Redazione: non ci era sfuggito l’articolo di Kit Knightly su OffGuardian, ma lo abbiamo considerato troppo di parte, apodittico, per proporlo ai nostri lettori.
Due giorni dopo gli ha risposto Andrew Korybko … con un pezzo che ci sembra altrettanto di parte.
In questo scontro d’opinioni, però, son venute fuori notizie originali e pareri che si potranno anche discutere, ma che ci sembrano comunque di grande interesse.
E’ in ogni caso un momento di alto giornalismo, di cui ben volentieri proponiamo un riassunto.
Sarà il lettore a decidere — o magari a non decidere, aspettando che la nebbia si diradi — chi più si è avvicinato alla realtà.
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Andrew Korybko per One World (sintesi)
Rispetto il diritto di Kit Knightly di vedere le cose in modo diverso dal mio e, sinceramente, mi è piaciuto leggere il suo articolo e ho anche piacere a rispondergli.
Knightly di OffGuardian ha pubblicato un pezzo stimolante intitolato “6 Questions We NEED To Ask About Afghanistan”, sollevando alcune domande di grande interesse per tutti gli osservatori.
Nell’ordine in cui sono state presentate, queste sono:
1. I Talebani hanno davvero vinto?
2. Il caos è reale?
3. E l’eroina?
4. Ci saranno ricadute politiche?
5. C’è un’altra “crisi dei rifugiati” in arrivo?
6. Assisteremo a un grande attacco terroristico?
Avendo seguito l’Afghanistan molto da vicino, vorrei condividere con voi le mie risposte a quelle domande.
1. I Talebani hanno davvero vinto? Sì.
Gli Stati Uniti hanno ancora degli appaltatori nel Paese, come ha sottolineato Knightly — ma questi non sono in grado d’influenzare il corso degli eventi.
È comunque vero che i Talebani sono stati in gran parte incontrastati — soprattutto perché molti membri dell’Afghan National Army (ANA) non volevano morire per l’ego dell’ex Presidente Ghani.
Sapevano di non poter contare sul supporto aereo degli Stati Uniti mentre, alcuni di loro, simpatizzavano segretamente per i Talebani (che, gradualmente, si sono trasformati da “gruppo terroristico” in Movimento di Liberazione Nazionale), che hanno offerto a molti di loro di arrendersi senza conseguenze.
L’equipaggiamento militare statunitense caduto nelle mani dei Talebani avrebbe dovuto aiutare l’ANA e i suoi alleati, ma l’America non aveva previsto che i suoi delegati si sarebbero arresi in massa e non aveva un piano di riserva.
Di conseguenza, i Talebani hanno bruciato le aspettative prendendo il controllo del Paese prima che ciò potesse accadere.
È vero che c’era stato una sorta di accordo con i Talebani, ma non per consegnar loro il controllo del Paese e di tutto quell’equipaggiamento.
Doveva esserci un Governo di Transizione … ma l’ex Presidente Ghani ha rifiutato di dimettersi.
Gli Stati Uniti non potevano ritirare l‘equipaggiamento militare dell’ANA dopo aver capito che il piano (risultato dei colloqui della troika allargata, composta anche da Cina, Pakistan e Russia) era fallito.
Se lo avessero fatto, avrebbero innescato una terribile “crisi di fiducia” anche se, col senno del poi, il collasso dell’ANA è avvenuto comunque.
Non potevano nemmeno esercitare pressioni, pubblicamente, sull’ex Presidente Ghani perché, anche in questo caso, avrebbero provocato una crisi, accelerando il temuto collasso del Paese.
In altre parole, gli Stati Uniti erano intrappolati all’interno di un dilemma irrisolvibile che si erano creati da soli.
2. Il caos è reale? Sì e no.
Il caos all’aeroporto di Kabul è reale ma la Russia ha già sfatato i rapporti fuorvianti dei media mainstream occidentali sul caos nelle aree sottoposte al controllo dei Talebani.
Alcuni potrebbero ipotizzare, non senza ragione, che parte dello scopo di certa stampa sia quello di screditare Biden in vista della presa di potere della Harris, per volontà dello “stato profondo”.
La folla prevalentemente maschile all’aeroporto di Kabul è composta prevalentemente da chi ha collaborato con le Forze di Occupazione ed è andato lì nella speranza di fuggire per scampare alla possibile vendetta dei Talebani, non credendo alle loro promesse.
Per quanto riguarda il filmato dei Talebani che giocano nel parco e trollano Biden, questa è la loro nuova strategia di pubbliche relazioni, per mostrare al mondo che sono cambiati.
Non vogliono che la comunità internazionale li consideri una minaccia, perché sperano di esserne cautamente accolti — e riconosciuti come il Governo legittimo dell’Afghanistan.
