Correva l’anno 1970, quella primavera era particolarmente assolata, e spingeva i bambini a guardare fuori dalla finestra dell’aula scolastica.
La campanella suonava sempre fra il secondo ed il terzo rintocco del campanile, erano le 12 e 30, finalmente potevo uscire di corsa sul grande terrazzo del palazzo comunale, dove nell’ala sinistra prendeva corpo la scuola elementare e media di un piccolo paese della provincia montana.
Il terrazzo era veramente imponente, ricoperto da lastre di pietra chiara, sotto di esse altre lastre di piombo provvedevano alla impermeabilizzazione dei locali sottostanti.
Due grandi scaloni ai lati del terrazzo scendevano alla piazza commerciale del paese, quella del potere temporale.
Così mi aveva raccontato mio padre, che aveva visto costruire l’edificio da bambino.
Correvo giù dalla scalinata, nella piazza poche auto di artigiani e dei servizi comunali, sull’angolo nord della piazza insisteva l’ufficio postale, dopo essere passato davanti, imboccavo una viuzza lastricata di sampietrini.
Io ero di quelli che abitavano nel centro, li chiamavano cittadini, molti altri bambini salivano alla frazioni passando in mezzo ai prati ed ai frutteti ancora abbondanti, in mezzo ad una miriade di piccole officine, dove l’arte di plasmare il “ferro” era attiva a tutte le ore.
Dopo 200 metri di stradina, la casa di mia zia, la conoscevano tutti, era piena di gatti, forse ne aveva anche venti, o forse più.
Ciao Mamma, ciao Nonno, loro erano a casa e mi aspettavano per il pranzo, nel pomeriggio avrei studiato un po’ e dopo sarei uscito a giocare, chiudendo la giornata verso le sei e trenta della sera, quando in piazza arrivava la corriera da Torino con cui tornava mio Papà dal lavoro.
Io lo aspettavo sempre, per andare a casa insieme, senza prima essere passati dall’orto dove rimediavo qualcosa di buono.
Mio nonno, ingegnere in pensione, ascoltava la musica classica, e aveva piacere a raccontarmi storie del passato, nella sua stanza aveva un sacco di vecchi cimeli, quadri, attrezzi strani, taccuini di appunti.
In uno dei tanti pomeriggi vuoti, chiesi: Nonno cos’è questa? Indicando una stampa in cartoncino con tante caselle e numeri.
E’ una tessera annonaria, si usava quando tuo padre era bambino, in quei tempi si viveva in un regime di dittatura, si chiamava fascismo. Pensa anche il calendario era diverso, almeno nei documenti ufficiali.
Nonno non capisco.
Siedi che ti spiego meglio: All’epoca c’era una guerra in corso, la seconda guerra mondiale, a causa di essa le catene di approvvigionamento delle merci avevano grandi difficoltà, ed anche l’apparato produttivo non poteva funzionare a pieno regime.
E tu nonno eri in guerra? No io ero troppo vecchio, ed avevo già fatto due guerre in terra d’Africa, sono stato esentato, inoltre avevo perso la nonna per una malattia, quindi ero in questa casa con tutti i tuoi zii.
Dove eravamo rimasti? A si… la tessera annonaria, le persone non potevano andare in negozio e comprare qualsiasi cosa, anche se avevano i soldi, era necessaria la Tessera Annonaria che veniva rilasciata mensilmente dal comune.
Devi sapere che se le persone avvessero potuto comprare liberamente, presto le merci si sarebbero esaurite ed i prezzi sarebbero saliti alle stelle, generando una tale inflazione che i prezzi sarebbero presto decuplicati o anche più.
Come conseguenza di ciò il denaro avrebbe perso potere di acquisto, ne avrai sentito parlare da tuo padre, che si lamenta sempre che la benzina aumenta, è per quello che prende la corriera.
A quei tempi, come adesso del resto, chi ha grandi capitali teme l’inflazione ed è disposto a fare qualsiasi cosa, ma proprio tutto, per salvare i suoi averi, anche ridurre un popolo alla fame e alla guerra.
Vedi cucciolo, all’epoca abbiamo dovuto combattere per avere l’attuale sistema politico e sociale, molti morirono per questo, è tutto scritto qui, in questo libro, forse dovresti iniziare a leggerlo.
Nonno come s’intitola? La Costituzione Italiana.
Avevo sette anni e facevo la seconda elementare, un libro così grande mi sembrava arduo come scalare una montagna.
La costituzione si ergeva così impenetrabile ed austera rispetto al mio colorato sussidiario, mi proposi di leggere un capitolo per volta, solo della prima parte, nei giorni a venire, come mi aveva consigliato il Nonno.
In fondo se non avessi saputo una parola potevo sempre chiederla al Nonno o cercarla sul vocabolario.
Nonno raccontami ancora su questa tessera, il pomeriggio era lungo, e ben si prestava a comprendere quello che all’epoca il popolo aveva ribattezzato tessera della fame.
