Di Fred Marenghi
I media tradizionali occidentali dipingono il paese dei Faraoni come uno stato in perenne dittatura, dalla Primavera Araba sino ai più recenti casi di Patrick Zaki e Giulio Regeni.
Ma è davvero così? Sembrerebbe di no.
Il paese perfetto non esiste, sia chiaro, tuttavia l’Egitto risulta essere un paese in crescita economica e attualmente sta investendo miliardi in infrastrutture all’avanguardia che consentiranno un aumento del Pil, nonché una modernizzazione delle città.
Alcuni esempi, tra tanti, sono il Ponte di 32 chilometri attraverso il Mar Rosso che collegherà la penisola del Sinai all’Arabia Saudita costato circa 5 miliardi di dollari, il National Road Project che prevede la costruzione di una rete stradale di circa 4400 chilometri e autostrade a otto corsie e, ultima ma non meno importante, la realizzazione di nuova capitale finanziaria d’Egitto in risposta all’aumento costante della demografia del Cairo.
Questa città senza ancora un nome sarà situata tra il Mar Rosso e il Nilo e si estenderà per 730 chilometri quadrati, con 1200 moschee, 500 cliniche ospedaliere, un fiume artificiale, un parco naturale più grande di Central Park, il nuovo Parlamento e una ventina di palazzi, alcuni dei quali raggiungeranno la vertiginosa altezza di quasi 400 metri. Il tutto con un design moderno e occidentale.
Vero, la povertà è un fattore molto presente in diverse aree del paese, ma le cose, anche grazie a questi interventi, stanno avendo dei miglioramenti. Il dizionario Virgilio descrive la dittatura come “un regime politico caratterizzato dalla concentrazione di tutto il potere in un solo organo, rappresentato da una o più persone, che lo esercita senza alcun controllo da parte di altri (d. militare, fascista, comunista; instaurare, abbattere la d.)”.
Il clima che si percepisce in Egitto, però, non rispecchia la definizione sopracitata.
Infatti, questo paese concede grandi libertà ai propri cittadini tramite una burocrazia decisamente agevole per chi vuole investire in attività commerciali, ampliare i propri immobili o semplicemente vivere tranquillamente passando le giornate in spiaggia, approfittando di un tasso d’interesse attivo (convertito in Lira egiziana) incredibilmente vantaggioso rispetto ai paesi europei.
Le donne, in molte città, girano liberamente da sole a qualsiasi ora del giorno e della notte, poiché la sicurezza è garantita da un gran numero di poliziotti e militari che intervengono immediatamente, là dove è necessario. Le pene, ad esempio, sono esemplari, da monito a chi ha intenzione di delinquere.
Un caso recente ha visto protagonista un cittadino egiziano ripreso dalle telecamere di sicurezza molestare una minorenne, pertanto è stato condannato a dieci anni di reclusione. Se invece avesse commesso un crimine più grave come lo stupro o un omicidio, la pena sarebbe stata l’esecuzione.
Sì, l’Egitto fa parte di quei 58 paesi nel mondo in cui viene applicata la pena di morte per reati molto gravi assieme alla Somalia, Singapore, l’India, il Giappone, l’Uganda, la Giamaica, gli USA e altri ancora. L’Egitto vanta anche un enorme afflusso di turisti che dal 1995 al 2019 è passato da soli 2.9 milioni di viaggiatori a 13.6 milioni l’anno, numeri che non avrebbe se vi fosse una dittatura in stile stalinista o hitleriano.
Di recente, durante un’intervista in un noto programma su La7, è stato criticato, con un certo accanimento, il provvedimento del governo egiziano che ha vietato gli aquiloni, senza però soffermarsi sulle sue ragioni.
Il fatto è che gli egiziani, in particolare i ragazzini, non prestano molta attenzione, avendo uno stile di vita che si riassume con le parole arabe “Inshallah” ovvero, “Se Dio vuole”, un modo di affrontare la vita in maniera del tutto fatalista, e vedendo che molti ragazzini a seguito di incidenti legati agli aquiloni perdevano la vita, il governo ha preso la decisione di vietarli.
Durante la trasmissione nessuno ha voluto ricordare che la democraticissima Norvegia, a cavallo tra gli anni 80 e 90, vietò per circa 11 anni l’uso dello skateboard a fronte della morte per incidente di 28 persone e quasi 100.000 feriti. Nessuno degli altri paesi gridò alla dittatura nel paese dei vichinghi. Ora, analizziamo più attentamente le differenze tra l’Italia, ovvero il paese che critica gli altri, e l’Egitto.
