Vu Le Thai Hoang and Huy Nguyen per The Diplomat
Dall’inizio della Guerra Fredda le interazioni fra Stati Uniti, Cina e Russia/Unione Sovietica hanno sempre giocato un ruolo predominante nelle relazioni internazionali.
Sia negli anni dell’allineamento sino-sovietico che dello storico momento “Nixon in China”, questo gioco ha visto due parti allineate contro la restante.
Le relazioni più intense fra Cina e Russia, come risposta all’attuale politica statunitense, suggeriscono la continuazione di questa tendenza.
Ma, analizzando la moderna configurazione del “triangolo”, questa valutazione merita un ulteriore esame.
Se alcune caratteristiche della moderna competizione strategica hanno una certa somiglianza con quelle della Guerra Fredda, in tempi di globalizzazione la resa dei conti globale fra Washington e Pechino non può avvenire in un ordine bipolare, ma multipolare — in cui gli interessi fra le nazioni influenzeranno quasi ogni aspetto della competizione strategica.
In quest’ordine multipolare (anche se più uniformemente distribuito grazie all’ascesa, fra gli altri, dell’Unione Europea, dell’India e del Giappone), il potere resta comunque concentrato nelle mani del cosiddetto “triangolo”, di cui gli Stati Uniti e la Cina occupano due lati, e la Russia il terzo.
Anche se, per demografia ed economia, la Russia non potrebbe aspirare allo status di potenza globale, il suo arsenale nucleare e la sua potenza militare, insieme a una politica estera assertiva e a una presenza globale, le garantiscono ancora un posto nel triangolo.
Cina e Russia allineate
Negli ultimi anni la Cina e la Russia hanno intensificato la cooperazione bilaterale in più settori, lavorando strettamente per compensare la pressione degli Stati Uniti e controbilanciare la loro influenza nei forum multilaterali.
Proprio la settimana scorsa Vladimir Putin ha detto al massimo diplomatico cinese Yang Jiechi, in occasione della sua visita in Russia, che le relazioni tra i due Paesi erano “le migliori nel corso della storia”.
Questa tendenza non è passata inosservata agli studiosi e ai politici — soprattutto a Washington.
I Funzionari statunitensi, sia dell’Amministrazione Trump che di quella Biden, hanno spesso lanciato l’allarme sugli stretti legami Cina-Russia.
Più recentemente, la Comunità dell’Intelligence degli Stati Uniti, nel suo rapporto “Global Trends 2040”, ha sostenuto che in futuro la Cina e la Russia “resteranno probabilmente allineate”.
Ma quanto allineate, esattamente?
Da un lato, l’allineamento Cina-Russia non può essere ritenuto un temporaneo “matrimonio di convenienza”, caratterizzato da una sfiducia mai risolta che potrebbe facilmente sgretolarsi dal suo interno.
La partnership strategica globale tra Cina e Russia, in effetti, si basa su una cooperazione di lunga data, con un chiaro obiettivo strategico definito dalla “Joint Declaration on a Multipolar World and the Establishment of a New International Order” del 1997e dal “Treaty of Good Neighborliness and Friendly Cooperation” del 2001.
Fino a quando i due Paesi resteranno in contrasto con gli Stati Uniti e con l’Occidente, ci saranno probabilmente forti incentivi a superare le questioni del passato e spingere insieme verso un Ordine Internazionale a loro più favorevole.
Dall’altro lato, questa partnership ha i suoi limiti.
Nonostante condividano un profondo disprezzo per l’egemonia degli Stati Uniti e per l’Ordine Internazionale guidato dall’Occidente, la Cina e la Russia non hanno interessi simmetrici che sostengano una cooperazione naturale — soprattutto perché la disparità fra la bassa complessità economica della Russia (e la sua dipendenza dalle risorse naturali), rispetto alla diversificata e moderna economia cinese, sta diventando sempre più evidente.
La maggior parte degli interessi economici di Russia e Cina sono nel settore dell’energia, sia per la necessità della Russia di un mercato stabile (per compensare le sanzioni occidentali), che per la crescente domanda di energia della Cina (giunta al desiderio di diversificare le sue fonti di energia, in risposta alla prolungata tensione commerciale con gli Stati Uniti).
