Patrick Buchanan
Lunedì scorso, in solo sei ore, la NATO ha lanciato 10 “intercettazioni aeree” per seguire sei gruppi di bombardieri e di caccia russi sopra l’Artico, il Nord Atlantico, il Mare del Nord, il Mar Nero e il Mar Baltico.
La scorsa settimana è diventato palese che Mosca sta aumentando la presenza di truppe in Crimea e lungo i confini con l’Ucraina.
E Joe Biden ha risposto.
Nella sua prima conversazione con il Presidente Ucraino, Volodymyr Zelensky, Biden ha assicurato: “… l’incrollabile sostegno alla sovranità e all’integrità territoriale dell’Ucraina davanti alla continua aggressione della Russia, nel Donbass e in Crimea”.
Nonostante l’Ucraina non sia un membro della NATO (non esiste alcun obbligo di combattere in sua difesa), quest’affermazione si avvicina a una “garanzia di guerra”.
Biden sembra dire che, se si arrivasse a un conflitto a fuoco tra Mosca e Kiev, noi saremo lì, dalla parte di Kiev.
La settimana scorsa, il portavoce del Cremlino, Dmitry Peskov, ha risposto che se gli Stati Uniti inviassero truppe in Ucraina, la Russia risponderà.
Quindi … Biden sta davvero dicendo che, nel caso di uno scontro militare fra ucraini e russi in Crimea, Donetsk o Luhansk, gli Stati Uniti interverrebbero militarmente dalla parte dell’Ucraina?
Un tale impegno potrebbe metterci in “stato di guerra” contro una Russia dotata di armi nucleari, in una regione dove non abbiamo mai avuto interessi vitali — e senza l’approvazione dell’unica Istituzione autorizzata a dichiarare una guerra: il Congresso.
Nel frattempo, al largo di Whitsun Reef (nel Mar Cinese Meridionale), che Pechino occupa ma Manila rivendica, la Cina ha ammassato 220 navi della milizia marittima.
Quest’enorme flottiglia cinese è arrivata dopo che il Segretario di Stato, Anthony Blinken, aveva avvisato Pechino che qualsiasi attacco di aerei o navi filippine, volto a sfidare le sue rivendicazioni sulle scogliere del Mar Cinese Meridionale (facenti parte della zona economica esclusiva di Manila), sarà supportato dagli Stati Uniti.
Il settantennale “Trattato di Sicurezza” con Manila copre anche quegli isolotti, ha detto Blinken, anche se alcuni sono già stati occupati e fortificati dalla Cina.
A quanto pare, se Manila usasse la forza per affermare le sue rivendicazioni ed espellere i cinesi, allora combatteremo al fianco dei nostri alleati filippini.
Questo equivale a una “garanzia di guerra” del tipo che ha costretto gli inglesi a dichiarare guerra alla Germania nel 1939 per l’invasione della Polonia.
Due settimane fa, 20 aerei militari cinesi sono entrati nella “zona d’identificazione della difesa aerea” di Taiwan, nell’ambito della più grande incursione di Pechino sulle acque fra Taiwan e le isole Pratas, controllate da Taiwan.
Come scrive il corrispondente Bill Gertz nel Washington Times di oggi:
”La Cina sta intensificando le sue provocazioni nei confronti degli alleati americani in Asia … con un numero crescente di voli militari intorno a Taiwan e ammassando più di 200 navi vicino a una contesa barriera corallina delle Filippine.
La Cina ha aumentato le tensioni anche contro il Giappone, annunciando la scorsa settimana che Tokyo deve abbandonare tutte le rivendicazioni sulle contese isole Senkaku — una catena di isole disabitate che il Giappone ha amministrato per decenni, ma che Pechino ha recentemente rivendicato come suo territorio.
La provocazione più grave ha avuto luogo il 29 marzo. Un’esercitazione della Forza Aerea dell’Esercito Popolare di Liberazione, che includeva 10 aerei da guerra, ha volato nella “zona di difesa aerea” di Taiwan in quello che gli analisti dicono essersi trattato di un attacco simulato sull’isola.
È arrivato solo tre giorni dopo una massiccia incursione di aerei da guerra”.
Se la Cina è assai chiara sui suoi obiettivi e sulle sue rivendicazioni (praticamente su tutte le isole del Mar Cinese Meridionale e Orientale, e su Taiwan), lo è molto meno su quando convalidarle.
Per quanto riguarda gli Stati Uniti, l’attuale ambiguità su ciò che possiamo o non possiamo fare (mentre la Cina ribadisce le sue rivendicazioni) è utile ai nostri interessi vitali, che sono anche quelli di evitare una guerra con la più grande potenza del più grande continente della terra?
Se alcune linee rosse devono essere tracciate, queste dovrebbero essere stabilite dall’unico “organo costituzionale” che ha l’autorità di dichiarare la guerra: il Congresso.
E alcune domande hanno bisogno di risposte per evitare gli errori di calcolo che hanno portato a due orribili Guerre Mondiali nel corso del XX secolo.
Le scogliere che le Filippine rivendicano nel Mar Cinese Meridionale (rivendicazioni contraddette dalla Cina), sono coperte dal “Trattato di Sicurezza Reciproca” del 1951?
Abbiamo l’obbligo d’onore di combattere la Cina per conto delle Filippine, se Manila tentasse di reclamare gli isolotti che la Cina ha occupato?
Qual è il nostro obbligo se la Cina si muovesse per prendere le Senkaku? Gli Stati Uniti si unirebbero al Giappone in un’azione militare per tenerli o recuperarli?
Qual è esattamente il nostro impegno verso Taiwan se la Cina tentasse di bloccare, invadere o impadronirsi delle isole al largo di Taiwan?
John F. Kennedy, nel secondo dibattito con Richard Nixon (1960), disse che Quemoy e Matsu, nello “stretto di Taiwan”, erano indifendibili e non valevano una guerra contro la Cina di Mao.
Con i suoi avvertimenti e le sue minacce, la Cina sta costringendo l’America ad affrontare questioni che abbiamo cercato di evitare per più tempo possibile.
La Cina sostiene che non sta affatto bluffando: “quelle isole sono nostre!”
Ebbene, è giunta l’ora di mostrare le nostre carte.
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Link: https://buchanan.org/blog/for-what-should-we-fight-russia-or-china-149543#more-149543
Scelto e tradotto da Franco
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