Marco Fortis è un’economista conosciuto. Dicono pure attento. Il problema è che non ci troviamo assolutamente con le sue affermazioni. Nel senso, correttamente, Marco Fortis evidenzia che le sue esternazioni sono frutte delle elaborazioni dell’OCSE/OECD, dirottando la palla avvelenata altrove. Ma rimane l’errore del non disquisire sulla qualità del dato.
Il prof. Fortis dice su ilsussidiario.net: crescita italiana del PIL nel 2021 e 2022 del 5% e del 4,4% rispettivamente. I conti però NON tornano. causa inflazione. Vediamo perchè.
Certo, un ingegnere che sfida l’economista è una sfida avvincente, come tra il serpente a sonagli e la mangusta, lasciando al lettore scegliere chi è mangusta e chi crotalo tra le due specie di pensatori.
Or dunque, lasciando perdere che l’Italia è crollata, sulle stime preliminari del PIL (reale), del 2020 dell’8,9% (attendiamo i numeri definitivi, quelli di adesso sono solo provvisori, ndr), vediamo un ipotetico rimbalzo PREVISIONALE secondo i numeri dell’OCSE del 5% nel 2021.
Dunque l’Italia recupererebbe circa la metà del crollo del PIL del 2020, quest’anno.
Per darvi un’idea la Spagna, che ha visto un crollo del PIL nel 2020 del 10.8% preliminare, crescerà nel 2021 del 6,1% e nel 2022 del 6,2%.
L’Italia, stessa fonte (commissione EU), dopo una discesa dell’8,9% preliminare, prevede crescerà nel 2021 del 5% e nel 2022 del 4,2%.
A parte che, netto-netto, tenendo per buoni i dati della commissione EU senza analizzarli, l’Italia dal 2020 al 2022 vedrebbe una PIL in discesa, mentre la Spagna avrebbe un PIL in salita circa dell’1% nello stesso periodo (3 anni), dove comunque salta tutto il discorso mainstream è l’inflazione.
Notiamo infatti che in questi mesi parlare di inflazione NON è di moda, anzi fa innervosire – e di molto – gli economisti ed i politici, soprattutto se mentitori seriali.
Il motivo è presto detto: il PIL si misura in termini REALI, ossia in valuta (euro o dollari) costante. Così facendo – che significa al netto dell’inflazione – si può comparare la crescita del PIL nei vari anni.
Senza computare correttamente l’inflazione si fa un errore marchiano, in quanto una salita del PIL nominale ad es. del 5% con salita dell’inflazione del 6% significa DISCESA del PIL dell’1% (…).
Capite dunque perchè oggi, nell’estremo tentativo di dire che va tutto bene, economisti e politici si dimentichino di valutare correttamente l’inflazione. In quanto comporterebbe un PIL reale in discesa (fino a diventare negativo), se l’inflazione sale eccessivamente.
Marco Fortis, che ebbi l’occasione di conoscere quando ero in Montedison, specifica che si basa per le sue citazioni sui dati OCSE/OECD di crescita del PIL.
Dunque i dati di crescita da lui citati, simili tutto sommato a quelli dell’EU (MA TENENDO IN CONTO CHE IL PIL del 2020, con caduta dell’8,9%, è solo una STIMA, in attesa dei dati definitivi in arrivo da settembre prossimo in avanti, ndr), vedono una crescita italiana sostenuta.
Ma – CHIEDIAMOCI – a fronte di quali ipotesi di inflazione?
Infatti, come abbiamo visto sopra, la crescita o decrescita del PIL in valuta costante, ossia il PIL tout court, ovvero il PIL a valori costanti (sono tutti sinonimi) è calcolata come:
(PIL nominale – Deflatore del PIL),
ovvero per farla semplice, semplificando nei termini e nei concetti, circa:
(PIL nominale – Inflazione)
Dunque, i numeri snocciolati da Marco Fortis su base dei dati OCSE, che inflazione prevedono?
E qui nascono le sorprese.
Infatti le previsioni OCSE per l’Italia a livello inflattivo fanno letteralmente ridere per il 2022.
Il motivo è semplice: tali dati si basano ancora sull’inflazione precedente alla fiammata avvenuta negli scorsi mesi.
Ben ricordando che l’inflazione non basta negarla sui giornali, ad esempio taroccando i dati come fatto in passato in Argentina con l’ “Inflation Dibujada“, da leggersi “Inflazione taroccata“, ovvero l’inflazione non calcolata analiticamente sulla base di un paniere rappresentativo del costo della vita ma stimata dal governo con alchimie varie (a vantaggio governativo, per tenere calma la gente ad esempio mentre veniva affamata).