3. E l’eroina?
Knightly ha ragione a chiedersi cosa ne sarà dei proventi della droga illegale (che affluisce nelle tasche anche della CIA), visto che l’Afghanistan fornisce attualmente il 90% dell’eroina mondiale.
Ma il suo articolo è uscito lo stesso giorno della conferenza stampa dei Talebani, in cui questi hanno annunciato che la droga d’ora in poi sarà vietata e, anzi, hanno anche chiesto alla “… comunità internazionale di aiutarli a implementare coltivazioni alternative”.
Subito dopo potranno porre fine al flagello della droga.
Molti non lo sanno, ma la Russia ha il maggior numero di eroinomani al mondo (oltre due milioni) fin dall’inizio dello scorso decennio anche se, recentemente, potrebbe essere stata superata dagli Stati Uniti.
Quindi, Mosca potrebbe essere interessata a fornire colture alternative per sostituire l’oppio. Ma anche altri Paesi potrebbero collaborare per i più svariati motivi. È quindi possibile che l’oppio possa essere sradicato.
Per quanto riguarda la necessità della CIA di rimpiazzare i proventi della droga che andrebbero perduti [come sostenuto da Knightly], potrebbe benissimo darsi da fare più vicino ai suoi confini.
Nonostante la coltivazione dell’oppio, nel Messico settentrionale, sia recentemente diminuita (secondo un rapporto delle Nazioni Unite), la produzione resta sempre possibile e le rese per acro sono migliorate.
Inoltre, il Presidente messicano potrebbe considerare a breve la legalizzazione di questa pianta, che potrebbe essere facilmente sfruttata dai cartelli della droga collegati alla CIA, anche se le sue intenzioni dovessero essere genuine.
4. Ci sarà qualche ricaduta politica? Forse.
Knightly fa astutamente notare che la critica dei media mainstream occidentali nei confronti di Biden potrebbe essere intesa a pre-condizionare l’opinione pubblica, perché possa accettare il possibile gioco di potere della Harris contro di lui.
Questo è una cosa senz’altro possibile e dovrebbe essere presa sul serio.
Per quanto riguarda Russia e Cina, le affermazioni sul riconoscimento dei Talebani da parte di questi due Paesi sono frettolose. Hanno entrambi negato, sostenendo di aver solo instaurato dei rapporti pragmatici.
Knightly è corretto quando afferma che “Loro (Russia, Cina e Stati Uniti, in questo contesto) ci hanno dimostrato che, quando ne hanno davvero bisogno, lavorano insieme per lo stesso fine” e che questo sia dimostrato, ad esempio, dal sostegno dei loro Governi alla narrativa convenzionale sul Covid-19.
Ma l’affermazione è discutibile per quanto riguarda la competizione geo-economica per i circa 3.000 miliardi di dollari di minerali (soprattutto Terre Rare) in Afghanistan.
Ha ragione quando sostiene che le Multinazionali esercitano a volte un’influenza sproporzionata sugli stati-nazione, ma queste stesse Multinazionali competono anche fra loro, molto intensamente, quando si tratta di accaparrarsi le risorse.
In ogni caso, Knightly ha ragione quando osserva che “i profitti della guerra, del litio e dell’eroina finiranno per andare tutti nelle stesse poche tasche”, ma queste tasche, probabilmente, non coopereranno fra loro (tranne, ma con molte riserve, nel caso delle compagnie minerarie russe e cinesi).
5. C’è un’altra “crisi dei rifugiati” in arrivo? Sì e no.
Sarà molto difficile che si verifichi una vera e propria crisi dei rifugiati visto che tutti i vicini dell’Afghanistan sorvegliano attentamente i confini perché temono che possano infiltrarsi i terroristi.
Tuttavia, è chiaro che molti afghani vogliono fuggire dalla loro patria per paura di quello che il ritorno dei Talebani potrebbe significare per i loro stili di vita precedentemente sostenuti dall’Occidente — e persino per le loro stesse vite, se hanno collaborato con gli occupanti.
La maggior parte di queste persone resterà probabilmente nei campi profughi lungo i confini e non riuscirà a raggiungere i Paesi Occidentali.
Emigreranno soprattutto quegli afgani che hanno collaborato con le Forze di Occupazione. C’è rabbia in Occidente per il fallimento dei loro Governi nel salvare i collaboratori locali — per la fine che potrebbero fare, nonostante la promessa dei Talebani di non punirli.
L’avvertimento di Knightly sul fatto che alcuni di questi potrebbero radicalizzarsi dopo l’arrivo nei nuovi Paesi è fondato — ammesso che non lo fossero, in realtà, già da prima.
