Redazione
Noi ascoltiamo tutti, ma ci fidiamo solo della scienza.
E la scienza è per noi, nel caso in questione, la NASA. Questo articolo, apparso di soppiatto e poco “battuto” dai media nel 2017, è secondo noi esplosivo. Sostanzialmente la NASA dice, più o meno “l’esistenza di un pianeta aggiuntivo nel sistema solare, fatto non mainstream oggi, pianeta che magari ‘torna’ ogni “X” migliaia di anni, risolverebbe più problemi di quelli che crea” a livello di modelli planetari. Ovvero, non solo la NASA non nega l’esistenza di un super esopianeta aggiuntivo entro il sistema solare, ma sembrerebbe addirittura auspicarlo (…).
Gli addetti ai lavori lo sanno bene: mancano osservatori in una parte della terra, quella australe, vicino all’Antartide. Tale gap di osservazione verrà colmato nei prossimi 3-8 anni, con una università USA in pole position per svelare l’arcano (…).
Sappiate che ormai molti “specialisti” si spingono non solo a prevedere ma anche ad augurare un “esoplaneta” aggiuntivo del sistema solare. Ben inteso, noi non rappresentiamo tali tesi, noi seguiamo la scienza. E la NASA – la Scienza spaziale per definizione – è stata oltremodo chiara, leggete sotto il loro articolo.
Tale linea di pensiero potrebbe anche essere considerata unitamente a molte speculazioni diciamo millenaristiche su avvenimenti là da venire. Ad esempio il rispettato massone Bizzi, uno studioso serio della fratellanza, ammonisce su un atteso annuncio assai temuto dagli addetti ai lavori durante il 2024, senza spiegare oltre (…).
Resta il fatto che gli scienziati, gli white collar del cielo, complici strane ed inspiegabili deformazioni nella Kuiper Belt, ritengono che la storia del sistema forse solare vada riscritta, NASA docet, come da implicazioni sotto. E che molti fenomeni oggi ascritti a supposti comportamenti antropogenici, ad es. fluttuazioni del clima, in realtà potrebbero dover esser ascritti a ben altro (…).
Un cambio di paradigma insomma, in grado di far impallidire qualsiasi New Normal (…).
Lasciamo quindi a voi la valutazione di quanto sotto, una “bomba atomica” a legger bene i dettagli. Aggiungendo il più classico dei “work in progress“. Tale augurio vale anche per questo sito, infatti ci “risentiremo” a breve.
MD
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Pat Brennan per jpl.nasa.gov
Potrebbe indugiare timidamente sui ghiacciati bordi esterni del nostro sistema solare, nascondendosi nell’oscurità ma tirando i fili da dietro le quinte.
In effetti, potrebbe allungare le orbite dei corpi lontani inclinando, al contempo, il piano dell’intero sistema solare.
Se un pianeta c’è, questo è estremamente lontano e lì resterà, nel caso ve lo stiate chiedendo (ovvero, senza alcuna possibilità che possa entrare in collisione con la Terra, o di portare “giorni di tenebra”).
Si tratta di un possibile “Pianeta Nove”, un mondo forse 10 volte la massa della Terra e 20 volte più lontano dal Sole rispetto a Nettuno.
I segni che ci sia, almeno finora, sono indiretti e si riferiscono principalmente alla sua impronta gravitazionale che, comunque, è un indizio piuttosto convincente.
In effetti, uno degli astrofisici più impegnati nella ricerca (Konstantin Batygin della Caltech di Pasadena, California) sostiene che, ora, è più difficile immaginare il nostro sistema solare senza un Pianeta Nove piuttosto che il contrario:
“Nel caso si dovesse rimuovere questa spiegazione e immaginare che il Pianeta Nove non esista, si creerebbero ancor più problemi rispetto a quelli che si risolvono. All’improvviso, ci sarebbero nuovi enigmi e si dovrebbero trovare cinque diverse teorie per poterli spiegare”.
Batygin e il suo coautore, l’astrofisico del Caltech Mike Brown, hanno descritto le prime tre “briciole di pane” lasciate dal Pianeta Nove in un documento del 6 gennaio 2016, pubblicato sull’Astronomical Journal.
Sei corpi ben conosciuti che si trovano nella parte esterna della Fascia di Kuiper — una regione piena di oggetti ghiacciati che parte da Nettuno e va verso lo spazio interstellare — hanno tutti orbite ellittiche che puntano nella stessa direzione.
