Redazione: abbiamo pubblicato diversi articoli sullo sferragliare di armi “convenzionali e non” in Ucraina.
Ma, nei redazionali, abbiamo sempre specificato che un confronto diretto fra Washington e Mosca ci sembrava poco credibile.
Prendiamo atto, quindi, che gli Stati Uniti sembrino preferire una sorta di de-escalation, analogamente alla Russia (ri-acquartieramento delle truppe).
Morire per l’Ucraina? Non ci abbiamo mai creduto troppo.
Anzi, arrivano voci (e solo quelle) di un’azione congiunta (economica ma un po’ anche militare) contro il Presidente turco Erdogan, il cui arrogante cerchiobottismo ha stancato proprio tutti, sia ad Est che ad Ovest.
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Douglas MacGregor per The American Conservative
Il problema nel guidare una grande potenza è che, di tanto in tanto, il Presidente sia costretto ad agire come il leader di una grande potenza.
Se c’è mai stato un momento per esercitare una sana leadership, questo è “ora”.
Senza alcun apprezzamento per le manovre di Mosca in Ucraina, le osservazioni offensive del Presidente Biden e le successive sanzioni hanno precipitato gli Stati Uniti in un confronto ancor più profondo e pericoloso in un Paese che, oltretutto, è di limitato interesse strategico per gli Stati Uniti.
L’ordine di Putin di ri-acquartierare la maggior parte delle truppe — ma lasciando i sistemi di armamento e le attrezzature lungo il confine ucraino — dovrebbe essere visto da Washington come un’opportunità per creare quella stabilità nelle relazioni USA-Russia che manca ormai da troppi anni.
Non è sufficiente lanciare insulti e riaffermare semplicemente quelle cose cui l’Amministrazione Biden è contraria.
È tempo di esplorare un qualche tipo di alternativa al fragile e pericoloso status quo in Ucraina, che sia sostenibile sia per Washington che per Mosca.
Gli Stati Uniti hanno fatto un pessimo lavoro formulando obiettivi strategici, in Medio Oriente e in Afghanistan, che non giustificavano in alcun modo il sacrificio del sangue e dei soldi americani.
Quindi, il Presidente Biden non potrebbe prendere alcuna iniziativa strategica se il Paese continuasse a reagire emotivamente alle minacce, reali o immaginarie, verso i propri interessi e quelli dei loro alleati.
Winston Churchill sosteneva che i problemi strategici possono essere risolti “se sono collegati a un qualche disegno centrale”.
Un “disegno centrale” implica l’esistenza di una strategia, che non è una lista di “desideri ideologici”.
Una strategia implica la comprensione degli interessi strategici che, in questo caso, devono cogliere la divergenza fra gli interessi americani e quelli russi.
Prendiamo in esame cinque punti
In primo luogo può essere istruttivo, per gli americani, fare questa considerazione: “chi governa l’Ucraina è importante per Mosca quanto chi governa in Messico lo è per Washington”.
Non è sufficiente ammettere che l’espansione della NATO verso est, fino a includere l’Ucraina, sia stato un errore.
Il Presidente Biden deve riconoscere che, dalla fine della Guerra Fredda, l’ambiente geo-strategico è cambiato profondamente.
La crescita della forza economica e militare di Pechino e Mosca dà a queste due nazioni un peso notevole (fino ad ora non riconosciuto da Washington), nel “sistema unipolare post guerra fredda”.
In secondo luogo, Putin è ben consapevole che la parte sud-orientale dell’Ucraina (compresa Odessa) sia in gran parte di lingua, cultura e orientamento politico russi.
Se questa realtà, ancora una volta, venisse ignorata in favore di velleitarismi sul vero carattere dell’Ucraina, in una crisi futura il sud-est sarebbe probabilmente e facilmente occupato dalla potenza militare russa.
La possibilità che gli Stati Uniti e le Forze Alleate siano in grado di buttar fuori dall’Ucraina le Forze Russe è veramente bassa.
Mosca sa, sulla base della sua esperienza in Crimea, che il “possesso di un territorio” equivale ai nove decimi della Legge [palese il riferimento alle votazioni effettuate “sotto occupazione”, ndt]
Tuttavia, è altrettanto consapevole che per Mosca l’azione militare sia sì un’opzione, ma non la prima e nemmeno la seconda.
L’invasione russa dell’Ucraina comporterebbe un costo molto serio in termini di sanzioni commerciali e posizione internazionale.
Pechino è intervenuta per sostenere l’economia russa già una volta (nel 2015), ma non è chiaro se lo farebbe di nuovo se l’economia russa vacillasse a fronte di queste sanzioni.
Il che significa che l’opportunità di una soluzione negoziata non dovrebbe essere ignorata da Mosca.
In terzo luogo, l’Amministrazione Biden deve lavorare con Mosca e Pechino per identificare nuove regole d’ingaggio che adattino la “politica estera americana” alla competizione periodica tra grandi potenze.
La Russia (e la Cina) sostiene il “principio di non interferenza” negli affari degli altri Stati.
È tempo per Washington di esplorare l’utilità di questo approccio come copertura strategica contro eventuali crisi future.
È dolorosamente ovvio che la “Diplomazia Tomahawk” di Washington — l’uso dei missili da crociera contro i paesi più deboli, in gran parte indifesi, quando i loro governi si rifiutano di accogliere le richieste americane — non sia praticabile contro la Russia o la Cina (e nemmeno contro un certo numero di Stati dalla potenza militare in rapida crescita).
In quarto luogo il Presidente deve riconoscere che, nel “nuovo mondo multipolare”, Washington sopporta un onere finanziario ineguale e insostenibile per la difesa dell’Europa.
Sensibile alle richieste di pace e di prosperità dell’elettorato americano, il Presidente Eisenhower aveva previsto il pericolo che Washington potesse essere coinvolta in conflitti per conto di Stati più piccoli, per i quali gli americani non volevano combattere.
La determinazione di Eisenhower nell’evitare le guerre e nel ridurre il costo degli impegni militari globali fu la ragione della neutralità austriaca nel 1955 (ed anche il motivo per cui l’allora Presidente sollecitò la neutralità degli Stati europei più piccoli).
Infine, il Presidente Biden deve elaborare una nuova strategia nazionale volta ad assicurare che i suoi obiettivi politici siano congrui con la capacità militare e la realtà fiscale degli Stati Uniti.
Troppe teste calde al Senato e alla Camera sono pronte a impegnare il “potere militare americano” senza prima valutare (con sobrietà) gli interessi concreti e i costi di tale azione.
Il Presidente John F. Kennedy entusiasmò i suoi sostenitori con l’affermazione secondo cui gli Americani dovrebbero “affrontare qualsiasi difficoltà, sostenere qualsiasi amico, opporsi a qualsiasi nemico per assicurare la sopravvivenza e il successo della libertà”.
Si trattava di una grande retorica, ma mise la nazione sulla strada del disastro in Vietnam. Gli Stati Uniti non hanno le risorse o la necessità di esportare a tutti i costi le loro idee politiche!
Arnold J. Toynbee sosteneva che i grandi Imperi muoiono per suicidio, non per omicidio.
Se gli Stati Uniti vogliono evitare questo risultato, devono porre fine alle follie strategiche degli ultimi vent’anni e rimettere la “politica estera americana” su una base di credibilità.
L’Ucraina potrebbe essere un buon punto di partenza.
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Link Originale: https://www.theamericanconservative.com/articles/the-ukraine-crisis-can-be-an-opportunity/
Scelto e tradotto da Franco
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