Pepe Escobar per Strategic Culture
Nessuno ha mai perso un cent scommettendo sull’incompetenza, la ristrettezza mentale e la codardia dei “leader politici” di tutta l’UE.
Ci sono due ragioni, in particolare, dietro l’ultimo sgambetto legale dei tedeschi, che consiste nella sospensione della certificazione del “gasdotto Nord Stream 2”.
- La ritorsione contro Bielorussia e Russia, “colpevoli” del dramma dei rifugiati al confine fra Polonia e Bielorussia.
- La politicizzazione della questione da parte dei Verdi tedeschi.
Un alto dirigente europeo che si occupa di energia mi ha detto che: “… in questo gioco la Germania non ha una mano vincente. Gazprom è molto professionale. Ma immaginate se decidesse di rallentare deliberatamente le sue consegne di gas naturale. Potrebbe far crollare l’intera UE. La Russia ha la Cina. Ma la Germania non ha alcun praticabile piano di emergenza”.
Tutto questo si lega a una proposta che da due anni è ferma su una cruciale scrivania di Mosca, come a suo tempo ho riferito: un’offerta da parte di una rinomata azienda energetica occidentale, pari a 700 miliardi di dollari, perché la Russia devi le sue esportazioni di petrolio e gas verso la Cina e altri clienti asiatici, lontano dall’UE.
E’ stata questa proposta, in realtà, la ragione principale che ha spinto Berlino a contrastare risolutamente la spinta degli Stati Uniti volta a fermare il “Nord Stream 2”.
Eppure, la tortura psicologica non si ferma mai.
La Russia deve ora affrontare un ulteriore ostacolo: la carbon tax sulle esportazioni verso l’UE (che comprende acciaio, cemento ed elettricità) potrebbe essere estesa al petrolio e al gas naturale.
Ogni essere senziente dell’UE sa che è il “Nord Stream 2” la via più semplice per abbassare i prezzi del gas naturale in Europa — e non la cieca scommessa neoliberale dell’UE di comprare gas a breve termine sul mercato spot.
Si congeleranno
Sembra che il Bundesnetzagentur, il regolatore tedesco dell’energia, si sia svegliato da un sonno profondo solo per scoprire che la società con sede in Svizzera, la “Nord Stream 2 AG”, non soddisfa le condizioni necessarie per essere un “operatore indipendente” e che potrebbe essere certificata solo se fosse “organizzata in una forma legale che segua il diritto tedesco.”
Il fatto che né i tedeschi né la società svizzera ne fossero a conoscenza durante le precedenti fasi, lunghe e turbolente, è molto difficile da credere.
Tuttavia sembra che, all’improvviso, la “Nord Stream 2 AG” debba creare una filiale di diritto tedesco solo per la sezione tedesca del gasdotto.
Allo stato attuale, la società “non è in grado” di commentare i dettagli e soprattutto di definire “il tempo necessario per l’inizio dell’operatività del gasdotto”.
La “Nord Stream 2 AG” dovrà trasferire il capitale e il personale a questa nuova filiale che, a sua volta, dovrà presentare di nuovo una serie completa di documenti per ottenere la certificazione.
Traduzione: il gas del “Nord Stream 2” non sarà disponibile per quest’inverno e il gasdotto, nella migliore delle ipotesi, potrebbe cominciare a funzionare solo a metà del 2022.
E questo, certamente, si collega anche all’angolo della politica, perché i regolatori tedeschi stanno aspettando l’emersione della nuova coalizione di governo, compresi i Verdi neoliberali che sono visceralmente anti-Nord Stream e anti-Russia.
L’esecutivo europeo sull’energia non ha usato mezzi termini nel descrivere uno scenario che è abbastanza possibile: “Se la Germania non ricevesse il suo petrolio e il suo gas naturale via terra, non potrebbe modellare una posizione di ripiego. L’UE e la Germania si bloccherebbero. Gran parte della loro economia sarebbe costretta a chiudere. La disoccupazione salirebbe alle stelle. Ci vorrebbero quattro anni per costruire i ri-gasificatori per GNL che permetterebbero soluzioni di approvvigionamento alternative. Ma chi li costruirà?”
