può essere considerata come un’unità di singoli individui pensanti, solo un ID guida è espresso in essa.”
In buona sostanza nel comportamento collettivo non si scorgono diversi comportamenti determinati dagli individui, è più facile scorgere un comportamento unico o prevalente.
Il suo lavoro dunque, si riconduce a fare appello all’inconscio collettivo per creare un modello di massa.
Torniamo ai tempi nostri, non ho idea se le Big Pharma siano a corto di dividendi, è tuttavia innegabile che il mainstream ci irradia con la sua luce H24.
Solo un lemma si vede chiaro in quella luce: “vaccino”.
Non vi sto a raccontare quello che ho potuto sentire dalla coscienza media collettiva di diverse persone che conosco.
Lo so, non fanno testo, non sono un campione statisticamente valido.
Però il terrore nei loro occhi è palese, insieme al quel misto di speranza per non essere proprio in fondo alla lista delle prenotazioni.
Tutto questo non era probabilmente sufficiente per il legislatore.
Quindi ecco spuntare un Decreto Legge che prevede la vaccinazione obbligatoria per gli operatori sanitari, medici compresi.
Salvo esenzione per problemi di salute o per sopravvenuti limiti temporali della campagna vaccinale.
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Non abbiamo dubbi sulla bontà del mezzo legislativo volto a contrastare ed a sconfiggere questa piaga, ma salta agli occhi una lontana assonanza con quello che fu.
Noi non siamo pro o contro, non vogliamo esprimere giudizi, ma cerchiamo di usare la logica di Archimede.
L’unica logica che ci porta a delle considerazioni e agli interrogativi che dovrebbero migliorare la nostra umanità.
Viene quindi logico supporre che la collettività, alla luce di quanto sopra, possa fare questa assunzione:
“Se pure i medici si sono vaccinati, significa che il farmaco serve ed è sicuro, se lo fanno loro possiamo farlo anche noi”.
Semplice ragionamento di una massa costantemente deflessa dal raggio della propaganda a reti galattiche unificate.
Assumendo una speculazione più filosofica, forse possiamo fare chiarezza sul bombardamento ansiogeno (via mainstream) che stiamo subendo.
Ogni tanto, quando gli eventi sono un turbine inestricabile e nebbioso, potrebbe essere utile fermarsi e procedere in una direzione rettilinea qualsiasi, fino a guadagnare l’azzurro.
Sicuramente l’azzurro c’è al di fuori delle nuvole, sparse con sapienza sulle nostre teste.
Finalmente illuminati dalla calma e dalla lentezza della progressione cosmica, potremmo ritrovare il senso dell’umano cammino e verificare su quale strada ci stiamo spingendo.
E’ probabile che questo caos (chaos) non sia casuale, ma artefatto.
E’ tempo che gli azionisti, di cui alle prime righe, si alzino dal divano dei secoli e inizino a lavorare veramente, c’è molto da fare.
Anche qui ancora frode, si chiamano azionisti e fanno agire gli altri, la logica del logos li vorrebbe pronti all’azione.
Sono certo che questa è la via sbagliata e la storia ci colpirà ancora una volta.
E qui vorrei lasciare spazio alla poesia di Giorgio Cattaneo, un amico e scrittore.
L’ARCOBALENO
“L’arcobaleno è dove riapriranno i bar, dai tempi di Noè,
Quando si navigava alla deriva in mezzo a oceani sollevati, gonfi di pioggia meteorica, cantilenando una maledizione lieve come la primavera negata per decreto.
Già allora certamente veleggiavano menzogne grandi come continenti,
Inabissando giustizia e verità, mentre qualcuno controllava lo sfacelo come da programma, la contabilità dell’ecatombe.
Certo non volano colombe, in questo film, ma solo lampi di bengala che bruciano l’amore ultraterreno che rimane, nella disperazione lucida di chi non si rassegna.
Chi ha cuore, non smette di cantare: pensa che un giorno la distesa d’acque smetterà di declinare all’infinito questo lungo sonno, questo letargo alieno e traditore.
L’orrore, spacciato per regalo.
Lo sai: non lo potrai chiamare vita, mai.”
Ebbene, anche questa volta lasceremo che la storia ci travolga facendo le sue implacabili rime?
Se siamo Homo Sapiens² ed abbiamo imparato a fare previsioni, come è possibile che non impariamo niente dalla storia?
Abbiamo perso perduto il coraggio, la veggenza o entrambi?
Mi auguro sia giunto il momento in cui la rima la scriveremo noi.
R.Z.