Abbiamo intervistato il Professor Olavo de Carvalho. È probabilmente una delle più belle interviste che abbiamo pubblicato.
Con precisione chirurgica il filosofo brasiliano ci delinea i caratteri di un mondo dominato da potenze fagocitanti e terribili, che però devono arrendersi davanti a una realtà, che non potranno mai controllare fino in fondo.
Viviamo in un mondo in continuo mutamento, quasi un teatro cangiante, dove diversi attori si contendono la scena. Nel contesto odierno grandi soggetti sovranazionali si frappongono tra gli Stati e le nazioni. Questi elementi di estrazione apolide, confondono le acque e si nascondono nelle pieghe di un’epoca traballante, nei contorni di un tempo perentorio.
La voce di Olavo de Carvalho è tersa, limpida, onesta. Non c’è nessun compromesso nelle sue parole, non c’è nessuna scorciatoia, nessuna via d’uscita.
Corre la storia lungo binari impazziti, talvolta il caos mostra il suo volto bestiale, altre volte si muove sotterraneo nei cunicoli del tempo.
La filosofia può dare una spiegazione a tutto questo? La filosofia è ricerca di unità, non dottrina sacrale immutabile. La filosofia cammina mano nella mano con l’umanità, discreta compagna della sua esistenza.
E proprio in questa ricerca l’essere umano inciampa, cade e soprattutto impara il suo ruolo nella scacchiera dell’universo. L’uomo retto non vive di ricerca verbale dell’Uno, ma conforma la propria vita a questo anelito.
Viviamo in un tempo di menzogna, un tempo di maschere, in cui le virtù sono vizi e i vizi virtù.
I globalisti dispongono di grandi poteri, ma non sono dei immortali.
Questo è il tempo degli intrepidi e dei valorosi; è il tempo di togliersi il manto di pecora e di indossare la criniera del leone.
Ringraziamo il Professor Olavo de Carvalho per quest’intervista e per la sua estrema disponibilità.
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Professor Carvalho, lei è un filosofo. Cos’è per lei la filosofia? Qual è il ruolo della filosofia nel mondo attuale?
Tempo fa ho già definito la filosofia come la ricerca dell’unità della conoscenza nell’unità della coscienza e viceversa.
L’unità oggettiva della conoscenza è un’impossibilità, un’utopia. Non sarà mai raggiunta.
Tuttavia, nessuna conoscenza è conoscenza se manca l’unità; senza unità, la conoscenza è solo una raccolta casuale di impressioni soggettive. Pertanto, da quando la conoscenza è apparsa sulla Terra, gli esseri umani vivono in una incerta e vacillante terra di mezzo tra questi due estremi.
La filosofia, come evidenziato da Socrate, Platone e Aristotele, rende solo cosciente e sistematica la ricerca di quell’equilibrio tra questi estremi.
Non includo nella filosofia i presocratici, che non erano esattamente filosofi, ma maestri gnostici, che trasmettevano all’umanità non la ricerca della saggezza, piuttosto la saggezza definitiva e indiscutibile stessa.
Né includo i sofisti, che, delusi dai maestri gnostici, non credevano più nella possibilità della conoscenza e riducevano tutto a un gioco di impressioni non troppo convincente.
Questi due gruppi rientrano rispettivamente nei due estremi che la filosofia, nelle sue radici più profonde, cerca di evitare.
Bisogna anche chiarire che la ricerca dell’unità non rimane, non si esaurisce sul puro livello dottrinale, ma si completa con la ricerca di una vita coerente con il modello di unità trovato.
Questo modello dipende, ovviamente, dal repertorio di conoscenze disponibili al momento della vita del filosofo, per cui la ricerca deve continuare attraverso i secoli, non per trovare una dottrina finale, una rivelazione gnostica, ma, al contrario, per conservare nell’essere la forza per la ricerca di un’unità che è allo stesso tempo irraggiungibile e necessaria.
Il ruolo della filosofia nel mondo di oggi è lo stesso di sempre, con la riserva che la trasmutazione della filosofia in una professione accademica tende sempre più a pietrificare il sapere umano in presunti “consensi”, rendendo così impossibile la pratica della filosofia.
Non pensa che viviamo in un mondo bloccato in un modello “progressista a priori”? Se provi a criticare questo modello, vieni etichettato come “fascista”, “estremista”, “nuova destra”, “razzista”, “odiatore”, “omofobo”, “bigotto”. Perché il cosiddetto mondo liberale è diventato così illiberale?
Tutti questi termini sono puri insulti e non hanno concetti scientifici descrittivi. La massa di studenti universitari semianalfabeti che si dedica all’uso di questi termini mostra fino a che punto la professione accademica si è prostituita in una specie di sub-giornalismo.
Ha parlato di metacapitalismo. Cosa intende con questo termine? Ha anche detto che trecento famiglie comandano il mondo. Inoltre, la borghesia non si è veramente liberata negli ultimi trecento anni, perché i membri di queste famiglie fanno ancora parte dell’aristocrazia. Può sviluppare questo?
Metacapitalista è l’individuo o il gruppo che ha guadagnato così tanto denaro nell’economia di mercato da non accettare più le regole della libera concorrenza e diventare, o desiderare di diventare, un controllore della società, una sorta di sovrano informale (a volte anche formale), il cui potere in molte occasioni trascende quello di qualsiasi governo esistente.
Non ho mai detto che 300 famiglie controllano il mondo, ho detto che vorrebbero controllarlo. In senso stretto, il loro sogno di una società completamente gestita (gestita da loro stessi, ovviamente) è impossibile da realizzare.
Tuttavia, il fatto che un obiettivo sia impossibile non impedisce a individui e gruppi potenti di cercare di raggiungerlo.
