Redazione: abbiamo ripetutamente parlato delle manovre turco-russo-cinesi in Medio Oriente e nel Mediterraneo centro-orientale.
Molto meno della loro crescente influenza nei Balcani, un’area complessa, confinante, con cui condividiamo il Mar Adriatico.
La cosa è di notevole interesse per l’Italia perché un “corridoio” fra la Grecia e l’Austria (e quindi attraverso i Balcani) by-passerebbe l’Italia conferendo una notevole influenza alla Turchia, sponsor degli Stati Musulmani della regione .
Non casuale, quindi, che si tenda a pacificare l’area … ma mettendo un chiaro confine, una barriera, fra la nuova Grande Albania e i paesi-cuscinetto dell’Unione Europea (Serbia, Croazia, Slovenia).
La regione, comunque, merita molto più interesse di quanto fino ad ora le abbiamo concesso, ad esempio descrivendo le difficoltà economiche del Montenegro e l’indecisione dell’UE nel concedere aiuti.
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Slavisa Milacic
Un documento informale inviato dal Primo Ministro sloveno Janez Jansa a Bruxelles ha causato un terremoto politico nei Balcani Occidentali.
Il documento inviato al Presidente del Consiglio Europeo, Charles Michel, sostiene che il problema principale dei Balcani Occidentali sia la “questione nazionale irrisolta di serbi, albanesi e croati”.
Le questioni-chiave restano irrisolte a distanza di anni, dice il documento, nonostante la pace raggiunta nella regione attraverso gli sforzi dell’UE e della NATO — e dopo che due Paesi, la Macedonia del Nord e il Montenegro, hanno fatto importanti progressi nel loro percorso verso l’UE.
Il documento offre alcune soluzioni e alcuni suggerimenti su come attuarle.
Dapprima, menziona l’unione del Kosovo con l’Albania — che la Serbia appoggerebbe se le fosse concesso di acquisire parti più grandi della regione di etnia serba in Bosnia, la Republika Srpska.
Poi aggiunge che la questione nazionale dei croati sarebbe risolta se le regioni a predominanza croata in Bosnia-Erzegovina fossero fuse con la stessa Croazia, oppure concedendo uno “status speciale” alla parte croata della Bosnia-Erzegovina (usando l’Alto Adige come modello).
In questo modo, i bosniaci otterrebbero uno Stato in grado di funzionare in modo indipendente e ne assumerebbero la piena responsabilità.
Verrebbe organizzato un referendum per permettere al popolo di scegliere fra l’UE e un futuro non UE (ovvero con la Turchia).
Per il momento la maggioranza dei bosniaci sostiene la prospettiva dell’UE ma, se il caos continuasse e ci fosse un’influenza sempre più forte della Turchia e dell’Islam radicale, nel prossimo decennio la situazione potrebbe peggiorare.
Secondo il documento citato, alcuni passi per raggiungere questi obiettivi sono già stati fatti.
La Commissione Europea ha negato di essere a conoscenza di tale documento, sottolineando che la posizione dell’UE sui Balcani Occidentali e sui confini della regione è chiara: “non c’è niente da cambiare su questo punto”.
E’ comprensibile che l’UE abbia negato l’esistenza del documento, mentre altrettanto blande sono state le reazioni delle altre parti coinvolte.
Tuttavia, chiunque conosca la piramide del potere europeo sa bene che la Slovenia non avrebbe mai sollevato la questione di sua iniziativa. Dietro la Slovenia ci sono senz’altro centri di potere molto più forti.
Da molto tempo l’UE sta discretamente sostenendo che la Bosnia-Erzegovina sia uno stato fallito e che si deve fare qualcosa al riguardo.
Tuttavia, poiché nei Balcani Occidentali ci sono altre questioni irrisolte, oltre a quella della Bosnia-Erzegovina, l’obiettivo è di risolverle con un accordo omnicomprensivo.
Il documento informale sloveno, quindi, è solo un test.
Situazione sul terreno
Secondo la divisione proposta, i maggiori vincitori sarebbero gli albanesi perché otterrebbero l’unificazione del Kosovo con l’Albania.
