Yanis Varoufakis per Jacobin Mag (sintesi)
Il mandato di Angela Merkel sarà ricordato come il più crudele paradosso della Germania e dell’Europa.
Da un lato, ha dominato la politica del continente come nessun altro leader in tempo di pace (e sta lasciando la Cancelleria Tedesca considerevolmente più potente di come l’ha trovata).
Dall’altro, il modo in cui ha costruito questo potere ha condannato la Germania al declino e l’Unione Europea alla stagnazione.
Declino alimentato dalla ricchezza
Non c’è dubbio che la Germania sia oggi più forte, politicamente ed economicamente, di quando la Merkel diventò Cancelliera nel 2005.
Tuttavia, le ragioni della sua forza sono le stesse che alimentano il suo declino, all’interno di un’Europa stagnante.
Il potere della Germania è il risultato del surplus commerciale, del surplus strutturale del Governo Federale e dell’afflusso del denaro altrui nelle banche di Francoforte, come risultato della lenta e infinita crisi dell’euro.
Se è vero che la Germania nuota nei soldi, per gentile concessione di questi tre surplus, è anche vero che questo denaro è per lo più sprecato.
Invece di essere pompato nelle infrastrutture del futuro, sia pubbliche che private, viene esportato (investito all’estero) o usato per comprare beni improduttivi in Germania (appartamenti a Berlino, azioni Siemens …).
Perché le imprese tedesche, o il Governo Federale, non possono investire questo fiume di denaro in modo produttivo all’interno della Germania?
Perché — e questo è il crudele paradosso — la ragione per cui questi surplus esistono è che non vengono investiti!
In altre parole, sotto il regno della signora Merkel, la Germania ha fatto un patto faustiano: limitando gli investimenti, ha acquisito i surplus dal resto dell’Europa e del mondo … ma poi non ha potuto investirli senza perdere la capacità di ottenerne altri in futuro.
Guardando più a fondo alla loro origine, i massicci surplus che hanno dato potere alla Germania della signora Merkel sono il risultato dell’aver costretto i contribuenti tedeschi (e, più tardi, europei) a salvare gli inetti banchieri di Francoforte, al prezzo di una terribile crisi umanitaria nella periferia europea (la Grecia in particolare).
Il Governo della Merkel, in effetti, ha imposto un’austerità senza precedenti sia ai lavoratori tedeschi che a quelli non tedeschi (in modo non proporzionato, ovviamente).
In breve, i bassi investimenti interni, l’austerità universale e il mettere gli orgogliosi popoli europei uno contro l’altro sono stati i mezzi attraverso i quali i Governi della Merkel hanno trasferito ricchezza e potere all’oligarchia tedesca.
Tuttavia, questi espedienti hanno portato la Germania a perdere la prossima rivoluzione industriale e a frantumare l’Unione Europea.
I tre episodi a seguire sono illuminanti su come la Merkel abbia esercitato il suo potere in tutt’Europa costruendo, passo dopo passo, il crudele paradosso che costituisce la sua eredità.
Episodio 1: Socialismo paneuropeo per i banchieri tedeschi
Nel 2008, mentre le banche di Wall Street e della City di Londra crollavano, Angela Merkel stava ancora promuovendo la sua immagine di “Cancelliera di Ferro”, pignola e finanziariamente prudente.
Fece notizia un discorso tenuto a Stoccarda, in cui sostenne che i banchieri scialacquatori dell’anglosfera avrebbero dovuto consultare una casalinga sveva, che avrebbe insegnato loro un paio di cose su come gestire le finanze.
Immaginate il suo orrore quando, poco dopo, ricevette una raffica di ansiose telefonate dal suo Ministero delle Finanze, dalla sua Banca Centrale e dai suoi stessi Consiglieri Economici, che le trasmettevano un messaggio incomprensibile: Cancelliera, anche le nostre banche sono fallite! Per far funzionare i bancomat, abbiamo bisogno di un’iniezione di 406 miliardi di euro del denaro delle casalinghe sveve — entro ieri!