Anche l’economia comunista era impossibile, ma la lotta per raggiungerla ha portato alla morte di 100 milioni di persone.
Il potere dell’élite globalista è incommensurabile, ma non illimitato.
La Russia, da un lato, la ostacola; dall’altro, il mondo islamico e, in parte, la Cina (che fa sempre più parte della truppa globalista). Inoltre, ci sono molte opposizioni che vengono dalla natura pura e semplice delle cose.
Il mondo globalizzato è già, nel suo stato attuale, una pura illusione.
Quando si vede l’ignoranza reciproca che esiste tra i media americani ed europei, ci si rende conto che i confini nazionali non sono affatto facili da rompere.
Quello che lei racconta delle opinioni dei media italiani sul Brasile è irresistibilmente comico, in un paese colto come l’Italia, nessuno sa assolutamente nulla di quello che succede in Brasile.
Un’altra cosa che ho notato è, per esempio, l’impossibilità di un dialogo tra la destra francese, ancora un po’ contaminata dall’antisemitismo, e la destra americana, quasi interamente di ebrei.
Sono barriere dell’inizio del XX secolo, che sono ancora ferme e imbattibili. Il globalismo esiste come progetto e forza motrice, non come realtà politica definitiva.
D’altra parte, l’idea di “rivoluzione borghese” mi è sempre sembrata estremamente stupida.
Date un’occhiata alla lista di principi e duchi che dirigono il gruppo Bilderberg, collegato a migliaia di aziende tra le più potenti del mondo, e convincetemi che la borghesia ha rovesciato l’aristocrazia.
Le parole d’ordine su cui si basa la maggior parte delle discussioni pubbliche sono create da giornalisti e opinionisti politici che non sono nemmeno consapevoli dell’adeguatezza scientifica e combattono solo per gli interessi dei loro gruppi.
Un dettaglio importante per valutare il potere dei metacapitalisti è notare che oggi finanziano e controllano tutto il mondo di sinistra, senza alcuna eccezione visibile.
Ora ditemi, in coscienza: pensate che gli opinionisti comunisti siano abbastanza intelligenti da manipolare la grande finanza globale? O al contrario, la finanza globale controlla i comunisti e quelli non se ne rendono nemmeno conto?
Potete avere maggiori informazioni sui miei pensieri in merito nel libro “Oltre il sipario delle ombre cinesi. Un dibattito tra Aleksandr Dugin e Olavo de Carvalho”, che potete acquistare a questo link:
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Chi sono gli attori sulla scena mondiale e qual è la posizione degli Stati Uniti in essa? Cosa si può dire della globalizzazione?
La semplice esistenza dell’élite globalista dimostra già che gli attori della scena politica mondiale non possono essere definiti in termini di Stati e nazioni.
Stati e nazioni sono diventati strumenti, sia dell’élite globalista, sia di grandi organizzazioni metanazionali, come i partiti comunisti o le correnti islamiche.
Gli Stati Uniti non sono un agente storico, sono solo la scena, il palcoscenico, dove, come nel resto del mondo, si svolge la lotta tra le varie élite.
In Italia è molto difficile avere informazioni corrette sul Brasile. Bolosnaro viene descritto come un fascista, un dittatore genocida, pericoloso e intollerante. Cosa sta realmente accadendo in Brasile? Qual è la posizione del Brasile nel mondo? Pensa che Bolsonaro possa vincere le prossime elezioni?
Quello che viene pubblicato non solo in Italia, ma anche in Francia, Svizzera, Inghilterra, su Bolsonaro, è una meticolosa inversione dei fatti.
Bolsonaro ha contro di lui l’intero sistema giudiziario, tutti i media, almeno l’80% della classe politica e alcuni gruppi all’interno delle forze armate.
I suoi sostenitori sono continuamente arrestati e torturati senza processo, e lui non ha il potere di reagire.
C’è una dittatura in Brasile sì, ma è esercitata dalla Corte Suprema contro Bolsonaro.
Bolsonaro viene attaccato e insultato di continuo, senza mai reagire. L’unico caso in cui ha abbozzato una reazione è stato contro il blogger Felipe Neto che lo ha definito un genocida.
Bolsonaro, senza usare i mezzi di potere a sua disposizione, ha fatto ricorso come un comune cittadino ai soliti mezzi giudiziari, e il trasgressore non è mai stato arrestato o ha avuto la sua casa perquisita, come è successo con i sostenitori del Presidente.
Ha solo ricevuto una citazione a giudizio. Questo è stato sufficiente affinché tutti i media denunciassero la “dittatura” di Bolsonaro. Gli stessi media hanno approvato e applaudito gli arresti illegali dei sostenitori del Presidente. Bolsonaro, in senso stretto, non ha alcun potere.
Per decisione del STF [Supremo Tribunal Federal – Corte Suprema], l’intera iniziativa per combattere la pandemia è passata nelle mani di governatori e sindaci, lasciando al presidente solo il compito di distribuire loro i fondi che useranno senza dargli la minima soddisfazione.
Bolsonaro può vincere le prossime elezioni, ma la Corte Suprema, sostenuta da tutti i media, sta facendo tutto il possibile per impedire l’adozione di schede stampate e il controllo del voto.
Nelle elezioni del 2014, il conteggio dei voti era assolutamente segreto: solo 23 funzionari avevano accesso ai dati. Questo è ciò che vuole il STF, ed è l’unico modo per sconfiggere Bolsonaro.
Bolsonaro è un uomo onesto e non ha mai rubato un centesimo, ma non è intellettualmente qualificato per combattere nemici così vasti e potenti. Non credo che si renda conto della gravità della situazione. I Generali che lo circondano capiscono ancora meno.
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l’Alessandrino
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