Ben ricordando che proprio tale Inflacion Dibujada fu alla base del crollo del tenore di vita e della classe media in Argentina dal 2002 in avanti. Stesso processo avuto in Venezuela per intendersi, solo con il turbo inflattivo, il meccanismo è precisamente lo stesso.
Ovvero taroccare l’inflazione da parte della politica nazionale e internazionale serve solo a tenere calma la gente, per un po’. Alla fine però, comunque, arrivati a fine mese ci si accorge che non si arriva a pagare tutto. Dunque la miseria a quel punto è tra voi, sebbene sui giornali non compaia, nè la miseria, nè l’inflazione.
Dunque, ecco l’utilità dei servi negazionisti dell’inflazione sui media ed anche alternativi, ad illudervi con, appunto, illusioni negazioniste inflattive.
Regola numero uno della propaganda: dire tutto ed il contrario di tutto, almeno si ha sempre ragione…
Non è infatti un mistero che inflazione e conseguente disoccupazione siano alla base del famoso Misery Index di Okun, o indice della miseria, che è la somma tra Inflazione e Tasso di Disoccupazione (…). Ben sapendo che inflazione elevata, soprattutto se non computata nelle statistiche, e disoccupazione in crescita vanno di norma a braccetto…
Ora, l’inflazione dell’OCSE prevista per il 2022 per l’Italia è a dir poco incredibile, quanto meno per uno che va a fare la spesa in Italia di tanto in tanto; circa l’1%. Non so se ve ne siete accorti ma, anche complice il blocco delle supply chains, tutto è aumentato, a partire dal costo del cibo. E dell’energia, esogena per eccellenza.
Nonostante questo l’inflazione in Italia è prevista dall’OCSE attorno all’1% per il 2022. Possibile?
Secondo chi scrive assolutamente no.
Anche perchè, avendo studiato i metodi di calcolo inflattivo, a partire dai prezzi dell’energia che verranno messi in circolo dal IV Trimestre del 2021, tenendo conto di un aumento dei prezzi dell’energia a doppia cifra avvenuti negli scorsi mesi (elettricità in primis), capiamo che l’inflazione verrà aggiornata proprio nel IV trimestre 2021. In tale trimestre si attende una salita inflattiva che tenga conto di detta salita dei prezzi che, vuoto per pieno, dovrebbe tradursi in una inflazione attorno al 5%, almeno.
Qualche voce dissonante esiste, sebbene sempre più flebile (avrà ricevuto telefonate nell’ultimo mese?)
Tali numeri sono per altro compatibili con l’Inflazione USA dove si è già arrivati ad un circa 7% prospettico di inflazione.
Come ben capite, se andiamo a sostituire nel 2022 l’inflazione stimata dall’OCSE e mettiamo un 6% (oggi all’1%), tutto quello che sembrava oro diventa sterco. Ossia il PIL va in negativo il prossimo anno….
Dunque spero abbiate capito perchè i media nascondono l’inflazione. E perché l’inflazione sia la vera arma in mano agli USA, per disintegrare i propri nemici dichiarati e non, a partire dall’euro.
Perchè se l’inflazione sale al 5-6%, tenere i tassi a circa lo 0% significa distruggere valore del denaro…
Un’ultima nota su quelli che “Ma dei grandi istituti internazionali bisogna fidarsi“, sull’inflacion dibujada argentina di cui vi ho parlato sopra, chiaramente una truffa governativa (come anche il cambio col peso calmierato con un cambio fittizio col dollaro ad esempio), anche gli istituti internazionali furono complici col governo argentino.
Nel dire che tale Inflacion Dibujada era una valutazione corretta, ad es. l’FMI, Fondo Monetario Internazionale, IMF in inglese. Tanti anni fa (ma noi abbiamo buona memoria).
Che poi Domingo Cavallo, padre del disastro economico latin-australe sia membro ancora oggi del potente Gruppo dei 30 a cui aderiscono sia Trichet che Draghi, dovrebbe darvi qualche traccia su quanto possa succedere…
Solo per ammettere anni dopo, ossia dopo che i cittadini argentini vennero letteralmente depredati dei loro averi con tale escamotage inflattivo, che proprio tale inflacion dibujada/taroccata fu la vera truffa a danno della popolazione. Ed a vantaggio di chi comprò gli assets pregiati argentini svenduti ad es. dalle famiglie a prezzi di realizzo, sempre i soliti per altro.
Da anni diciamo che l’Italia ha imboccato la strada Argentina con 20 anni di ritardo.
Quello che succede oggi davanti a noi non fa che confermare la nostra tesi.
Auguri a tutti. Visto che ormai è chiaro che è l’Italia il primo obiettivo del Reset, il paese ricco su cui tutti vorranno rifarsi per stare loro stessi in piedi in periodi di grande crisi economica (anche spezzando il Pese in tre o più parti…).
MD
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