Di conseguenza, se è giusto sostenere che la Cina e la Russia godano di una relazione duratura ed estesa, lo è altrettanto sostenere che la forza del loro allineamento dipenda molto dalle politiche degli Stati Uniti.
In effetti, il Global Times (un giornale statale cinese) è arrivato ad attribuire i più stretti legami fra Cina e Russia al “desiderio degli Stati Uniti e dei loro principali alleati di sopprimere i due Paesi”.
Ma cosa succederebbe se non ci fosse più questo “desiderio di soppressione”?
Da “due contro uno” a “uno contro uno più uno”?
In effetti, è importante notare che né Cina né Russia abbiano mai mostrato la volontà di rischiare una rottura completa con l’unica economia mondiale da 20 trilioni di dollari.
Quando arriva il momento, la cooperazione con gli Stati Uniti ha quasi sempre la precedenza.
Questa mentalità era chiaramente in vigore quando gli Stati Uniti hanno spianato la strada alla Cina per entrare nel WTO nel 2001, o quando le Amministrazioni Obama-Medvedev hanno spinto verso un “reset” (2009-2011).
A quel tempo, la cooperazione Cina-Russia sembrava essere passata in secondo piano.
Oggi, il sentimento negativo verso la Cina e la Russia ha fermamente bloccato gli Stati Uniti in un percorso di competizione strategica con ciascuno dei due rivali.
Detto questo, essere bloccati in una competizione strategica, nel contesto dell’attuale globalizzazione, è fondamentalmente diverso dall’essere congelati nei blocchi a somma zero della Guerra Fredda, dove l’allineamento equivaleva più o meno alla stessa alleanza.
Questo (insieme alla mancanza delle risorse necessarie per scontri simultanei su larga scala con Cina e Russia) spiega perché gli Stati Uniti non escludano di cooperare con i loro concorrenti.
Tuttavia, poiché Pechino rappresenta una sfida molto più completa e strutturale per Washington, l’Amministrazione Biden sta dando la priorità alla cooperazione con Mosca nelle aree d’interesse reciproco.
Le dure politiche contro la Russia restano in vigore, ma sono in gran parte simboliche e progettate per placare il sentimento interno antirusso.
I risultati effettivi, come l’estensione del “Nuovo START”, le telefonate fra i due Presidenti o la decisione degli Stati Uniti di rinunciare alle sanzioni per il gasdotto Nord Stream 2, suggeriscono che esista un obiettivo generale: quello che il Segretario di Stato Antony Blinken ha descritto come “una relazione stabile e più prevedibile con la Russia”.
Di conseguenza, stiamo assistendo a un’interessante dinamica triangolare. Cina e Stati Uniti, seppur in contrapposizione fra loro, stanno comunque corteggiando la Russia.
Con gli Stati Uniti che ritraggono gli altri due Paesi come i “cattivi”, la Cina è in una posizione molto migliore per allinearsi con la Russia.
Tuttavia, Washington mantiene la sua influenza nelle relazioni con la Russia e in particolare con i suoi alleati in Europa — che resta il teatro cruciale della politica estera russa.
In altre parole, la dinamica non è tanto quella del “due contro uno”, quanto “uno contro uno (Stati Uniti contro Cina) più uno (Russia)”.
A differenza delle concrete alleanze della Guerra Fredda, gli allineamenti moderni offrono una maggiore flessibilità, che permette alla Russia d’impegnarsi contemporaneamente sia con gli Stati Uniti che con la Cina — invece di doversi legare a una sola parte per volta, come nel caso della Cina durante la Guerra Fredda.
Guardando avanti: la costante e la variabile
Nel contesto dell’attuale globalizzazione — e della crescente disparità di potere di Stati Uniti e Cina rispetto alla Russia — la moderna configurazione di questo triangolo dovrebbe persistere negli anni a venire.
Gli Stati Uniti e la Cina — superiori come potenza complessiva e bloccati in una competizione strategica di lungo termine — serviranno come “costante”.
La Russia, invece, assumerà il ruolo di “variabile”, cercando di evitare uno scontro vis a vis con gli altri due e di utilizzare la sua influenza per manipolare l’equilibrio di potere a suo vantaggio.
