
Liberamente tratto da un saggio di Joe Allen
La Chiesa di Facebook è pronta a intrappolare l’anima nel silicio.
Il New York Times ha scritto che fin dal 2017 il gigante dei social-media sta tranquillamente coltivando partnership esclusive con alcune comunità religiose.
In un suo articolo il Times ha scritto che:
“L’azienda punta a diventare la casa virtuale di ogni comunità religiosa e vuole che Chiese, Moschee, Sinagoghe etc. incorporino la loro vita religiosa nella sua piattaforma.
Dai servizi di culto alla socializzazione e fino alla sollecitazione di denaro, le partnership avviate rivelano che Big Tech e religione stiano convergendo.
Facebook sta plasmando il futuro dell’esperienza religiosa, come ha già fatto con la vita politica e sociale”.
In altre parole, gli ultra moderni centri-spirituali saranno “benedetti” dalla massiccia estrazione di dati, dalla polarizzazione algoritmica e dalla censura della “disinformazione teologica”.
Se la storia di Facebook può essere considerata una guida, ogni preghiera digitale sarà una fonte di dati.
I predicatori in live-streaming che negheranno la santità degli stili di vita LGBT saranno segnalati e puniti.
I congregati dipendenti da uno smartphone potranno fare le loro “offerte” attraverso il semplice tocco di un pulsante virtuale. Una piccola fetta di Paradiso, vero?
La Chiesa del Metaverso
La Chiesa di Facebook è solo parte di una visione molto più ampia.
Tre giorni prima dell’articolo del Times, The Verge aveva pubblicato un’approfondita intervista a Mark Zuckerberg sulla sua ambizione “a dar vita al Metaverso”.
Il termine fu coniato per la prima volta da Neal Stephenson nel suo romanzo (1992) “Snow Crash”.
L’autore aveva immaginato un decadente regno virtuale, concepito come fuga da una società distopica gestita da mega-corporazioni.
Ora che il Metaverso è finanziato dalla Silicon Valley e da Wall Street, dovremo abituarci a credere che sarà un bel posto dove vivere.
Nella stessa intervista, Zuckerberg lo ha descritto come “incarnazione di internet”, “il Santo Graal delle interazioni sociali” … un luogo dove possiamo lavorare, giocare e godere del “senso di presenza”, accanto a ologrammi che si teletrasportano.
Egli prevede che entro i prossimi cinque anni — lo stesso tempo necessario a Elon Musk per sviluppare la telepatia digitale attraverso chip cerebrali — Facebook “passerà ad essere una società del Metaverso”.
Secondo Sheryl Sandberg, Direttrice Operativa di Facebook, sarà anche uno sforzo spirituale:
“Le organizzazioni religiose e i social-media sono un qualcosa di naturale perché, fondamentalmente, riguardano entrambi una connessione.
La nostra speranza è che un giorno le persone possano ricevere servizi religiosi anche in spazi di realtà virtuale, oppure che possano usare la ‘realtà aumentata’ come strumento educativo per insegnare ai loro figli la storia della loro fede”.
Immaginate una Sinagoga dove un ardente roveto olografico recita i “Dieci Comandamenti”, o una Cattedrale dove le “icone dei santi” vi parlano direttamente, oppure divinità che agitano le loro tante braccia in un Tempio Indù.
L’idolatria immersiva è il futuro della falsa religione. Con 3 miliardi di utenti in tutto il mondo — e senza alcun senso dei confini del sacro — Facebook è pronta a guidare la rivoluzione spirituale.
Il tecno-occultismo
È vero che, iperbolicamente, qualsiasi cosa potrebbe essere descritta come “religione”.
E’ comune sentir dire “L’arte è la mia religione” o “La natura è la mia religione”.
I critici, a loro volta, attaccano gli avversari dicendo che “La scienza è la loro religione”, o anche che “I videogiochi sono la loro Religione”.
Ma stavolta non siamo davanti a un’iperbole: la tecnologia è diventata davvero una religione.
I leader del tecno-feticismo, in effetti, descrivono la cultura digitale in termini spirituali: i “dispositivi intelligenti” producono tutti i miracoli promessi dalla Religione a un prezzo accessibile.
Colpisce il fatto che, nel 1976, il primo computer Apple sia stato messo in vendita per 666,66 dollari.