Vedi: di tessere ce ne erano di vari colori, ed ogni persona, anche i bambini, ne avevano una. Tu ne avresti avuta una verde, gli adulti l’avevano grigia o rosa, ed i ragazzi azzurra.
La tessera era divisa in tanti piccoli riquadri chiamati bollini, si ritagliavano per acquistare la merce, la legge stabiliva quanta merce per ogni bollino, mentre i numeri su di essa indicava la categoria merceologica acquistabile.
Ovviamente la compravendita senza tessera era vietata e punita pesantemente dalla legge.
Terminati i bollini non si poteva acquistare più nulla, e veramente le razioni di cibo era scarse, fortunatamente qui in montagna abbiamo sempre avuto la natura che ci ha aiutati a sopravvivere.
Ma ti vorrei raccontare alcune particolarità, che potranno meglio illuminare questa storia:
Ad esempio pochi sanno perché si chiamava così, l’itlalica dea Annona, era nella mitologia latina, la protettrice delle riserve e dei magazzini alimentari.
L’antica sovra gestione, nel dimostrare la propria sapienza culturale, si faceva beffa di noi ignoranti nello scegliere i nomi, penso che a scuola questo non te lo diranno.
A mio avviso attraverso la guerra stavano tentando di instaurare una specie di comunismo / socialismo, ma non ha funzionato e come diceva Pike a Mazzini, la seconda guerra mondiale sarebbe servita per costituire una Internazionale Comunista forte dell’intera Cristianità.
(Dalla lettera di Albert Pike apparsa al Brithis Museum Library di Londra e pubblicata a mo’ di riassunto dal commodoro William Guy Carr) (W. G. Carr “Pawns in the Game”) (Epiphanius “massoneria e sette segrete” pag. 164-165 )
Ma per comprendere questo, devi crescere ancora un po’ e leggeri i libri che vedi sullo scaffale, li lascerò a te, ma mi raccomando non perdere mai la tua curiosità e la voglia di studiare.
E adesso fila via, vai a giocare che ascolto un po’ di musica.
In realtà andai a studiare, stavo imparando gli antichi Egizi e non capivo bene il significato di tutti quei simboli, mi venne l’idea di chiederli al Nonno nei giorni seguenti.
ANNO 2040
La casa del nonno era su un piccolo promontorio prospiciente al mare, dalla veranda si potevano vedere le barche oscillare nel porto.
Io ero sempre felice di andare trovare l’anziano parente, sapeva un sacco di cose, e la sua casa sembrava un museo.
Era stato un pioniere dell’elettronica, così si leggeva da vecchi documenti appesi al muro, si chiamavano brevetti mi sembra, ed aveva una cosa stranissima che suonava dei dischi di plastica, se non ricordo male si chiamava giradischi.
L’unica cosa che non funzionava a casa sua era la rete, la connessione era scarsa, forse la copertura non arrivava fin lì, lui aveva un apparecchio che chiamava radio, lo usava per chiamare i suoi amici al porto.
Usava anche un vecchio telefonino con un tastierino numerico, serviva solo a telefonare, penso i miei genitori lo chiamassero al quel numero.
La mamma mi aveva avvertito che il comune Link-Comm non avrebbe funzionato dal nonno.
Qui era tutto strano, però divertente, potevo girare in bici insieme agli altri ragazzi, non c’erano checkpoint per strada in cui mostrare la faccia.
Se andavi a comprare qualcosa non dovevi validare il tuo QRcode, la mamma mi aveva dato dei pezzi di carta, che si chiamavano soldi, si pagava con quello, non dovevo perderli perché se qualcuno li avesse trovati sarebbero stati suoi.
Questo posto era chiamato riserva, sembra nel mondo ce ne fossero parecchi, in tutte le nazioni, mi sarebbe piaciuto vivere qui, ma era vietato ai bambini se non per brevi periodi di vacanza e con i genitori.
Un giorno il nonno mi portò in barca, a vedere i delfini, dopo aver mangiato il pesce fresco appena pescato, buonissimo, mi chiese cosa studiavo a scuola.
Ascoltò interessato, mentre raccontavo sui miei studi della lingua universale, non ci insegnavano a scrivere, ma solo a leggere, le vecchie lingue, quella che parlava la mamma erano permesse, ma a scuola ed in giro si usava “parole”, così era in tutto il mondo.
Le macchine potevano scrivere per te se lo avessi desiderato per mandare un documento, bastava dettare, se eri abilitato all’opzione, potevi anche parlare nelle lingue antiche e venivano immediatamente tradotte.
Non si studiava la storia, ma il passato, un capitolo umano pieno di errori anche se con molti eccellenti tentativi di evoluzione, poi si studiava la ragione, una sorta di rivoluzione culturale nata negli anni ’20 prima che nascessi.
Anche il cibo era diverso, ad esempio noi si mangiava il composto di mare, assomigliava un po’ al pesce di oggi, ma con un sapore molto più debole, ovviamente non potevi comprarne più di tanto. Dipendeva dala tuo QRcode.