Gli Stati Uniti, se da un lato concentreranno le loro risorse per competere con la Cina, cercheranno dall’altro di stabilizzare le relazioni con la Russia per mantenere l’impegno Cina-Russia a un livello gestibile — assicurandosi che la “variabile russa” non sconvolga l’equilibrio generale del potere nel triangolo.
È improbabile che possa esserci a breve un momento “Biden a Mosca” ma, l’imminente vertice Biden-Putin in Europa, offrirà l’opportunità di stabilire dei termini chiari sulla base dei quali impegnare la Russia, in modo tale da non alienarsi gli alleati europei o suggerire un’inversione del loro messaggio generale.
Allo stesso modo la Cina continuerà a dare priorità alla competizione con gli Stati Uniti, mentre approfondirà ulteriormente la cooperazione con la Russia, facendo leva sul rapporto apparentemente cordiale fra i loro leader, in un nuovo allineamento d’interessi a livello bilaterale — e con sforzi congiunti contro gli Stati Uniti a livello multilaterale,
D’altra parte, Pechino non cercherà il confronto con Washington ed è probabile che persegua la cooperazione su questioni globali come il cambiamento climatico, il Covid-19 e la non proliferazione nucleare.
Per quanto riguarda la Russia, la chiave è quella di mantenere il suo posto nel triangolo, nonostante il ritardo economico.
Questo significa continuare a far leva sul suo “ruolo variabile” nelle interazioni triangolari, impegnandosi con Pechino e Washington per estrarre concessioni da entrambe le parti.
Tuttavia, l’innato orgoglio nazionalistico della Russia, insieme alla grave mancanza di fiducia strategica nei confronti delle altre due potenze, continuerà a limitare la portata della futura cooperazione, soprattutto nelle aree percepite come soggette all’influenza russa, come l’Asia Centrale o l’Europa Orientale.
Implicazioni globali e regionali
In generale, questa dinamica di competizione triangolare fra grandi potenze, nel contesto della globalizzazione, offre sia opportunità che sfide ai Paesi medio-piccoli del mondo.
Se gestita correttamente, questa dinamica dovrebbe fornire un ambiente favorevole agli altri Paesi per perseguire contemporaneamente la cooperazione con ogni “lato del triangolo”, senza dover sempre guardarsi le spalle per paura di provocare l’altro (o gli altri).
D’altro canto, se s’intensificassero le tensioni sulla gara “democrazie contro autocrazie”, spezzando l’essenza centrale del triangolo e trasformando la competizione in una battaglia ideologica, allora anche gli altri Paesi saranno costretti a scegliere da che parte stare.
La globalizzazione, più che probabilmente, impedirà questo sviluppo indesiderato, ma il rischio non dovrebbe essere preso alla leggera.
Fra le varie regioni, l’Europa e il Medio Oriente continueranno ad avere un’importanza significativa per i politici di Cina, Russia e Stati Uniti, ma è la regione Indo-Pacifica che dovrebbe emergere come il principale teatro della competizione tra grandi potenze (l’emersione probabilmente c’è già stata e sarà più visibile quando gli spostamenti economici e militari da ovest a est diventeranno più evidenti).
È importante sottolineare che i Paesi della regione, nel corso della loro storia, si sono abituati ad essere parte di conflitti armati, fra di loro o contro le grandi potenze.
Ogni Paese ha i suoi propri interessi, ma tutti condividono la priorità di mantenere la pace.
Così, se la competizione fra grandi potenze portasse a una regione Indo-Pacifica più prospera, sarebbe più che benvenuta — ma non al costo della sicurezza e della stabilità.
Pertanto, dovrebbe essere di fondamentale importanza che il triangolo operi in sincronia con gli interessi regionali.
Questo significa rispettare i meccanismi regionali come l’ASEAN, trattare i Paesi della regione come veri partner invece che come mere pedine geopolitiche, dando un ulteriore contributo alla pace, alla sicurezza e alla prosperità della regione.
Se i Paesi del triangolo riuscissero a competere con moderazione, a scontrarsi accettando gli interessi legittimi dell’altro, allora una nuova alba potrebbe essere all’orizzonte.
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Link: https://thediplomat.com/2021/06/the-modern-china-russia-us-triangle/
Scelto e tradotto da Franco
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