Per quanto concerne la burocrazia e la tassazione, stando all’analisi di “Paying Taxes 2020, World Bank Group & PwC” notiamo che l’Italia si classifica, su 189 paesi presi in esame, al 128° posto. Si osserva infatti che l’aliquota della tassazione media è quasi al 60%, ovvero, se per esempio una persona guadagna 10.000 euro, 6000 vanno in tasse e contributi. Non solo, si stima che le ore perse mediamente per la compilazione e gli adempimenti fiscali ammontino a 238 l’anno.
Il sistema egiziano ha ridotto fortemente la tassazione: i redditi e gli stipendi sono soggetti alle imposte che variano dal 10 al 22,5% a seconda della fascia retributiva.
Notevoli benefici riguardano le attività industriali e commerciali, la cui tassazione è stata unificata al 22,5% in base annuale sugli utili netti. I dividendi sono soggetti alle imposte del 10% da ridurre al 5% nel caso in cui il contribuente detenga più del 25% del capitale della società.
La legge ha tuttavia abolito una serie di esenzioni fiscali precedentemente assegnate come incentivo all’investimento, compresa quella decennale per aziende situate nelle nuove zone industriali egiziane a eccezione delle attività di allevamento di pollame, dei bovini da carne e gli apiari. In base alla legge 67 del 2016, l’Egitto ha applicato il regime dell’imposta sul valore aggiunto (IVA) attualmente pari al 14%.
Ciò ha comportato una facilitazione nelle tempistiche burocratiche. La sicurezza espressa in tasso della criminalità dimostra che l’Italia sta peggiorando sempre di più: stando all’ISTAT, infatti, si osserva che il numero delle denunce nei primi sei mesi del 2021 è cresciuto di un +7,5% rispetto al 2020. Dopo la brusca flessione nei mesi di lockdown, anche ladri e rapinatori sembrano tornare in azione.
Se i numeri sembrano ancora ridotti rispetto al 2019, tornano a salire i furti con scasso del 35%, e quelli di motocicli e di autovetture del 16%. Continua, invece, il calo dei furti in abitazione rispetto a due anni fa. Le violenze sessuali risultano in crescita del 18% su base annua, con in media 13 denunce al giorno. E aumentano anche le violenze urbane e le risse, con 224 episodi di minacce e percosse ogni 24 ore. Nella classifica delle città con più crimini abbiamo Milano, Bologna e Rimini.
Seguono poi Padova e Parma per i reati legati allo spaccio di droga e furti nei negozi. Senza contare l’aumento esponenziale di reati informatici da parte degli hackers, circa 800 al giorno. L’Italia poi ha il grande problema di tempistica per i processi e un numero infinito di leggi che consentono ai criminali di avere sconti di pene o, addirittura, di non scontarle affatto, nonostante le prove a dimostrazione della loro colpevolezza.
In Egitto le cose sono diverse. Per quanto riguarda le città come il Cairo, Alessandria e Sharm el Sheikh i crimini come omicidi e rapine sono diminuiti con una leggera flessione per gli scippi e i furti d’auto, ma le autorità hanno immediatamente incrementato i controlli per riportare la sicurezza a livelli consoni.
I punti più salienti, invece, riguardano la gestione della pandemia, la campagna vaccinale e l’implementazione del Green Pass nei rispettivi paesi.
L’Italia, infatti, si è sin da subito trovata nell’occhio del ciclone: il governo capitanato prima da Giuseppe Conte e da Mario Draghi poi, ha collezionato una lunga serie di gaffes per quanto riguarda le misure adottate per il contenimento del presunto patogeno mortale.
Primo fra tutti è stato il lockdown della durata di circa tre mesi, da subito fatto passare come unico grande sacrificio per poter eliminare i contagi e riportare il paese alla normalità. Tuttavia, ciò non è successo, e tale misura ha portato solo a un aumento della chiusura definitiva delle piccole e medie imprese che non hanno ricevuto quasi nessun aiuto economico, né alcun tipo di sgravo fiscale per ripartire.
Inoltre, durante il lockdown si è notato un aumento di suicidi, casi di depressione e violenze domestiche. Con la fine della quarantena sono poi subentrate altre misure di “sicurezza”, quali coprifuoco, zone colorate per rischio di contagiosità e ricoveri in terapia intensiva e riduzioni della libertà di movimento all’interno dei comuni, province e regioni, possibili solo grazie alle autocertificazioni. Tali misure sono state ampiamente criticate, poiché introdotte senza nessun tipo di criterio scientifico e nessuno studio ne ha avvalorato l’efficacia.