E, a lungo termine, anche i territori albanesi in Macedonia si unirebbero al nuovo Stato. Senza dubbio l’importanza dell’Albania crescerebbe notevolmente rispetto a oggi.
Dopo gli albanesi, i maggiori vincitori sarebbero i croati, perché otterrebbero o una “terza entità” in Bosnia-Erzegovina o il diritto di annettere le aree a maggioranza croata. In entrambi gli scenari i croati vincerebbero.
La posizione bosniaca dipende dall’angolazione da cui la si guarda.
Anche durante la guerra il leader bosniaco Alija Izetbegović pose correttamente la questione davanti alla popolazione bosniaca: o avremo il 100% del potere in un terzo del territorio bosniaco, o un terzo del potere nel 100% del territorio.
Quindi, il perseguimento dell’unità bosniaca si riduce, in realtà, a una lotta politica interna per il controllo effettivo del territorio.
Se la politica bosniaca accettasse la formazione di uno “stato nazionale bosniaco” sul territorio che era sotto il controllo dell’”esercito bosniaco” durante la guerra, questo significherebbe che detto Stato si estenderebbe su meno del 30% del territorio dell’attuale Bosnia-Erzegovina.
Questo è inaccettabile per i politici bosniaci. Essi vogliono molto di più e ci lavorano da più di due decenni.
E’ sotto questa luce che dovrebbero essere viste le attuali minacce bosniache di portare guerra e terrore in tutt’Europa.
La posizione serba è la più interessante e la più importante. Commentando il presunto documento informale sul cambiamento dei confini nei Balcani Occidentali, Vucic ha dichiarato di non averlo visto, ma di aver sentito solo delle speculazioni:
“Vedete, voi dite che la Serbia riconoscerà l’indipendenza del Kosovo per ottenere in cambio la Republika Srpska. Questo non succederà. Niente di tutto ciò è reale, né buono, né ne abbiamo bisogno. Questo è tutto quello che posso dire a riguardo. Mi rifiuto di parlare di qualcosa che non esiste”.
Inoltre, ai serbi non verrebbe offerta l’intera Republika Srpska, ma la maggior parte di essa. Questo significa che la sua capitale rimarrebbe in Bosnia-Erzegovina.
Conclusione
Il documento informale inviato dal Primo Ministro sloveno non è certamente un lavoro del suo Governo.
Indubbiamente, dietro questo documento ci sono i centri di potere dell’UE, che vogliono regolare la situazione stagnante nei Balcani.
Inoltre, un altro fattore importante è che, oltre all’UE e agli USA, anche la Russia e la Cina sono sempre più presenti nei Balcani, così come la Turchia.
In effetti, sia la Russia che la Cina giocano un ruolo positivo nei Balcani Occidentali, specialmente in Serbia, che è lo “stato centrale” e il più potente della regione.
La Serbia si è rafforzata economicamente e militarmente negli ultimi anni e questo processo è tutt’ora in corso.
Non è certamente nell’interesse della Serbia cambiare il confine in questo momento, soprattutto perché il Paese dovrebbe rinunciare ufficialmente al Kosovo e ottenere in cambio solo una parte della Republika Srpska.
Quindi, per la Serbia, lo status quo sarebbe l’opzione migliore.
Il Presidente degli Stati Uniti, Joe Biden, sostenne apertamente i bosniaci durante la guerra civile degli anni ’90 — e lo stesso sta facendo ora con la sua Amministrazione.
Tuttavia, il fatto che l’Amministrazione Biden sia contraria a questo piano non significa che sia contraria ai nuovi confini. Esattamente il contrario.
Modificherà solo l’attuale documento informale perché non ci sia una divisione della Bosnia–Erzegovina ma una divisione del Kosovo, ovvero uno scambio di territori tra serbi e albanesi.
Tutto per raggiungere l’obiettivo geopolitico della nuova Amministrazione USA — indebolire il ruolo della Russia e della Cina in Serbia, intesa come “stato centrale” dei Balcani Occidentali.
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Referenze:
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Link originale: https://tsarizm.com/analysis/2021/04/30/the-new-reality-of-the-western-balkans/
Scelto e tradotto da Roberto 321654
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