Tutto questo era la definizione stessa di “veleno politico”.
Con il capitalismo mondiale preda delle convulsioni, la Merkel e Peer Steinbrück (il socialdemocratico Ministro delle Finanze) diedero il via all’austerità per la classe operaia tedesca, sostenendo il mantra autolesionista del “tirare la cinghia” nel mezzo di una forte recessione.
Come poteva, ora, mettersi di fronte ai suoi stessi Parlamentari — ai quali aveva dato per anni severe lezioni sulle virtù del risparmio quando si trattava di ospedali, scuole, infrastrutture, sicurezza sociale e ambiente — per implorarli di concedere un assegno così colossale a banchieri che, fino a pochi secondi prima, nuotavano in mezzo a fiumi di denaro?
Essendo la necessità la madre dell’umiltà, la Cancelliera Merkel tirò un profondo respiro, entrò nello splendido Bundestag Federale progettato da Norman Foster, comunicò la cattiva notizia ai suoi sbalorditi Parlamentari e se ne andò con in tasca l’assegno che aveva richiesto.
“Almeno è fatta”, deve aver pensato. Tranne che non lo era affatto.
Qualche mese dopo, un’altra raffica di telefonate chiedeva un numero simile di miliardi per le stesse banche. Perché? Perché il Governo Greco stava per fallire.
Se fosse successo, i 102 miliardi di euro che doveva alle banche tedesche sarebbero scomparsi e, subito dopo, i Governi d’Italia, Grecia e Irlanda sarebbero probabilmente andati in default su circa mezzo trilione di euro di prestiti effettuati dalle stesse banche.
I leader di Francia e Germania avevano un interesse pari a circa un trilione di euro nel non permettere al Governo Greco di dire la verità … ovvero, di confessare la sua bancarotta.
Angela Merkel, di conseguenza, architettò una crisi umanitaria nel mio Paese per camuffare, in realtà, il salvataggio dei “quasi” criminali banchieri tedeschi.
E così, la squadra di Angela Merkel entrò in azione, trovando un modo per salvare i banchieri tedeschi una seconda volta, senza dire al Bundestag quello che in realtà stava facendo.
Il secondo salvataggio delle loro banche fu presentato come un atto di solidarietà verso la cicala d’Europa, il popolo greco.
Ovviamente, facendo pagare agli altri europei (anche i più poveri) un prestito che sarebbe restato nelle casse del Governo Greco per qualche minuto, prima di finire nelle tasche dei banchieri tedeschi e francesi.
Ignari del fatto che stavano pagando per gli errori dei banchieri francesi e tedeschi, gli slovacchi e i finlandesi — come i tedeschi e i francesi — credettero di dover sostenere i debiti di un altro Paese.
Così, in nome della solidarietà con gli insopportabili greci, la signora Merkel aveva piantato i semi dell’odio fra i popoli europei.
Episodio 2: Austerità paneuropea
Quando Lehman Brothers fallì, nel settembre 2008, il suo ultimo Amministratore Delegato implorò il Governo degli Stati Uniti perché gli concedesse una gigantesca “linea di credito” volta a mantenere a galla la sua banca.
Supponiamo per un attimo che, in risposta, il Presidente degli Stati Uniti gli abbia risposto: “Nessun salvataggio e, inoltre, non ti permetto di dichiarare bancarotta!”
Sarebbe stato francamente assurdo!
Eppure, questo fu ciò che Angela Merkel disse al Primo Ministro greco nel gennaio 2010 quando questi, disperatamente, implorò il suo aiuto per evitare la bancarotta dello Stato Greco.
Fu come dire a una persona che sta inciampando: “Non ho intenzione di sorreggerti, ma non ti permetto nemmeno di cadere”.
Qual’era il senso di un “doppio nein” così assurdo?
