Redazione: al “sofagate” si aggiunge un ulteriore “incidente diplomatico”, ovvero le durissime espressioni di Draghi verso Erdogan, definito un “Dittatore”.
L’episodio avrebbe a che fare con il trattamento riservato alla von der Leyen e con la difesa dell’Istituzione “Unione Europea”, le cui redini sarebbero “in mano” al duo Draghi–Macron, conseguenza dell’eclisse di Angela Merkel.
Tuttavia, si è appena concluso un Vertice, in Libia, dove c’è chi parla di spartizione franco-italiana del Paese, ma altri di un accordo dove parte importante l’avrebbe avuta la Turchia.
Come si sostiene ad esempio qui, forse con un po’ leggerezza: https://www.gospanews.net/2021/04/08/italia-in-libia-alleata-di-turchia-qatar-in-nome-di-fratellanza-musulmana-e-lobby-delle-armi/
E allora il sospetto, forte, è che nella presa di posizione di Draghi sia potuto entrare quel Vertice che, forse, è andato meno bene di quanto si dica.
Oppure no? Chissà, forse lo scopriremo nelle prossime settimane, contando il numero di sbarchi clandestini.
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Lucrezia Ranieri per l’Intellettuale Dissidente
L’incontro al vertice tra il Presidente Turco Erdogan, il Presidente del Consiglio Europeo Charles Michel e la Presidente della Commissione Ursula von der Leyen non ha lasciato indifferente l’intellighenzia del nostro Paese, sebbene per motivi differenti da quelli che ci si sarebbe potuti aspettare.
Basta una rapida occhiata alle notizie diffuse sui quotidiani, sulle pagine facebook e sugli account twitter di giornalisti, politici e intellettuali nostrani per capire quale sia immediatamente diventato il fulcro dell’attenzione.
Sotto quale lente — in altre parole — sia stata letta la vicenda del cosiddetto “sofagate”: quella del sessismo.
Già qualcosa, nella lente sessista, vagamente s’incrina — a meno di non voler credere che il Ministro degli Esteri turco sia anch’esso una donna.
La divisione di sedute, insomma, non sembra seguire una logica di genere, ma piuttosto di ruoli.
Per inquadrare meglio la vicenda è bene sapere alcune cose: il “cerimoniale diplomatico turco” prevede che, alla destra del Presidente Erdogan, sieda il Capo della Delegazione Diplomatica in visita che, in questo caso, era Charles Michel.
In passato, la Turchia ha tuttavia sempre assecondato le richieste UE aggiungendo il Presidente della Commissione alla sinistra del Capo di Stato.
In questo caso ha invece sospeso la cortesia, mandando certamente un messaggio politico che sarebbe bene, però, inquadrare nel modo giusto, senza isterismi di sorta e, soprattutto, dando il giusto valore alle parti coinvolte e alla posta in gioco.
Il secondo aspetto, necessario per capire perché proprio la von der Leyen sia finita sul divano (e non sul tappeto, comunque, né nella stanza accanto, ci terrei a sottolineare) e perché Charles Michel non si sia alzato cedendole il posto, attiene all’equilibrio istituzionale dell’Unione Europea per quello che riguarda, in particolare, le competenze di “politica estera”, che sono rimaste per lo più prerogativa degli Stati-membri.
E’ infatti il Consiglio Europeo, presieduto da Michel, a stabilire gli interessi strategici, gli orientamenti generali e gli obiettivi della politica estera.
Con gli ultimi Trattati, le competenze in “politica estera” vengono condivise con gli “organi sovranazionali” dell’UE, Presidente di Commissione e Alto Rappresentante, ma l’equilibrio istituzionale è ancora fortemente spostato sul versante intergovernativo.
I conflitti in materia tra le stesse Istituzioni Europee sono all’ordine del giorno e non serve Erdogan affinché, talvolta, gli interessi politici degli Stati membri prevarichino i protocolli o le cortesie istituzionali.
Il “sofagate” non è dunque frutto della nostra immaginazione.
Qualcosa è effettivamente successo nei palazzi turchi, ma è qualcosa che poco ha a che fare con il genere o il sesso della von der Leyen e molto con il suo ruolo, che è quello di “massima rappresentante” dell’Istituzione che più di tutte certifica la “natura sovranazionale” dell’Unione Europea.
Dell’Istituzione, in altre parole, che differenzia in modo assoluto l’Unione da qualunque altra normale “organizzazione internazionale”, visto che rappresenta i 27 Stati-membri come parti di una stessa entità — e non come entità separate tra loro negozianti.
Il messaggio di Erdogan è perciò chiaro: non attribuire alla von der Leyen il ruolo che, invece, è riconosciuto al Rappresentante dei “Capi di Stato e di Governo”, negando all’Unione lo status di “entità autonoma e sovranazionale”.
Potrebbero sembrare sottigliezze, ma non lo sono affatto.
Negoziare con il più potente blocco commerciale del mondo e negoziare con 27 Stati, per lo più divisi su molte importanti questioni internazionali, sono due faccende completamente diverse.
Analoga situazione si è appena proposta nei negoziati con il Regno Unito sulle rappresentanze diplomatiche dell’UE, cui l’ex Stato-membro rifiuta di riconoscere pieno statuto e immunità, come viene invece fatto in qualsiasi altra parte del mondo.
La spiegazione candidamente fornita è che non si vuol creare un “precedente” per cui qualunque “organizzazione internazionale” possa chiedere lo stesso trattamento.
Se aggiungiamo al quadro generale le ultime pessime figure dell’Alto Rappresentante, Borrell, appare evidente come affrontare la questione sul piano del sessismo sia quasi ridicolo … mentre si delinea un concreto problema che riguarda la collocazione dell’Unione Europea nelle relazioni esterne, la sua credibilità e l’efficacia della sua azione.
Una debolezza, questa, che Erdogan non ha mancato di sfruttare anche per via simbolica, trattando da una posizione di forza questioni più che importanti per la stabilità regionale — da Cipro agli interessi energetici dell’area mediterranea.
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Link: https://www.lintellettualedissidente.it/controcultura/esteri/sofagate-erdogan/
Scelto e commentato da Franco
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