Dopo aver ascoltato un bel po’ il nonno mi disse, vorrei raccontarti una cosa che non ti insegneranno mai.
Il sistema capitalistico, cioè l’insieme delle leggi, delle politiche, dell’economia, tutte parole vuote per te, ma che potrai imparare, hanno fallito per l’ennesima volta.
La troppa avidità dell’uomo e la smisurata voglia di potere in certi individui, figli di un ego ipertrofico e probabilmente anche di qualche patologia mentale, ha portato l’umanità sull’orlo di una catastrofe, l’ennesima.
Il livello di debito costruito con i loro modelli sbagliati era diventato, sempre secondo quei modelli, insostenibile, ed avrebbero dovuto svalutare i loro soldi, e con essi il loro potere.
Ecco perché hanno deciso che l’unica cosa da fare era prendere direttamente tutto il controllo del pianeta, emettere una moneta che nessuno controlla, che voi chiamate crediti sociali e installarsi per sempre al potere.
Nessuno potrà più tentare una scalata al potere, perché nessuno sarà mai tanto ricco per farlo, ne avrà gli strumenti culturali.
Ogni mezzo produttivo al sostentamento del pianeta e della specie è in loro mano, ed è per questo che non studiate più la storia, ed è per questo che io sono qui.
La vostra vita è fatta di impossibilità: Papà non può venire a trovarvi nel week end perché ha finito la quota CO2 a sua disposizione.
La mamma non può farti la pizza perché la farina a vostra disposizione non lievita, e tu i pesci li hai visti e mangiati ora, per la prima volta a 9 anni, in una riserva.
Vedi Eugenio è una storia lunga, viene dal passato.
Già intorno al 1870 Weisshaupt diceva di rendere mondiale l’istruzione, (cioè di renderla unificata n.d.r.) in questo modo sarebbero stati inutili Prìncipi e governi. (P. Mariel “Le società segrete” p. 33), (Epiphanius “Massoneria e sette segrete” p. 126)
Il racconto si trasferì dal pozzetto della barca, al porto e poi allo studio del nonno.
Nel 1786 dai documenti trovati dalla polizia Bavarese e pubblicati per ordine del Re di Baviera si potevano leggere sei punti, che indicavano l’abolizione dei governi o della monarchia, l’abolizione della proprietà privata e della eredità privata.
L’abolizione del patriottismo e della fedeltà militare, l’abolizione della famiglia e della moralità famigliare, compresa l’educazione dei figli affidata alla comunità e l’abolizione di qualunque religione.
(Jan Rachold “die illuminaten – Quelle und Texte zur Aufklarungsideologie des Illuminatesnordens 1776-1785) , (Epiphanius “Massoneria e sette segrete p. 127)
Infatti tutti voi giovani non possedete una casa, ne un auto, ne altro, prendete ciò che vi serve dal sistema di distribuzione, entro certi limiti ed in funzione delle vostro “livello sociale”, non è vero?
In tempi più recenti, nella tarda metà del 1800 Saint-Yves D’Alveydre diceva: “Bisogna formare al di sopra delle nostre nazioni, dei nostri governi, qualunque sia la loro forma, un governo generale, puramente scientifico, emanato dalle nostre stesse nazioni […] (Epiphanius “Massoneria e sette segrete p. 227)
In pratica una Sinarchia che abbraccia tutto il mondo.
Come vedi caro nipote, quello che viviamo oggi non è un caso, ma piuttosto una combinazione fra queste visioni e le opportunità nate dai cambiamenti generati, nel corso degli eventi.
Nonno come posso imparare tutto questo?
Dovrai fare un atto rivoluzionario, imparare a leggere ed anche scrivere, nelle lingue antiche.
I libri te li regalerò io, la tua libertà è la, dissi indicando la libreria dietro la scrivania, sarà un percorso lento come salire una montagna, come regolare le vele dentro il vento, ma sei sulla buona strada.
Oggi hai sentito degli echi del passato attraverso la cupola di gomma che tutti sovrasta, il film non è quello che proiettano davanti, ma quello che si occulta dietro, ora devi solo procurarti gli occhiali giusti.
Eugenio corse via, giù dalle scale dello studio a rotta di collo…. Mamma, Mamma, mi insegni a scrivere?
Come un Uroboro la vita si rigenera, gli ordini non naturali sono destinati ad estinguersi, oggi ha vinto Eugenio, la vita.
R.Z.
Riferimenti:
- Infra citati nel testo.
- https://paolomarzi.blogspot.com/2016/05/la-carta-annonaria-e-la-borsa-nera-in.html
- Foto tessera annonaria tratta dal sito http://www.cordola.it/wp-content/uploads/2013/12/carta-annonaria.jpg
- https://www.storiologia.it/mussolini/razionamenti.htm
- https://www.pexels.com/it-it/foto/fotografia-ad-alto-angolo-del-villaggio-280221/
- https://www.pexels.com/it-it/foto/luce-vacanza-romantico-oceano-6775268/