Abbiamo rilevato che l’inflazione italiana è del 3%, cosi almeno dice l’ISTAT. Parimenti abbiamo letto il rapporto mensile del MISE, dove i comparti principali di costo di prodotto sono in aumento dal 5% al 50%, in forte salita è attesa ad es. l’energia anche nel prossimo trimestre. Capire come siano compatibili i valori di cui sopra è difficile, se non impossibile (3% inflazione statistica ufficiale, vs. fino al 50%+ aumento dei prezzi dei principali prodotti del paniere dell’Osservatorio Prezzi del MISE).
Parimenti rileviamo che la Svizzera ha un’inflazione in franchi svizzeri pari all’ 1,2%. Chiaramente il franco svizzero, rivalutandosi del 5-6% dal marzo scorso (stamane sotto 1,05 vs. Euro), ha contribuito a “togliere” inflazione alla Confederazione, sulla base dei prezzi locali in Franchi Svizzeri. Dunque, ceteris paribus, l’inflazione europea, considerando la rappresentatività di quella svizzera, dovrebbe essere circa il 5-6% più alta di quella Confederata. Ovvero, attorno al 6%, malcontato.
Invece, mediamente è attorno al 4%, l’Italia al 3%. Qualcosa non torna, che dite?
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Abbiamo già visto i prezzi indicati all’Osservatorio Prezzi del MISE, decisamente in salita. E le statistiche dell’ISTAT sull’inflazione.
Proprio oggi ho avuto la conferma pubblica da un ex dipendete del MISE: “i prezzi registrati da tale ministero non possono essere diversi da quelli dell’ISTAT“, ci è stato comunicato, primo buon punto direi, durante una manifestazione pubblica a Lugano.
Parimenti, l’interlocutore, anche ex BCE, ha lamentato pubblicamente il fatto di veder sollevare dubbi sull’inflazione, azzardando che “la salita dei prezzi non è inflazione“. A parte la forzatura in periodi di inflazione esogena forte, se l’inflazione non è duratura allora forse l’interlocutore potrebbe anche avere ragione. Ma se fosse duratura, come prevedono ormai quasi tutti gli esperti mondiali, inclusi enti sovranazionali, che succederebbe?
Work in progress.
L’inflazione in Italia, un tarocco gigantesco! Altro che Argentina! Ecco i dati ufficiali
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Interessante anche un altro aspetto emerso pubblicamente stile “excusatio non petita, accusatio manifesta“: è stato puntualizzato senza che questo fosse richiesto, che l’inflazione non può essere taroccata. Ossia truccata. Chiaro, la scusa è quella di dire, “come fanno a mettersi d’accordo tutti gli istituti di calcolo mondiali“? Non so voi ma a me viene in mente lo scandalo LIBOR in cui proprio tutte le banche mondiali/regolatori erano d’accordo. E le banche centrali facevano finta di non vedere (…).
Sta di fatto che i fattori di costo delle famiglie e delle imprese stanno salendo BEN OLTRE il 3% indicato dal governo. Ed in presenza di un rapporto MISE – osservatorio prezzi – indicante che i beni di principale consumo siano saliti mediamente tra il 10 ed il 20%.
Encore, qualcosa non torna.
Fatto interessante, le scuse accampate dal soggetto sopra, di estrazione BCE/MISE, sono molto simili a quelle ad es. del blogger Zibordi, come se non si sapesse cosa sta succedendo tra i cd. supporter di regime di stampo filo draghiano (e magari con legami nemmeno troppi occulti con l’ambiente ciellinino-filo tedesco e quindi filo-EU di Milano, ndr). Ossia – solita scusa – che “l’inflazione sale solo se i redditi salgono“, il medesimo mantra delle banche centrali per negare l’evidenza dei fatti, ovunque. Ovvero per una funzione tipicamente di estensione monetaria. I consumi? Non sono importanti, secondo qualcuno.