Nonostante il tenero Steve Wozniak abbia sempre sostenuto che sia stato un fatto casuale, questo simbolismo numerico ha una notevole e oscura risonanza nell’immaginario cristiano.
Nel Museo della Mela, a Praga, una grande decalcomania sulla finestra anteriore recita: “Tre mele hanno cambiato il mondo. La prima tentò Eva, la seconda ispirò Newton e la terza fu offerta al mondo mezza mangiata da Steve Jobs”.
Molti altri osservatori, invece, sono entusiasti di questi archetipi infernali.
Nel 1988 Timothy Leary (il sommo sacerdote dello LSD), nel saggio “Digital Polytheism: Load and Run High-tech Paganism” descrisse esplicitamente il personal computer in termini di magia rituale:
“Oggi, gli alchimisti digitali hanno al loro comando strumenti di una precisione e di una potenza inimmaginabili dai loro predecessori.
Gli schermi dei computer sono specchi magici che presentano su comando (invocazione) realtà alternative a vari gradi di astrazione.
Aleister Crowley, in effetti, definì la magia come l’arte e la scienza di provocare il cambiamento secondo la nostra volontà’”.
È un fatto curioso osservare che, come molti tecno-feticisti, Leary fosse ossessionato dalla “magia crowleyana” tanto quanto lo fosse di quella psichedelica e cibernetica.
Nell’era degli smartphone, anche un mago di media capacità può evocare il teletrasporto, i noodles di Sichuan o il sesso occasionale con poche strisciate sul touchscreen.
Ma questo è solo un trucco da quattro soldi.
I titani della Big Tech possono osservare sia i nostri mondi interiori nel loro complesso che ognuno di noi — uno per uno.
Possono usare queste informazioni per vendere pubblicità mirate, manipolare la coscienza pubblica o influenzare le elezioni nazionali.
È proprio come la magia, solo che funziona (quasi) ogni volta.
Ricostruire un mondo migliore attraverso la “religione aziendale”
Questa connessione mistica non è una cospirazione segreta.
Ad esempio, il Venerdì Santo del 2020 — quando alle comunità religiose era proibito riunirsi di persona — Microsoft lanciò una pubblicità controversa per i suoi “occhiali a realtà mista HoloLens 2”.
La pubblicità presentava una mostra d’arte: “The Life” di Marina Abramovich.
In essa si vedevano degli hipster occhialuti con l’aria soddisfatta, in piedi intorno a una galleria di lusso.
Improvvisamente, la maga di “Spirit Cooking” si materializzava in un vestito rosso:
“Credo che l’arte del futuro sarà un’arte senza oggetti. C’è sempre questo grande ideale dell’immortalità. Una volta morto l’autore, la sua opera d’arte non morirà mai … Qui, sarà conservata per sempre”.
Un annuncio pacchiano e sinistro, ma è facile rilevarne il profondo simbolismo: è l’espressione di una certa visione del mondo, sempre più influente.
Per inciso, sia Microsoft che Facebook sono partner della XR Association, nata per manifestare il Metaverso nella nostra vita quotidiana. Anche Google, Sony e HTC ne fanno parte.
Il sito web della XRA sostiene che:
“La tecnologia immersiva giocherà un ruolo vitale nella spinta dell’America a ricostruire un mondo migliore.
Nel corso del prossimo decennio il mondo fisico e quello digitale si fonderanno su una scala senza precedenti”.
Mentre i cittadini bisticciano sull’obbligatorietà dei vaccini e sul “tetto del debito”, Big Tech sta creando un universo parallelo concepito per una nuova razza di umani.
In questo momento, gli “specchi magici” necessari per entrare in quel mondo sono i touchscreen poggiati sul palmo delle nostre mani.
Nei prossimi anni li metteremo sulla fronte.
Tutti saranno liberi di sbizzarirsi nella propria irrilevante realtà, all’ombra di un ombrello aziendale omogeneizzante. Sarà il Paradiso in Terra.
Forse non crederete a questa storia e … va bene. Non preoccupatevi!
Se il reddito universale di base proposto da Zuckerberg sarà sufficientemente generoso, quel Paradiso saranno i poteri forti a comprarlo per voi.
Franco
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