Visto che la Merkel voleva assolutamente che la Grecia accettasse il più grande prestito della sua storia per nascondere il secondo salvataggio delle banche tedesche (vedete sopra), la spiegazione più plausibile è anche la più triste: servì a infondere una tale disperazione nel Primo Ministro greco che, alla fine, questi fu costretto ad accettare il più schiacciante programma di austerità mai concepito per il Paese.
In questo modo, furono presi due piccioni con una sola fava: da un lato la Merkel salvò surrettiziamente le banche tedesche (per la seconda volta) e, dall’altro, cominciò a diffondere in tutto il continente l’austerità, cominciata in Grecia e poi diffusasi ovunque, anche in Francia e Germania.
Episodio 3: L’amaro finale
La pandemia ha offerto ad Angela Merkel l’ultima possibilità per riunire la Germania e l’Europa.
Un nuovo grande aumento del debito pubblico era inevitabile, anche in Germania, mentre i Governi cercavano di rimpiazzare i redditi persi come conseguenza dei lockdown.
Se c’era un momento giusto per rompere con il passato, questo era arrivato.
Il momento richiedeva a gran voce che le eccedenze tedesche fossero investite in un’Europa che, contemporaneamente, democratizzasse i suoi processi decisionali.
Ma l’atto finale di Angela Merkel è stato quello di assicurarsi che anche questo momento andasse perduto.
Nel marzo 2020, preda del panico generalizzato (conseguenza dei lockdown), tredici Capi di Governo dell’UE (fra i quali il Presidente della Francia, Emmanuel Macron), chiesero all’UE l’emissione di debito comune, che avrebbe aiutato ad alleviare i debiti nazionali posti sulle deboli spalle degli stati membri, per evitare una massiccia austerità in stile greco negli anni post-pandemia.
La Cancelliera Merkel, ovviamente, disse “nein” … offrendo loro un premio di consolazione sotto forma di un “Fondo di Recupero” pressoché inutile per sostenere i crescenti debiti pubblici nazionali — o per spingere i surplus tedeschi in direzione dei progetti a lungo termine, nell’interesse stesso della società tedesca.
Nel tipico “stile Merkel”, lo scopo del “Fondo di Recupero” era quello di far sembrare che si stesse facendo qualcosa nell’interesse della maggioranza degli europei e dei tedeschi — ma senza farlo veramente!
L’atto finale del sabotaggio della signora Merkel aveva due dimensioni.
In primo luogo, il “Fondo di Recupero” era (intenzionalmente) macro-economicamente insignificante.
Ovvero, troppo piccolo per difendere le persone e le comunità più deboli dall’austerità che, alla fine, arriverà … quando Berlino darà il via libera al “consolidamento fiscale” per tenere a freno i debiti nazionali in crescita.
In secondo luogo, il “Fondo di Recupero” trasferirà ricchezza dai Paesi del Nord agli oligarchi del Sud Europa — o alle società tedesche che gestiscono i “Servizi Pubblici” del Sud (ad esempio, Fraport, che ora gestisce gli aeroporti della Grecia) — e non alle popolazioni.
Niente potrebbe garantire la tossificazione della “guerra di classe” e la divisione Nord-Sud dell’Europa più del “Fondo di Recupero” della signora Merkel.
L’atto finale del sabotaggio dell’unità economica e politica europea.
Conclusione
La Merkel ha scientemente architettato una crisi umanitaria nel mio Paese per camuffare il salvataggio dei criminali banchieri tedeschi, mettendo al contempo le orgogliose nazioni europee una contro l’altra.
Ha intenzionalmente sabotato qualsiasi opportunità per unire i popoli europei.
Ha lavorato instancabilmente per svuotare la Democrazia e per impedire la democratizzazione di un’Europa irrimediabilmente antidemocratica.
Eppure, guardando il branco di politici tedeschi, banali e senza volto, che si accalcano per sostituirla, temo che Angela Merkel mi mancherà.
Anche se la mia valutazione sul suo mandato resta analiticamente la stessa, sospetto che, tra non molto, penserò al suo mandato con più affetto.
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Scelto e tradotto da Franco