La Germania ha zero margine di manovra per dettare condizioni a Gazprom e Russia.
Il gas che Gazprom non venderà al Nord Europa sarà venduto all’Europa Orientale e Meridionale tramite il “Turk Stream” e, soprattutto, ai clienti asiatici — che non fanno ricatti e pagano molto meglio degli europei.
Inoltre, è chiaro che, se per una decisione politica sbagliata il gas del “Nord Stream 2” venisse alla fine bloccato, le multe che Gazprom incasserebbe dal consorzio europeo che ha voluto la costruzione del gasdotto potrebbero superare i 200 miliardi di euro.
Il consorzio è composto da Engie, Shell, Uniper, Wintershall Dea e OMV.
È in questo contesto che l’offerta sul tavolo di Mosca diventa qualcosa di più di un mero game-changer.
L’audace raccomandazione fatta al Cremlino è che le risorse naturali della Russia, compresi il petrolio e il gas naturale, dovrebbero essere reindirizzate in Cina, come parte della partnership strategica russo-cinese.
La proposta si basa sul fatto che la Russia non abbia bisogno di scambi commerciali con l’UE perché la Cina è più avanti nelle tecnologie avanzate.
Questo, certamente, conferisce a Mosca un vantaggio determinante in qualsiasi negoziato con qualsiasi governo tedesco.
Quando ne ho parlato al dirigente europeo dell’energia, il suo terso commento è stato: “Dubito che vorranno suicidarsi”.
È tutta colpa di Putin
Sarebbe troppo aspettarsi dai politici tedeschi ed europei la lucidità del Governo della Serbia, che sta pensando d’importare 3 miliardi di mc/anno di gas naturale russo per 10 anni. Gazprom ha dimostrato per anni gli aspetti pratici e i vantaggi dei contratti a lungo termine.
Il Ministro degli Esteri russo, Sergey Lavrov, commentando la crisi dei migranti al confine fra Polonia e Bielorussia, ha notato che: “… la Polonia sta comportandosi in modo scandaloso, con la leadership di Bruxelles che sta applicando la politica ‘dei due pesi e delle due misure’, che mette in imbarazzo innanzitutto sé stessa”.
Il caso del “Nord Stream 2” aggiunge un ulteriore imbarazzo all’UE, in relazione al benessere delle popolazioni della Fortezza Europa. Lasciatele congelare — oppure pagate un’autentica fortuna per quel gas naturale che, altrimenti, sarebbe facilmente disponibile.
Come tutti sappiamo, Germania, Nord Stream 2, Ucraina, Bielorussia … è tutto collegato. Ma, secondo un pazzo ucraino che approfitta biecamente della piattaforma atlantista, è tutta colpa di Putin — colpevole di condurre una guerra ibrida contro l’UE.
Spetterà alla “determinazione della Polonia e della Lituania contrastare la minaccia del Cremlino” attraverso il Triangolo di Lublino che unisce Polonia, Lituania e Ucraina.
Sono questi i confini della nuova Cortina di Ferro eretta dagli atlantisti, dal Baltico al Mar Nero, per “isolare” la Russia. Palesemente, gli atlantisti tedeschi sono parte cruciale del pacchetto.
Naturalmente, per avere successo, questi tre Paesi dovrebbero anche “cercare un maggior impegno da parte degli Stati Uniti e del Regno Unito”, per completare “il ruolo della NATO come garante-ultimo della pace nella regione”.
Quindi attenzione, mortali dell’UE: una “tempesta perfetta” è tutt’altro che inevitabile nei prossimi mesi invernali. Guardatela sui vostri teleschermi, mentre starete congelando.
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Redazione: ricordiamo l’articolo che abbiamo pubblicato alcuni giorni fa, che paventa il possibile “furto” delle riserve italiane di gas naturale, attraverso la capziosa creazione di “riserve europee”:
La crisi del gas e le menzogne di regime (l’Italia rapinata delle sue riserve di gas?)
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Link: https://www.strategic-culture.org/news/2021/11/17/frozen-deutschland/
Scelto e tradotto da Franco