Già in sé questa sarebbe una cosa abbastanza improbabile e sospetta (briciola numero uno).
Inoltre, queste orbite sono tutte inclinate nello stesso modo, circa 30° “verso il basso” rispetto al “piano a pancake” entro cui i pianeti orbitano intorno al Sole (briciola numero due).
Briciola numero tre. Le simulazioni al computer del sistema solare, includendo il Pianeta Nove, mostrano che i corpi inclinati rispetto al piano solare dovrebbero essere di più.
In effetti, nelle simulazioni l’inclinazione rilevata è nell’ordine dei 90°, come se il piano del sistema solare e questi corpi formassero una “X” quando vengono visti di taglio.
Di sicuro, Brown si rese subito conto che cinque dei corpi già noti agli astrofisici [dei sei di cui sopra] riempivano quel conto.
Dopo la pubblicazione dell’articolo originale, sono emersi altri due indizi.
Un secondo articolo, infatti (questa volta guidato da una studentessa laureatasi con Batygin, Elizabeth Bailey), ha mostrato che il Pianeta Nove potrebbe aver inclinato quelli del nostro sistema solare nel corso degli ultimi 4,5 miliardi di anni.
Questo fatto potrebbe spiegare un mistero di lunga data: perché il piano in cui i pianeti orbitano è inclinato di circa 6° rispetto all’equatore del Sole?
“Per lunghi periodi di tempo, il Pianeta Nove potrebbe aver fatto oscillare l’intero piano del sistema solare, proprio come un oggetto posto su un tavolo”, ha detto Batygin.
L’ultimo segno rivelatore della presenza del Pianeta Nove coinvolge i “solar system’s contrarians” — ovvero, gli oggetti della Fascia di Kuiper che orbitano nella direzione opposta a tutto il resto del sistema solare.
L’influenza orbitale del Pianeta Nove spiegherebbe perché questi corpi, sulla parte esterna della Fascia di Kuiper, finiscano per “inquinare” anche quella interna:
“Nessun altro modello può spiegare la stranezza di queste orbite ad alta inclinazione. Il Pianeta Nove fornisce un percorso naturale per la loro generazione. Queste orbite si attorcigliano fuori dal piano del sistema solare con l’aiuto del Pianeta Nove, per poi sparpagliarsi verso l’interno grazie a Nettuno”.
Il passo che resta da fare è di trovare il Pianeta Nove! Batygin e Brown stanno usando il telescopio Subaru dell’Osservatorio di Mauna Kea alle Hawaii.
Si tratta dello strumento migliore per individuare corpi fiochi ed estremamente distanti, persi in enormi regioni di cielo.
Ma da dove viene il Pianeta Nove? Batygin passa poco tempo a rimuginare sulla sua origine.
Ovvero, se si tratti di un fuggitivo del nostro sistema solare oppure di un pianeta vagabondo catturato dalla gravità del Sole: “Penso che sarà lo stesso Pianeta Nove a dirci qualcosa sulla sua origine”.
Altri astrofici offrono una diversa possibile spiegazione su quella che Batygin ritiene sia la prova dell’esistenza del Pianeta Nove.
Una recente analisi basata su un progetto di mappatura del cielo, chiamato “Outer Solar System Origins Survey” (ha scoperto più di 800 nuovi “oggetti trans-nettuniani”), suggerisce che la presunta prova potrebbe anche essere coerente con una distribuzione casuale di questi corpi.
Tuttavia, quest’analisi (condotta da un team guidato da Cory Shankman dell’Università di Victoria) non esclude, a rigor di logica, il Pianeta Nove.
Se questo venisse finalmente trovato, sarebbe come una sorta di ritorno a casa o, almeno, di una riunione di famiglia.
Negli ultimi 20 anni, le indagini sui pianeti che gravitano intorno ad altre stelle della nostra galassia hanno trovato diverse “super Terre”, sue cugine solo un po’ più grandi (più grandi della Terra ma più piccole di Nettuno).
Tuttavia, questo tipo di pianeta è vistosamente assente dal nostro sistema solare. Con un peso di circa 10 volte la massa della Terra, il Pianeta Nove darebbe una buona soluzione all’enigma.
Potrebbe rivelarsi la “super Terra” che manca nel nostro sistema solare.
Scritto da Pat Brennan
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Elizabeth Landau
NASA Headquarters, Washington
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Link: https://www.jpl.nasa.gov/news/the-super-earth-that-came-home-for-dinner
Scelto da Mitt, tradotto da Franco