Intervista di The Conversation al Prof. Ronen Palan
Molte delle persone più ricche e potenti del mondo sono ancora una volta sotto i riflettori per aver utilizzato “paradisi fiscali” e strutture aziendali segrete”, volte a nascondere la ricchezza e ad evadere le tasse.
Il Pandora Papers è la terza di una serie di enormi fughe di documenti, dopo il Panama Papers del 2016 e il Paradise Papers del 2017 — e poco, nel frattempo, sembra essere cambiato.
I documenti venuti finora alla luce comprendono nomi importanti: i leader di Repubblica Ceca, Cipro, Giordania e Ucraina, più i membri della famiglia dominante in Azerbaijan e figure vicine a Vladimir Putin. In tutto, nelle rivelazioni sarebbero coinvolti più di 100 miliardari.
Abbiamo chiesto al Prof. Ronen Palan, uno specialista di “paradisi fiscali offshore” della City, il suo parere su questa storia.
Quali sono i suoi pensieri iniziali?
Le rivelazioni contenute in questi documenti non mi sorprendono. Niente suggeriva che il volume delle transazioni effettuate attraverso questi “centri offshore” fosse in calo.
Quindi, le “strutture finanziarie” di cui avevamo sentito parlare nei “Panama e Paradise Papers” venivano ancora palesemente utilizzate.
È interessante notare che così tanti personaggi pubblici, nonostante sapessero che, alla fine, le loro attività sarebbero inevitabilmente diventate di dominio pubblico, abbiano comunque optato per utilizzarle.
Suppongo che qualsiasi preoccupazione possa essere superata dall’avidità e dalla consapevolezza che non sarà impedito loro di farlo.
In alcuni casi si tratta di evasione fiscale illegale e, in altri, legale. La differenza si riduce al fatto se le persone in questione abbiano notificato o meno alle Autorità dei loro Paesi di origine le strutture offshore che stavano usando.
Quando i media chiedono loro di commentare e questi si rifiutano di rispondere, si genera l’impressione che si stia parlando di evasione ma, scolasticamente, questo reato non è ancora provato.
Perché la situazione non è sembrata migliorare dai tempi dei Panama e Paradise Papers?
Negli ultimi 20 o 30 anni, la regolamentazione internazionale si è focalizzata sulla creazione di strumenti che permettono alle Autorità Fiscali di assicurarsi che i contribuenti non evadano le tasse.
Sono stati introdotti sistemi che si concentrano sul “conosci il tuo cliente” (KYC): chiedono a chi effettua transazioni in particolari Giurisdizioni di identificarsi completamente, in modo che queste informazioni possano essere condivise con altre Giurisdizioni.
Questo, essenzialmente, crea trasparenza perché permette di sapere “chi” ha soldi depositati “dove”, in modo tale che le Autorità Fiscali possano usare queste informazioni per assicurarsi che i loro cittadini non evadano le tasse.
Ma, se questo sistema può essere efficace in Paesi dove l’Autorità Fiscale opera indipendentemente dal Governo e dalla politica, non funzionerà in Russia o in Cina o in molti “paesi in via di sviluppo”.
Non mi sorprende, quindi, che molte delle rivelazioni riguardino attività al di fuori del mondo sviluppato.
Ma perché la trasparenza non ha costretto i Paradisi Fiscali a cambiare?
La trasparenza ha portato a qualche cambiamento, ma alcune Giurisdizioni si sono conformate di più, altre di meno.
Di conseguenza, ci sono alcune Giurisdizioni britanniche, come Jersey o le Isole Cayman che sono molto più trasparenti di quanto lo fossero prima.
In apparenza, possono affermare di essere più regolamentate — diciamo — di Danimarca o Svezia.
Ma i Professionisti che sono in grado di creare strutture volte all’evasione fiscale, operano spesso attraverso “strutture a strati” che in parte sono registrate in quelle Giurisdizioni, ma in parte anche in quelle con regole di trasparenza più permissive, come le Isole Vergini Britanniche o Panama — seguendo la lettera ma non lo spirito della Legge.
Questo rende molto difficile rendersi conto di cosa stia succedendo e di chi sono i soldi coinvolti nelle transazioni.
Come possiamo migliorare la situazione attuale?
I Pandora Papers mostrano che stiamo raggiungendo i limiti di ciò che si può fare con la trasparenza dei dati.
O troviamo il modo per stringere la rete, oppure questa fuga di notizie non sarà certamente l’ultima.
Questo è riconosciuto, almeno implicitamente, dall’OCSE e da altri Organismi Internazionali nel loro crescente interesse a perseguire i “facilitatori”, piuttosto che concentrarsi solo sugli “evasori fiscali”.
Forse, è giunto il momento di creare qualcosa di simile a quello che si applica in medicina in modo che, se i “facilitatori” contravvengono a certi standard, possono essere perseguiti anche nei Paesi non direttamente interessati dalle loro attività.
Dovremmo quindi creare una nuova Istituzione Internazionale volta a debellare l’evasione fiscale?
In termini pratici, i tre luoghi che contano, quando si tratta di creare Regolamenti Internazionali, sono gli Stati Uniti, l’UE e la Cina.
Sfortunatamente, al momento non sono molto d’accordo tra di loro e, quindi, sarà difficile raggiungere un accordo su tale Istituzione.
Ma, anche se fossero d’accordo, sarebbero accusati di imperialismo dai Paesi più piccoli, o di agire come dittatori.
Naturalmente, questi tre player potrebbero semplicemente accordarsi su un’iniziativa [senza creare una nuova Istituzione] che vada contro i “facilitatori”.
Quest’iniziativa si presterebbe alla stessa critica [imperialismo] ma, almeno, è più modesta nella sua portata e quindi, potenzialmente, più realistica.
Tutte queste rivelazioni sono effettivamente utili?
Certamente, esiste il pericolo di saturare i media. Ovvero, il pubblico già conosce questo tipo di attività e potrebbe essere, ormai, meno interessato.
Ma dobbiamo sottolineare che le conseguenze sono reali e non stanno andando via: gestire uno stato moderno è molto costoso.
Per pagare un buon sistema educativo, un buon sistema sanitario, infrastrutture ben funzionanti e così via … qualcuno deve pur pagare.
Se i ricchi evitano fare la loro parte, qualcun altro dovrà saldare il conto.
E, questo “qualcun altro” sono soprattutto le classi medie, schiacciate dagli oneri fiscali. Quindi, se anche il pubblico fosse stanco di questo scandalo, non cambierebbe il fatto che stia soffrendo a causa sua.
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Scelto e tradotto da Franco