E nemmeno la salute delle imprese e delle famiglie, salute economica intendo. Dico solo, “basta aspettare“: se la notte è fredda e neghi che vada sotto zero, se la mattina sei morto assiderato hai voglia di dire che hai fatto un’indigestione….
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D’ogni modo mi permetto, da ingegnere, di fare un paio di valutazioni semplificate, nel contesto: la prima, l’inflazione lo sanno anche i sassi che ovunque nel mondo è alla bisogna edulcorata per aiutare i governi, facendola apparire più bassa di quella che è(…).
I metodi sono molti, incentrati soprattutto nella traduzione tempificata tra inflazione e deflattore del PIL, ma questo resta un argomento troppo tecnico (…). Sta di fatto che se, ad esempio, si è riusciti a costruire un castello per cui si riesce, che so, in un determinato Paese a dimezzare il valore dell’inflazione statistica pubblicata rispetto a quella reale, mentre in realtà è doppia o tripla, significa che ad una inflazione statistica ad es. del 2%, l’inflazione reale sarebbe del 4 o 6%, tutto sommato un delta facilmente occultabile.
Il problema nasce se l’inflazione reale sale del 20%: in tale situazione il valore da comunicare per via statistica sarebbe 7% o 10%. E comunque la differenza si noterebbe.
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Immaginate però se, per vincoli anche geopolitici (ad es. di Maastricht), non sia possibile pubblicare un’inflazione ufficiale (ossia statistica) superiore al 4%, pena crollo del proprio sistema economico/BTP nel caso italiano. A tale punto gli italiani sono cd. fregati, in quanto la soluzione sarebbe inevitabilmente attuare la soluzione Argentina con l’ “inflacion dibujada“, ovvero con l’avallo dell’FMI; salvo finire a carte quarantotto in qualche anno, pochi, due o tre, anche a livello sociale ed etico si noti bene con l’impoverimento diffuso (…).
Infatti comunicando solo il 4% di inflazione statistica ufficiale in presenza ad es. di una inflazione reale del 20%, comunque imprese e famiglie sarebbero/saranno messe sul lastrico da costi in forte salita; ovvero senza indicizzazione dei salari e dei margini aziendali.
La seconda considerazione è che i fatti ci dicono che le Banche Centrali stanno perdendo il controllo non solo della situazione, già successo da tempo, ma anche della dialettica usata per calmare le masse, ormai non più credibile visto che fa acqua da tutte le parti per chi vive di economia reale, vedasi gli esempi sopra.
Ovvero, ritengo che a breve saremo di fronte alla tempesta perfetta.
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In fondo, pensandoci bene, un’inflazione negata quando invece è elevata – soprattutto in ambito euro, una moneta rappresentativa di un’area economica che sopravvive solo se c’è deflazione, ndr – nel medio termine comporta un crollo dei consumi con stress alle imprese, non più in grado di ribaltare i maggiori costi da inflazione (occultata) ai consumatori/clienti. Dunque causando un crollo dei consumi stessi e dei profitti aziendali. Ovvero una riduzione delle transazioni economiche, con stress da assenza di consumi che porta progressivamente alla depressione economica. Notando che questo avverrebbe in presenza di forte inflazione reale.
Et voilà senza accorgercene siamo arrivati alla cd. “depressione inflattiva”, che sta alla stagflazione come una moneta non svalutabile autonomamente in quanto NON sovrana (ad es. l’euro) sta ad una valuta sovrana.
Ora capite perchè temo che le Banche Centrali stiano impacchettando il vero disastro economico degli ultimi 200 anni, calciando il barattolo più in là..
Non resta che aspettare gli eventi. Ben notando che togliere dissenso grazie ai vaccini potrebbe essere un modo anche sofisticato per salvare la classe politico-finanziaria oggi al potere (dai forconi). Classe politica che tante responsabilità ha nella debacle economica italiana degli ultimi 25 anni.
Peccato che nel caso a perderci anche e soprattutto l’esistenza sareste voi che ci leggete…. speriamo di no….
MD
Image: thanks to Gabriella Clare Marino, https://unsplash.com/photos/BtalpxzIiFs