È anche possibile che i Servizi Segreti occidentali, come sostiene, abbiano ignorato di proposito i segni della loro radicalizzazione per facilitare i prossimi attacchi , con l’intenzione di utilizzarli per promulgare “certe politiche” pre-pianificate.
6. Assisteremo a un grande attacco terroristico? Forse, ma probabilmente non avrà niente a che vedere con l’Afghanistan.
Knightly ha elencato tutti gli avvertimenti dei media mainstream occidentali sul fatto che ci si potrebbe aspettare un altro attacco terroristico, come conseguenza degli ultimi sviluppi afgani.
Questo potrebbe far sembrare che le cosiddette “potenze” stiano condizionando l’opinione pubblica ad aspettarsi qualcosa del genere nel prossimo futuro — che sia “naturale” o il prodotto dei loro Servizi Segreti.
In ogni caso, è importante essere consapevoli di quanto attivamente questa narrazione venga diffusa e chiedersi, di conseguenza, il perché.
Una parte di questa campagna d’informazione potrebbe anche essere legata alla delegittimazione dei Talebani, come vendetta per aver umiliato l’Occidente.
In questo caso, la paura per i prossimi attacchi terroristici potrebbe essere intesa a mettere in dubbio la promessa dei Talebani di tagliare i legami con i gruppi terroristici internazionali, per perpetuare il loro isolamento il più a lungo possibile.
Un’altra ragione potrebbe essere quella di giustificare attacchi missilistici contro presunti campi d’addestramento in Afghanistan, come conseguenza di un eventuale attacco terroristico che gli Stati Uniti collegherebbero artificiosamente a quel Paese.
In questo modo, gli Stati Uniti potrebbero salvare la faccia di fronte all’opinione pubblica mondiale, mostrando che sono ancora resoluti nel combattere il terrorismo in Afghanistan.
Potrebbe anche essere sfruttato come pretesto per sanzionare i concorrenti delle Multinazionali Minerarie americane presenti nell’Afghanistan, sulla base del fatto che la loro attività “finanzia il terrorismo”.
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Kit Knightly presenta in conclusione una sintesi della narrativa ufficiale sul ritiro americano dall’Afghanistan, cui vorrei rispondere (tranne nei punti in cui l’ho già fatto):
* Trump ha firmato un accordo con i Talebani più di un anno fa, per ritirarsi dal Paese e liberare 5.000 prigionieri.
Questo è corretto, non ho nulla da aggiungere.
* Nonostante abbia avuto più di un anno per pianificare il ritiro degli Stati Uniti, questo è stato caotico e disordinato.
Sì, ma è successo perché gli Stati Uniti non hanno preparato “trappole militari” per scoraggiare gli attacchi talebani prima del ritiro — e non hanno avuto successo nel premere sull’ex Presidente Ghani per installare un Governo di Transizione, che avrebbe richiesto le sue dimissioni.
* Gli Stati Uniti hanno lasciato accidentalmente armi, elicotteri, munizioni e veicoli blindati, che poi i Talebani hanno preso.
Non è stato un incidente. Quell’equipaggiamento doveva essere usato dall’ANA (o eventualmente catturato dall’ ISIS-K) come parte di quella strategia di ritirata che non si è concretizzata. I membri demoralizzati (e a volte filo Talebani) dell’ANA hanno consegnato tutto ai rivoltosi, fatto che gli Stati Uniti non avevano previsto.
* Gli Stati Uniti hanno rilasciato accidentalmente i 5.000 prigionieri che i Talebani hanno poi liberato.
Quei prigionieri non sono stati rilasciati accidentalmente, ma a seguito del precedente accordo degli Stati Uniti con i Talebani. Inoltre, se i militari statunitensi avessero portato con sé quei prigionieri, durante la ritirata, questi sarebbero probabilmente finiti a Guantanamo Bay o in una delle strutture segrete della CIA nel mondo.
* Sembra abbastanza ovvio — quanto meno lo è per me — che gli Stati Uniti abbiano dato armi e veicoli ai Talebani in cambio della promessa di mantenere la produzione di eroina (e forse dell’accesso alle miniere).
Capisco come sia arrivato a questa conclusione, ma non sono d’accordo per le ragioni che ho spiegato sopra.
* In breve, la storia dell’Afghanistan, per come l’ha raccontata la stampa mainstream, è contorta e illogica, destinata a fornire carburante per future narrazioni capziose.
Non penso che questa storia sia illogica e contorta. Solo che, come al solito, non è stata ben spiegata all’opinione pubblica ed è stata sicuramente sfruttata per una pletora di ulteriori motivi. Tuttavia, rispetto il diritto di Knightly di vedere le cose in modo diverso dal mio e, sinceramente, mi è piaciuto sia leggere il suo articolo che rispondergli.
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Scelto e tradotto da Franco
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