L’attentato all’aeroporto di Kabul del 26 agosto 2021 ha causato oltre 100 morti, fra i quali 13 militari statunitensi.
L’ISIS-K ha rivendicato la responsabilità dell’atto terroristico, arrivato pochi giorni dopo l’avvertimento di Joe Biden che quel “gruppo di terroristi” aveva “preso di mira l’aeroporto, per colpire le forze statunitensi, gli alleati e i civili innocenti”.
Amira Jadoon — esperta di terrorismo presso West Point (l’Accademia Militare degli Stati Uniti) — e Andrew Mines — ricercatore presso il “George Washington University’s Program on Extremism” — seguono l’ISIS-K da anni e hanno voluto rispondere alle nostre domande.
Cos’è l’ISIS-K?
Lo Stato Islamico della Provincia di Khorasan — conosciuto anche con gli acronimi ISIS-K, ISKP e ISK — è l’affiliato ufficiale del Movimento dello Stato Islamico che opera in Afghanistan, come riconosciuto dalla leadership centrale dello Stato Islamico in Iraq e Siria.
L’ISIS-K è stato ufficialmente fondato nel gennaio del 2015.
In un breve periodo di tempo è riuscito a consolidare il controllo di diversi distretti rurali del nord e del nordest dell’Afghanistan — per poi lanciare una campagna mortale in Afghanistan e nel Pakistan.
Nei suoi primi tre anni l’ISIS-K ha lanciato attacchi contro gruppi di minoranza, istituzioni pubbliche e obiettivi governativi nelle principali città dei due Paesi.
Nel 2018 era diventata una delle prime quattro più letali organizzazioni terroristiche del mondo, secondo l’”Indice Globale del Terrorismo” dell’”Institute for Economics and Peace”.
Ma, dopo aver subito perdite importanti (territoriali, di leadership e di truppe) contro la coalizione guidata dagli Stati Uniti e dai suoi partner — culminate con la resa al Governo afgano di oltre 1.400 combattenti e delle loro famiglie, tra la fine del 2019 e l’inizio del 2020 — l’Organizzazione fu dichiarata sconfitta.
Può dirci qualcosa di più sul background di questo gruppo terroristico?
L’ISIS-K è stato fondato da ex membri dei Talebani pakistani, afgani e del Movimento Islamico dell’Uzbekistan. Nel tempo, però, ha attirato militanti da vari altri gruppi.
Uno dei maggiori punti di forza del gruppo terroristico è la sua capacità di sfruttare l’esperienza locale dei suoi combattenti.
L’ISIS-K cominciò con il consolidare il territorio nella Provincia di Nangarhar, che si trova al confine di nord-est con il Pakistan e che fu la roccaforte di al-Qaida nella zona di Tora Bora.
L’ISIS-K usava la sua posizione di confine per ottenere rifornimenti e reclutare combattenti dalle aree tribali del Pakistan, ma anche da altri gruppi locali con cui aveva stretto alleanze operative.
Prove sostanziali mostrano che l’ISIS-K ha ricevuto denaro, consigli e addestramento dal “nucleo organizzativo” dello Stato Islamico in Iraq e Siria. Alcuni esperti hanno collocato queste cifre intorno ai 100 milioni di dollari.
Quali sono i suoi obiettivi e le sue tattiche?
La strategia generale dell’ISIS-K è di stabilire una testa di ponte per il Movimento dello Stato Islamico, con il fine di espandere il suo Califfato in Asia Centrale e Meridionale.
Mira a consolidarsi come principale organizzazione jihadista della regione, raccogliendo l’eredità dei gruppi che l’hanno preceduta.
Questo è evidente nella messaggistica del gruppo, che fa appello ai combattenti jihadisti veterani e alle popolazioni più giovani delle aree urbane.
Come l’omonimo gruppo in Iraq e Siria, l’ISIS-K sfrutta l’esperienza dei suoi affiliati e le alleanze operative con altri gruppi per effettuare attacchi devastanti.
Questi attacchi prendono di mira minoranze come le popolazioni Hazara e Sikh dell’Afghanistan, così come giornalisti, operatori umanitari, personale di sicurezza e infrastrutture governative.
L’obiettivo dell’ISIS-K è quello di creare caos e incertezza nel tentativo di spingere i combattenti disillusi di altri gruppi nelle loro file — e di mettere in dubbio la capacità del governo di garantire sicurezza alla popolazione.
Che rapporto ha l’ISIS-K con i Talebani?
L’ISIS-K vede i Talebani afgani come rivali strategici. Li definisce “sporchi nazionalisti“, la cui sola ambizione è quella di formare un governo limitato ai confini dell’Afghanistan.
Questo contrasta l’obiettivo del Movimento dello Stato Islamico, che è quello di creare un Califfato globale.
Fin dalla sua nascita l’ISIS-K ha cercato di reclutare i membri del movimento talebano prendendo di mira le sue posizioni in tutto l’Afghanistan.
Gli sforzi dell’ISIS-K hanno avuto un certo successo, ma i Talebani sono comunque riusciti ad arginarli con numerosi e violenti attacchi, spesso in collaborazione con la potenza aerea statunitense e afgana, anche se non è ancora chiaro fino a che punto le operazioni siano state coordinate.
Ma, senza alcun dubbio, la maggior parte delle perdite di combattenti e leader dell’ISIS-K sono il risultato degli attacchi aerei americani.
Quanto è grave la minaccia dell’ISIS-K per l’Afghanistan e per la comunità internazionale?
Trattandosi di un’organizzazione relativamente indebolita, gli obiettivi immediati dell’ISIS-K sono quelli di ricostituire i suoi ranghi e segnalare la sua determinazione attraverso attacchi di alto profilo.
In questo modo può garantirsi una posizione rilevante nel panorama Afghanistan-Pakistan.
È interessato ad attaccare gli Stati Uniti e i suoi partner anche all’estero, ma la misura in cui questo gruppo terroristico sia in grado d’ispirare e dirigere attacchi contro l’Occidente è una questione che sta dividendo la comunità militare e d’intelligence degli Stati Uniti.
In Afghanistan, tuttavia, l’ISIS-K ha dimostrato di essere una minaccia notevole.
Oltre ai suoi attacchi contro le minoranze afgane e le Istituzioni civili, il gruppo terroristico ha preso di mira gli operatori umanitari internazionali, gli sforzi per rimuovere le mine e ha anche cercato di assassinare il principale inviato degli Stati Uniti a Kabul, nel gennaio del 2021.
È ancora troppo presto per dire in che modo il ritiro degli Stati Uniti dall’Afghanistan beneficerà l’ISIS-K, ma l’attacco all’aeroporto di Kabul evidenzia la minaccia posta da quel gruppo terroristico.
A breve termine l’ISIS-K continuerà, probabilmente, i suoi sforzi per seminare il panico e il caos, per interrompere il processo di ritiro e dimostrare che i Talebani afgani sono incapaci di garantire sicurezza alla popolazione.
Se il gruppo terroristico fosse in grado di ricostituire un certo livello di controllo territoriale e di reclutare un numero maggiore di combattenti, molto probabilmente sarebbe in grado di portare minacce a livello nazionale, regionale e internazionale.
Scelto e tradotto da Franco
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