Oltretutto risulterebbero essere totalmente illegali, avendo violato la libertà e i diritti fondamentali dell’uomo sanciti dalla Costituzione Italiana. Oggi la situazione, dal punto di vista costituzionale, non è migliorata. Dopo le ripetute perplessità da parte del garante della privacy europeo è stato introdotto l’ultimo strumento che, a detta del governo Draghi, aiuterà a risolvere la situazione: il Green Pass.
Quest’ultimo viene rilasciato a chi viene sottoposto a vaccinazione e a chi è stato sottoposto al tampone e, in teoria, dovrebbe garantire la sicurezza e limitare i contagi. Ma questo fatto è stato smentito in più occasioni.
La natura del Green Pass appare sempre più come uno strumento discriminatorio volto a creare cittadini di serie A e cittadini di serie B, oltre ad essere parte fondamentale per un sistema coercitivo che spinge le persone alla vaccinazione poiché senza di esso si viene sospesi dalla propria attività lavorativa, senza contare l’impossibilità ad accedere all’interno di università, ristoranti, cinema, musei e altro ancora.
L’Egitto ha affrontato la pandemia in maniera completamente diversa: il lockdown egiziano, molto più breve e tollerante rispetto a quello italiano, imponeva un blocco parziale dal 15 marzo 2020 con la chiusura pomeridiana delle attività, l’utilizzo delle mascherine chirurgiche e il divieto di balneazione nelle spiagge. In seguito, le restrizioni sono state ridotte fino ad essere solo un coprifuoco che partiva dalle 23:00 sino alle 05:00 del mattino e la vita era tornata quella che si faceva nel 2019.
Il terrorismo mediatico martellante che ha mandato in paranoia l’Italia, in Egitto, non è mai esistito.
Il ministro della Sanità, Hala Zayed, recentemente ricoverata per un infarto, era l’unica persona autorizzata a parlare in televisione della situazione pandemica, rilasciando il bollettino giornaliero dei contagi e dei relativi decessi, senza mai cadere in allarmismi inutili e controproducenti, dal momento che i numeri erano incredibilmente bassi.
Solo di recente il governo di Abdel Fattah al-Sisi ha deciso di introdurre il Certificato Verde per accedere agli uffici pubblici.
La decisione è stata presa poco dopo l’arrivo di milioni di dosi di vaccini da paesi occidentali, suscitando non poche perplessità, dal momento che l’Egitto non ha mai insistito affinché i propri cittadini corressero a vaccinarsi.
Il sospetto di molti è che il governo abbia pattuito segretamente un accordo con l’UE, in cui viene concesso all’Egitto un prestito da parte del Fondo Internazionale per finanziare gli ambiziosi progetti di cui abbiamo parlato all’inizio, a patto che il governo egiziano introduca, almeno in parte, l’utilizzo del Green Pass e una campagna vaccinale più attiva.
Per onestà intellettuale è bene far un ultimo confronto fra le parti chiamate in causa per ciò che riguarda la libertà di stampa. Stando alla classifica di RSF Reporters sans Frontières che ha preso in esame 180 paesi nel mondo, l’Italia viene collocata al 41° posto, dietro al Botswana e il Burkina Faso. L’Egitto invece cade al 166° posto davanti all’Azerbaigian e lo Yemen.
A fronte di tutti questi fatti sembra proprio che il bel paese non sia poi così bello e che la dittatura si stia instaurando, passo dopo passo, qui e che il malfamato Egitto sia, in realtà, più democratico e vivibile di quel che si dice in TV.
Fonti:
https://rsf.org/fr/classement
https://www.ilfoglio.it/esteri/2021/06/07/news/a-cosa-serve-lanuovacapitaleamministrativa-dell-egitto-2488365/
https://hobothemag.com/2016/04/26/skateboarding-is-not-acrime-la-norvegia-e-gliundicianni-di-bando-dello-skateboard/
http://www.bbc.com/news/magazine36077122
https://www.money.it/Quali-Paesi-hanno-la-pena-di-morte
https://www.infomercatiesteri.it/aspetti_normativi.php?id_paesi=101
https://english.ahram.org.eg/News/436568.aspx
Foto di Marcin Chuć da Pixabay